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Tuesday, March 4, 2014

CHRISTOLOGIA- I

Cristologia


CAPITOLO I.

L’IRRESTISTIBILE ATTRATTIVA DI GESÚ DI NAZARET


- non basta la morale di Cristo, nè il suo insegnamento, ma importante è ciò, che il Verbo si è fatto carne.
- l’ideale definitivo dell’uomo è sempre il Verbo incarnato, il Dio incarnato.

“Sei tu Colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?” (Mt 11,3)

- con questa domanda si rivolsero a Gesù i discepoli di Giovanni Battista.
- nel tempo umane mai si è spenta (uhaslý) del tutto nel cuore dell’uomo l’attesa di una salvezza assoluta e trascendente – questa domanda è tuttora (ještě dnes) attuale. Gesù ancora oggi suscita (vzbuzovat) molto interesse.
- Con Gesù sono sempre contaci i molti miti. Quale miti:
            1) – mito “dell’homo oeconomicus” e della modernità.
- gli uomini hanno negato la forma della vita, si sono eretti a nuovi padroni della legge naturale (bioetica ecc...). Ma la natura ribella (povstat, vzepřít se): questa situazione di vuoto e di smarrimento (ztráta) fa riemergere la domanda su Gesù.
2) – mito della società perfetta (messaniasmo escatologico) – la possibilità nel nostro tempo di giustizia
e uguaglianza (contro l’esperienza dei totalitarismi...). C’è l’uomo senza peccato – puro, e in una società che si era già deciso potesse essere perfetta.

Gesù e il contesto presente
- nel XX secolo possiamo vedere diversi grande linee.

1) CULTURA NICHILISTA – impera (vládnout, panovat), che oggi non ammette (připustit) punti di riferimento stabili e valori assoluti.
- relativizzazione etica
- rifiuto (odpad) di ogni fondamento e negazione di ogni verità oggettiva.
- nell’enciclica Fides et ratio – il nichilismo viene presentato come “negazione dell’umanità dell’uomo e della sua stessa identità”.
- c’è un interesse del pensioro debole per la figura di Gesù.
- esso è rivolto soprattutto verso quei tratti kenotici della figura di Gesù.
- ma è evidente che si tratta di ‘deboleza’ per amore. Una questa debolezza per amore ci si manifesta una libertà per noi.
            - Gesù non è solo una figura etica, ma è incarnazione personale dell’Amore di Dio.
- Gesù penetra (pronikat) nell’amino di ogni persona (Gv 2,24-25). Gesù è la chiave per comprensione la vita dell’uomo.
            - Gesù svela (odhalit) nel contempo la loro identità.
            - Gesù è uno messaggio non relativistico, ma esigente, parlatore di un “senso” forte e ultimo.

2) GRIDO DEL MONDO DEI POVERI – interpella valutazioni di carattere antropologico e teologico, oltre che strettamente economico e sociale.
-il grido contro la situazione di ingiustizia e di peccato.
            - essi sono coloro che non vedono riconosciuto la loro dignità di persone umane.
                        - essi vivono da “strutture di peccato”.
- Gesù viene in questo contesto come il grande Liberatore, che è capace offrirci unica speranza.
- Dio che assume le colpe e le ingiustizie per trasformarle in amore.
- La croce di Cristo diviene (stát se) la “via maestra” per la salvezza – ci possiamo vedere Dio come Dio “solidale”.
            - Dio capace di soffrire – degno di un amore sconfinato (nekonečný) per tutti gli uomini.
            - la nuova immagine della paternità di Dio – un Dio capace di soffrire e di amore.
- la teologia della liberazione – non c’è solo il significo della solidarietà ma c’è il significato assoluto e traducente della figura del Salvatore stesso.

3) UNA NUOVA DOMANDA RELIGIOSA E IL DIALOGO CON LE GRANDI RELIGIONI
- ci troviamo a dialogare su due fronti.
            - da una parte ci sono i nuovi paradigni di religiosità.
- dall’altra le grandi religioni istituzionali – l’Ebraismo e l’Islam, asiatiche (teo-antropo-cosmiche).

A) – il problema sta nel mettere insieme la sete di attingimento del divino e l’annuncio di un Dio che si fa uomo.
- la sete dello spirituale – il pericoloso, che Gesù sarà un fenomeno emblematico di una religiosità, magari straordinaria, ma solo una dei molti (gnosticismo).
                        - lo anche può essere qualcuno chi non ha a che fare con la storia umana.
- nel cristianesimo il mistero dell’Incarnazione resta sempre pensabile in un orizzonte che appella anche alla ragione umana.
- Gesù promone oggi la questione del rapporto tra teologia, storia e ragione umana.
- Gesù interroga l’uomo sulla verità dell’uomo stesso. Gesù viene relativizato quando si dice, che l’uomo non può attingere la verità “oggettiva”.
                        - Gesù come solo “episodio”.
- Gesù non è “un’epifania” dello spirituale, ma Gesù è la Verità totale dell’uomo.
                        - l’importante sono i due dati – singolarità (storico Gesù di Nazaret)
                                                                       - rivelanza – universalità – per tutti e per sempre
- la grande sfida, come si vede, è precisamente il mistero dell’Incarnazione.

B) religioni isituzionali.
- assolutezza dell’Unico viene illustrata dalla mediazione divino – umana. Cristo (Dio) – Gesù (uomo)
- teo-antropo-cosmiche – lo Spirito si trova dentro di noi – è importante “profondo dell’io”.
                        - la questione sull’unicità della figura di Gesù come via di salvezza assoluta e universale.
- teologia fondamentale – giustificazione la straordinarità e assolutezza di Gesù di Nazaret come prefeta divino.
- prospettiva dogmatica – è preoccupata di scavare (vykopat, vyhloubit) nell’identità di Gesù di Nazaret confessato dall Chiesa come il Cristo, Salvatore del mondo.
- teologia fondamentale – è unicità salvifica della figura di Gesù con rispetto alle altre religioni.
- prospetiva dogmatica – studiare gli elementi costitutivi del discorso soteriologico-cristologico.
- Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, è il “vero mediatore” che appartiene totalmente a Dio e totalmente all’uomo.

“VOI CHI DITE CHE IO SIA?” (Mt 16,15). INCONTRI E SCONTRI CON GESÚ CRISTO,
L’ATTESO DELLE GENTI

Il Gesù dei letterati

- nel’ultimo tempo sono importanti i letteratti dal Vaticano II e lettera agli Artisti (G.P. II.).
- l’arte può rappresentare una magnifica via di accesso al Mistero.
- le realizzazioni artistiche sono in certo qual modo ‘mediazioni’ attualizzate del Mistero del Verbo Incarnato.
            - “il Mistero dell’incarnazione genera l’impulso alla bellezza” – lettera agli Artisti.
- “le realizzazioni artistiche divenatano veri e propri “luoghi teologici”, ossia categorie che svelano meglio il mistero di Dio”.
- Gesù è l’icona, perchè lui è fatto l’uomo.
            - immagine di Dio in mezzo a noi.
- l’uomo può essere sagginto da un’illuminazione interiore che “unisce insieme l’indicazione del bene e del bello
- 800’ e 900’ ha cercato di interpretaze la sicureca dei letterati di Gesù.
- vediamo ora tre le chive interpretative proposte dagli storiografi su Dio.

1) ROMANZI  - tende ad approcciare (opevnit?) in modo indiretto (nepřímý) Gesù di Nazaret.
- presenza indiretta, allusiva e nascosta di Gesù. Se si togli Cristo, l’uomo cade nella disperazione – se Egli è presente, tutto trova senso, si è assente vi è la disperazione.
2) LE BIOGRAFIE LETTERARIE DI GESÚ – Papini, Mauriac.
- lettario prevolgono più che altro gli asptetti soggettivi e psicologici della figura e dell’opera di Gesù.
- Gesù è il protagonista dell’unica storia che narra l’Amore di Dio che si incarna sulle nostre strade per incrociare i nostri passi.
- Gesù è uomo di carne – è la verità – nella sua vita umana trasmesse un messaggio di verità.
3) GENERE EPICO
- attraverso questo letterario si può narrare la vicenda (příhoda, zážitek) umana come parola del ritorno a Dio grazie al riscatto (výkupné) dal male operata da Cristo.
- Gesù figura tipica del ritorno all’Amore e al Bene – l’uomo non può tornare al Bene se non mediante Cristo.
- il volti di Gesù più veri non sono le redizioni a ‘provocatore sociale’, ‘anarchico’, o ‘pacifista’, bensì quelle che ci trasmettono la sua umanità e le sua divinità.
- Gesù esprime pienamente l’umanità che noi verremmo raggiungere, perchè l’umanità di un Uomo così poteva essere soltanto quella del Figlio di Dio.
- Paolo VI. – Gesù è al vertice (vrchol) delle aspirazioni (tužby) umane, è il termine (výraz) delle nostre speranze e delle nostre pregiere, è il centro dell’umanità.
- Gesù è vero uomo, il tipo di perfezione, di belezza, di santità..., il vero modello.

Il Cristo dei filosofi

- il rapporto non è facile ma è sempre stimolante (dráždivý).
- due atteggiamenti contrapposti, che portano ad un “movimento pendolare” (kývat se): si va dalla riduzione (“gnostico”) dell’evento Cristo in chiave razionalistica, alla valorizzazione “propedeutica” della filosofia rispetto al Vangelo.
- ai Padri Apologisti, Clemente Alessandrino, Origene e Gregorio di Nissa e Agostino si ha suscito mostrare con indubbia maestria i punti di contatto e di distanza tra Logos cristiano e logos umano.
- quando il Transcendente entra nella storia non perde la sua assolutezza “eccedente”.
            - il cristianesimo così diventa “eccedenti” rispetto alla filosofia.
- quale possiamo spiegare tra tempo e etrnità, l’infinito che si fa finito senza perdere la sua identità.
- tre atteggiamenti, tre modelli filosofici:

1) ATTEGGIAMENTO DI ASSOLUTA ECCEDENZA della filosofia rispetto alla cristologia.
- la verità di Cristo è per la ragione umana una cosa molto dura.
- è bisogna tenere distinti i campi e rispettare le reciproche competenze.
- questo modello possiamo chiamare distanza razionale.
- nel questo medello ci sono due attitudine (sklony) – riduzionista (razionalista) e pan-logista (idealista).
- razionalista – riduce Gesù solo all’evento accaduto, ad una spiegazione già data razionalmente.
            - gnostico – razionalista.
            - Gesù è solo soggetto ad un’interpretazione razionale – è solo uomo – non può essere più che un uomo
- idealista – integra la verità di Cristo e del cristianesimo in un sistema superiore per spiega universalmente tutto
- le categorie: Incarnazione, Trinità, Kenosi... – quello riduce il Minstero ad una spiegazione intelletuale - spiegando il mistero come “cifra” razionalista.
            - Cristo è una “cifra” interprelativa, di una impostazione razionalista, è un atto accaduto.
            - Gesù è quindi un “momento” nella grande spiegazione dialettica intelletuale.

2)MODELLO DELL’ALTERITÁ tra filosofia e cristologia.
- si ritiene si che la filosofia possa anche essere una via propedeutica alla teologia, ma sempre in modo ancillare e subordinato, per lasciare poi posto alla fede.
- Gesù è nel suo mistero umano-divino attingibile soltanto dalla fede – non c’è il posto per la filosofia.
- filosofia e fede sono irriducibili (nesmiřitelný): l’una all’altra (assoluta alterità).
- nell’antichità c’è la filosofia aiuta per “l’inculturazione” della fede – il pericoloso di categorizazione di fede.
- di fronte al mistero del Verbo fatto carne la ragione non può nulla. (Alano di Lilla).
- lo stesso dice anche Pascal – solo la fede ci può far raggiungere alla piena conoscenza di Cristo.
- Kieerkegaard è stato decisivo per superare la riagione, la quale per definizione sta gli antipodi con il ‘Cristo dei filosofi’. Il filosofo non potrebbe mai sopportare (snést) la verità che un uomo pretenda (domáhat se) di essere Dio.
            - Gesù Cristo è pietra di inciampo (překážka) per la filosofia!
- c’è una irrucibilità assoluta tra la ricerca razionale (che tende all’universale) ed evento Cristo (che è singolare e particolare).
- il rapporto di Gesì Cristo si gioca sul piano esistenziale e va molto al di là della speculazione formale circa il rapporto metafisico tra Infinito e finito.
- va affermata pertanto una radicale alterità tra il Cristo dei filosofi e il Cristo che la fede ci fa incintrare.
- Cristo interpella solo esistenzialmente, non filosoficamente.
- la parola di Gesù non è una dottrina, ma una prassi.
- la verità dell’evento Cristo non è solo aspirazione della mente ma è fatto storico oggettivo e decisivo per la propria salvezza eterna.

3) MODELLO DELLA RELLAZIONE legittima e feconda. (nel rapporto filosofia-cristologia)
- ci sono due posizioni filosofice nei confronti dell’evento Cristo:

A)        - è evento Cristo può trarre beneficio dall’incontro con la filosofia, la filosofia può essere illuminata maggiormente da Cristo. Si può allora parlare di esistenza dell’una relazione legittima e feconda tra filosofia e telogia (Telliet) – parla di una “cristologia filosofica”.
- la filosifia non deve sconfirare (vniknout) nel campo della fede e della Rivelazione, ma la sua funziona propedeutica è significativa nel condurre fin sulla soglia di questa, può essere in questo senso una praeparatio evangelica (Tiliette).
- Tielliet è chi vuole riconciliare (urovnat, usmířit) i dati della filosofia e della cristologia.
                        - la filosofia “traduce” ciò che la cristologia vuol dire.
- ci sono due movimenti:
- movimento che va dalla filosofia a Cristo – filosofia come “praparatio evangelica” – praparazione a Cristo.
            - la filosofia ci auiuta ad arrivare “sulla soglia” del mistero di Cristo e poi si ferma.
            - il pensiero umano è già “bagnato” da Cristo, è già “aporto” all’ “idea Cristi”.
- per il filosofo Gesù è l’evento che l’uomo aspettava e che cambia la storia.
- movimento che va da Cristo alla filosofia–“destinazione (cíl cesty) filosofica” della cristologia
            - ma c’è un problema – come si può parlare di destinazione filosofica, quando la cristologia presuppone la fede in Cristo?
                        - la cristologia rielabora e rilancia (podat) alcune cateorie tipiche della filosofia.
                                   - persona, soggetto, libertà, relazionalità...

B)        - l’altri vedono e sottlineano l’infinita eccedenza dell’evento Cristo.
- vedono nel rapporto la contraposizione tra Croce e saggezza umana (1Cor 1,22-23) e scandalo (Gal 5,11).
- secondo questa opinione, la filosofia si è mostrata sempre incapace di cogliere la ‘novitas’ cristiana:
all’evento Gesù Cristo ha sempre corrisposto un riguito (odpad, zmetek) filosofico.
- allora, nella storia possiamo risontrare (odhalit) essenzialmente queste due posizioni filosofiche nel confronti dell’evento Cristo.
- chi vede e sottolinea la infinita trascendenza dell asapienza di cristo rispetto alla ragione umana.
            - Pascal, Kieerkegaard, Dostojevskij, Blondel.

la figura di Gesù vista da alcuni filosofi:
Kant – per lui non è neppure importante la figura storica di Gesù di Nazaret quale modello di moralità pura, perchè il “Maestro dell’Evangelo” non supera la capacità razionale dell’uomo.
Schleiermacher - nella sua prospettiva soggettivista la ridotto Gesù ad archetipo perfetto dell’uomo inabitato da Dio.
Hegel – ha inglobato Gesù Cristo in un sistema filosofico dove tutto è storia e superamento, ma sempre nella suprema charezza speculativa che alla fine però riduce il Mistero.
- evento dell’Incarnazione significa anche redenzione per tutta l’umanità.
- la religione e Cristo devono trovare rifugio nella filosofia, solo la questa può mostrare la razionalità della religione.
- Nietzsche si rapposrta da Gesù con senso di amore-odio, come l’emblema di colui che rappresenta tutte le frustrazioni umane.
- da una parte vede Gesù come negatore della vita e dall’altra lo identifica con la figura dell’Idiot di Dostojevskij.

- la realtà di Gesù è rivelata non soltanto sul piano etico, ma contagia (nakazit) anche la speculazione metafisica.
- l’evento Gesù di Nazaret è l’epifania storica dell’Assoluto che esce da se stesso, è l’Infinito che si fa finito e storia senza perdere nulla di se stesso.
- la ragione non può svuotare (zbavit obsahu) il mistero di amore che la croce rappresenta, mentre la croce può dare alla ragione la risposta ultima che essa cerca.
- la croce di Gesù rappresenta il confine tra raggione e fede, ma anche lo spazio vitale nel quale entrambi possono incontrarsi.

La ‘cristologia filosofica’ e la sua configurazione (struktura) epistemologica
- per molti secoli il pensiero filosofico è stato implicato e impegnato (prosáknout) nel e di cristianesimo.
- la filosofia non può evitare il cristianesimo.
- il cristianesimo si fa dunque sollecitazione (podnět) per la filosofia e la filosofia può trarre beneficio (prospěch) dalla proposta cristiana.
- non è posibile parlare di cristologia filosofica se prima non sia già esistita una tradizione e una riflessione teologica.
- ma cristolotia filosofica può essere elaborata soltanto dentro un discorso credente.

Gesù di fronte alle grandi religioni istituzionali

- il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, Dominus Iesus.
            - circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa.
- Gesù può essere l’unica Verità dell’uomo e del mondo.
- Dominus Iesus 4, Redemptoris Missio 56, Veritatis Splendor 45.

... nel contesto del dialogo interreligioso
- dialogo di salvezza culmina nell’incarnazione del Figlio di Dio.
- il dialogo si fonda sulla fiducia nel fatto che in Cristo l’unico Dio e Padre di tutti ha istituito una via di comunicazione tra gli uomini ricercatori dell’Assoluto.
- nel dialogo interreligioso vi è un duplice movimento.

- DAI CRISTIANI ALLE ALTRE RELIGIONI – essi credono che Cristo è l’unico mediatore. La verità su Cristo come unico Mediatore. Tra Dio e gli uomini è unico Redentore.

- DALLE ALTRE RELIGIONI AL CRISTIANESIMO – il cristianesimo si lascia interrogare sulla sua ‘pretesa’ di salvezza unica e perciò rielabora in modo nuovo la propria identità.
- nel tema del dialogo interreligioso ci sono le due sfide.
            - GESÚ É SIGNORE ANCHE DEI “NON-CRISTIANI”
            - GESÚ É IL SALVATORE IN NOME DELLA SUA DIVINA UMANITÁ (Verbo fatto carne)
- queste sfide ci spingono a chiarire (vysvětlit):
            - il monoteismo di Dio.
            - l’unicità della salvezza in Cristo Gesù.

Gesù è il dialogo tra ebraismo e cristianesimo
- nel ebraismo ci si trovano le radici della nostra fede, cioè:
            - LA BIBBIA ebracia è comune fonde di rivelazione.
- GESÚ ERA EBREO, discendente di Davide, parlava la lingua degli Ebrei, si muoveva dentro quella cultura – anche Maria e gli apostoli.
- LA CHIESA HA LE RADICI IN QUEL “BUON ULIVO” DELL’EBRAISMO (Rm 11,17-24)
- LA STRUTTURA DELLA LITURGIA, PREGHIERA DEI SALMI, L’EUCARISTIA (L’ALLEANZA), FESTE DELL’ANNO.
- Nostra aetate – grande svolta nel percezione (vnímání) nel gli ebrei – sono veramnte i nostri fratelli maggiori.
- si tratta dell’unica Legge dove i due comandamenti risultano ugualmente importanti.
- tra ebraismo e cristianesimo esiste un rapporto religioso privilegiato.
- è importante rispettare le reciprocche identità senza forme compromissione.
            - A.T. come molto importante.
            - la divinità di Gesù.

Gesù visto dall’ebraismo
- dopo la seconda guera mondiale sono tra gli ebrei alcuni pensatori, che riappropriarci dell’ebrecità di Gesù.
- nell’antichità e nel medioevo si parlava di Gesù in genere per denigrare (pomlouvat), però non veniva direttamente nominato.
- eloquente (výmluvný) è il fatto circa 80 d.C. – la preghiera della “Le diciotto benedizioni” – la benedizione contro gli eretici – c’è anche nominato il gruppo chiamato “Nozrim”, cioè i “nazareni” – giudeo-cristiani, sequaci di Gesù il Nazareno (ha-Nazri).
- pocchi accenni (narážky) vengono fatti nei Talmud di Gerusalemme e di Babilonia.
- Gesù non viene presentato positivamente.
- nell’847 – un libello (hanopis) fortemente anticristiano dal titolo “Toledot Jeshu” (Vita di Gesù) da Rabano Mauro.
- del ‘900 – opera di Joseph Klausner – “Yesù ha-nosrì” (Gesù il Nazareno).
            - si impone come una seria ricostruzione storica della figura di Gesù.
            - inizia il nuovo atteggiamento, da parte dell’ebraismo, per restituire Gesù.
1) – Gesù era un giudeo osservante che ha predicato la morale ebraica, però con troppa radicalità.
- il suo linguaggio era conforme alla cultura ebraica, ma minava all’interno il più puro monoteismo (il mio Padre).
2) – ha contrapposizione tra “giustizia” assoluta e “grazia” assoluta diventava un elemento pericoloso per il giudaismo e fariseismo.
- secondo Klausner – Gesù era ebreo, nacque a Nazaret, la sua concezione non fu verginale – ha avuto i fratelli e sorelle, fu falegname come il padre.
- una valutazione (přehodnocení) della figura storica di Gasù.
- è ebraismo ritiene (považovat, domnívat se) che Gesù sia un grande genio e un figlio straordinario di Israele.
- Jules Isaac – ‘900 scrive (dopo la 2.q.m.) un bel libro dal titolo “Gesù e Israele”.
            - così si è stato l’inizatore di un nuovo dialogo tra ebraismo e cristianesimo.
1) Gesù fu un ebreo – il cristianesimo è nato sul ceppo (pahýl) ebraico.
2) la causa del suo uccisione (deicidio).
- strociamente Gesù non fu ucciso dal popolo ebreo, ma da una parte del popolo – Sadducei – asserviti a Roma e odiati dal popolo ebraico.
Martin Buber – lui riconosce Gesù comu un grande fratello.
Shalom Ben-Chorin – la fede di Gesù ci unisce, la fede in Gesù di divide.
            - nel libro “Fratello Gesù” 1967.
            - una grande diversità tra ebrei e cristiani su Gesù è la fede in Gesù come Messia.
            - secondo lui Gesù non aveva pensato di essere e non è nè Messia, nè Figlio di Dio.
            - Gesù proclamandoci ‘Figlio dell’uomo’ voleva sottolineare il suo sodalizio con gli uomini.
David Flusser – “Gesù” 1968 – il suo metodo è storico si basa sui Vangeli sinottici.
            - lui vede in Gesù un taumaturgo (divotvůrce) e un predicatore straordinario, ma non il Redentore.
                        - sì a Gesù e no al Cristo del kerigma.
- Gesù aveva una affinità (příbuzenství, blízkost) con i farizei – ma lui trascende il fariseismo classico – l’amore dal nemico.
- Gesù non si poteva autocomprendere come il Messia Trascendente, ma solo come un eletto da Dio.
Geza Vermes – 1973 “Gesù L’Ebreo’
- secondo lui è occorre depurare i vangeli dal cristianesimo per scorgere (spatřit) l’autentica ebraicità di Gesù alla luce degli scritti giudaici, come la Mishnah.
Pinchas Lapide – dal cristianesimo a Gesù.
– nel rapporto di Gesù con l’ebraismo fu di armonia – contrasto.
            ARMONIA (in comune) – Gesù era Ebreo.
                                   - escatologia ebraica.
                                   - cieca fiducia in Dio.
                                   - aveva una impazienza (netrpělivost) tipicamente giudaico-messianica.
                                   - in Gesù c’è tipologia della “sofferenza” ebraica.
            CONTRASTO (in contrasto) – è stato avversato dal suo popolo, proprio come tutti i grandi geni ebrei.
                                   - non è antigiudeo, anzi è vero giudeo.
                                   - cristianesimo è una religione del ‘Chi’, mentre l’ebraismo è la religione del ‘Che
cosa’.
- l’ebraismo è una religione della redenzione, il cristianesimo è una religione del redentore (regno x re).
                                   - nessun ebreo prega il Messia, ma prega perchè si realizza la Redenzione.

CONCLUSIONE:
- il modo in cui molti ebrei di oggi vedono la figura di Gesù:
1) GESÚ FU UN PIÚ ISRAELITA OSSERVANTE E CARISMATICO DEL PRIMO SECOLO
2) I TITOLI NON PROVENGONO DA LUI, MA POSTERIORMENTE DALLA CHIESA
3) GESÚ NON É STATO STORICAMENTE QUELLO CHE I CRISTIANI LO VOGLIONO CREDERE
- concepito virginalmente, dichiarato Messia e Figlio di Dio, risorto... – questo sarebbe una creazione cristiana.
- dal punto di vista cristiano
1) GESÚ É EBREO E LUI É PER SEMPRE
2) LA CHIESA HA ORIGINE NEL DISEGNO DI DIO
3) LEGGE É UNIVERSALE E PER TUTTI
            - Gesù viveva fino in findo la Legge di Israele.
            - Gesù interpretò in modo radicale la Legge nella sua autorità.
4) GESÚ MORÍ IN CROCE PERCHÉ HA PORTATO LA LEGGE ALLA SUA PIENA REALIZZAZIONE
- i cristiani credono che Gesù fu rifiutato (odmítnout) non perchè trasgrediva (překročit) questo o quel comandamento della Legge, ma perchè reinterpretava la stessa Legge in un senso tanto radicale.

Gesù e l’Islam
- Nostra aetate 3 – il testo importante per questo rapporto, per questo dialogo. Anche LG 16 – i musulmani “adorano con noi un Dio unico, misericordioso”.
- l’Islam è una religione profetica dove emerge il senso profondo dellla trascendenza e dell’adorazione attraverso il culto.
- l’Islamo si fonda sulla fede di Abramo – questo è la quale unisce ebrei, cristiani e musulmani.
- la fede di Abramo è l’embelma della completa fiducia e obbedienza a Dio, origine, maestro, giuda e fine ultimo di tutti gli essere umani.
- l’unicità del Dio cristiano non è di tipo numerico, matematico, ma in senso qualitativo.
     - la diferenza con l’Islam verte su due punti spicifici:
            - IL TIPO DI UNICITÁ DI DIO
            - IL FATTO CHE GESÚ, IL MEDIATORE, FACCIA PARTE DI QUESTA SINGOLARE UNITÁ
     - l’unità sostanziale di Dio e la sua molteplicità essenziale di Padre, Figlio e Santo Spirito.
- una diversità: il “segno della croce” dei cristiani è l’ “invocazione del nome di Dio” dei musulmani concordano (sjednotit) nel santificare ogni attività umana nel nome di Dio – si distinguono nell’aggiunta teologico-dogmatica
- l’identità cristiana è fondata sulla rivelazione trinitaria di Gesù Cristo.
            - Il Concilio Lateranense IV. (1215) la affermato dogmaticamente l’unità del Dio trinitario.
- nel Corano c’è “Dio è uno! Dio, l’Eterno! Non generò nè fu generato e nessuno gli è pari!” (Sura 112).
- la differenza: per noi c’è una comunione di amore maggiore, che è il fondamento dell’unità – all’interno del mistero trinitario.
            - quest’amore si manifesta sulla misericordia divina verso l’umanità.
- l’Islam non accetta che Dio si possa rivelare in Gesù Cristo. Essi ritengono (považovat) Gesù un grande profeta
- Arnaldez – Maurice Borrmans (da lui è prosequita) XX. secolo.
            - preocupazione di far conoscere quale Gesù emerge dai testi coranici.
Coran – parola divina dettota da Allah a Maometto alla Mecca dal 610 al 622 e poi a Medina dal 622 al 632.
            - 114 capitoli (Sure). Si parla di Gesù (Isà) in 15 Sure, 93 versetti (57 a Mecca e 36 a Medina).
- nelle 36 verseti (Medina) si sviluppa l’insegnamento coranico su Gesù e si accentua (zdůraznit) l’oposizione della fede musulmana a quella cristiana.
- nei testi coranici Gesù viene visto come un grande profeta dell’Islam. Egli è nato dalla Vergine Maria, fa i miracoli. Egli è un vero muslim, nel senso come Adamo e Abramo.
            - ma non va vista in Gesù nessuna figura divina, la dottrina dell’Incarnazione è impensabile.
- Sura 44 – l’annuncio fatto a Zaccaria e poi a Maria.
- ciò che per i cristiani sono segni della divinità di Gesù Cristo vengono intesi dal Corano soltanto come segno della potenza di Dio, ma niente più.
- per l’Islam è croce scandalo, perchè profeta non può essere fatto morire abbandonato da Allah (Sura 27).
- Sura 89 – non vi è divinità se non Allah. Adoriamo soltanto Allah.
- non vi è la figura di un Redentore, Trinità e Incarnazione.
- i punti di divergenza tra il Messia dell’Islam e il Cristo dei Vangeli:
   1) corano parla di una fede importante per i cristiani – nascita verginale di Gesù.
   2) Gesù viene chiamato l’Unto (pomazaný) nel Corano. Per l’Islam Gesù non è il Messia che è venuto per i
       cristiani. È stato semplicemente un profeta che ha ricevuto un’unzione (pomazání).
   3) Egli è e rimane soltanto uomo. Non esiste nessuna incarnazione e nussuna consustanzialità.
            - Dio non è stato generato e non può essere generato.
- per cristiani è questo collecitazione (pobídka) dai musulmani a purificare il linguaggio.

Gesù e le religioni asiatiche
- c’è grande differenza di approccio (sblížení, seznámení) nel dialogo interreligioso tra le religioni monoteiste e quelle asiotiche (Indoismo e Buddismo). Nostra aetate 2. – přečíst.
- la verità cristiana aiuta a far pregredire (vyvíjet) i valori spirituali e morali delle altre religioni.
- ciascuna delle religioni si presenta come una ricerca di salvezza e propone itinerari per giungere ad essa.
- il documento importante – 1997 – Commissione Teologica Internazionale – “Il cristianesimo e le religioni”.
- questi religioni non hanno incontro il mistero della paternità di Dio che si china all’umanità in Cristo Gesù.
- i prinicpali nodi (podstata, jádro) del dialogo con le religioni asiatiche.
            - orizzonte teistico: rapporto tra divinità – cosmo-uomo. - È una visione monoteista o panteista?
            - orizzonte pneumatologico – energia spirituale. Dio come “Spirito”.
- la discriminante “incarnazionale” – la difficoltà delle religioni orientali accettare il mistero dell’incarnazione.
- inoltre ci sono oggi nuove forme di religiosita trasversale (skrytý), che assorbono dalle religioni orientali tradizionali il forte afflato (dech, inspirace) spirituale. Qui i credenti attendono la salvezza come elevazione della loro creaturalità alla partecipazione della realtà divina.
- gnosi: sforzo umano per conquistare il divino.
- teosis: dono di grazia gratuito da parte della Trinità.

Gesù e l’induismo
- nel questo religione e a lui simile è Gesù considerato (považovat) positivamente soprattutto per il suo spirito di pace, gentilezza e tolleranza.
- l’induismo si presenta più come un’esperienza spirituale che una religione dottrinale.
- Gesù viene visto come un uomo straordinario che contribuisce (přispět) allo sviluppo della propria interiorità.
- Gandhi è affiscinato da Gesù soprattutto dal Discorso della montagna.
- vedeva in Gesì un maestro subleme (vznešený) di umanità, un martire, che dà se stesso fino al sacrificio totale, l’uomo pacifico.
Tagore – vede in Gesù uno spiccato (vynikat, oddělit) senso della ricerca e proclamazione della verità che sta a fondamento di ogni esistenza umana – Gesù uomo esemplare.
- per l’induismo Gesù non è soltanto un fenomeno cristiano, ma è patrimonio (majetek, dědictví) dell’intera umanità.
- può diventare un guru, cioè un maestro spirituale affidabile (věrohodný, spolehlivý).
- una incarnazione del divino venuto per slavare il mondo. Problema è che, secondo l’induismo, esistono molte incarnazioni del divino in personaggi di iere e di oggi – Gesù non è il salvatore unico e universale. E poi c’è una domanda: Gesù è una manifestazione del divino o è Dio stesso diventato uomo?
- Gesù fu un grande esempio etico e un ideale mistico.
- non va ricercata (žádaný) in Lui quell’unicità esclusiva che i cristiani revendicano per il maestro di Nazaret.

Gesù e il Buddismo
- la figura di Gesù nel Buddismo va vista nel conteso del pluralismo nel quale si esprime questa religione.
- due formi di Buddismo – monaco – forma ideale (Hinayana) e buddismo apperto ai laici (Mahayana) – presente in Giappone, Cina, Corea – pur avendo raggiunto la soglia del nirvana aiuta gli altri a liberarsi dalla sofferenza.
- qui la salvezza non è solo cammino ascetico personale ma anche aiuto che viene dal Buddha.
- la caratteristica predominante (dominující): il forte afflato (dech, vnuknutí) sotereologico. Ma questo afflato non proviene da un Dio trascendente ma dalla interiorità dell’ascesi quasi programata – una via per ritrovare equilibrio e vincere la sofferenza.
- Gesù è considerato (považovat) un grande uomo come Buddha e Confucio, ma niente di più. È un mirabile esempio di moralità, o anche un intermediario, un santo che aiuta gli uomini a ottenere la liberazione e giungere al nirvana.
- le differenze:            - nel cristianesimo la redenzione viene da un evento – il mistero pasquale.
                        - nel buddismo la redenzione non può venire sa nessun altro al di fuori.
                        - nel cristianesimo la salvezza è dono, nel buddismo è conquista.
                        - Cristo salva, Buddha aiuta a salvarsi mediante la forza dell’interiorità.
- i punti comune – l’interiorità, preghiera, educazione al senso della pace, bisogno di liberazione dalla sofferenza e dal male, rispeto dell’altro e delle sue scelte.

- il mistero cristiano dell’Incarnazione modifica il modo di parlare di Dio. L’induismo è arrivato perdino ad affermare una certa incarnazione della divinità e in esso qualcuno ha voluto ravvisare (zahlédnout) analogie con la Trinità cristiana.
- nella dottrina induista ci sono le tre componenti – Sat (essenza), Cit (coscienza) e Ananda (gioia) – ma non rappresentano tre Persone distinte che formano l’unica Sostanza divina, bensì tre dimensioni dell’unica Realtà Divina.
- anche il raffronto (srovnání) con la dottrina induista della Trimurti (tre divinità) conduce ad un confronto serrato (zavřený). La Trimurti è comprensibile come credenza ciclica dell’universo, secondo la quale il mondo è sottoposto al ciclo continuo di creazione.
- seconda persona della Trimurti, cioè Vishnu, discede presso gli uomini ogni volta che l’umanità si trova in difficoltà – non c’è unica e difinitiva Incarnazione. L’indiusmo comprende più incarnazioni della divinità e non contempli una dottrina del redentore assoluto e universale.
- il buddismo si presenta come una soteriologia antropologica, dove è molto importante una dottrina su Dio rispetto all’attenzione all’uomo concreto e sofferente.
- alcuni studiosi hanno cercato riflessi trinitari anche nel buddismo – la formula delle ‘tre gemme’, dei ‘tre corpi di Buddha’ (Buddha, Darma=dottrina, Sanga=comunità).
- non salva un Dio che viene da fuori dell’uomo, ma la via di salvazione è tutta interiore e percorsa dall’uomo – nel cristianesimo invece la rivelazione definitiva è quella portata da Gesù Cristo.
- nella mentalità buddhista è impensabile che l’Assoluto possa essere personale.

ALLA RICERCA DELL’AUTENTICO VOLTO DI GESÚ DI NAZARET

Seperare, nell’approccio a Gesù, il retaggio (dědictví) della cultura secolaristica
- le varie fasi della ricerca sul Gesù storico sono in qualche modo la testimonianza di un’esigenza positiva in sé.
- nel XX fu seguito un approccio diverso a Gesù si Nazaret e fu data più credibilità alla storia di Gesù mettendo in luce soprattutto i lati più delicati della sua piena umanità.
- fu proprio a partire dall’epoca della secolarizzazione che si registrò un forte interesse per il Gesù della storia. Gesù nell’accezione popolare è emerso nel suo aspetto storico-umano di profeta galilaico. Gesù è stato visto vicino a tutti gli aspetti dell’umanità dell’uomo perchè ha provato la fame, non sapeva dove riposare, era perseguitato...
- soprattutto nella cultura occidentale e nord-americava negli ultimi decenni, Gesù ha attirato l’interesse delle giovani generazioni: è diventato l’amico e il fratello universale.

Gli obiettivi da conseguire (dosáhnout) nella ricerca del volto di Gesù Cristo
- è veramente ‘il Cristo’ un Gesù senza chiesa?
- l’evento Gesù di Nazaret ha la ‘pretesa’ (požadavek) di essere il compimento della rivelazione personale di Dio.
...
MANCANO 5 PAGINE!

CAPITOLO II.

LA CRISTOLOGIA SISTEMATICA E IL SUO METODO


 La cristologia e il suo profilo epistemologico
- la questione metodologica muove da una domanda essenziale: che cos’è la cristologia? Qual è il suo metodo?
- due urgenze “metodologiche” ci sono oggi nella cristologia:
1) oggi si avverte (upozornit) fortemente il bisogno di riscoprire l’identità del cristianesimo che solo in Gesù Cristo può trovare il suo motivo d’essere.
- interpretare la religione cristiana nel suo “centro”: una fede nel Dio che sa fa uomo. Gesù Cristo è l’essenza del cristianesimo.
2) la responsabilità di fronte (naproti) alla nuova evangelizzazione – non solo comunicare la fede, ma anche “quale” Dio manifestare nel mondo in cui viviamo.
- cristianesimo non è un teismo anonimo, ma si fonda sull’immagine del Dio-Trinità – cristocentrismo trinitario.
- riemerge tutta l’importanza della realtà storica di Gesù di Nazaret. È difficile qualsisasi discorso teologico sul mistero di Cristo senza il ‘problema critico’ della fede cristiana.
Due nomi – Gesù Cristo
Gesù – evoca un fatto storico ben preciso appartenente obiettivamente alla storia universale, temporalmente databile e localmente determinabile.
Cristo – Signore, appartiene al mondo della fede. Questo appellativo esprime la fede in Colui che il Padre ha inviato ed esaltato alla sua destra.
- il cristianesimo primitivo professa una stretta unità ed identità tra il nome storico ed il nome di fede – Gesù è il Cristo. Si tratta del legame di identità affermato tra Gesù e il Cristo.
- cristologia è un discorso di fede su Gesù annunziato dalla Chiesa come Signore e Cristo e perciò Salvatore assoluto e universale.
1) l’evento unico - la cristologia è lo studio della realtà di Dio conosciuta nel suo evento culminante e decisivo che è Cristo, kairos per eccellenza. Dio si vuole manifestare nella storia – vuole salvare gli uomini.
2) l’ evento prepasquale - è perciò essenziale la conoscenza del volto storico di Gesù di Nazaret, della sua straordinaria e misteriosa identità, accoglienza o rifiuto (přijetí nebo nepřijetí) il suo messaggio e le sue opere dai suoi contemporanei.
3) l’aspetto pasquale – l’ evento compiutosi con la sua risurrezione e si apre nella potenza dello Spirito. In quest’ultimo momento la cristologia vuole eplicare tutte le dimensioni soteriologiche e teologiche di questo mistero.
- oggi la cristologia evolve sottolinenando:
- la dimensione “escatologica-parusiaca” di Gesù Cristo – le implicanze universali e future del suo messaggio.
- la dimensione “protologica” di Gesù Cristo – la preesistenza di Gesù.
- i primi due momenti sono tipici della cristologia sistematica fondamentale, il terzo esprime la riflessione cristologica del tempo della chiesa in quanto tale.
- la cristologia sistematica svilupperà la conoscenza di fede soprattutto a partire dal linguaggio neo-testamentario perchè normativo per un discorso su Cristo, per passare poi al linguaggio patristico, dogmatico e speculativo, espresso dalla vita della comunità cristiana.
- è importante sottolineare la profonda unità tra la figura storica di Gesù e la rilevanza storica di Gesù, ossia che cosa ha significato per le differenti epoche storiche, Gesù. Il dato storico è già “incorporato” nella teologia dogmatica, non è esterno ad essa.
- la cristologia, quindi, studia:
            1) la storia di Gesù Cristo.
2) il “significato di fede” che ha questa storia. È costituito dalla fede pasquale della Chiesa. L’evento “storico” di Gesù “fonda” la fede della Chiesa e a sua volta la Chiesa “fa memoria” del Gesù storico. Quindi essa aiuta ad interpretare l’evento Cristo. Noi abbiamo ricevuto Cristo così come ce lo ha trasmesso la fede della Chiesa.

LA FEDE PASQUALE DELLA CHIESA PUNTO DI PARTENZA DELLA CRISTOLOGIA

- come si può subito constatare, è a partire dalla fede della chiesa che è possibile un discorso su Gesù Cristo. La comunità cristiana è la culla (kolébka) non solo della professione di fede cristologica, ma anche della riflessione su di Lui. In questo senso la fede della chiesa è il punto di partenza della cristologia.
- Schillebeckxs – non c’è Cristo senza i cristiani. L’evento Gesù di Nazaret poteva essere poco importante per la storia, ma è diventato significativo perchè qualcuno ne ha fatto memoria viva.
            - l’evento cristologico fonda la fede ecclesiale.
            - la fede della Chiesa interpreta la storia di Gesù di Nazaret.
- il nesso (souvislost) che emerge fortemente tra fede della chiesa e storia di Gesù di Nazaret.
- la teologia cattolica ha sempre cercato di far concidere (shodovat se) la fede di Cristo risorto con l’evento storico di Gesù di Nazaret.

L’evento storico-cristologico fonda la fede ecclesiale.
- vediamo come si configura il rapporto tra la storia di Gesù di Nazaret e la fede della chiesa.
- la vicenda di Gesù di Nazaret non è un episodio, bensì un evento significativo, insieme particolare e universale.
- il dato neo-testamentario parla di pienezza del temo (Gal 4,4; Ef 1,10) – l’evento cristologico va inquadrato (zařadit) nell’orizzonte dell attese giudaiche. Ci sono due filoni (proud):
            - l’escatologia trascendente – che culmina nell’apocalissi – la letteratura sapienziale.
            - l’escatologia messianica temporale – tradizioni profetiche.
- Gesù è il punto focale (ohniskový) che attualizza la venuta di Jahvè in mezzo al suo popolo per instaurare la sua regalità escatologica.
- Gesù è l’evento definitivo di Dio che si presenta come pienezza, compimento di tutta la storia della salvezza.
- vi sono alcuni tratti degli evangeli che lo mostrano in modo specifico.
- Gesù è l’evento nel quale Dio è venuto a piantare la sua tenda (rozbít svůj stan) in mezzo a noi (Gv1,14).
- Gesù promulga la legge dalla santa montagna – il nuovo Mosè che guida il nuovo popolo di Dio dal deserto.
- Gesù è il nuovo profeta escatologico, l’Unto dello Spirito di Dio – predica il volere di Dio.
- Gesù è il discendente davidico. Lui rivela se stesso richiamandosi alle antiche teoofanie mosaiche – Io sono.
- per eretici è stato problema credere e accettare la vera umanità di un Dio che si fa Uomo – l’eresia gnostica, docetista.
- negare l’umanità di Gesù significa negare l’evento pasquale – la croce e la risurezione. Questo minava la radice. Questo è stata la gradne sfida per la chiesa antica e è anche la sfida per la chiesa dei tutti i tempi.
- differenze tra “storia vera” e “storia esatta (písemná)”: tutta la storia è veicolata (dopravit) soprattutto da un filtro interpretativo. La fede cerca la storia e la storia di Gesù si interpreta nella fede che Lui suscita (vyvolat).
- vi è un nesso essenziale tra la fede della Chiesa e la storia.
- ciò che noi crediamo non è un mito o la proezione al di fuori di noi di un vago sentimento religioso, ma ha il suo fondamento e contenuto oggettivo prima ancora che noi credessimo.
- senza la luce di Pasqua quell’evento storico non sarebbe per noi comprensibile in tutta la sua valenza trascendennte e salvifica. La Pasqua getta luce su quel fatto storico e fa di quella vicenda un evento che trascende la storia.
- i vangeli riportano il linguaggio di Gesù a due livelli:
            - quello di Gesù
            - quello della teologia posteriore che ha interpretato la sua prassi storica.
- l’evento fondatore non può essere disgiunto dalla fede apostolica la quale è un fedele e immediato rispecciamento del fatto medesimo (týž).
- il cammino risulterà (jevit se) essere il seguente:
            - continuità tra il tempo di Gesù e la predicazione sul Gesù.
- rispetto per le tappe di sviluppo della storia della Tradizione che in Gesù trova il suo momento fondatore.
- all’evento cristologico: la fede e la predicazione cristiana confessano ed annunciano l’evento Gesù, compiutosi nella pasqua, non come evento isolato, ma collocato essenzialmente nel cuore della storia di salvezza. L’evento unico, realizzato “per sempre” coinvolge (strhnout) in sé, nel suo presente permanente il passato e il futuro della intera sotria umana.
- è così che annuncia l’evento cristologico la prima predicazione apostolica.





La fede della chiesa interpreta la storia di Gesù il Cristo
- i testi di fronte ai quali oggi ci troviamo per accedere alla storia di Gesù di Nazaret sono già bagnati e fecondati dalla luce della fede pasquale – presentano un aprofonda unità tra storia e annuncio.
- l’esegesi cerca di studiare i testi nella loro molteplicità letteraria. Ci troviamo di fronte ad un annuncio di salvezza che proclama un evento appartenente (příslušný) alla storia.
- Gesù di Nazaret è il Crocifisso Risorto che è presente e vivo nelle comunità cristiane. Tutto il NT è il kerigma della buona novella del Vangelo.
- ci sono le formule kerigmatiche (inni cristologici)
- ci sono anche testi che narrano storicamente.
- i quattro evangeli sono certamente testimonianza della fede ecclesiale, ma l’annuncio del Ristorto.
- si annuncia narrando e si racconta annunciando.
- tre fasi “dell’annuncio” che “narra” il fatto storico
1) Fase fondatrice – l’esperienza storica di fede che è profondamente legata all’incontro storico-umano con Gesù di Nazaret.
- si tratta di ‘vedere’, ‘ascoltare’ e ‘credere’.
- la storia apre alla fede e la fede illumina la stroria.
- così l’esperienza storica era già una fede autentica.
- è l’esperienza degli Apostoli. Come scrive Giovanni 1,14 – “ e noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo”.
- ciò che è stato veduto da coloro che furono i primi testimoni, è diventato kerigma che viene trasmesso dalla comunità ecclesiale come tradizione normativa.

2) Fase della “paradosis”, tramissione-tradizione – presenza attuale del Risorto che afferma: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”.
- la tradizione apostolica approfondisce l’evento fondatore (cristologioco) e sviluppa altri significati di quell’evento fondatore.
- si stabilisce un profondo legame tra la ‘cristologia della chiesa apostolica’ e la ‘cristologia in Gesù’. La prima non è secondaria rispetto alla cristologia di Gesù. Infatti è lo stesso Spirito del Risorto che l’ha guidata.
- le Sacre Scritture ci sono l’evento storico + riflessione apostolica – constituiscono un’unica normativa cristologia e diventano anima e criterio in ogni successivo discorso cristologico.

3) fase della tradizione post-apostolica
- Dei Verbum 9 – “... i quattro vangeli (...) senza alcuna esitazione (váhání) la storicità, trasmettendo fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente fece e insegnò per loro salvezza eterna, fino al giorno nel quale fu assuno in cielo.”
- DV 2 - “insieme con la sacra tradizione, la chiesa a sempre considerato e considera (považovat) le sacre Scritture come la regola della propria fede.”
- la Scrittura rispetto alla Tradizione – rapporto egemonico.
- Scrittura e Tradizione non sono enti separati di verità già pre-formate in atto. La Scrittura è l’anima della tradizione della chiesa, ma simmetricamente diventa viva e operante mediante la Tradizione.
- l’importanza del sensus fidei – percezione (vnímání) che il popolo cristiano ha del mistero di Cristo. La Tradizione mi aiuta ad acquisire (získat) questo sensus fidei.
- la Tradizione non è solo una ‘storia della teologia’, bensì l’ambiente vitale della fede stessa della chiesa guidata dallo Sprito verso una conoscenza sepre più piena della verità di cristo.

IL RAPPORTO  STORIA-FEDE NEL DIBATTITO INTORNO ALLA CRISTOLOGIA NEL XIX E XX SECOLO

Circa il significato di “storia”
- se ‘storia’ non è intesa (rozuměný) in senso positivistico-scientista, si dovvrà evidenziare il suo legame con la fede. La storia è parte integrante (podstatný) della fede cristologica. Il NT non solo proclama il kerigma di Cristo morto e risorto, ma ache racconta la storia terrena culminante nella tragedia del Calvario.
- il compito dello strorico è cercare il rapporto tra ciò che è stato e ciò che mi è stato consegnato (odevzdat).
- la fede presuppone un’intelligenza ed un acomprensione umana, quindi degli elementi di credibilità – l’altro motivo per quale è imporante lo sviluppo dei dati storici sulla vita terrena di Gesù – verifica della credibilità della fede.
- compito dello storico è ricostruire i fatti, mentre il compito dell’ermeneutica è di cogliere (pochopit) l’interpretazione. (Vi è un rapporto fra i due). I Vangeli sono storia ed ermeneutica insieme.
- distinguere tra fatto (histoire) e significato (geschichte).
- il fatto ha un senso per noi nella misura in cui tale senso gli appartiene (patřit) come proprio, è ad esso immanente.
- la fede non crea la verità storica, la riconosce e la illustra. IL soggetto credente non è la norma assoluta di comprensione dell’evneto Gesù di Nazaret.
- la storia esatta (přesný, striktní) non corrisponde sempre con la storia ‘vera’ e una storia vera non sempre può essere una storia esatta.

L’approccio (sblížení) storico a Gesù di Nazaret
- la questione del Gesù storico: parte dall’Illuminismo H.I.Reimarus “Lo scopo di Gesù e dei suoi discepoli”: tale ricerca sul Gesù storico era viziata da positivismo e razionalismo; infatti era vero ciò che dei Vangeli si poteva dimostrare razionalmente e si poteva documentare concretamente, materialmente. Sotto questa visione c’è il “dogma cristologico”: ossia si oppone il Cristo del “dogma” al Gesù “storico”.
- prova di ricostruire sinteticamente le fasi che hanno condotto (vést) alla riscoperta odierna (dnešní) del Gesù storico come fondamento della cristologia.
- conosciamo tre fasi del questo risostruito.
- tutto iniziò con la ricerca storico-critica muovendo dalla cultura razionalista e illuminista. Prova trovare l’autentica storicità di Gesù – il ‘no’ al Cristo del dogma. Sforzo che credette poterebbe ricostruire positivisticamente il suo volto – ricostruirne l’autentica storia.
- la prima fase – forza di giungere una storicità posotivisticamente.
- distinguiamo tre grande linee:
1) quella della teologia liberale e simmetricamente della teologia kerigmatica.
2) ritorno al Gesù storico.
3) concludere con una breve presentazione circa la terza fase della ‘Ricerca su Gesù’

La prima fase della ‘Ricerca sulla vita di Gesù’ nell ateologia liberale del XIX secolo
- questa è stata chiamta “Old Quest” – No a Cristo e sì a Gesù.
- Reimarus opponeva alla dottrina di Gesù (primo sistema), la dottrina dei discepoli (nuovo sistema), dividendo così il ‘Gesù storico’ dal ‘Cristo del dogma’.
- Strauss – “Vita di Gesù” – seguiva i presupposti romantici. Isolova un ‘nucleo storico’.
- il Cristo avrebbe costituito dell’uomo ideale, il fondamento di una religione dell’umanità che affonda le sue radici nel sentimento creativo del popolo.
- teologia liberale del XIX secolo - per arrivare con certezza a stabilire un nucleo storico sicuro su Gesù di Nazaret; dal Cristo biblico al Gesù storico.
- Schweitzer – una delle figure più reppresentative della teologia liberale.
            - “le vite di Gesù” hanno cancellatto tutto il significato di fede per prendere solo il “volto storico” di Gesù e così Gesù stesso è riscattato (vysvobodit) nella sua vera storia.
- qual è stato il vizio di fondo della teologia liberale? La teologia liberale intendeva (zamýšlet, chápat) la storia in modo troppo positivistico e naturalistico.
- era una lettura della storia assolutamente chiusa alla richesta di un ‘senso’.
- per cercare la “storia” si esclude la “fede” e così si mortifica la storia stessa.

Intermezzo: la presa (podnět, získání) di posizione della teologia kerigmatica
- intermezzo rappresenta la reazione alla prima fase.
- Martin Kähler – “Il cosidetto Gesù della cronaca e lo storico, biblico Cristo”. (ifluenzerà /ovlivnit/ Bultmann).
- anche questa linea di ricercarca fu vittima dei pregiudizi (oběť předsudků) culturali dell’epoca moderna.
Kähler – non possiamo conoscere Gesù dal materiale storico dai Vangeli non ci può dare il vero Gesù storico, è meglio scoprire il Gesù del kerigma, il Gesù predicato nella comunità cristiana primitiva. È meglia una storia con un “significato” (geschichte) – realtà storicamente operante, piuttosto che una cronaca di fatti (historie) – la materialità dei fatti.
- per Kähler il Cristo reale e storico è il Cristo biblico. È solo il kerigma che ci parla con sicurezza del Cristo.
- Bultmann radicalizzò i presupposti di Kähler fino a fare della storia un attributo della soggettività.
            - rifluiscono (téci zpět) due prospetive:
                        - ciò che rende veramente storica la realtà della fede è la dimensione del kerigma.
- quella della ‘storia delle forme’ per cui tutta la ricerca sui Vangeli deve essere rivolta al dato kerigmatico, il quale interessa noi oggi: del Gesù storico non possimao sapere nulla.
            - non è la storia di Gesù che interessa, ma la predicazione sul Cristo.
            - l’evento Cristo non è un fatto storico, ma ha un senso, in quanto è recepito e vissuto da noi oggi.
- l’impossibilità di un reale attingimento del Gesù storico, per Bulmann, è dovuto a due impossibilità: una di fatto e l’altra di diritto.
- di fatto – perchè la Formgeschichte ha mostrato molte contraddizioni nei racconti evangelici.
- di diritto – perchè voler cercare il Gesù storico ci potrerebbe ad una figura oggettivizzata di Gesù, un Gesù precristiano, un personaggio del tardo giudaismo, il Gesù terreno e non Gesù che oggi ci salva.
- la salvezza dunque non si collega all’evangelium Christi (che non converte), bensì all’evangelium de Christo (che mi converte).
- la vera storia di Gesù, secondo Bultmann, confluisce nella storia che si realizza oggi, nella predicazione del kerigma cristologico e nella decisione (rozhodnutí) di fede del credente.
- in Bultmann noi possiamo ora evidenziare tre aspetti:
a) il kerigma unica via di comprensione dell’evento Cristo, diventa per B, più l’annuncio di un messaggio che salva – evangelium de Chriso, piuttosto una realtà personale salvifica – Christo. B non rischia di parlare ed scrivere su Gesù, senza Gesù.
b) il sistema non riscia di riproporre (znovu navrhnout) una sorta di docetismo kerigmatico. Il cristianesimo diventa la predicazione del ‘senso’ che trova il suo unico supporto nel ‘soggetto credente’. Gesù è quindi un qualcosa che diventa un “annuncio senza evento”.
c) B rimane prigioniero di una mentalità illuminista e liberale che separa storia e fede, soggetto e oggetto.
- dallo storicismo positivista della teologia liberale si passa così al soggettivismo della fede.
- le consegenze saranno evidenti in seguenti, che intederanno la cristologia come variabile dell’antropologia nella teologia della secolarizzazione che mutila (zmrzačit) la figura di Gesù di aspetti essenziali.

Ritorno al Gesù storico “La New Quest”
- rivalutazione (přehodnocení) del contenuto oggettivo della fede cristologica.
- la conferenza di Marburgo del 1953. Käsemann sriveva: “tutto il NT afferma che a Pasqua gli Apostoli non riconoscevano un essere celeste, nè le tesi dogmatiche, ma Gesù stesso. Il Cristo creduto e predicato dopo Pasqua è in continutià con quello che si chiama il Gesù storico.”
- Käsemann si pone all’inizio di una nuova via. Ma il ritorno al Gesù storico di questa fase non ha niente a che vedere con l’impostazione illuministico-liberale. I Vangeli rifiutano il mito, ci revelano invece la potenza della figura storica di Gesù. La presentazione di Gesù è piena di storia fino all’orlo (okraj).
- nella prima fase erano veri i fatti che si potevano constatare, mentre il dato soprannaturale (miracoli) era eliminato. Nella seconda fase si parte dal kerigma per arrivare ad uno zoccolo (podstavec) duro che è il detto o il fatto di Gesù. La fede non tradisce (zradit) ma annuncia il Gesù storico.
- Käsemann ritiene la fede pasquale del Cristo così come la Chiesa apostolica lo ha tramandato. Esiste un divario (rozdíl) tra la situazione post-pasquale della fede in Cristo e la situazione pre-pasquale – si parla da quasta fede.
- il Gesù terreno è incluso costitutivamente nella fede al Cristo pasquale e che la ricerca storica scaturisce dalla fede stessa cristologia.
- vi è dunque identità tra il Gesù terreno e il Cristo glorificato.
- nell’epoca post-bultmanniano vengono riuniti insieme il dato storico e la dimensione teologica. La storia è vista ora come dimensione intrinseca del kerigma, essa non si compie più passando accanto al dato cristologico, ma solo attraverso di esso.
- una unità differenziata tra narrazione di Gesù e sua predicazione – non potranno mai essere separati – Gesù terrestre e quello del kerigma.
- ‘cristologia esplicita’ si fonda sulla storia di Gesù. “Nel problema del Gesù strorico si trova la chiave ermeneutica per elaborare la cristologia”. (Ebeling)
Le acquisizioni (výdobytky) della teologia cattolica di fronte alla questione sul Gesù storico
- la teologia cattolica di fronte (v porovnání) alla questione del Gesù storico di Bultmann e dei suoi discepoli, si pone il problema del valore da attribuire (přidělit) alla Pasqua. Essa è solo un momento ermeneutico del Gesù storico o già di per sé è un evento che dilata (rozšířit) il significato?
- la Pasqua è un evento di per se stesso e non perchè interpreta il momento gesuano.
- DV – posizioni della teologia cattolica implicitamente contiene 3 tesi:
a) la teologia cattolica accetta ciò che di buono vi è nel metodo della Formgeschichte, ma rifiuta i suoi presupposti soggettivisti.
b) difende senz’altro la storicità dei Vangeli, ma non nel senso di una ricostuzine della ‘biografia’ di Gesù, bensì con quei criteri di storicità che considerano (uvažovat) il genere letterario ‘Vangelo’ come storia kerigmatica.
c) si tiene in maggio conto l’opera compilatoria (sestavený) e originale degli evangelisi. All’origine della fede della comunità primitiva c’è la figura storica di Gesù di Nazaret.
- i Vangeli non sono più ritenuti come biografie in senso moderno, ma prima di tutto come testimonianze di fede.
- nei Vangeli noi incontriamo la storia autentica di Gesù.

La Terza ricerca (‘Third Quest’) intorno al Gesù storico
- essa è portata negli anni ’80-’90 e è caratterizzata dalla rivalutazione (přehodnocení) dell’ambiente storico-originario di Gesù. Ricostruisce il contesto storico-culturale del I° secolo, grazie a un riferimento apporpriato (vhodný) alle fonti.
- Gesù va collocato (umístěn) nel giudaismo del suo tempo.

A) nella prima ricerca, che dominò il secolo XIX, c’era una metodologia troppo razionalista e storicista che depurava totalmente Gesù dal suo ambiente storico-culturale – la terza ricerca, al contrario, immerge (ponořit) Gesù nell’ebraicità, nel suo contesto.
B) l’intermezzo fu troppo fideista (Bultmann).
C) la terza ricerca, rispetto alla seconda fase, il cui punto debole riguarda il criterio della dissomiglianza (nepodobnost), dove Gesù è estapolato dall’ambiente giudaico. Imponelo alla relazionelatà con l’ambiente, infatti Gesù parlava l’ebraico, insegnava la legge mosaica...
D) nella terza ricerca l’ebraicità è un motivo costruttivo della verificità storica.

Caratteristiche della ‘Terza Ricerca’
- questo termine troviamo per la prima volta nel libro di S. Neill e Tim Wright “The Interpretiation of New Testament” – 1981-1986.
(la seconda ricerca stava ancora discutendo su presupposti e metodi).
- è possibile conoscere moltissimo di Gesù di Nazaret e vale la pena di farlo.
1) nei confronti della storia delle forme, al terza ricerca fa rilevare (jasně vyslovit) l’esperante analicità, e dice: va bene l’analisi letteraria dei passi, ma bisogna collocare le varie stratificazioni (navršený) nel quadro dell’ambiente in cui Gesù si muoveva.
2) non bisogna esagerare (nadsazovat) col criterio della dissomiglianza.
3)
- la terza ricerca intorno a Gesù storico presenta al suo attivo alcune caratteristiche.
- è accentuata la prospettiva “storica” rispetto alla prospettiva “teologica”. Bisogna collocare i fatti e detti di Gesù nel suo contesto storico, nell’ambiente giudaico.
- così si potranno cogliere bene sia gli aspetti “cristologici” sia gli aspetti “gesuani”.
- la novità maggiore, proviene dalla ricostruzione dell’ambiente storico di Gesù.
- per il prof. Ciola, questa metodologia è importantissima perchè corregge gli errori delle precedenti ricerche e insieme ne coglie gli aspetti positivi.

Nuovi criteri storici
- i quattro criteri che questa ricerca vuol segiure:
1) criterio della “coerenza storica” – esso deve aiutare a spiegare perchè Gesù attirò l’attenzione, perchè fu giustiziato e perchè fu in segiuto dificato (zbožštit). Inizialmente si citano fatti indiscussi che stanno alla base della vicenda di Gesù – nucleo storico. L’originalità di Gesù è perfettamente coerente (závislý) alla realtà storica, anche se Gesù è stato capace di superarla.
2) criterio della “dissomiglianza (nepodobnost) ridimensionata” – è il più importante. Gesù va restituito pienamente alla sua ebraicità. Egli era un ebreo ed è vissuto in ambiente ebraico. Risaltano maggiormente le analogie del ministero di Gesù con l’ambiente socio-culturale giudaico e ciò depone per la storicità dei fatti raccontati nei vangeli come i miracoli e gli esorcismi. La diversità col giudaismo viene molto attenuata (oslabený) e così pure quella con la Chiesa cristiana delle origini ne viene a guadagnare (získat).
3) dell’ibarazzo (překážka) _- la comunità primitiva difficilmente può aver creato qualcosa che le creava imbarazzo (potíž). Il battesimo di Gesù, il Getsemani, l’alto grido di Gesù prima di morire... Questo criterio non va però assolutizzato, ma dev’essere impiegaro insieme algi altri criteri.
4) l’attestazione multipla rivisitata – gli libri extra-canoniche. Ci sono più fonti indipendenti.

Valutazione dei risultati della ‘Terza Ricerca’ e sull’intera questione del Gesù storico
- la terza ricerca non deve contrapporre storia e teologia. La teologia non travisa (zamaskovat) la storia, tra esse non vi è necessariamente antitesi.
- l’interpretazione di fede dei primi discepoli e della comunità cristiana non è necessariamente ‘leggendaria’.
- è opportuno distinguere il “Gesù reale” (come fu) dal “Gesù storico”.
- Gesù reale – il Gesù terreno, differenziato dal Gesù celeste. Ma non bisogna separare i due contrapposizione fra il Gesù della storia a e il Gesù della fede.
- i documenti storici del tempo di Gesù sono importantissime (Qumran, Nag Hamadi, papiri, scoperte archeologiche...) per conoscerlo più a fondo, infatti collocano Gesù in una storia che era per l’impero romano.
- di altri metodi parla il Documento della Pontificia Commissione Biblica: L’interpretazione della Bibbea nella Chiesa (1993) – il metodo storico-critico è necessario, importante, ma non sufficiente (postačující).

CRISTOLOGIA E RIVELAZIONE ESCATOLOGICA DEL NUOVO VOLTO DEL DIO CRISTIANO

- la cristologia è chiamata a far luce su tre punti particolari:
1) il rapporto personale tra Gesù e Dio. Si può cogliere l’unictità di Gesù Cristo. Gesù, vero Dio e vero uomo.
2) è chiamata a far luce della mediazione universale di Cristo. Egli è evento escatologico grazie alla potenza dello Spirito che agisce in Lui.
3) Gesù Cristo può raggiungere ogni uomo attraverso il suo messaggio e la sua persona. Un rapporto fondamentale tra cristologia ed antropologia.

- non si può parlare senz’altro del Dio rivelato se non esiste prima a livello antropologico-religioso.
- la cristologia ha bisogno di una visione dell’uomo come essere essenzialmente ‘religioso’.
- il monoteismo non è di tipo numerico-quantitativo, bensì qualitativo. Solo Dio è unico! tutti gli altri sono idoli. Questo monoteismo qualitativo non è in contrasto con la presenza-immanenza di Dio nella storia. Egli non è un Dio che si disinteressa, è il Dio della promessa, dell’Esodo e dell’Alleanza.
- sulla radice di questo ceppo monoteistico-qualitativo si innesta l’esperienza del nuovo volto di Dio manifestatosi in Gesù Cristo. Due atteggiamenti:
            - Gesù rivela un’imagine inedita di Dio.
            - in positivo rivela il volto di un Dio Amore-Comunione.
- la rivelazione del nuovo volto di Dio emerge dall’evento della Croce-Risurrezione. La kenosis diventa via di rivelazione come amore altruistico. Attraverso kenosis di Gesù, Dio si rivela pienamente nel dono di sé in fino al sacrificio.



CRISTOLOGIA IN PROSPETTIVA UNIVERSALE: TRA ESCATOLOGIA, PNEUMATOLOGIA E PROTOLOGIA

- l’evento Cristo è infatti evento unico per essere evento universale di salvezza, e può essere evento universale e soteriologico se è legato al suo riferimento teo-logico/pneumatologico.
- Gesù è figura universale, in senso pieno, perchè attraverso di Lui parla Dio e il mistero della sua Persona è legato ed è il mistero stesso di Dio.
- non esiste soteriologia senza la messa al centro di un dato: nella Pasqua e nella Pentecoste vi è l’evetno centrale escatologico che ha portata universale per tutti e per sempre.
- l’escatologia è la dimensione caratterizzante della crisotlogia e della soteriologia.


CRISTOLOGIA E ANTROPOLOGIA

- GS 22 “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova luce il mistero dell’uomo”.

Il fondametno cristologico-dialogico della correlazione
- Gesù è Colui che ha fatto conoscere non solo un volto nuovo di Dio, ma anche un volto nuovo dell’uomo. L’uomo non può conoscere veramente se stesso se non in rapporto a Dio.
- la crisi del discorso su Dio è la crisi dell’antropologia.
- in Gesù abbiamo la piena rivelazione di Dio. L’incarnazione di Dio è il fondamento di ongi autentica umanizzazione.

Alcuni modelli della correlazione Dio-uomo in Cristo
- cerca il rapporto Dio-uomo in Cristo. Alcuni modelli:
1) antropocentico – si parte dall’uomo, ci si pone davanti a Cristo che risponde all’uomo. Prendere in considerazione (v úvahu) l’umano va bene, ma si corre il rischi di fare di Cristo una “risposta precomprensiva” all adomanda dell’uomo.
- è vero che Gesù aiuta l’uomo a capire se stesso.
- il rischio – fare di cristologia una antropologia.
- Gesù supera sempre le domande dell’uomo: le risposte di Gesù trascendono sempre le domande dell’uomo.
2) cristomonista – si presenta con caratteri che sembrano opposti al modello precedente.
- tutto parte da Cristo per poi scendere all’umano e quindi risalire a Cristo.
- il primato di Cristo. Fuori di Cristo c’è solo falsità e idolatria – dunque anche nell’antropologia (Barth).
- così non si può parlare di antropologia teologica, e vnegono disprezzare (opovrhovat) le scienze umane, tale modello non valorizza la dimensione creatura, non c’è correlazione tra Sio e l’uomo, in Crsito c’è tutto e basta.
3) mediazione o complementare (doplnění) c’è un movimento pendolare dall’uomo a Cristo e da Cristo all’uomo, senza mai assolutizzare uno solo dei due movimenti.
- da un lato ascolta gli interrogativi umani, dall’altro riceve dalla rivelazione un senso eccedente l’umano.
- il metodo è quello della mediazione:
        - antropologia media (zprostředkovat) la crisotlogia.
        - la cristologia media l’antropologia.

Dall’antropologia alla cristologia
- la centralità dell’uomo come ‘luogo teologico’ certamente non autonomo, ma di pari dignità e inriferimento ad altri ‘loci theologici’ come la Rivelazione, la fede...
- l’uomo è aperto al trascedente, ad un senso assoluto ed eccedente il semplice livello umano.
- qui si constaterà il bisogno di dialogare con quegli umanesimi capaci di interrogarsi sulle domande ultime dell’uomo.

Dalla cristologia all’antropologia
- la cristologia è la risposta suprema alle domande umane e media l’antropologia in un triplice senso:
            1) fa conoscre all’uomo il senso della sua esistenza.
2) in negativo: l’incontro con Cristo esercita una funzione critica rispetto a tutte le false certezze di un antropologia troppo sicura si sé.
3) in positivo: la cristologia propone concretamente un nuovo modello realizzato per l’uomo alla luce di Cristo: si va verso un’antropologia cristologica che valorizza il piano creaturale.
- LG 16 – la posizione cattolica è inclusivista (zahrnutá): ogni uomo si può salvare anche se non ha conosciuto Cristo, in quanto ogni uomo è ordinato a Cristo. Cristo è l’unico mediatore della salvezza: universalità della mediazione salvifica di Cristo.


L’UNICA MEDIAZIONE COSMICA E UNIVERSALE DI GESÚ CRISTO E L’ODIERNO DIBATTITO INTORNO AL PLURALISMO RELIGIOSO


- uno dei problemi maggiormenti nel dibattito teologico è il rapporto tra identità cristiana e pluralismo religioso.
- la domanda di salvezza non solo per coloro che adorano a Cristo.
- la singolarità ed universalità di Gesù Crsito come unico mediatore di salvezza.

 L’attestarsi (zaujmout stanovisko) della teologia delle religioni
- la domanda sul significato delle religioni è antica nel cristianesimo e si trova dià nella Bibbia – confronto con le diverse religioni politeiste.
- Vaticano II. - comprendere l’importanza delle religioni noncristiane. Confronto quotidiano e rispettoso verso i popoli, le loro tradizioni e perciò la religione.
- solo in Cristo vi può essere salvezza universale anche per i non-cristiani.
- De Lubac già alcuni anni prima del suo principale lavoro Catholicisme, affronta (vzdorovat) il tema della salvezza mediante la Chiesa.
- Dio può conoscersi solo se Dio stesso si rivela.
- per Barth il cristianesimo non è una religione, ma è la condonna (odsouzení) di tutte le religioni. (religione come tentativo dell’uomo di giungere a Dio).
- Danielou legge le religioni dentro un ottica cosmica (la rivelazione cosmica rivolta a tutti i popoli) – le religioni in un certo senso, potrebbero paragonarsi alla situazione degli uomini dell’AT, che ancora non avevano conosciuto Cristo. L’evento Cristo ha poi manifestato tutto. Però, come ci sono stati dei santi pagani nell’AT, così potranno esserci santi in altre religioni che attraverso le vestigia (stopa) del cosmo e la voce della coscienza possono conoscere Dio.

- K. Rahner – l’uomo ha già in sé un “esistenziale soprannaturale”, ovvero, un’attitudine (náklonnost) quasi connaturata (vrozený) nelconoscere dio. Quindi le altre religioni sono un’espresione della volontà salvifica di Dio in attesa della pienezza di Cristo.

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