Translate

Tuesday, March 4, 2014

LITURGIA

INDICE
PARTE PRIMA
LITURGIA E SACRAMENTARIA GENERALE
DA SAPERE BENISSIMO ,BENE, SUFFICIENTEMENTE

INTRODUZIONE (da sapere bene)
LITURGIA E TEOLOGIA DEI SACRAMENTI
1.                  LA QUESTIONE DEL RITO NELLA TEOLOGIA SACRAMENTARIA
tre momenti fondamentali del rapporto tra rito e riflessione teologica: si è passati dalla presupposizione del rito, tipico dell'epoca delle origini cristiane, alla sua rimozione in epoca moderna (il rito viene considerato come eteronomia ossia dipendenza dell’uomo da Dio e quindi si prova a correre ai ripari con la sovradeterminazione del rito), per giungere faticosamente alla sua reintegrazione nella fede e nella teologia (il rito è indispensabile come mediazione personale ed ecclesiale per arrivare alla fede; la giusta comprensione dei sacramenti non si può avere solo con approccio metafisico ontologico, ma necessita approccio pratico ermeneutico che connette l’agire della grazia nel sacramento e la dimensione simbolica dell’agire umano nel rito).

altra suddivisione possibile:
1) come si celebra: manuali di liturgia del 1800
2) che cosa si celebra (contenuto della celebrazione) CV2
3) perché si celebra (il perché del rito) fase attuale
2.                  LA DEFINIZIONE CLASSICA DI SACRAMENTO E SEGNALI DI CRISI
2.1 La nozione di signum
Nella prospettiva di Agostino il segno è definito per distinzione e correlazione rispetto al sacramento stesso . Il signum (sacramentum) non è la res, ma la significa, è soltanto un rimando noetico e non ha alcun rapporto diretto con la grazia che è associata al sacramento. Questa concezione di segno porta alla polemica di Berengario riguardo alla presenza del Signore nel sacramento della eucarestia: il pezzo di pane è solo un segno oppure quello è realmente  il corpo del Signore?
Si amplia il concetto specificando efficacia e produzione della grazia da parte del sacramento.
2.2 La questione dell'istituzione dei sacramenti
se i sacramenti causano la grazia e se la grazia può essere causata solo da Dio, è necessario concludere che tutti i sacramenti sono di istituzione divina. Ossia detto in altre parole Gesù Cristo nella sua storia terrena avrebbe espressamente dato una modalità specifica per ogni sacramento e questa modalità sarebbe sicuramente la migliore perché istituita da Dio stesso. Questo ragionamento va in crisi infatti: perché, se il sacramento era perfetto, la chiesa nel corso dei secoli né ha modificato la prassi tante volte? Si cerca di rispondere con la teoria della determinazione solo generica: Gesù avrebbe determinato la grazia di ogni sacramento e avrebbe lasciato alla chiesa decidere il rito per ciascuno. Ma questo presuppone che la chiesa determini il rito in funzione della grazia, ossia che ci sarebbe un modo diverso dal rito per arrivare alla grazia. Vicolo cieco e crisi della nozione di segno.

2.3 L 'ex opere operato
Per il fatto stesso di aver detto e fatto gesti  e parole la grazia è donata secondo il sacramento celebrato (nonostante le intenzioni e la dignità del ricevente e del ministro). Questa concezione è irrinunciabile (infatti la grazia è grande rispetto a quanto l’uomo possa immaginare o pensare) ma allo stesso tempo problematica: infatti la concezione moderna può avere il sentore di magia. Occorre capire che l’azione di grazia investe tutto l’uomo: la grazia nel soggetto rimane ma questi deve accoglierla e lasciarla agire. 



3.                  TENTATIVI DI RINNOVAMENTO
3.1 L'ecclesiologia
Rhaner: Gesù è il sacramento originario e la chiesa diventa il sacramento fondamentale. Si supera ex opere operato, istituzione e si riabilita la funzione di segno: critica: si perdono i confini di sacramento perché questi sono larghi quanto tutta la chiesa!
3.2 L'antropologia
SI fa precedere alla catena: Gesù Cristo: sacramento originario, Chiesa sacramento fondamentale, sacramentolgia (i sette sacramenti), il sacramento naturale che è l’uomo e il mondo.

3.3 "Inflazione" della nozione di sacramento
Qui c’è il rischio di non avere la precisione sulla concezione di sacramento, c’è il rischio della sacramentalità diffusa, mentre i segni dei sacramenti sono circoscritti e precisati all’interno della chiesa.

4.                  TEOLOGIA DEI SACRAMENTI E RITO LITURGICO
La funzione del rito è pienamente legata alla dimensione della esperienza umana: la memoria è condizione di possibilità di un agire intenzionale e rimando del soggetto ad un passato identificante. Il rito ha a che fare con la storia, con la memoria, con l’esperienza e quindi con l’uomo: esso è la forma paradigmatica di accesso alla verità universale dischiusa dall’evento Cristo.

SCHEDA: L'universo liturgico
Liturgia in quanto prescritta o istituita: tutta la serie dei testi e libri liturgici per le celebrazioni, tutto quanto ciò che offre il programma rituale di una celebrazione
Liturgia istituente o celebrata: quando la liturgia scritta passa in azione, il testo diventa evento: tramite l’ars celebrandi l’uomo sperimenta, nella forma del rituale, la presenza salvifica di Dio e della chiesa.
Teologia della liturgia: riflessione sul rapporto tra azione rituale e mistero pasquale di Cristo nell’oggi.

EXCURSUS 1 (da sapere bene)
LA SACRAMENTARIA GENERALE NELLA MANUALISTICA CLASSICA

Teologia manualista del XVI secolo: dopo trento per fronteggiare il protestantesimo si fa una massiccia e semplificata preparazione del clero: teologia delle conclusioni: i sacramenti vengono spiegati in maniera riduzionistica con il trattato de sacramentis in genere e de sacramentis in specie.
IN GENERE
1.           Quid sit sacramentum? natura ed essenza del sacramento, sui suoi elementi costitutivi.
2.           Cur sacramentum? questione intorno alla necessità dei sacramenti.
3.           Quis? chi agisce nei sacramenti. Di fatto si tratta del problema dell'istituzione e, strettamente connessa, la questione del ministro dei sacramenti.
4.           An sit? Esistenza storica dei sacramenti.

IN SPECIE
1)       de existentia
a.       la fondazione biblica: si cerca il versetto della Scrittura adatto
b.      l'istituzione: si cerca, anche in questo secondo passaggio, il versetto adatto. Per es. per il battesimo si cita Mt 28,19
c.       la prassi ecclesiale
2)      De essentia
a.       materia remota: per il battesimo l' acqua
b.      materia prossima: l'uso che se ne fa nel sacramento; per es. per il battesimo l'immersione o l'abluzione
c.       forma
3)      De effectibus
a.       la grazia
b.      il carattere
4)      De ministro
a.       Ordinario
b.      Straordinario
c.       liceità, illiceità
5)      Subjectum
a.       chi può ricevere il sacramento
b.      le condizioni (che devono essere rispettare per accedere al sacramento)
La necessità di una trattazione dei sacramenti in genere è stata posta in crisi per diversi motivi: nella storia iniziale del cristianesimo non c’era, si rischia di perdere la originalità dei vari sacramenti, facendo sembrare i setti come modalità differenti di un unico grande sacramento, esistono in effetti i soli 7 sacramenti che vanno presi singolarmente, uno studio singolare ed induttivo è più confacente alla mentalità moderna. Rahner si oppone a questo e considera utile una trattazione a priori prima di analizzare i sette sacramenti.

EXCURSUS 2 (non fare)
ANALISI DEI PIÙ DIFFUSI MANUALI PRECONCILIARI DI LITURGIA (non fare)

CAPITOLO I (da sapere bene)
LITURGIA
Differenza tra occidente e oriente: nel primo il termine è stato ignorato fino al XVIII secolo, mentre nel secondo è in uso da sempre per indicare principalmente la celebrazione liturgica.
1.            ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO DI FONDO
Il termine liturgia deriva da laos e ergon: significa rendere un servizio al popolo, nel momento in cui si compie qualcosa che propriamente sarebbe compito della comunità
2.            L'USO LINGUISTICO NEL MONDO EXTRABIBLICO
2.1 L'uso linguistico politico-tecnico
Accanto alle solenni liturgie, compiute a turno nelle tribù dalle varie famiglie che le componevano (banchetti offerti ai membri della tribù, guida di una delegazione sacra, finanziamento di giochi e di feste), vi erano anche liturgie straordinarie per eccezionali necessità dello stato (pagamento anticipato di imposte di guerra).
2.2 L'estendersi dell'uso politico-tecnico
Questi servizi al popolo si ampliano e per prestazione si intende quella obbligatoria regolata anche amministrativamente.
2.3 L'uso volgare genericizzato
Il termine passa ad indicare in modo generico qualsiasi prestazione di servizio (dal lavoro dello schiavo al padrone, all’allattamento dei cuccioli da parte della madre animale).
2.4 L'uso cultuale specializzato
Intorno al I-II sec A.c. si trovano delle iscrizioni che riferiscono il termine a mansioni cultuali, che cominciano a segnare il rapporto cultuale tra uomo e gli dei (anche se a volte ritorna l’accezione pubblica del termine che viene usato per indicare che le spese per il culto debbono essere pagate dal popolo in genere).
3.            L' USO LINGUISTICO NEI LXX E NEL GIUDAISMO ELLENISTICO
3.1 Occorrenze e corrispondenti ebraici
Con i LXX il termine liturgia acquista il valore di termine tecnico per indicare il culto levitico in quanto tale, ossia una forma cultuale determinata da un proprio cerimoniale, fissato nei libri della Legge e riservata a una particolare categoria di persone (i sacerdoti): i verbi del TM seret e abad, che erano utilizzati in senso generico profano e religioso, vengono qui tradotti in base al contesto con “liturgia” se di ambito religioso, con latreo o douleo se profano. Questo però va a discapito di cosa sia veramente liturgia: non soltanto la prassi del culto, ma anche l’offerta della propria come più nobile espressione di servizio a Dio.
3.2 Il  rapporto tra l'uso linguistico dei LXX e quello extrabiblico
i traduttori hanno avvertito il bisogno di designare regolarmente il servizio sacerdotale con una espressione che fosse il più possibile ristretta soltanto ad esso e di distinguere il rapporto cultuale con Dio da ogni altra situazione di servizio in cui gli uomini potessero trovarsi (servizio profano). L’uso del termine liturgia è forse derivato dalla concezione tecnico politica di servizio regolato da leggi: in questo caso però non finalizzato direttamente al popolo ma a Dio e di riflesso anche al popolo per la mediazione del sacerdote.
4.            IL CULTO ALL'ORIGINE DEL POPOLO D'ISRAELE
4.1 L'esodo dall'Egitto e l'alleanza al Sinai
L’Esodo del popolo ebraico dalla terra di Egitto è stimolato sicuramente dalla promessa di una nuova terra libera dal giogo degli oppressori, ma c’è fin da subito una seconda prospettiva che accompagna la richiesta di uscita: il servizio a Dio. (Dio lo chiede a Mosè, Mosè lo ribadisce al faraone tante volte e in tante modalità: servire il Signore nel deserto, anche donne e bambini devono servire il Signore, gli animali servono per il sacrificio a Dio e per il suo servizio e adorazione. Questa non è una motivazione storica transitoria o fasulla, ma rappresenta la finalità reale con cui Dio progetta questa uscita. Dopo il Sinai il popolo diviene tramite una liturgia, popolo consacrato a Dio: l’azione di culto che il popolo eleva a Dio è la vita stessa 
4.2 Riti veterotestamentari e loro significato memoriale
Il significato profondo del rito è quello di memoriale: ossia una perennizzazione dell’azione salvifica storica compiuta una volta da Dio, perennizzazione che mette a disposizione degli uomini la salvezza ogniqualvolta essi celebrano il memoriale di quell'azione salvifica. Lo strumento principale attraverso cui è possibile il memoriale è la Parola e il racconto.
4.3 I richiami dei profeti
La parola dei profeti mette a fuoco come la conformità esteriore alle prescrizioni della legge relative al culto concretamente mascheri una trasgressione profonda alle esigenze dell'alleanza, perché il carattere solenne degli atti di pietà coltiva l'illusione di una fedeltà apparente, smentita in realtà dall'idolatria in ambito religioso e dalla violenza/oppressione nella convivenza sociale. C’è una dimensione antropologica che superano le frontiere spazio-temporali e che è un monito per tutte le generazioni: il gesto cultuale non può essere dissociato dalla vita concreta che lo precede e lo accompagna, soprattutto non esime mai dall'ascolto della parola di Dio e dall'osservanza della sua legge.

4.4 La letteratura sapienziale
Sulla stessa linea dei profeti i sapienziali ben indicano quale è l’offerta che Dio gradisce che poi viene ripresa in eb 10,5-7: Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo".
5. NEL Nuovo TESTAMENTO
5.1 Occorrenze e uso del termine "liturgia"
Il termine liturgia è usato solo 15 volte, in 4 categorie:
1)         senso generico di prestazione di un qualsiasi servizio,
2)         senso rituale sacerdotale dell’AT,
3)         senso di culto spirituale: Paolo si presenta come sacerdote della nuova liturgia propria dei tempi ultimi inaugurati da Cristo. Egli, attraverso la liturgia della evangelizzazione, offre i pagani come sacrificio a Dio. questa liturgia non ha riti particolari, resta estranea alle mura del Tempio, si compie senza l'intervento di persone a ciò deputate: scaturisce dal Vangelo predicato e vissuto.
4)         senso di celebrazione cristiana:viene indicata con liturgia la preghiera comune e specifica dei cristiani che viene a sostituire e avere la stessa dignità della preghiera veterotestamentaria. 

Le nuove figure capi del cristianesimo non vengono mai appellati come sacerdoti o liturghi: essi non devono offrire la liturgia, ma devono testimoniare l’unica offerta liturgia che è quella del Cristo.

5.2 La novità del messaggio cristiano nel comportamento e nell'insegnamento di Gesù
La posizione di Gesù di fronte alle osservanze rituali del suo popolo è ad un tempo di continuità e di discontinuità. Egli partecipa e osserva la preghiera del pio ebreo, ma non offre sacrifici al tempio, non è schiavo del sabato etc.
In particolare episodio della “purificazione del tempio”: l’intento di Gesù non è tanto quello morale di riprovare coloro che mercanteggiano e speculano intorno ad un luogo sacro: l’intento è quello di stabilite un nuovo culto: non ci sarà più bisogno ne di tempio ne di sacrifici perché l’unico sacrificio e l’unico tempio sarà il tempio del suo corpo costituito con potenza dopo tre giorni nel giorno della resurrezione. Oltre a questo c’è un nuovo sacerdozio sempre nella persona di Cristo (che ricordiamo è vittima altare e sacerdote).
5.3 Rm 12, 1-2
12,1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come 2 sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
1Cor 6,20: «glorificate dunque Dio nel vostro corpo» : si tratta cioè di onorare Dio nella concreta esistenza quotidiana, fatta di visibilità relazionale e percepibile così da andare oltre un culto che sia puramente interiore o rituale. È dunque nella vita mondana e di ogni giorno che i cristiani sono vittime e sacerdoti.
Questo sacrificio del proprio corpo è santo, in opposizione al sacrificio del corpo degli animali.
Modalità di questa “offerta”: resistenza attiva al mondo, al suo egocentrismo, atteggiamento di distanza critica, contenuto nell'esortazione di non conformismo ; ma allo stesso tempo rimozione di resistenza alla metamorfosi che Dio vuole compiere in noi meraviglie, non solo nella dimensione interiore ma anche nel nostro essere relazionale nel mondo.
Offerta totale ed esclusiva : a Dio padre che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato in sacrificio per tutti noi, non si può altro che dare tutto, ecco quindi l’offerta di se stessi senza riserva.,

5.4 La lettera agli Ebrei
reinterpretazione cristologica delle categorie sacrificali dell'AT, continuità, discontinuità e progressione.

Continuità: il sacrificio di Cristo come quelli antichi è sacrificio di lode e ringraziamento,sacrificio di comunione perché unisce l’uomo a Dio trasformandolo nel profondo, sacrificio di alleanza, di sacrificio di espiazione dei peccati dell’uomo,
Discontinuità: Cristo supera con il suo sacrificio il carattere carnale ed esteriore di sacrifici, per cui le vittime animali morte non potevano entrare in comunione con il Dio vivente e non potevano purificare dai peccati la coscienza degli offerenti.
Progressione: sacrificio  personale ed esistenziale, perché Cristo offrì se stesso, senza macchia intesa come assenza di peccato e non di imperfezioni corporali e carnali degli animali.
Sacrificio spirituale perché mosso dallo Spirito Santo.

In sintesi: il sacrificio di Cristo è sacro perché offre la sua vita in olocausto: bruciandola in nome dell’obbedienza al padre e solidarietà con prossimo




5.5 Il libro dell 'Apocalisse
l'Apocalisse celebra il modo in cui Cristo associa i suoi alla sua vittoria pasquale, chi persevera e vince come Lui ha perseverato e vinto, regnerà sul trono : per questo ogni battezzato è sacerdote perché già canta le lodi a Dio che ha instaurato il suo regno.
5.6 Atti 2, 42-46
quattro elementi in at 2, che fanno capire come i cristiani avessero consapevolezza di un loro culto proprio e diverso da quello dell’antico testamento:
1)      insegnamento degli apostoli (predicazione ed evangelizzazione)
2)      vita in comunione
3)      spezzare il pane: la comunione nella vita è elemento essenziale per poter  celebrare la eucarestia: il pane spezzato indica la provenienza dell’unica comunione che è dall’unico corpo di Cristo che si dona nel pane.
4)      preghiera al tempio
5.7 In sintesi

Il culto che Dio gradisce/ricerca è quello in spirito e verità
Il culto spirituale è quello "secondo lo Spirito"
ogni battezzato è "sacerdote" in quanto abilitato a offrire a Dio il sacrificio vivente del proprio corpo (vita). Il sacerdote non è mediatore in quanto tale ma in quanto rappresenta Cristo e Cristo_capo Il rito non è un atto che l’uomo pone per onorare Dio (formalismo rituale o ritualismo). Il rito è invece una azione si dell’uomo, ma nell’azione dell’uomo è Dio stesso che agisce: celebrando il rito è Dio stesso che con la sua azione nell’azione dell’uomo trasforma. La chiesa pone il rito (è la chiesa stessa che ha deciso i gesti etc.) Nella preghiera eucaristica abbiamo di per se una duplice epiclesi: la prima la trasformazione dei doni: si chiede allo spirito santo di trasformare pane e vino in … e poi si chiede nella seconda che coloro che partecipano alla cena diventino un solo corpo

6. CONCLUSIONI

Il dono unico che Dio aspetta, l'unica cosa che non è ancora sua, è la nostra libertà, è la risposta del nostro amore. La possibilità di dire "sì" o "no", equivale alla possibilità di fare un dono libero a Dio. Questo è il vero sacrificio.

CAPITOLO II (da sapere sufficientemente)
LA PRASSI LITURGICA NEI PRIMI SECOLI
1.                  LA POLEMICA CON L'EBRAISMO
Gli ebrei accusavano i cristiani di “empietà o di ateismo” perché essi non avevano né tempio ne sacerdote, ne seguivano l’usanza del loro presunto capo che era quella della circoncisione in quanto ebreo. Giustino espone questo nel dialogo con Trifone (a proposito di Giustino egli dopo aver cercato in molte parti la verità giunge a trovarla con l’ausilio della filosofia in Gesù Cristo. Giustino parla poi del semi del verbo che sono sparsi anche nella filosofia: giunge a dire che l’AT e la filosofia sono le due vie che inevitabilmente conducono a Cristo. Cosi si schiera contro le religioni pagane e che non sono altro che consuetudini sganciate dalla verità e dall’essere e che la stessa filosofia greca ha riconosciuto vuote.

2.                  LA POLEMICA CON IL MONDO PAGANO
2.1 Accusa di ateismo

I cristiani sono accusati di ateismo, anche per il fatto che nella loro religione manca il sacrificio.
Dice Giustino che l’accusa di ateismo è valida verso gli altri dei, ma non già verso il Dio verissimo al quale compete Lode, rendimento di grazie, e il quale ha creato tutte le cose, che vanno distribuite tra le persone senza che egli necessiti che gli sia offerto e bruciarlo nulla! 
Origene Alessandrino: padre dell’esegesi allegoria, il passaggio dalla lettura allo spirito. Triplice lettura della bibbia:
primo leggere esattamente che cosa sta scritto, il testo come tale (Esapla con caratteri ebraici, traslitterati in greco e poi 4 diverse traduzioni (LXX Aquila Simmaco Teodozione)
secondo commento di tipo esegetico quasi versetto per versetto, in forma minuziosa, ampia e approfondita, con note di carattere filologico e dottrinale.
Terzo predicazione con adeguamento al pubblico ascoltante.

I tre sensi della scrittura:
letterale,
morale (che cosa dobbiamo fare per vivere la parola)
spirituale (presenza di Cristo in tutta la scrittura).
Rivalutazione dell’antico testamento rispetto a gnostici e marcioniti: l’antico testamento ha valore in quanto ci parla già di Cristo. 

2.2 Distorte letture dei riti cristiani
L’accusa mossa in questo caso è quella di una cattiva lettura e diffamazione del rito del battesimo e del rito della eucarestia: in particolare si accusa i cristiani di venerare un crocifisso con la testa d’asino e di fare chissà quale azioni libidinose durante la cena eucaristica.
Rivalutazione dell’antico testamento rispetto
2.3 Prime osservazioni

1)      Il sacrificio
a.       non è più la vittima animale, ma Cristo che si offre per la remissione dei peccati (lettera agli ebrei: il sacrificio è Gesù Cristo e l’altare sul quale avviene tale sacrificio è quello della croce)
b.      come Cristo, anche i cristiani offrono nel loro corpo se stessi come sacrificio vivo, santo e gradito a Dio (Rm 12)
c.       come questo sacrificio trovò in Cristo espressione in un atto di incondizionata dedizione alla volontà del Padre (l'offerta della propria vita - croce), che si manifestò come sacrificio di preghiera e supplica, così anche i cristiani offrono in Cristo il sacrificio della lode, come unico gradito a Dio.
2)      Il tempio: Il nuovo culto ha nel corpo di Cristo tanto il sacrificio che il tempio
3.                  POLICARPO E AGOSTINO: UNA LETTURA SPIRITUALE DEL CULTO

Il martirio di policarpo è nel rogo: non sulla croce come volevano inizialmente ma soltanto legato: esso è presentato come un sacrificio eucaristico perché ci sono diversi elementi propri della celebrazione: l’azione di rendere grazie, la benedizione la richiesta di accoglimento del sacrificio e la dossologia trinitaria.
La venerazione del corpo del martire non è alla stregua del corpo di Gesù: nel martire si ammira un esempio, in Gesù si contempla il re e maestro, i due culti non vanno messi sullo stesso livello. Con i resti del martire viene celebrato il suo giorno natalizio: la morte e il martirio vengono visti come una nascita al cielo.

Agostino torna sul tema dell’offerta di se stessi: egli dice che anche l’elemosina e le opere di misericordia per quanto cosa buona in se stesse se non viene fatte per Dio non sono sacrificio a lui graditi. Agostino fa il paragone di come il piegare il corpo da parte del principio spirituale dell’anima è cosa buona quando indirizzato verso un bene morale, cosi è buono e gradito il sacrificio di tutto se stessi (anima e corpo) alla volontà di Dio: senza conformarsi al mondo presente e lasciandosi trasformare dalla azione dello Spirito.


4.                  PER UNA TEOLOGIA DEL CULTO
Abbiamo tre dimensioni del culto:
sacrificio: della vita interiore e la preghiera
altare: è Cristo che raccoglie l’offerta della vita e le preghiere di lode
tempio:è il corpo di Cristo.

In questi primi secoli si viene formando anche un sistema rituale proprio cristiano: che differisce da quello pagano e dell’at in quanto esso esprime questa novità di vita. Gli atti cultuali non sono staccati e accanto alle altre azioni della vita, ma essi sono atti nei quali il Cristo stesso ricrea gli uomini che vivono per lui.

Descrizione del rito della eucarestia e del battesimo: la liturgia moderna ha ripreso tutti o quasi gli elementi che troviamo in questi primordi: si fanno letture degli apostoli (i vangeli) e i profeti, si tiene un insegnamento, alla fine della celebrazione si fa la colletta a chi possiede di più offre di più e si mette tutto nelle mani dell’unico che presiede (vescovo) perché utilizzi quanto raccolto per il bene dei più bisognosi e per l’offerta a Dio. I diaconi sono incaricati della distribuzione del pane eucaristico: la consapevolezza è già che quello non è un rituale qualunque ma il vero corpo di Cristo.

Nella ammissione al battesimo abbiamo un severo scrutinio: ci sono certi mestieri che non sono accettati perché palesemente in contraddizione con la verità cristiana (gli attori e gli insegnanti in particolare perché in queste professioni c’era  l’insegnamento della religione pagana , e anche a coloro che erano dediti alla guerra era chiesto di lasciare).

Nel rituale sono previsti due professione di fede (a quella a tre domande oppure quella del credo recitato). Ci sono due unzioni e una triplice immersione.

Per quanto riguarda l’impianto liturgico, possiamo dire che nei primi due secoli abbiamo soltanto la scansione domenicale con la fractio panis. Successivamente si aggiungeranno gli elementi delle ore liturgiche e dell’anno liturgico.
Le ore di preghiera già dal III e  IV secolo sono già suddivise in terza sesta e nona e vengono giustificate con la perfezione del numero tre e con le azioni divine e apostoliche che in esse sono compiute: discesa dello spirito santo, comando del battesimo ai pagani, crocifissione e morte di Gesù. Inoltre c’è la preghiera delle lodi che viene giustificata con il fatto che il giorno che sorge è paragonato alla risurrezione di Cristo e poi la preghiera del vespro che viene motivata con il fatto che se anche la luce del giorno passa, per il cristiano la luce stessa è Cristo: quindi anche venendo meno la luce del sole fisico, non passa la luce del sole di giustizia che è Cristo.


5. LA RIFLESSIONE SUI SACRAMENTI
5.1 misterion

il termine deriva dalla radice verbale onomatopeica mu(greco)- emettere con le labbra chiuse un suono inarticolato = tenere la bocca chiusa. Prima di Cristo questo vocabolo è usato per
1)      indicare una cosa nascosta e segreta
2)      per indicare una cerimonia religiosa segreta che mette in contatto con una realtà nascosta.
3)      L’effetto di questi riti (ossia la santità rituale e la perfezione cultuale)

Nella LXX è usato nella sapienza per indicare le cose misteriose che Dio svela, e in Daniele per indicare quanto verrà manifestato alla fine dei tempi che ancora è nascosto.
Nel NT:in Mc indica la signoria di Dio il cui dispiegamento è iniziato a manifestarsi agli apostoli ma non agli altri a cui tutto è enigmatico e spiegato in parabole.
In Paolo: misterion indica il progetto di salvezza di Dio che era nascosto dai secoli che però inizia a manifestarsi con la venuta e nella persona stessa di Cristo. 
Nel corso del III e IV secolo il termine misterion si riferisce sempre più alle celebrazioni del battesimo e della eucarestia: qui c’era il pericolò di fraintendimento con i culti misterici di Mitra o altro: ma bisogna subito precisare che mentre questi mettono in comunicazione la persona con dei che vengono dalla presunzione umana, i secondi (quelli cristiani) mettono in comunicazione con il Dio vero, quello della vita.
In particolare Cirillo di Alessandria collega in modo mirabile la dimensione teologica e quella cultuale: misterion è un evento salvifico, accessibile alla sola fede, realizzato da Dio negli eventi della vita di Cristo e in atto nei riti della Chiesa: il misterion è dunque tipologico (l’azione di Dio si perpetua nella storia) e mistagogico (il misterion si vive e si capisce in quanto è celebrato).


5.2 Etimologia del termine sacramentum
Cil termine può derivare da:
sacrare: consacrare a qualcuno (generalmente dei): positivo: consacrarsi per venerazione e lode, negativo consacrarsi per evitare una maledizione.
Sancire: rendere irrevocabile, con una garanzia sacra. Da qui deriva anche sanctus che significa prima irrevocabile consacrato e poi venerabile irreprensibile e virtuoso.
Infine il verbo finirà con il designare l’azione stessa di consacrazione
5.3 L'uso del termine sacramentum nel latino classico
Primo uso: È il giuramento di fedeltà che il soldato è chiamato a pronunciare nei confronti del suo generale al momento dell'arruolamento. Ha effetti giuridici in caso di mancanza.
Secondo uso: procedimento giudiziario in cui le parti in contrapposizione depositavano una certa cauzione che veniva confiscata da un giudice in caso di verdetto negativo.

5.4 L'uso del termine sacramentum in Tertulliano
Primo significato: Il cristiano è un soldato di Cristo e il battesimo costituisce l'arruolamento nella milizia di Cristo. Per questo la professione di fede battesimale costituisce un sacramentum in analogia con il giuramento militare. Da qui il significato della parola viene esteso fino a una vera e propria alleanza tra Dio e l’uomo, quindi con un significato che si estende oltre la dimensione personale e qualifica anche una comunità ecclesiale.
Secondo significato: sacramentum è il segno profetico che garantisce la salvezza, che viene usato nel battesimo o nella eucarestia e che esplicita il rapporto tra vecchio e nuovo testamento,
Terzo significato: viene utilizzato per tradurre il misterion greco: per distinguere dal termine mysterium latino già presente che indicava i culti pagani.
5.5 Ambrogio di Milano e il metodo mistagogico
M tre significati: mistero evento; mistero-verità; celebrazione cristiana.
Importante è il metodo mistagogico: ossia ricercare partendo dai segni tangibili del rituale del sacramento (acqua, pane, vino etc.) i “tipi” (ossia l’annuncio) che  del sacramento è già stato fatto nell’antico testamento.
Si ha la terna:
1)      l'evento dell'AT è il tipo;
2)      l'anti-tipo è sempre Cristo;
3)      il sacramento è l'immagine (imitazione).
Esempi: (dal De sacramentis di Ambrogio) In una catechesi per il catecumeno: Namann il siro, che si fa purificare dal profeta nel fiume Giordano, è il tipo del battesimo che è nella chiesa possibile per l’antitipo che è Cristo stesso che si è fatto battezzare nelle acque del Giordano. Il catecumeno vede solo il vescovo e l’acqua e rimane stupito che sia necessario solo quello? La stessa cosa Namaan il Siro quando gli si dice che la sua purificazione avverrà nel fiume Giordano: egli esclama non ci sono altre acque migliori di queste nel mio paese?
Dal Sacramentarium Gelasianum: nella preghiera di benedizione dell’acqua ci sono le figure veterotestamentarie dello spirito che si libra sulle acque e del diluvio, i quattro fiumi del paradiso terrestre e poi l’acqua scaturita dalla roccia durante il passaggio nel deserto (riferimenti tipo). Poi i riferimenti neotestamentari (antitipi Gesù alle nozze di cana e Gesù con il costato aperto che emette acqua): la benedizione nell’oggi (sacramentale) è chiesta in virtù di questi tipi e di antetipi (si realizza dunque l’immagine.
La manna che scende dal cielo è il tipo del sacramento della eucarestia e l’antitipo è sempre Cristo che ha detto che chi non mangia della sua carne non avrà la vita eterna. Oppure in dimensione escatologica il sacramento non è che anticipo di quello che sarà (cosi l’eucarestia non è che l’ombra del banchetto escatologico)
La filosofia che sta alla base è il medio platonismo: due principi della realtà: il sensibile e l'intelligibile. L’intellegibile da fondamento al sensibile tramite tre fasi: mimesi (il sensibile imita l’intellegibile) metessi (partecipazione del sensibile all’intellegibile) koinonia (comunione tra sensibile e intelligibile).
Il passaggio filosofico dal sensibile all’intelligibile viene applicato anche ai sacramenti: si deve fare con essi il passaggio da quanto sperimentato al creduto. Purtroppo questo sistema mistagogico scadrà nell’allegorismo medioevale come un simbolismo vuoto.


CAPITOLO III (da sapere sufficientemente)
VERSO IL MEDIOEVO
Con Costantino il cristianesimo esce dalla clandestinità e diventa addirittura religio lecita e poi religione di stato e poi sistema politico religioso.
1.                                      TAPPA DI AVVICINAMENTO: IL PASSAGGIO ALL'EPOCA COSTANTINIANA
1.1    Le famiglie liturgiche
Le maggiori sono famiglia antiochena e famiglia alessandrina. In occidente : ispanica, gallicana, ambrosiana e romana, celtica.
1.2    I riti del catecumenato e della penitenza
Il catecumenato è il periodo di preparazione al battesimo che è il sacramento di iniziazione alla vita cristiana. Con il sistema sociale venutosi a creare dopo il IV secolo si intreccia vita politica e pastorale: cosi per poter accedere alla carica pubblica occorre almeno essere catecumeno: questo provoca che alcuni con poco desiderio ma per avere parte alla vita lavorativa si iscrivono al catecumenato senza mai accedere al battesimo (che aveva degli obblighi). Anche la penitenza che era sotto forma di ordine, era in qualche modo rimandata fino alla vecchiaia perché era considerata irripetibile (non si può peccare ed essere perdonati una seconda volta).
1.3    L'anno liturgico
Si comincia a sviluppare l’anno liturgico intorno al nucleo pasquale e quaresimale, in funzione anche di avvenimenti storici e problematiche pastorali: esempio la quaresima inizialmente era il periodo di preparazione al battesimo degli adulti (infatti si battezzava la notte di pasqua e poi c’era la settimana in albis per i neofiti) con il pedobattesimo si cambia in liturgia penitenziale di preparazione alla pasqua.
1.4    II cerimoniale di corte e la liturgia
Il culto cristiano passa dalle case private a edifici appositi: basiliche. Ci deve essere una liturgia ufficiale: questa viene presa dall’AT (esempio melkisedek che rappresenta il sommo sacerdote come Cristo) e dal cerimoniale della corte imperiale (esempio uso dell’incenso)
1.5    San Leone Magno
La liturgia è finalizzata a far capire che:
1)      Roma non è più pagana ma cristiana
2)      I protettori della città non sono Romolo e Remo ma Pietro e Paolo
3)      I cittadini non sono i pagani ma i battezzati
La ltirugia dispiega il suo potenziale
1)      le feste dell'anno liturgico non sono commemorazioni, ma sono sacramentum et exemplum: si ricorda un fatto o un gesto di Cristo di modo che questo possa rivivere in noi e trasformare la nostra esistenza
2)      tutto l’anno liturgico è occasione di salvezza in cui non mancano segni della bontà divina.


2.                                      UN'INTERESSANTE CHIAVE DI LETTURA DELLA STORIA: I LIBRI LITURGICI
C’è una evoluzione dei testi liturgici:
1) fase della creatività (IV secolo): nella liturgia romana c’è il passaggio dal greco al latino: occorre scrivere testi ad hoc per le celebrazioni e si fanno le prime indicazioni di metodo (esempio la preghiera eucaristica sempre rivolta al padre…)
2) fase della prima pubblicazione (IV –VI sec.): si formano i primi libelli missarum (esempio libellum veronese o leonino): non hanno scopo di essere riutilizzati quanto quello di essere un pro-memoria per colui che presiede la celebrazioni
3) fase dei libri liturgici puri: (VII sec.): ci sono dei libri legati al ministro liturgico: in esso ci sono tutti i testi che devono essere detti dal singolo ministro: poi ci saranno i libri misti o plenari legati alla celebrazione (esempio il messale romano che contiene sia la parte del sacerdote che le risposte del popolo)
3.                                      VERSO L'INIZIO DELL'EPOCA MEDIOEVALE
Prospettiva etnico culturale: siamo nel tempo della lotta per le investiture e nuovo rapporto tra chiesa ed impero: lotta contro l’arianesimo e accentuazione trinitaria.
Prospettiva teologica: aspetto esteriore della chiesa, mentalità individualista (salvezza dell’anima)
Prospettiva liturgica: le cerimonie diventano complesse/pompose dense di particolari e di esteriorità (patene che devono essere toccate migliaia di volte in migliaia di modi diversi)

Gregorio Magno: inventa la liturgia stazionale, attenzione al canto, apertura alle diverse tradizioni liturgiche (non bisogna amare le cose a motivo dei luoghi ma i luoghi a motivo delle cose buone che hanno).

CAPITOLO IV (da sapere sufficientemente)
IL MEDIOEVO TRA ESTERIORISMO, GIURIDISMO E ALLEGORISMO

1.                  SEGNI DI ESTERIORISMO-GIURIDISMO
-          Distinzione tra celebrazioni legalmente valide (cioè veri atti di culto), ma moralmente illecite (peccato) sacerdote in peccato mortale la messa vale uguale ma l’atto è illecito.
-          cosa è necessario a livello minimo per l’Adempimento del precetto festivo? Basta essere nella chiesa, guardare la celebrazione, arrivare prima che si scopra il calice? Giuridismo
-          aggirare le prescrizioni: Missa sicca e Missa bi-tri-quatri-facciata: una sola consacrazione e poi tante volte le altre parti della messa.


2.                  IL VERSANTE DELLA RIFLESSIONE TEOLOGICA
la liturgia diventava esteriorità e commercio deputato solamente ai sacerdoti: si pagava il funerale per il numero di candele accese, il popolo cercava il surrogato della messa attraverso la devozione (visto che pur partecipando non capiva nulla).

3.                  UN TENTATIVO DI SPIRITUALIZZAZIONE: L'ALLEGORISMO
L’idea della messa è quella di rappresentazione di un avvenimento: l’allegoria era usata per trovare una corrispondenza tra i personaggi e cose del vangelo con i personaggi e cose della messa, della chiesa, della struttura della liturgia, un modo per spiegare al popolo che cosa si stava facendo. La nota positiva è che la spiegazione è in riferimento alla sacra scrittura e alla croce, ma si perde cosi la vera partecipazione alla celebrazione.

4.                  UN SECONDO TENTATIVO DI SPIRITUALIZZAZIONE: IL DEVOZIONALISMO
Le devozioni sono una alternativa al culto, un modo per avere quello che dal culto non si percepiva più: offrire a Dio sentimenti (ammirazione, penitenza, gratitudine). Si sviluppa l’idea che dall'intensità di questi sentimenti, deriva la salvezza. Quello che conta è l'aumento della devozione.
-          Alla liturgia
o   si partecipa in quanto obbligati,
o   si punta ad un minimo giuridico,
o   si svolge con cerimoniale fisso e in lingua latina,
-          la devozione
o   è libera,
o   spinta al massimo del fervore,
o   in lingua volgare
Si forma l’idea che ci sono due forme separate e distinte di liturgia: messa per il prete e devozione per il popolo.
La devozione ricerca la salvezza attraverso le pratiche religiose e l'intensità dei sentimenti di adorazione, di penitenza, di amore, rivolte ai santi o alla beata vergine Maria. Sparisce quella dimensione di accoglienza del sacramento come salvezza offerta da Dio.

5.                  PROGRESSIVA ROMANIZZAZIONE: CARLO MAGNO E GREGORIO VII
5.1 La riforma carolingia
Noi sappiamo che la prima fase di romanizzazione nel quadro europeo avviene verso la fine del V secolo con la conversione del re Clodoveo (496) dove si incomincia ad importare la liturgia romana. Ma la svolta decisiva avviene a partire con Pipino III il Breve. Le pratiche liturgiche infatti erano differenti da diocesi a diocesi (lotte tra rito gallicano e romano). L’obiettivo di Carlo Magno è di natura politica: si vuole rendere sempre più unitario e compatto (il sacro romano) impero anche attraverso la liturgia. Lui sceglie quella romana per il suo fascino e il prestigio della sede apostolica. E’ interessante notare che i carolingi non hanno considerato la liturgia romana come intangibile ma l’hanno appunto modificata con HUCUSQUE etc.
5.2 Gregorio VII (1073-1085)
C’era la problematica della simonia e del concubinato: allora si provvede una riforma della liturgia di carattere gerarchico (la messa diventa momento di potestas da parte del vescovo) che consisteva in celebrazioni concentrate in sede comuni per evitare gli abusi che si avevano con gli ecclesiastici sparsi
6.                  LA RIFLESSIONE SUI SACRAMENTI
Cambia la situazione pastorale perché il cristianesimo diventa un fenomeno di massa: nelle città rimane come prima: vescovo, clero intorno a lui, battesimo eucarestia e altri sacramenti direttamente dati da lui; nelle campagne sempre più sale l’importanza del prete che fa il battesimo dei bambini e presiede la celebrazione eucaristica.
6.1 Il primo medioevo (VI-XI sec.)
Agostino: il sacramento è sacrum signum: I sacrifici visibili sono segni sacri di quelli invisibili come le parole sono segni delle cose. Si ha una valenza noetica: il sacramento rimanda ad altro fa venire in mente qualcosa diverso da se, come le impronte sul terreno rimandano all’animale che le ha lasciate, oppure il vedere un fumo rimanda ad un fuoco acceso o una voce all’essere umano che l’ha emanata.
Isidoro di Siviglia: il sacramento è solo il sacrum secretum: l’accento si pone solo sull’azione (virtus divina) di Dio che porta a compimento cose segrete, senza che vi sia una correlazione con la forma sensibile ed esteriore del sacramento al punto tale che sembra che un segno valga l’altro).

6.2 Il secondo medioevo (XII-XV sec.)
Siamo nel 1200 e nasce la scolastica e proliferano le prime università: la teologia diventa sistematica e anche più razionale; il capire è fondamentale. La ragione cerca di sviluppare i misteri della fede.

Ugo di San Vittore: sacramento è
1)      un elemento corporeo o materiale presentato sensibilmente all'esterno, che in virtù di una somiglianza rappresenta una grazia invisibile e spirituale,
2)      in virtù dell'istituzione la significa e
3)      in virtù di una consacrazione la contiene.

Tre problematiche:
1)      da per  scontato che ogni sacramento debba essere materiale: cosi risulta difficile definire sacramento penitenza, l'ordine e il matrimonio perché l’elemento materiale è meno visibile
2)      l’azione del ministro (benedizione) è come riempire di grazia il segno materiale (Il sacramento è il recipiente che contiene il rimedio per l'uomo peccatore): quasi fosse un vaso che prima è vuoto e poi è pieno: questo reifica il sacramento a discapito della dimensione di azione e non permette di capire il battesimo fatto con acqua naturale non benedetta (in quanto questa acqua non conterrebbe la grazia che viene con la benedizione).
3)      Non si spiega come la grazia si travasi nel fedele

Pietro Lombardo:  il primo a fare l’elenco dei sette sacramenti.
sacramento in senso proprio è ciò che è segno della grazia di Dio e forma della grazia invisibile in modo tale da portarne l'immagine ed esserne la causa.
Si ha una continuità con il passato (sacramento come immagine) ma anche una novità: causalità: il sacramento è causa della grazia nel senso che produce la grazia di cui è segno.

Sembrerebbe che la causalità del sacramento sia posta tutta nelle mani degli uomini, e questo escluderebbe Dio. Si elabora la dottrina dell’ex opere operato (opus operato) e opus operantis.
ex opere operato: cioè in forza del rito compiuto: l’efficacia del sacramento è oggettiva e non  è condizionata dalla dignità del ministro o del ricevente.
Opus operantis: indica l’agire umano nella attuazione del sacramento, è la condizione perché la grazia possa avere buon esito. (accoglienza da parte di colui che riceve il sacramento, altrimenti la grazia c’è ma rimane inespressa).

Dottrina ilemorfica applicata ai sacramenti: quello che conta è determinare per ogni sacramento la materia (pane acqua vino etc) e la forma (parole di benedizione da parte del ministro). Questo riduce la nozione di sacramento e si hanno spinte al minimalismo e alla cosificazione: si definisce cio che è ad validitatem e cio che è ad sollenitatem nella celebrazione del sacramento, perdendo la nozione di sacramento con evento in atto.       

La dottrina ilemorfica applicata alla istituzione dei sacramenti sposta l’attenzione sul campo storico apologetico: questo comporta che per ogni sacramento occorre trovare la pericope  biblica di istituzione che specifica anche materia e forma di ogni sacramento. Questo porterà ad un conflitto con i riformatori nel XV secolo ceh riconosceranno solo il sacramento della eucarestia e del battesimo perché sono gli unici che rimangono nelle pericopi del NT.

6.3 Tommaso d'Aquino
Note riguardo la summa: la riflessione sui sacramenti è posta successivamente alla cristologia, essi vengono visti come atti di Gesù Cristo, mentre il culto è messo nel capitolo della giustizia ed è visto come virtù di religione: l’uomo deve rendere a Dio il culto che gli è proprio. Qui si continua ad operare quella divisione iniziata con Agostino: si separa il mistero verità dal mistero evento: il rito e il sacramento non vengono percepiti più in maniera unitaria e mistagogica  come era al tempo dei padri. Tommaso vede comunque una unitarietà tra le due dimensioni rito e sacramento nella persona umana di Cristo e quindi nel momento culmine della incarnazione.

Che cosa è un sacramento? (q60)
Sacramento è segno di una realtà sacra in quanto santifica gli uomini. Il sacramento, si dice in rapporto a una santificazione in atto. Esso è costituito da res e verba che sono un tuttuno nel sacramento.

La necessità dei sacramenti (q61)
Per la salvezza dell’uomo e ma anche per lo sviluppo della sua stessa vita (ragioni trovate nell’uomo stesso e non in Dio).

Gli effetti dei sacramenti (q62-63)
Grazia: dono che perfeziona l’anima e la rende più vicina alla natura divina
Carattere: i tre sacramenti battesimo cresima e ordine sono irripetibili perché segnano in modo indelebile il cristiano che li riceve e possono essere visti come una partecipazione al sacerdozio di Cristo.

La causalità dei sacramenti (q. 64)
La causa efficiente principale della grazia trasmessa dai sacramenti è Dio; la causa efficiente formale è l'umanità di Cristo e, in dipendenza da essa. I sacramenti sono causa strumentale della grazia: essi riattualizzano nel presente i gesti di Cristo attraverso la chiesa.
Il numero settenari (q65)
Ci sono sacramenti che sono assolutamente necessari (battesimo, confessione in punto di morte, ordine per edificare la chiesa), mentre gli altri sono di convenienza. I primi 5 sono ordinati al singolo, gli altri 2 (ordine e matrimonio) ad edificare la pluralità della chiesa.

CAPITOLO V (da sapere sufficientemente)
I SECOLI XIV-XV E LA DEVOTIO MODERNA
1.            IL CONTESTO GENERALE
Aspetto teologici:
1)      dottrina ilemorfica-> sacramenti sotto la visione validistica e giuridistica
2)      Culto= prestazione dell’uomo religioso  (un fare esteriore dell’uomo)
3)      Eucarestia: spiegata come presenza reale del Signore : si spinge all’adorazione, ma si mette in secondo piano il concetto di memoriale
4)      Il culto alla vergine e ai santi è per intercessione-miracolo- privilegio e non si ha più una prospettiva globale della storia della salvezza
Aspetti sociologici:
1)      Nascita delle confraternite che portano nuove feste costumi
2)      Ciclo liturgico santorale al posto di quello cristologico, con contaminazioni anche civili)

2.            LA DEVOTIO MODERNA
L’imitazione di Cristo è proposta in modo staccato da un riflesso sulla vita pratica; la devozione è finalizzata ad una sola ascesi spirituale (umiltà e pace interiore, vanità del mondo): insomma c’è un processo si spiritualizzazione e di salvezza personale: non si tratta più di accogliere la grazia e riconoscere che queste viene anche attraverso il mistero della chiesa, ma si tratta di un individualismo religioso. La meditazione e l’ascesi diventano più importanti degli stessi sacramenti e della liturgia in generale: viene assolutizzato il rapporto tra il discepolo e il Maestro; l’adorazione viene visto come momento privilegiato di meditazione, la comunione fatta dopo la messa, è culmine non dell’azione liturgica (che ha anche una dimensione ecclesiale) della meditazione personale, perché Colui che era meditato con la mente ora è presente corporalmente.

CAPITOLO VI (da sapere sufficientemente)
L'EPOCA TRIDENTINA E LA RIFORMA PROTESTANTE
1.                  ESIGENZA DI RIFORMA
Si necessita l'introduzione della lingua volgare per favorire la partecipazione e l' istruzione del popolo; la riunificazione in un solo volume della sparsa legislazione liturgica; la sua revisione secondo la forma e la tradizione della Chiesa romana.
I preti sono criticati perché invece della officiatura divina e di stare in coro e di presentarsi con paramenti degni, fanno altro! Il popolo scade spesso nella superstizione, c’è il culto quasi eretico dei santi ausiliatori (specifici per una parte del corpo) e l’adorazione, non venerazione come da nicea II delle immagini (come fossero piene di potere per guarire).

2.                  L' AZIONE LI LUTERO
La contestazione di Lutero in principio non era contrapposta e cercava di risolvere alcuni problemi. Le fasi sono le seguenti: prima messa latina, poi la messa Doiche (lingua volgare tedesca) e poi accentuazione della parola con l’atto di culto eminente che è il sermone. Siamo sempre nel campo della della meditazione (eterodossa a differenza della devotio moderna) ceh viene a scapito della liturgia.
3.                  LA RIFORMA PROTESTANTE E I SACRAMENTI
Prende piede la concezione che la fede non ha che un'incidenza esterna per la giustificazione; è contro questa «falsa giustizia delle opere» che Lutero si scaglia, affermando che la giustificazione è frutto della «sola grazia», la quale deriva dalla «sola fede» e si radica nella «sola Scrittura.(non è frutto delle opere!)
C’è un rifiuto di ogni possibilità di risposta positiva da parte dell'uomo.
I Sacramenti, in questa concezione di sola grazia (e di nessuna opera), non possono essere accettati perché richiedono l’intermediazione dell’uomo, ossia essi sono un opus, un’opera.

Lutero: la dottrina del peccato originale è rivista con esito catastrofico: l’uomo da solo non può nulla la grazia deve per forza venire da Dio, e questa è ricevuta per sola fede. In questa ottica i sacramenti sono considerati puri segni (flatus vocis) che non possono causare la grazia. Il loro compito è quello di ricordare le promesse della Parola che tramite la sola fede può produrre gli effetti. (qui siamo contro la dottrina dell’ex-opere operato per cui il sacramento è efficace indipendentemente dalla dignità del ministro o del ricevente, e quindi anche dalla fede del soggetto). Il sacramento è ridotto alla parola divina che interpella il singolo, allo stesso modo in cui la predicazione interpella molti.

Calvino: l’azione dello spirito santo è solo sui predestinati e in concomitanza con la predicazione della parola di Dio. I sacramenti sono solo segni e non sono intermediari di grazia: lo spirito agisce sull’uomo indipendentemente da riti o altro. I sacramenti sono segni che testimoniano la grazia di Dio e l’onore che per questo gli uomini gli debbono. 

Zwingli:l’azione dello spirito santo è svincolata sia dalla predicazione che dai sacramenti. I sacramenti sono segni sociali che attestano solo una appartenenza alla chiesa.

4.                  IL CONCILIO DI TRENTO (1545-1563)
4.1 Alcune linee interpretative
Le intenzioni sono buone ma faticano a concretizzarsi: non si arriva al fondo della questioni liturgico pastorale. Infatti il problema non era tanto contrastare i protestanti quanto piuttosto disciplinare le motivazioni che avevano portato alla rottura. Ma il clima è polemico e non si guarda alla sostanza del problema.


4.2 La riforma dei libri liturgici
C’è una unificazione liturgica che lascia la possibilità solo al rito ambrosiano e mozarabico perché hanno più di 200 anni di tradizione propria (questa necessità non era nel piano originale, ma fu motivata dalla polemica). La norma che si voleva seguire era quella di ritornare all’epoca dei padri, ma questo era impossibile vista la sintesi romano germanica effettuatasi con Carlo Magno e vista la scarsità di mezzi storici per questo.
5. IL CONCILIO DI TRENTO E LA TEOLOGIA DEI SACRAMENTI
5.1 Prese di posizione del Magistero prima di Trento
Diversi pronunciamenti prima del concilio di Trento:
concili di Valencia 855: i sacramenti sono validi anche se celebrati da ministri indegni
Concilio lateranense IV 1215: professione di fede con esplicito riconoscimento dei sacramenti per combattere le eresie valdesi e catare.
Concilio di Firenze del 1439: dottrina ampia su quello che si deve ritenere per fede riguardo ai sacramenti.
1.                 che i sacramenti della nuova legge sono i 7 ormai riconosciuti (DS 1310)
2.                 che essi differiscono dai sacramenti dell'antica legge, in quanto questi ultimi «non causavano la grazia, ma soltanto la figuravano come da darsi in rapporto alla passione di Cristo» (DS 1310)
3.                 che «i primi cinque sono ordinati alla perfezione individuale di ogni uomo in se stesso, gli ultimi due invece al governo e all'accrescimento di tutta la Chiesa» (DS 1311)
4.                 che i sacramenti richiedono tre condizioni per essere validamente celebrati: le cose come materia, le parole come forma, il ministro che agisce con l'intenzione di fare quanto fa la Chiesa (DS 1312)
5.                 che tre sacramenti, il battesimo, la confermazione e l'ordine «imprimono nell'anima un carattere indelebile», e che per questo non possono essere ripetuti (DS 1313).


5.2 Il Concilio di Trento
Non c’è una vera ed esaustiva dottrina sui sacramenti piuttosto dal punto di vista storico, il discorso tridentino è legato al contesto della "confessionalizzazione" della Chiesa occidentale dopo i tentativi falliti di integrazione delle posizioni dei Riformatori, quindi risposta punto per punto alle critiche degli avversari. Questi i punti del concilio:
1.                 Istituzione da parte di Cristo e numero settenario (DS 1601)
2.                 Efficacia dei sacramenti (cioè la differenza tra i sacramenti dell'antica legge e quelli della nuova (DS 1602)
3.                 Necessità dei sacramenti in re o in voto (leggasi battesimo in desiderio) per la salvezza, almeno per alcuni di essi (DS 1604)
4.                 Natura dei sacramenti come segni che contengono e conferiscono ex opere operato la grazia a coloro che non vi pongono ostacolo (DS 1605-1608)
5.                 Realtà della grazia e del carattere per i tre sacramenti che lo conferiscono (DS 1609)
6.                 Il ministro umano: potestà, intenzione, condizione morale richiesta (DS 1610- 1613).

Dobbiamo dire che le polemiche che ci sono state durante il concilio di Trento sono state alimentate da una radicalizzazione dovuta in parte anche ad una diversa comprensione di termini chiave:
fede (protestante larga: una adesione anche con la trasformazione della vita, cattolici: solo ritenere per vero, il resto viene chiamato grazia santificante)
ex-opere operato (protestante aveva paura che il cattolico intendesse: effetto salvifico automatico; il cattolico aveva paura che il protestante rinnegasse in pieno l’efficacia dei sacramenti). 
Istituzione (protestanti: stretta: cercavano un fatto documentabile nella scrittura; cattolici: largo: dalla passione fino all’azione dello spirito nella chiesa)

CAPITOLO VII (da sapere sufficientemente)
IL DOPO-TRENTO
1.                  ALCUNE LINEE INTERPRETATIVE DELLA PRASSI IN EPOCA BAROCCA
C’è una diffusa idea di vittoria e trionfalismo della chiesa cattolica su quella protestante: questa idea viene riprodotta nella fastosità degli edifici cattolici e della pomposità della celebrazione (abuso della musica, polifonia e orchestra). C’è dunque il rischio di esteriorità, giuridismo, rubricismo. Eucarestia fuori della messa e prassi dell’adorazione e della processione come imitazione delle modalità di venerazione dei santi. Il culto ai santi e alla vergine è sempre più ridondante.
2.                  IN RAPPORTO ALLA SPIRITUALITÀ
Si allarga la linea di separazione, già iniziata nel medioevo, di estraneità tra liturgia e spiritualità.
Testo di riferimento Filotea di Francesco di Sales. Qui viene messo molto bene in luce il ruolo della  devozione all’interno delle varie vocazioni della chiesa (l’artigiano non può pretendere di svolgere tutta la liturgia del monaco, cosi il vescovo non può pretendere di prendersi cura dei suoi fedeli come la madre si prende cura dei figli; sembra di leggere dei passi del CV2).Allo stesso tempo però si vede la povertà del concetto di partecipazione alla messa: essa viene vista come una modalità differente di vivere la meditazione: invece che fare una meditazione seguendo un testo devozionale si prende spunto dai vari momenti della messa, questo a discapito del vivere profondamente l’azione salvifica del sacramento: la stessa comunione è fatta fuori della messa come prassi, e la partecipazione alla messa è intesa come meditazione degli atti di Gesù Cristo, cosa che è possibile fare anche quando non si è partecipi fisicamente in chiesa.

3.                  LA TEOLOGIA DEI SACRAMENTI
Facciamo un breve percorso storico dai padri fino a questa epoca post tridentina, passando per Agostino, Tommaso e la scolastica.

Padri: unità tra vita ecclesiale, celebrazione e riflessione teologica: metodo della mistagogia.

Agostino: nozione di sacramento come signum sacrum: il sacramento rimanda ad altro da se come l’impronta rimanda all’animale, rimando noetico esterno al segno stesso, c’è alterità tra signum e res; inizia dissociazione del mistero verità (res) dal mistero evento (signum).

Scolastica: ricerca di uno statuto scientifico della liturgia: la ragione indaga i misteri della fede, quindi cerca di spiegare anche i sacramenti: tramite la dottrina ilemorfica si cerca di differenziare quanto in essi è essenziale e quanto superfluo o ornamentale (deriva validistica, giuridistica e rubricistica): ci si concentra soprattutto nel definire materia prossima/remota e forma (parole) necessaria per “avere” il sacramento: questo è considerato lo specifico divino, mentre il resto della liturgia è relegato come momento secondario e perfino trascurabile.

Tommaso: de deo uno (acquisizione anche da sola ragione umana) de Deo Trino (acquisizione solo da rivelazione). Separazione degli ambiti culto e sacramenti: il culto è visto in dimensione antropologica e diventa specificazione della giustizia ossia virtù di religione (è dovere dell’uomo rendere culto a Dio) mentre i sacramenti sono posti dopo la trattazione della cristologia e vengono visti come atti di Cristo verso l’uomo. Si ha quindi divisione: culto come dovere morale dell’uomo e sacramenti in quanto azione di Gesù Cristo nella vita dell’uomo: non si vede la reciproca implicazione tra culto e rito (tra l’azione dell’uomo e l’azione della grazia).
Categoria della causalità (introdotta da Lombardo): causa strumentale primaria: umanità di Cristo, secondaria è il rito, (materia prossima: acqua e remota: lavacro e forma: rito).

Riforma protestante: Combattono il concetto di sacramento come causalità della grazia: la grazia infatti deriva dalla sola scrittura e dalla sola fede (non può esserci quindi un’opera fatta da un ministro secondo una tradizione umana). I sacramenti sono segni nel concetto moderno di flatus vocis

Epoca post-tridentina: Bellarmino radicalizza ancora di più il discorso di distacco tra sacramentaria e culto liturgico e distingue tra celebrazioni sacramentali e non sempre usando lo schema scolastico aristotelico: entrambe  hanno lo stesso genere prossimo (cioè cerimonie) ma differente genere specifico: le prime sono di azione divina le seconde di azione umane.
1)      Prevale impostazione di tommaso di distinzione tra atti di culto dell’uomo religioso e la celebrazione come azione divina santificante
2)      Nella celebrazione si individua ciò che è ad validitatem e ciò che è ad solennitates (abusi liturgici e fenomeno degli scrupolosi)
3)      Si separano i campi di azioni di sacramentaria, teologia liturgica e teologia fondamentale

CAPITOLO VIII (da sapere sufficientemente)
IL SETTECENTO
Abbiamo l’azione dell’illuminismo contro il barocco.
Si percepisce che le celebrazioni sono vuote di significato e quindi si attuano diverse manovre correttive:
1)      Recupero delle forme liturgiche più antiche. Lo scopo come nel 1500 è quello di ritornare alla regola dei padri, ma adesso a differenza di prima abbiamo dei metodi e delle fonti storiche che permettono di arrivare a prima del medioevo. Primo stadio della formazione di una scienza liturgica
2)      Le riforme dell’area gallicana
3)      Riforma di a. Muratori:la regolazione della devozione dei cristiani (partecipazione alla messa, lingua latina e anche lingua volgare, diminuzione delle feste di precetto, lotta contro la superstizione
4)      Sinodo di Pistoia del 1786: la partecipazione dei fedeli al sacrificio eucaristico; la comunione delle ostie consacrate nella stessa Messa170;una minore stima della Messa privata; l'unicità dell'altare; valore e significato della preghiera liturgica; la necessità di riforma del breviario; la veracità e storicità delle letture; la lettura annuale di tutta la Sacra Scrittura, la lingua nazionale accanto al latino nei libri liturgici; la soppressione di molte novene e simili forme devozionali; il rilievo dato alla comunità parrocchiale contro ogni frazionamento


CAPITOLO IX (da sapere sufficientemente)
IL MOVIMENTO LITURGICO
1.            INTRODUZIONE
Testo introdutitivo di Bernado Bot: si descrive che la comunione è fatta fuori della messa, ma qualcuno mette in dubbio questo fatto e arriva a dire che fare la comunione dentro la messa è di diritto divino perché Gesù lo ha fatto durante l’ultima cena.
2.            DOM PROSPER GUÉRANGER (1805-1877) (FRANCIA)
2.1 L'attività e gli scritti
Scrive la storia della liturgia fino al XIX secolo in Institutions liturgiques e questo per l’unità liturgica con Roma insidiata dalle liturgie neo gallicane.
Poi scrive Année liturgique che fa molto successo perché non è un libro devozionale come al solito ma che cerca di avvantaggiare i fedeli con la comprensione dei misteri della liturgia. Questa opera viene in principio ostacolata dai vescovi francesi ma poi è recepita contro gli individualismi liturgici francesi che generavano confusione.
2.2 La sua concezione di liturgia
Liturgia è preghiera della Chiesa: G. vuole sottolineare che nel corso dei secoli la preghiera è diventata individuale e questa porta come frutto una divisione all’interno della chiesa. Invece riscoprendo la liturgia come momento unico di tutta la chiesa, essa stessa si adopera nell’unirsi. Quindi primato della preghiera pubblica e comunionale (e cultuale nella liturgia) rispetto alle altre forme devozionali soggettive.
3.            DOM LAMBERT BEAUDUIN (1873-1953) (BELGIO)
3.1 L'attività e gli scritti
La vita liturgica del monastero, unita alla meditazione dei misteri che era chiamato ad insegnare (insegnava teologia) gli fecero un giorno comprendere la portata incalcolabile che sarebbe derivata alla massa dei fedeli da un contatto anche limitato, ma cosciente e rettamente compreso, con le grandi ricchezze della liturgia, vista come alimento di fede. Bisognava secondo lui ridare mettere in mano ai fedeli i libri di liturgia e non tante opere devozionali scritte in volgare.
3.2 La sua concezione di liturgia
la liturgia è "culto della Chiesa": la nozione di culto proietta la liturgia sul versante teologico: qui rispetto a Gueranger abbiamo una concezione più alta del culto: il culto, per via della presenza di Cristo, si rivela come esercizio del sacerdozio di Cristo e diventa storia della salvezza in atto, momento attivo in cui Cristo ci costituisce in sua "comunità".
4.            DOM ODO CASEL (1886-1948) (GERMANIA)
La liturgia va studiata per essa stessa, senza cercare un incasellamento scolastico in genere prossimo (culto) e differenza specifica (chiesa): la liturgia è propriamente celebrazione, anche chiamata mistero. Il mistero è il Dio inaccessibile che si rivela nella persona e nelle azioni del Figlio, contro la concezione illuministica dello sforzo prometeico dell’uomo di realizzare autonomamente la propria salvezza.

La liturgia é l'AZIONE rituale dell'opera salvifica di Cristo, ossia é la presenza, sotto il velo di simboli, dell'opera divina della redenzione
Questa concezione ribalta dalle fondamenta l'idea stessa di "culto", non é l'azione dell'uomo che cerca un contatto con Dio attraverso l'offerta del suo omaggio e della sua adorazione; al contrario é un momento dell'azione salvifica di Dio sull'uomo, in modo che questi, una volta assunto nel mistero di Cristo, reso presente nel rito, possa lodare e adorare Dio in "spirito e verità".

Il cristianesimo stesso per Casel è mistero-azione: come l’opera salvifica di Cristo, iniziata con la sua incarnazione, era manifestazione/rivelazione dell’azione di Dio Padre attraverso suo Figlio, cosi i gesti salvifici del Figlio si perpetuano nella celebrazione attraverso l’offerta che di Lui e di se stessa la chiesa fa a Dio Padre, fintanto che il Corpo stesso che è la Chiesa, unito al Capo per mezzo del battesimo, non sia tutto nel suo Capo. Quello che era visibile nel Salvatore ora è nascosto nei misteri della chiesa.

In che senso il mistero del culto perpetua il mistero di Cristo?
Tre passaggi con cui Casel spiega il mistero cristiano che però vengono ripresi dalle religioni misteriche:
1)      esistenza di un evento primordiale di salvezza (che nelle religioni misteriche è fuori del tempo e dello spazio)
2)      presenza nell’oggi dello stesso avvenimento per mezzo di un rito,
3)      attuazione in ogni partecipante del primordiale mistero di salvezza
Qui si capisce bene che non è l’uomo che cerca Dio ma Dio che attraverso l’istituzione del sacramento (sempre nella dinamica della storia della salvezza) vuole in qualche modo portare la salvezza all’uomo di ogni tempo, cosi che esso possa lodarLo in spirito e verità.

Casel è superabile per quanto riguarda questo paragone del cristianesimo alle religioni misteriche per l’evento primordiale di salvezza: infatti nel cristianesimo l’evento di salvezza è nello spazio e nella storia perché Dio è entrato nello spazio e nella storia con l’incarnazione del suo figlio.

Poi l’anno liturgico per Casel è immagine del piano salvifico di Dio: esso culmina nel mistero pasquale il quale viene celebrato in certo modo ogni domenica: nell’anno liturgico il mistero di Dio si dispiega in maniera analitica di modo che l’uomo possa vederlo per momenti singoli perché ancora non ha la possibilità qui di vederlo tutto insieme in una volta.

5.            ROMANO GUARDINI (1885-1968)
Si potrebbe dire che Guardini definisca la liturgia non da storico non da teologo ma da fenomenologo: la liturgia è il dogma pregato, l’incontro che si realizza come esperienza totalizzante tra teologia e forma rituale.
Guardini ha un approccio alla liturgia di tipo poetico: egli dice che la liturgia è una cosa inutile, non ha uno scopo se non se stessa (ossia nella quale non deve essere cercata una finalità temporale o un rimando a una seconda cosa). La liturgia deve rispecchiare Dio: Dio non cerca altro che se stesso. Non ha secondi fini.
Il fondamento della liturgia è Gesù Cristo stesso: la liturgia non nega ne contraddice la natura del suo fondamento, ma allo stesso nemmeno si riduce ad esprimerlo, ma appunto lo attua (anche qui c’è la concezione di azione di Casel mistero/azione).


 CAPITOLO X (da sapere sufficientemente)
LA LETTERA ENCICLICA MEDIATOR DEI DI PIO XII (20 novembre 1947)
1.                  LA RIFLESSIONE TEOLOGICA
La sacra liturgia é pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre come Capo della Chiesa ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all'Eterno Padre: é, per dirla in breve, il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioé del Capo e delle sue membra.
La liturgia della Chiesa non é altro che la continuazione ininterrotta del culto già prestato da Cristo durante la sua vita terrena e precisamente nella duplice dimensione di glorificazione di Dio e santificazione degli uomini
2.                  PARTECIPAZIONE AL SACRIFICIO EUCARISTICO
Nella enciclica c’è un certo equilibrio tra due posizioni:
-          i fedeli non partecipano e non offrono come il sacerdote (non hanno poteri sacerdotali) e quindi si riprova l’errore di coloro che dicono che la messa è una grande concelebrazione tra popolo e sacerdote (quasi che il sacerdote esercitasse a nome della comunità un potere di sacerdozio comune)
-          il fatto che anche i fedeli devono partecipare in modo attivo alla messa, facendo propri i sentimenti che furono di Cristo Gesù e sul richiamo dell’apostolo offrire se stessi come sacrificio vivente
3.                  LINGUA E RITO
Latino: esprime e rafforza l’unità della chiesa;
lingua volgare: non è da escludere (ma la santa sede deve dare approvazione)
rito antico è degno di venerazione ma non per questo è migliore di quello nuovo.
4.                  LITURGIA E PIETÀ POPOLARE
Le forme di pietà popolare non sono intrinsecamente cattive, ma sono anzi da consigliare quando queste fossero dirette a prepararsi e meglio vivere il sacrificio eucaristico e gli altri sacramenti
5.                  ARTI A SERVIZIO DEL CULTO
Le arti sono le benvenute da parte di Pio XII, sia quelle antiche sia quelle nuove nella misura in cui queste favoriscono una cosciente partecipazione dei fedeli ai sacri misteri. Quindi il canto gregoriano o alcune di forme di musica o canto moderno andavano bene anche sollecitando i fedeli a cantare per partecipare ancora più attivamente (e che quindi non siano muti spettatori). Anche l’arte e l’archittetura sono al servizio della liturgia.


6.                  CONCLUSIONE
L’enciclica ha avuto come scopo quello di definire correttamente che cosa sia liturgia e ha espresso correttamente che cosa favorisca e come debba essere intesa la partecipazione dei fedeli.
CAPITOLO XI (da sapere sufficientemente)
VERSO UN RINNOVAMENTO DELLA SACRAMENTARIA (XIX-XX sec.)
1.            LA SCUOLA DI TUBINGA
1.1   J A. Möhler
L'analogia tra le due nature, divina e umana, di Cristo e le due componenti, divina e umana, della Chiesa: in entrambi i casi l'elemento umano visibile serve da organo manifestativo dell'elemento invisibile.La Chiesa è una comunità vivente nutrita dallo Spirito di Dio; é come tale che essa si esprime e si realizza nelle sue forme visibili tra cui in particolare i sacramenti
1.2   M i Scheeben
Cerca di superare la concezione di mistero-verità: il sacramento é un evento salvifico (mistero verità) nascosto in una forma visibile (mistero evento). Questo è un tentativo per superare il paradigma scolastico di tipo ilemorfico
2.            LA NEOSCOLASTICA
È una restaurazione del tomismo motivata da pressione esterne che rendevano la chiesa incerta (di fronte al modernismo e illuminsmo). Ci sarà una rivalutazione e approfondimento dei padri.
3.            3. RINNOVAMENTO CONTEMPORANEO
3.1 I sacramenti come misteri (Odo Casel)
Odo Casel riscopre il sacramento come mistero. Sacramento è prolungamento dell’azione salvifica di Cristo. Culto è partecipazione all’atto di sacramentale di salvezza che si compie nell’oggi.

1.                 Ogni sacramento é mistero cultuale; mistero perché é rivelazione e attuazione del disegno salvifico di Dio in Cristo; cultuale perché si dà in forma cultuale, in una liturgia.
2.                 La celebrazione dei sacramenti é dunque la continuazione (prolungamento)  dell'opera salvifica di Cristo e attuazione simbolica del mistero dell'umanità glorificata in Cristo.
3.                 Viene rimesso al centro il mistero pasquale. Anche il mistero dell'incarnazione viene visto in relazione al mistero pasquale.
4.                 Il mistero pasquale porta nel sacramento una triplice dimensione:
-                   dimensione dell'anamnesi: il sacramento è memoriale del mistero pasquale
-                   dimensione della presenza: l'evento salvifico é attuale e operante (Casel si basa sul fatto che nella liturgia ricorre spesso il termine oggi (odie cristus natum est, odie la salvezza …)
-                   dimensione prolettica: nel sacramento vi é l'annuncio (e l’anticipo) del compimento futuro. (in questo sacramento chi hai dato il pegno delle realtà future… abbiamo pregustato)

Casel giustifica questo con la teoria della ripresentazione dei misteri (cf. casel nel paragrafo precedente) che però è criticata perché associa il cristianesimo ad altre religioni e non spiega come la grazia specifica del cristianesimo raggiunga i fedeli attraverso il sacramento
3.2 La sacramentalità fondamentale di Cristo e della Chiesa (Schillebeeckx)
·La rivelazione é un evento essenzialmente sacramentale: Dio é fedele alla condizione storica dell'uomo, spirito incarnato (il primo sacramento è Cristo che è di natura anche umana)
·Gesù Cristo é il sacramento per eccellenza: sacramento dell'incontro di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio, e sacramento fontale della salvezza per l'umanità intera.
·La Chiesa é il sacramento fondamentale di Cristo: il Kyrios glorioso ci raggiunge nella Chiesa in modo sacramentale e mediante gli atti sacramentali che essa pone.
·I sacramenti sono, di conseguenza, azione del Signore glorioso nella Chiesa; come tali sono al tempo stesso eventi di culto e di santificazione.
Nella teoria di Schillebeeckx non c’è il problema della ripresentazione e del dubbioso ma necessario effetto storico per la salvezza : infatti gli atti della chiesa (i sacramenti) sono gli stessi atti di Cristo (per questo efficaci) il quale ha natura teandrica.

3.3 II rapporto Chiesa e sacramenti (Rahner e Scheffczyk)
In particolare, RAHNER articola il suo studio in tre passaggi essenziali:
1.           Cristo come sacramento originario e originante.
2.           La Chiesa come sacramento fondamentale (originato da Cristo)
3.         I sacramenti come "simboli reali" della grazia.

Vantaggio: non c’è soluzione di continuità tra Cristo Chiesa e sacramenti, quindi non c’è nemmeno da spiegare il problema della istituzione da parte di Gesù Cristo e della causalità da parte dei sacramenti, in quanto i sacramenti sono atti del simbolo Chiesa.  
Svantaggio: applicando contemporaneamente la categoria di sacramento a tutti e tre questa perde di contenuto

Tutte queste concezioni si basano sulla ontologia del simbolo: Cristo simbolo massimo della presenza del Padre nel mondo, La Chiesa ha la funzione simbolica del Logos nel mondo, i sacramenti sono simboli reali, cioè atti con cui la chiesa stessa si compie.


LEO SCHEFFCZYK ha messo in evidenza la struttura sacramentale della chiesa. La salvezza non giunge all’uomo solo come idea o come modifica della sua sola esistenza, essa è da intendersi con conseguenze temporali e storiche. L'evento della salvezza è Gesù Cristo e la sua incarnazione.  Lui come evento permane nel mondo nell'essere e nell'agire della Chiesa. Il sacramento quindi mostra tutto il realismo dell’azione di Cristo che non è mero ricordo del passato ma azione con effetti storici e tangibili nell’oggi. (la risurrezione ha effetti anche storici oltre che metastorici
Anche il concetto di mistero quindi non può essere ridotto o espresso solo al livello dottrinale ma deve includere questo livello di realtà.
3.4 I sacramenti nella storia della salvezza (Tillard)
Il teologo canadese Tillard, recuperando la testimonianza biblica e patristica, afferma che i sacramenti si possono qualificare come eventi di salvezza perché, nella continuità della storia della salvezza, costituiscono l'attualizzazione nel tempo presente dell'evento unico della pasqua da cui è sgorgata la Chiesa. “Memoria biblica”: essa è celebrazione attualizzante del passato interamente aperta al futuro.

CAPITOLO XII (da sapere benissimo)
IL CONCILIO VATICANO II
1. LA COSTITUZIONE CONCILIARE SACROSANCTUM CONCILIUM
1.1 Introduzione
E’ stata approvata a larghissima maggioranza grazie soprattutto al fatto della sua preparazione (movimento liturgico ma in particolare Pio XII con i suoi interventi e quelli preconciliari). Essa ha avuto le seguenti applicazioni dirette:
-                   introduzione delle lingue moderne,
-                   significativo ruolo affidato alle Conferenze Episcopali,
-                   restaurazione della concelebrazione e della Comunione sotto le due specie,
-                   semplificazione dei riti e spazio offerto all'adattamento degli stessi all'indole e alle tradizioni dei vari popoli
indirettamente essa ha avuto effetto su altri documenti riguardanti l’ecclesiologia e la pastorale.
Giovanni Paolo II in VQA (dopo 25 anni) dice che la riforma della liturgia attuata era attesa e sperata all’interno della chiesa.

1.2 Contenuti/originalità proprie di SC
a)           Storia della salvezza, Gesù Cristo e liturgia
L'approccio conciliare alla liturgia si discosta di molto dal tradizionale metodo dei manuali preconciliari che, dalla riflessione sulla natura del culto e sulle sue forme di attuazione (interno - esterno; pubblico - privato), giungevano a definire la liturgia come il culto pubblico e ufficiale che la Chiesa rende a Dio. In SC 5-7 l’approccio parte dalla volontà salvifica di Dio Padre che vuole allo stesso tempo inscindibilmente che gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. E’ impossibile separare Salvezza e rivelazione (da qui anche parola: non vi è altro nome sotto il cielo nel quale è dato all’uomo di salvarsi) Questa volontà salvifica si declina nella storia dell’uomo attraverso il concetto di storia della salvezza. Il percorso in SC 5 è fatto in tre tappe:
1)       l’annuncio della salvezza nella figura di un messia fatto gli antichi padri e profeti nell’AT,
2)      la realizzazione della promessa e la venuta del Signore attraverso i misteri della vita sua vita terrena: Incarnazione Passione Morte e Resurrezione,
3)      la nascita della Chiesa dal costato di Lui dormiente come Adamo: Chiesa che diventa corpo del suo Corpo, membra dello stesso corpo mistico di Cristo è il Capo.

(SC6)
Ora nella liturgia la Chiesa c’è la continuazione e l’attuazione della missione di Cristo: infatti gli apostoli (e quindi la chiesa tutta) non può limitarsi ad annunciare la liberazione dal potere di satana e della morte, ma deve anche esercitare questa opera di salvezza annunziata mediante il sacrificio e i sacramenti della vita liturgica.

Qui abbiamo un rapporto stretto tra la dimensione di annuncio e attuazione esercizio della salvezza: ci si ricollega a Dei verbum 2 in cui il Cristo ha dato l’annunzio del suo regno e ma ne ha anche iniziato la realizzazione attraverso gesti e parole.

La chiesa vive la forza di questa azione attraverso l’innesto al corpo mistico dato dal battesimo e attraverso la celebrazione della sua presenza sia come Parola sia come Pane e Vino di salvezza nella celebrazione eucaristica.

(SC7 1° parte)
Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa
Infatti egli è presente nella persona del ministro che celebra, sotto le specie eucaristiche in modo eminente (maxime) attraverso i concetti di transustanziazione e permanenza, nei sacramenti che sono atti della sua potenza, nella sua parola, e nella chiesa che prega e loda.

(SC7 2° parte)
Definizione di liturgia: l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo e del suo corpo mistico che è la chiesa. Quindi i sacramenti sono allo stesso tempo azioni di Cristo come capo e della Chiesa come corpo. Questo riprendendo il mistero della Incarnazione in cui le due nature, umana e divina, sono inscindibili.


b)           Liturgia «epifania della Chiesa»
In SC2 viene specificato il ruolo della liturgia:
la liturgia, mentre ogni giorno edifica quelli che sono nella Chiesa per farne un tempio santo nel Signore, un'abitazione di Dio nello Spirito [3], fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo [4] , nello stesso tempo e in modo mirabile fortifica le loro energie perché possano predicare il Cristo. Così a coloro che sono fuori essa mostra la Chiesa, come vessillo innalzato di fronte alle nazioni [5], sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi [6] , finché ci sia un solo ovile e un solo pastore [7].”.

La liturgia fa la Chiesa, santifica i membri e manifesta un segno agli “esterni” alla Chiesa,

In SC26 viene specificato meglio l’ordine nell’azione del corpo: tali azioni,  che appartengono all'intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; ma i singoli membri vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e della partecipazione effettiva.
La liturgia è azione congiunta di Cristo e della Chiesa. La liturgia non è fatta in nome della chiesa, ma in persona ecclesiae, non esiste liturgia in nome della chiesa, ma liturgia della Chiesa.
Si passa dalla Dimensione ecclesiale della liturgia (essa è fatta dalla chiesa), alla dimensione liturgica della Chiesa: chiesa significa convocazione non autonoma ma da parte di Jwhw per una motivazione cultuale.
Infatti c’è Il concetto di Chiesa Comunione che passa in primo piano rispetto al concetto di chiesa giuridica e strutturata: affinché ci sia la vera partecipazione attiva, l’assemblea che si riunisce deve concepirsi non come folla o assembramento sparso di persone che assiste ad un rito, ma come un vero ed unico corpo che insieme partecipa vive e realizza il mistero che celebra.
Questa comunione non è solo terrena ma ingloba a maggior ragione quella porzione di chiesa che è già santificata e che già canta in modo perenne le lodi di Dio. SC8
La liturgia terrena anticipa la liturgia celeste. Celebriamo già in qualche modo quello che non ancora viviamo (ma che vivremo) in pienezza. Il termine che sottointende questo è pregustare


c)           Sacra Scrittura e celebrazione
L’importanza che viene data alla scrittura nel CV2 e nella liturgia deve essere estrema: questo si concretizza con un il lezionario strutturato con abbondanza di pericopi e anche con un teologia della proclamazione della Parola. POLM.
L’importanza della parola è già dall’antico testamento con l’alleanza, ma molto di più con Gesù che è Parola fatta carne.

La Parola è contraddistinta da alcuni elementi: contesto liturgico, lettura, interpellazione (ascolto), interpretazione


(contesto liturgico)
La liturgia opera un cambiamento di Sitz in leben: il testo originariamente in un libro dell’AT o del NT viene messo in una sequenza rituale o in una sequenza di brani: questo causa una nuova ermeneutica perché il testo tolto dal suo ambiente naturale entra a far parte di un nuovo corpo semantico. Quindi attenzione alla celebrazioni fai da te, in cui si accostano testi senza criterio o in maniera disinvolta secondo gusti personali: la chiesa c’è da prima di me!
Altra notazione riguardo a chi tiene l’omelia:essa non deve essere il momento principale: esiste tutto un linguaggio diverso da quello verbale (gestuale, silenzio canto) che deve accompagnare alla comprensione della parola, di cui il momento catechetico non ne è che una parte. Altrimenti si cambia la messa in catechesi.


(Lettura interpellazione ascolto)
L’ascolto della parola è già culto e parte integrante del memoriale eucaristico (non semplice preparazione ad esso): infatti quando si legge la parola è Cristo che parla (SC7 una delle  modalità di presenza del cristo nella liturgia) e che chiede al discepolo di essere ascoltato e messo in pratica in base all’obbedienza di Lui stesso che ascoltò e obbedì alla parola del Padre prima e dopo essersi donato ai suoi nel sacramento della Eucarestia.

(interpretazione)
Teoria della intertestualità: quando il testo di un autore arriva al lettore questo porta con se l’universo dell’autore e si scontra/confronta con l’universo del lettore: il significato finale si genera dall’incontro di due universi.
L’ascolto della Parola ha al contempo una dimensione soggettiva ed ecclesiale: la Parola interpella singolarmente ma è attraverso la Chiesa (che ha il compito di custodire ed annunciare la Parola) che si ha la vera ermeneutica del testo.
Una chiave di comprensione del testo è la chiave cristologica: come fa Gesù in Lc 4 e Lc 24: le letture parlano di Cristo. Un’altra è la chiave promessa/compimento. (si ha interpretazione cristologica ad esempio nella liturgia delle ore con antifona al salmo, titolo e orazione salmica.)
Nella messa abbiamo le seguenti componenti di interpretazione: antifona di introito e di post-comunione, versetto alleluiatico. 

L’Antico Testamento nella liturgia della Chiesa (art. del professore) pagg. 61-74
l’importanza della sacra scrittura nella liturgia è massima: questo quanto afferma SC. Questa importanza si attua nella struttura della liturgia sia con le letture estratte direttamente dalla sacra scrittura ma anche con le orazioni, inni azioni e segni che dalla parola vengono ispirati.
1.1  principi teologici:
1.1.1        la centralità di Cristo è espressa con la categoria biblica di presenza.
1.1.2        La parola svela tutti i suoi tesori nell’hodie celebrativo: infatti grazie anche all’interpretazione (omelia) la parola dischiude nell’oggi significati nuovi
1.1.3        E’ l’azione dello Spirito Santo che permette che questa parola viva produca frutti vivi nelle membra della chiesa che cosi sono rese vive.
1.1.4        L’ascolto della parola edifica e fa crescere la chiesa stessa: le azioni di che Dio ha compiuto nella storia della salvezza vengono ripresentate nella celebrazione; questo ascolto poi motiva perché la Parola stessa sia diffusa ad altri.
1.1.5        La parola è atto di culto vero e proprio e non è preparazione ad esso: come ogni celebrazione dunque è caratterizzata dalle dimensioni
1.1.5.1  Anamnetica (memoriale)
1.1.5.2  Dossologica (lode)
1.1.5.3  Epicletica (che invoca)
1.1.5.4  Comunitaria
1.2  Elementi per una ermeneutica liturgica della Scrittura:
1.2.1        La celebrazione costituisce un nuovo Sitz in leben nel quale leggere la parola di Dio.
1.2.2        Ciascun brano biblico ha il suo significato all’interno del libro in cui è collocato naturalmente nella bibbia. Quando però la liturgia isola quel brano e lo colloca in una sequenza di brani o in una sequenza rituale o ad un pubblico piuttosto che ad un altro, quella pericope assume una valenza semantica nuova rispetto al luogo suo originale, amplificando o specificando il significato in modi differenti
1.2.3        Esempio: quando Paolo scrive a Tito: si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro il suo amore per gli uomini” non lo riferiva al Natale, ma lo stesso brano posto nella liturgia natalizia presenta in maniera mirabile l’avvenimento legandolo alla misericordia di Dio.
1.2.4        Il brano di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio viene recepito diversamente da un gruppo di suore contemplative e da un gruppo di persone impegnate nel sociale
1.2.5        Lettura in chiave cristologica (e in chiave pasquale/liturgica) dei brani sia dell’antico che del nuovo testamento (Gesù stesso lo ha fatto, quando nella sinagoga leggendo il rotolo di Isaia disse che oggi si era compiuta quella scrittura)
1.3  L’At: due tipologie di lettura
1.3.1        Rivalutazione dei brani dell’AT: ogni domenica e solennità 1) AT salmo 2) Epistola 3) vangelo tranne che nel tempo pasquale ove si legge gli atti degli apostoli
1.3.2        (PRIMO CRITERIO) Il criterio di scelta dei brani dell’AT (sempre nelle domeniche e solennità) è fatta in concordanza tematica con quelli del nuovo testamento (specialmente con il vangelo), per via del fatto che lo stesso modo è usato dagli evangelisti e da Gesù che citano fatti e insegnamenti dell’AT per spiegare nuovi fatti e nuovi insegnamenti. Questo testimonia l’unità profonda che esiste tra i due testamenti che si incontrano nella persona di Cristo.
1.3.3        Triplice preoccupazione
1.3.3.1  Legame delle letture veterotestamentarie con la pericope evangelica
1.3.3.2  Semplicità e brevità dei testi per favorire la comprensione
1.3.3.3  Nel ciclo triennale cercare di impiegare tutto l’AT almeno nelle sue letture più significative
1.3.4        (SECONDO CRITERIO) il criterio di scelta dei brani dell’AT (nel tempo di quaresima) non sono riferite alla pagina evangelica ma hanno uno sviluppo proprio di domenica in domenica. Ogni anno c’è uno sviluppo diacronico della
STORIA DELLA SALVEZZA (dalla prima alla quinta domenica di quaresima)(e anche trasversalmente per II, III e V)
.
1.3.4.1  Anno A: LE TAPPE SALIENTI DELLA STORIA DELLA SALVEZZA:  Adamo ed Eva (il peccato originale) Abramo (che esce dalla sua terra); Esodo (Massa e Meriba, protesta del popolo, acqua dalla roccia) Davide (unzione regale) Ezechiele (la promessa di un ritorno glorioso dall’esilio, apro i vostri sepolcri)
1.3.4.2  Anno B: LA CATEGORIA INTERPRETATIVA DELL’ALLENZA: Noè (il patto dopo il diluvio) Abramo (il patto dopo il sacrificio di Isacco) popolo di Israele (Sinai dono della legge, decalogo), esilio (Signore fedele nonostante il popolo, Ciro è strumento sue mani), Geremia (Alleanza nuova scritta nei cuori e non su tavole di pietra)
1.3.4.3  Anno C: DIALOGO TRA DIO e L’UOMO e sua risposta: del popolo (mio padre era un arameo errante… egli ci fece uscire dall’Egitto) Abramo(la discendenza numerosa come le stelle) Mose (vocazione e missione prima del Sinai, io sono colui che sono) del popolo nella terra promessa (che celebra la pasqua) Isaia (il Signore apre una via nel deserto, annunzio delle lodi alla fine dell’esilio)
1.3.5        Applicazione della categoria promessa-compimento, categoria dell’antica alleanza che si compie con quella nuova di Cristo
2        Ermeneutica biblica dell’azione liturgica
2.1  Dalla preghiera per l’ordinazione dei vescovi nel sacramentario veronese
2.1.1        Il sacramentario veronese è un manoscritto del VII secolo. In esso è ripreso Es 28 e il sommo sacerdozio di Aronne e in particolare le vesti splendenti e sontuose che servivano per far capire al popolo quale importante funzione venisse da esso assunta. Nella preghiera per l’ordinazione del vescovo le vesti assumono un altro significato: si chiede a Dio che l’anima del vescovo sia ricoperta di un costume ossia un comportamento impeccabile e splendente degno di tale figura.
2.2  Dalla preghiera per l’ordinazione dei presbiteri nell’attuale pontificale romano
2.2.1        Vengono ripresi gli episodi antico testamentari dei 70 anziani che vengono designati per l’aiuto ad Aronne sommo sacerdote: su di essi si posa comunque lo spirito ma in maniera non stabile a differenza del sommo sacerdote. Questo a giustificare sia il compito dei sacerdoti di guida per il popolo, ma con a capo il vescovo. Poi c’è il riferimento alla consacrazione come sacerdote di Aronne e dei suoi figli però subordinatamente ad esso: questo è reso anche dalle vesti: solenni per il padre semplici per i figli.
3        Verso una conclusione
3.1  Questo tipo di lettura che abbiamo fatto risale a quella della patristica: tipologia e mistagogia
3.2  Esempio di namaan il siro e catechesi di Ambrogio al neofita: Namaan si salva in figura di Cristo.  
3.3  C’è un impianto di questo tipo: tipo (namaan, calco vuoto) antitipo (gesù Cristo, il suo battesimo, forma da riprodurre) immagine (battesimo/sacramento)
3.4  Impianto soggiacente: filosofia medio platonismo: mimesi (imitazione)/mitessi(partecipazione) /koinonia(comunione)
3.5  Dopo la caduta del sistema platonico, i medioevali scadranno nell’allegorismo, un vuoto simbolismo.
3.6  La liturgia supera la mistagogia e il sistema platonico attraverso il Concetto di compimento:
3.6.1        Concezione errata di compimento: cercare tra gli avvenimenti posteriori all’AT fatti certi e definiti che erano previsti nelle scritture
3.6.2        Concezione giusta di compimento: sguardo retrospettivo: alla luce di Cristo e della Chiesa scoprire qualcosa che era nascosto nei testi.
Esempio Paolo che rilegge le vicende dell’Esodo. Oggi: la liturgia che trova significati nuovi ai brani dell’AT attraverso l’eucologia.


EXCURSUS 3 (da sapere benissimo)
ERMENEUTICA LITURGICA DELLA PAROLA DI DIO

Riassunto
3.1. Valore pedagogico della proclamazione ciclica della parola di Dio: In sintesi, il lezionarío è organizzato in modo da consentire ai fedeli unaapprofondita conoscenza della storia della salvezza, offerta attraverso un'organica distribuzione delle
letture bibliche nel corso dell'amio, in modo che questa storia venga colta nel suo continuo attuarsi nell'oggi. Sarà così possibile acquisire con gradualità una maggiore consapevolezza della fede che si professa.
3.2. Il significato liturgico della parola di Dio. L’interpretazione del testo biblico è legato al contesto liturgico: la stessa pericope in celebrazioni differenti ha significati differenti.
3.2.1. IL `CONTESTO LITURGICO': Sitz in Leben, teoria della intertestualità (un testo che arriva in nuovo contesto assume significati nuovi e differenti rispetto al contesto di partenza), la parola è viva perché essa pur rimanendo legata al suo universo produce sempre nuovi frutti negli esseri umani.
3.2.2. RM 6 e RM 8
diverse sono le sfumature di significato che i due testi presi in esame assumono a seconda della scelta e della composizione dei versetti, delle altre letture a cui sono associati, dell'accento richiamato dai titoli e dai salmi responsoriali con il loro ritornello, del tempo liturgico in cui sono proclamati, dal rito sacramentale che intendono illustrare. È il contesto liturgico, quindi, a offrire un primo ineludibile criterio interpretativo della parola di Dio quando essa viene proclamata nell'assemblea celebrante.

3.2.3. LA DIMENSIONE SOGGETTIVA
Si è visto che lo stesso brano può avere differenti interpretazioni già dal contesto: altro spazio di interpretazione è quello soggettivo (del predicatore o di chi legge la parola per conto suo). E’ sempre il modello di ascolto liturgico della Parola che evita il pericolo del soggettivísmo. La giusta conoscenza del testo biblico è accessibile solo a colui che ha un'affinità vissuta con ciò di cui parla il testo, in  particolare è favorito chi vive una dimensione ecclesiale forte. Altre interpretazioni della parola sono i frutti stessi che essa porta nella vita dell’uomo: la vita dei santi.

3.2.4. LETTURA CRISTOLOGICA
I passi dell’antico testamento vanno interpretati alla luce di Cristo: cosi come Cristo stesso fa sia nell’episodio della lettura del rotolo di Isaia che nell’episodio dei discepoli di Emmaus. Quindi i brani dell’antico testamento devono essere letti alla luce di Cristo e del suo mistero pasquale rivissuto oggi nella liturgia.


1.3 «Per ritus et preces»: solo una questione di metodo? (cf inizio del corso)
1.4 « ...piena, cosciente e attiva partecipazione»
1.4.a La partecipazione alla liturgia nei documenti del magistero
PioX accenna all’argomento: si parla di partecipazione attiva e la liturgia è vista come fonte della vita cristiana
Pio XII mediator Dei:
esterna : presenza fisica alla celebrazione
interna : presenza di tipo più profondo ma psicologica: fare propri i sentimenti di Cristo
esterna+interna=attiva
sacramentale: comunione al corpo = attiva perfetta.
CV2: specifica le due motivazioni della necessità di una partecipazione attiva sc26:
1) la natura della liturgia che azione di tutta la chiesa e quindi di ciascuno dei suoi membri secondo la sua funzione specifica
2) diritto dovere in forza del battesimo
1.4.b La prassi pastorale
La prima azione atta a favorire la partecipazione attiva è stata la traduzione dei testi o il rituale direttamente nella lingua vernacola. Ma non bisogna cadere nell’illusione che la catechesi liturgica esaurisca il problema della partecipazione. Infatti la messa non è da comprendere ma da animare con creatività: questo livello non deve essere inteso in senso emozionale o esteriore, altrimenti si scade nel traviare creatività con fantasia. Bisogna quindi agire anche sul livello di appartenenza: una buona liturgia è sostenuta anche da una pastorale esterna alla celebrazione stessa.

1.4.c Per una nuova comprensione della questione
SC48: la partecipazione deve essere actuosa: non da tradurre attiva con  una evidente valenza individuale: actuosa vuol partecipare all’atto (che è di Gesù Cristo): quindi intelligenza del mistero, consapevolezza per arrivare poi all’offerta di se stessi.  Non solo dunque cantare e rispondere ma ascolto della parola di Dio e recezione vera del dono di grazia. Fino ad arrivare al culmine con la partecipazione sacramentale espresso nella terza preghiera eucaristica: E a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito.
Una vera partecipazione dunque sarà actuosa in un doppio senso: passiva perché è la liturgia stessa che inizia e plasma il fedele e trasfonde nella sua vita il sacramento di cui si nutre, attiva perché il fedele cercherà con le sue forze di rispondere e accogliere questo mistero che si realizza in lui.
Sacramentum Caritatis 55 Favoriscono l’actuosa partecipazione: il silenzio la revisione di vita, la confessione il digiuno, la partecipazione alla vita ecclesiale.
1.4.d Alcuni rilievi
La liturgia non può darsi senza il suo rito: ci sono degli adattamenti previsti per le varie culture che devono essere presi in considerazione per non alterare il significato del rito stesso. Cristo è venuto a condividere la nostra situazione ma con precise modalità.


1.6    Conclusione

APPENDICE
TESTI CONCILIARI
2. LA DOTTRINA SUI SACRAMENTI DEL CONCILIO VATICANO II
2.1 Sacrosanctum Concilium
2         sollecitudini:
1) La liturgia è culto pubblico e integrale del Corpo mistico di Cristo, capo e membra e momento costitutivo della storia della salvezza (i sacramenti vengono riportati nel loro posto naturale che è la liturgia e non atti di dovere di culto come diceva Tommaso e sono atti di salvezza di Gesù Cristo)
3         Ruolo centrale della eucarestia, perno di tutti gli altri sacramenti

2.2 Lumen Gentium
La Chiesa é il nuovo popolo di Dio e si presenta come un popolo radicalmente sacerdotale (cf LG 10). Il sacerdozio appartiene in modo costitutivo all'intero popolo di Dio. Tale sacerdozio è partecipazione al sacerdozio UNICO di Cristo e si attua mediante due forme reciproche, seppur distinte: il sacerdozio comune che sgorga dal battesimo e il sacerdozio ministeriale che si fonda sul sacramento dell'ordine. Quindi pur essendo che il sacerdote ha pure lui il sacerdozio comune che è per via del battesimo, non si deve intendere che lui ha un grado superiore rispetto al fedele. La differenza dei due sacerdozi non è di grado ma di essenza.
Nella celebrazione dell’eucarestia, il sacrificio della chiesa e quello di Cristo diventano uno, e Cristo associa a se la Chiesa come offerta con se stesso. Il sacerdote ordinato presiede l’eucarestia, attua l’unità del sacrificio di Cristo con il sacrificio della chiesa (cioè di tutti coloro che esercitano il loro sacerdozio battesimale). Il sacerdozio ministeriale è a servizio di quello battesimale perché esso si possa attuare come offerta.
Questo è da tenersi in mente anche quando si concepisce l’amministrazione di un sacramento: non èc che il sacerdote è parte attiva e il fedele parte passiva: ma entrambi fungono  da parte attiva in quanto entrambi stanno esercitando il loro rispettivo sacerdozio.


3. ORIENTAMENTI POST-CONCILIARI
3.1 Superamento del giuridismo
Abbiamo che si supera il solo modello scolastico, materia forma, liceità e validità, requisiti di amministrazione: si parla adesso dell’atto celebrativo della sua sequenza e valore simbolico. Categorie privilegiate: incontro, eucarestia comunità ecclesiale
Il modello personalista
I sacramenti sono atti del Signore Gesù in cui il fedele fa un incontro con Dio (si riprende Schylibexx). Quindi categorie anche come relazione.
Il modello eucaristico
Eucarestia al centro: la messa come contesto di tutti i sacramenti; ma attenzione non dimenticare altre forme che sono la liturgia delle ore e anche una celebrazione della sola parola di Dio.
Il modello ecclesiale

3.2 Spirito Santo e sacramenti
Lo spirito santo è protagonista perché la sua azione è presente in tutta la celebrazione: è egli che connota il sacramento come evento ed azione
3.3 Antropologia del simbolo sacramentale
La funzione simbolica anche dei sacramenti è insita nella stessa struttura dell’uomo
EXCURSUS 4 (non fare)
LA TEOLOGIA DI L.-M. CHAUVET (non fare)
3.4 Il rilancio dell'ecumenismo

CAPITOLO XIII (da sapere benissimo)
ELEMENTI PER UNA SINTESI SISTEMATICA
1.                  LA NOZIONE DI SACRAMENTO
Nozione è un termine che non ha la pretesa di esaurire la cosa a cui si riferisce, ma ne indica gli elementi imprescindibili

Sacramento é un atto  personale del Cristo glorioso dispiegato, nella potenza dello Spirito, in una forma simbolica posta in atto dalla Chiesa e rivolta alle situazioni decisive della vita dell'uomo credente.
Alcune notazioni sulla nozione
- categoria di rito (azione ed evento) rispetto a quella di segno di Agostino (res)
- dimensione cristologica: azione di Gesù risorto
- dimensione pneumatologica
- dimensione ecclesiologica
- forma simbolica rituale: eccedenza di quanto si compie rispetto ai segni visibili, primato di Dio e tradizione  a cui l’uomo deve rispetto
Rito e linguaggio simbolico: diversi livelli ermeneutici
Livello naturale antropologico: acqua indica uomo saziato quando ha sete, indica la possibilità della vita
Livello storia della salvezza: Spirito di Dio che si libra sulle acqua, acqua si apre per permettere il passaggio del popolo attraverso il mar Rosso, 
Livello contesto sacramentale: parole del rito in se stesso: nel battesimo l’acqua è usato insieme alle parole nel nome del padre del figlio e dello spirito santo.
Livello azione/dinamicità: nell’acqua si viene immersi, l’acqua viene versata sul capo

Aspetti del rito:
ordine: crea un’ordine nella persona e nella comunità
gratuito e improduttivo: non genera qualcosa nel senso utilitaristico dell’uomo
regole: alla stregua di un gioco esso ha delle regole.


2.                  L' ORIGINE DEI SACRAMENTI
2.1  L'istituzione
Padri della chiesa: dato di fatto; scolastica: occorre trovare i versetti in cui è istituito; Trento: Cristo ha istituito i sacramenti è verità di fede, dubbio se istituzione immediata o mediata.
Rahner: istituzione mediata tramite chiesa sacramento fondamentale (Cristo sacramento originario e originante)
Approccio generale è quello di istituzione mediata, ma il problema è tale se si ha nozione di sacramento come res e quindi la questione della istituzione è dovuta al fatto di stabilire forma e materia. Se invece si ha una nozione di sacramento come azione allora il problema si risolve con Cristo che enuncia la sua volontà (senza problematiche di materia e forma).

2.2  La potestà della Chiesa sui sacramenti
Trento ha stabilito che la Chiesa ha una potestà sui sacramenti che riguarda tutto ciò che si riferisce al loro rito (può modificarlo), ma non sulla loro sostanza. Che cosa è la sostanza del sacramento?
Alcuni dicono il segno fisico (materia e forma), altri dicono quello metafisico (significato e significante), altri volontà istitutiva di Cristo. Non è però stabilibile a priori
Fatto sta il sacramento deve sempre raggiungere l’evento Cristo: non si può fare eucarestia con patatine e cocacola, perché la sostanza in questo caso è pane e vino che non hanno solo il significato del mangiare ma anche tutti gli altri significati (gv 6, il pane della vita, la manna etc.) non si può fare battesimo con le parole ti battezzo nel nome di tizio e di caio: occorre formula trinitaria.

3.                  IL NUMERO DEI SACRAMENTI
La chiesa ha passato tempo per fissare il canone: l’uso liturgico ha contribuito a determinare il canone. Cosi lo stesso per il canone dei sacramenti: la chiesa ha riconosciuto (e non deciso) questi setti sacramenti come riconducibili al mandato di Cristo. Quindi non una decisione improvvisa della chiesa, ma riflessione basata sull’esperienza e la tradizione.I sacramenti vanno rispettati come patrimonio normativo sia nella loro integrità sia nel loro limite. Sono un'istanza contrapposta alla Chiesa e insieme una tradizione costitutiva della Chiesa.

4.                  GLI EFFETTI DEI SACRAMENTI
I Sacramenti sono eventi di grazia.
La grazia  é
- dono dall'alto che, per mezzo dello Spirito, ci fa "figli nel Figlio" a gloria del Padre.
-vita nuova nell’uomo che la accoglie, in relazione alla trinità, sotto la forma di
Liberazione “da” e “per” (dal peccato, per una vita santa
Deificazione: dono della vita divina
Comunione: liberazione e deificazione costituiscono relazione in senso verticale (Dio) e orizzontale (fratelli/chiesa)

Grazia santificante/sacramentale
grazia santificante: la grazia comune a tutti i sacramenti (battesimo la mette, confessione la ripristina , eucarestia e altri sacramenti: accrescono ove già presente)
grazia sacramentale: effetto specifico legato al sacramento
nella teologia contemporanea si usa vedere queste due grazie non distinte ma aspetti della stessa grazia: immagine: la rosa: la linfa che percorre le radici è la stessa che produce i boccioli e il fiore.

5.                  L'EFFICACIA DEI SACRAMENTI
Efficacia oggettiva: non dipendono dalla dignità del ministro o del ricevente (ex opere operato) ma implicano per il loro dispiegarsi la buona disposizione da chi li riceve: causalità del sacramento e dignità/volontà del soggetto sono distinte.
6.                  CELEBRAZIONE E MINISTERIALITÀ

                        6.1 L'assemblea liturgica
Assemblea non è da considerarsi come icona della Chiesa che tutta insieme è soggetto integrale della celebrazione del Sacramento in quanto atto di Cristo nella Chiesa. Ministro e semplice fedele devono svolgere tutto e solo il proprio ufficio secondo il rito e le norme liturgiche (SC28)
                        6.2 il ministro dei sacramenti
Anche se l’atto sacramentale è di tutta l’assemblea questo non sminuisce, anzi valorizza il ruolo specifico del ministro. Egli deve presentare tre caratteristiche per agire in persona ecclesiae e persona christi
Idoneità, intenzione, però indipendenza dalla fede e santità del ministro (condizione morale).

Idoneità: battesimo (e altri sacramenti) il ministro non può essere battezzando  (eccetto matrimonio i ministri sono gli sposi). Battesimo può essere celebrato da tutti (anche non battezzati) perché sacramento per la salvezza. Potestà d’ordine, potestà giuridica

Intenzione: Trento dice: per i ministri mentre compiono e conferiscono i sacramenti, si richiede almeno l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Questa intenzione non può essere intesa come interna, ossia come atto umano (consapevole e libero) da parte del ministro

Condizione morale Trento condanna coloro che asseriscono che un ministro che si trovi in peccato mortale, anche se ha osservato quanto é essenziale per compiere e celebrare un sacramento, non lo conferisce validamente. (divieto storico di ribattezzare coloro che erano stati battezzati dagli eretici).

Sacramentali: benedizioni, esorcismi, consacrazioni (sono le forme riconosciute dal benedizionale): possono scomparire, sono legati alla fede e alla condizione morale del ricevente non agiscono in forza della loro effettuazione (è solo una richiesta, implorazione).   Ministerialità: vescovo sacramentali della diocesi, parroco sacramentali della parrocchia, laico sacramentali che riguardano la famiglia. (altre cose guardare le specifiche del benedizionale)

7.                  IL RAPPORTO FEDE-SACRAMENTI COME QUESTIONE TEOLOGICA FONDAMENTALE
Tre momenti storici:
-                   epoca dei padri fino al medioevo: il rapporto è implicito, dato per scontato
-                   epoca della contestazione/riforma di trento:il sacramento è per sola fede, non serve il rito: rapporto fede/sacramento sono disuniti 
-                   movimento liturgico: comprensione della vera necessità del rito, si ritorna ad una unità
Se si concepisce il sacramento come una res allora si rischia di banalizzare la fede (ossia idea che il sacramento funziona comunque, basta crederci nel senso di ritenere per vero, la fede è ridotto ad una adesione ad una verità) , ma se si concepisce il sacramento come azione allora la fede è implicata come azione nel sacramento stesso e allora il rito stesso che è strutturale del sacramento.

CAPITOLO XIV (non fare)
TEOLOGIA SACRAMENTARIA, TEOLOGIA LITURGICA
E TEOLOGIA FONDAMENTALE: VERSO UNA CONVERGENZA



PARTE SECONDA
TEMI PARTICOLARI
CAPITOLO XV (da sapere bene)
LA CELEBRAZIONE DELL'EUCARISTIA SECONDO IL MESSALE ROMANO DI PAOLO VI
1.1.continuità e riforma del rito
ermeneutica della discontinuità/rottura e ermeneutica della riforma:  è meglio vedere la seconda perché la Chiesa non rompe mai inmodo netto con il passato
1.2 Tradizione e progresso nella Costituzione liturgica conciliare
Si parla quindi non di innovazione dottrinali quanto piuttosto di progresso per spiegare sempre meglio i sacri misteri e per venire incontro (senza toccare l’entità della fede) alle varie culture e popoli. (SC 23/37)
Tutti gli adattamenti adesso sono messi in un capitolo dell’introduzione.
1.3 Il caso del nuovo Ordo Missae
Ci sono state accuse da parte di due cardinali Bacci e Ottaviani, che dicevano che il nuovo rito della messa andava contro la fede cattolica (per gli argomenti della, natura sacrificale della messa, presenza reale e figura del ministro). Nel proemio si risponde indirettamente a queste accuse ogmr2 proemio in ogmr3 proemio numerato.
1.3.1 Fedeltà alla tradizionale dottrina eucaristica della Chiesa
natura sacrificale della messa
OGMR2,2: nelle preghiere si fa l’offerta della oblazione come insegna la tradizione e come voleva Cristo nostro Signore.
OGMR2,1: la chiesa fa suo il comando che il Signore diede agli apostoli di preparare per la cena
presenza reale
OGMR2,3: parole di consacrazione e atti di rispetto (in ginocchio durante la consacrazione, adorazione nella notte Giovedi santo, liturgia del Corpo e Sangue del Signore)
sacerdozio ministeriale
OGMR2,4: l’importanza del sacerdote è dal luogo (presiede) e i suoi uffici sono spiegati nella messa crismale del giovedi Santo: continuazione della potestà sacerdotale di Cristo.

1.3.2 Fedeltà alla tradizione
Ricerca della norma dei padri.
Riforma del messale di Pio V: tradizione era 2-3 secoli;
Riforma del messale di Paolo VI: tradizione fino ai padri.

1.3.3 Adattamento alle nuove condizioni
In continuità con Trento: omelia e comunione durante la messa, comunione al calice in casi particolari
Novità e revisioni: formulari per messe rituali e per varie necessità


Il luogo della celebrazione
Dignità del luogo: pulizia, luminosità, arte nella chiesa. OGMR 288,289
Funzionalità del luogo: riscaldamento, amplificazione audio, posti a sedere con inginocchiatoi OGMR 293
Luogo deve rispecchiare l’assemblea liturgica nelle sue funzioni: posto per la schola cantorum, presbiterio/concelebranti/assemblea. OGMR 294
Sopraelevazione e distinguersi del presbiterio e in esso dell’altare OGMR 295

Altare
centralità liturgica (luogo del sacrificio) (OGMR 296) fisso o mobile (OGMR 298) centralità logistica (OGMR 299) messa verso il popolo (OGMR 299) solidità strutturale dell’altare (di pietra se possibile) (OGMR 301) reliquia autentica sotto altare (OGMR 302) esigenza di un singolo altare per ogni chiesa (OGMR 303) tovaglia bianca (OGMR 304) ornamento con moderazione con fiori:poco in Avvento, no in quaresima, se possibile fuori (OGMR 305) sull’altare solo quanto previsto per la messa: evangeliario dall’inizio al vangelo, calice, purificatoio patena palla corporale, messale acqua e vino dall’offertorio alla purificazione (OGMR 306) candele durante la celebrazione (OGMR 307) presenza della croce per ricordare la passione del Signore. (OGMR 308)
Ambone
Fisso o mobile sia visibile al pubblico e accessibile ai ministri, degno dell’importanza della parola di Dio : per le letture, salmo responsoriale, preghiere universale o dei fedeli, preconio pasuale, omelia. (OGMR 309)

La sede per il sacerdote celebrante e le altre sedi sede in fondo al presbiterio, non un trono. Diacono vicino alla sede, concelebranti intorno alla sede, altri ministri staccati dal clero. Tutto questo a meno di strutture esistenti: tabernacolo centrale o altare al muro (OGMR 310)

I posti dei fedeli
comodi e funzionali per tutti gli atteggiamenti del corpo, diretti verso il presbiterio sia per vedere ma anche ascoltare. No ai posti sempre riservati (ossia no acquisto del posto) (OGMR 311)

Il posto della schola cantorum e degli strumenti musicali
La scola deve poter partecipare anche essa attivamente alla messa (OGMR 313) l’organo e altri strumenti devono poter essere ascoltati da tutti, ma con riguardo ai tempi liturgici (in particolare in quaresima) (313)

Il tabernacolo
Unico, inamovibile,solido e inviolabile, non trasparente, chiuso non profanabile. (314). Se non già presente in modo storico: sia fatto sul presbiterio di lato, eventuale usare vecchio altare, oppure in una cappella propria per adorazione e preghiera privata.

Le vesti
sia per decoro, che per identificare l’ufficio (335) il camice per tutti i ministri ordinati (con o senza cingolo) da abbinarsi obbligatoriamente con casula, dalmatica o stola. (336) amitto per coprire eventualmente collo (336) per la messa (sacerdote) casula o pianeta (che deve stare sopra alla stola e camice) (337) diacono dalmatica(opzionale) sopra a camice e stola (338) accoliti, lettori e altri ministri veste secondo CE (339) stola diritta sacerdote stola traversa diacono (340) piviale durante processione (341) forma e tessuti secondo CE (342-343). No troppi ornamenti si alla qualità di materia e forma (344)
colori (345)
bianco tempo natalizio/pasquale/Signore no passione/Maria/santi non martiri/tutti i santi/san giovanni battista/san Giovanni evangelista/cattedra di san Pietro/conversione di San Paolo/esequie dei bambini
 rosso Palme/venerdi santo/ pentecoste/passione del Signore/apostoli in tempo natalizio/ evangelisti/ santi martiri
verde: tempo ordinario
viola: tempo di avvento e quaresima/esequie defunti
nero: defunti (ove prassi)
rosa: Gaudete (AvventoIII) letare (Quaresima IV)

struttura generale della messa
presenza reale durante la messa: nel ministro, nella parola, massimamente (transustanziazione e permanenza) nelle specie eucaristiche (27)
liturgia della parola e liturgia eucaristica: unico atto di culto (28)
parti presidenziali (32)
il testo va proclamato secondo la sua tipologia e secondo il contesto, ma sempre a voce alta e chiara. (38)
Il canto espressione della gioia del cuore(39) nelle feste domenicali sempre, in quelle feriali opzionale (40a) canto di maggiore importanza: Alleluia, Santo; di seconda importanza Gloria Kyrie Agnus Dei, di terza importanza Padre Nostro e Credo. Salmo responsoriale a parte (40b). preferenza gregoriano, possibilità di polifonia (41a) nelle messe con persone di diverse lingue cantare in latino credo e/o padre nostro.
Gesti e atteggiamenti del corpo
Decoro anche nei gesti: esprime unità dell’assemblea (42)
IN PIEDI/SEDUTI/GINOCCHIO obbligatorio a meno di motivi di salute o di luogo, alternativa inchino (43) lodevole il ginocchio da dopo il santo fino alla fine della pregheira eucaristica (43) processioni  ingresso, vangelo, offertorio, uscita con canto per maggior decoro (44)
 Il silenzio
silenzio: atto penitenziale, dopo omelia/vangelo, comunione, prima della celebrazione (sagrestia). (45)

STRUTTURA DELLA MESSA
Riti di introduzione/ liturgia della parola /liturgia eucaristica /riti di conclusione

A) RITI DI INTRODUZIONE
struttura: introito/saluto/atto penitenziale/kyrie /gloria/orazione colletta
(46)

introito
Introito come canto/antifona di ingresso per dare inizio alla celebrazione, accompagnare processione di ingresso (121), favorire unità dei fedeli  (47-48)
Processione di ingresso: turibolo fumicante (benedizione), croce e candele, accoliti e ministri, evangeliario (elevato), sacerdoti vescovo (120)
Inchino profondo all’altare (sac. e min.) croce in vista, candele sull’altare, evangeliario sull’altare (122) (49)
Bacio all’altare (sac. e diacono) e poi incensa croce e altare girando intorno (123) (49)
Segno di croce e saluto del celebrante, per indicare la presenza del  Signore, risposta dell’assemblea, rbrevissima introduzione (50-51)

kirie
Atto penitenziale (può includere il kirie) /kirie (52)
[Atto penitenziale: 1) introduzione, 2) silenzio 3) confessione, invocazione della misericordia di Dio [kirie] 4) assoluzione]|[aspersione acqua benedetta/no kirie]
Gloria: domeniche fuori avvento e quaresima, solennità; cantato/parlato (alternato o detto tutti insieme).(53)
Colletta: preghiamo, slienzio, preghiera solitamente rivolta al padre (54) strutturata nel seguente modo:
invocatio (vocativo)/
ampliamento (funzione anamnetica, fiducia nell’azione del padre, appoggio dal quale chiedere)
petitio richiesta di perdono
scopus  il fine a cui tende la richiesta
conclusione trinitaria

B) LITURGIA DELLA PAROLA
Gloria
: domeniche fuori avvento e quaresima, solennità; cantato/parlato (alternato o detto tutti insieme).(53)
struttura: Letture [prima lettura, canto intelezionale (salmo responsoriale) seconda lettura, secondo canto interiezionale (canto al vangelo) vangelo]
Omelia 
Professione di fede
Preghiera dei fedeli (universale)


Letture
Il silenzio (56)
Liturgia presenta le letture in un certo ordine non modificare (57)
Ambone (58)
Letture: laico /vangelo diacono. Se manca diacono o laico sopperisce il sacerdote. (59)
Particolare attenzione al ministero del lettorato: il lettore deve acquisire tre capacità: biblica, liturgica e tecnica: la prima conoscere che tipo di genere letterario ha davanti per capire anche come intonare la lettura, la seconda per capire la struttura della messa e anche per avere confidenza con il libro liturgico, la terza per sapere proclamare correttamente davanti ad una assemblea, anche sapere utilizzare un microfono per amplificare la voce.
Riguardo al vangelo: benedizione, in piedi, libro apposito evangeliario  (60)
Parola di Dio  silenzio tra una lettura e l’altra (128-132)
Lettura vangelo diacono: benedicimi o padre, il signore sia nel tuo cuore. Segno di croce, prende evangeliario, porta ambone, il Signore sia con voi,  dal vangelo secondo N., segna con il dito, poi mente bocca cuore, lettura parola del Signore,Lode a te o cristo,bacio all’evangeliario, dice la parola del vangelo; se c’è vescovo porta a baciare a lui, vescovo può fare anche benedizione con evangeliario(175)

Al vangelo si da lo stesso onore dell’altare: bacio/candele/incenso perché rappresenta Cristo. Viene poggiato sull’altare per far capire che la mensa della parola e la mensa eucaristica è unica.

Salmo responsoriale
Modalità: salmista parla-canta/ popolo  parla-canta ritornello; salmista canta per intero (61)
Il salmo è relazionato con lettura che precede,
il ritornello pure ha attinenza con il tema della parola/salmo oppure è relativo al tempo liturgico

acclamazione al vangelo
si canta alleluia (tranne in quaresima) (tutti, assemblea schola e cantore) come segno di saluto a Cristo prima del vangelo. Il versetto lo canta/dice solo la schola o il cantore. Si può ripetere alleluia. (62) in quaresima lode a te cristo o altro (62)
modalità prima del vangelo
se c’è alleluia (no quaresima): salmo alleluiatico, salmo/ritornelli/alleluia/versetto
se non c’è alleluia: salmo + versetto, solo salmo
se non si canta alleluia: si può tralasciare alleluia e versetto.

Sequenza obbligatoria prima dell’alleluia a pasqua e pentecoste. (63)

Omelia
Deve vertere su vangelo o altra lettura del giorno (65)
Deve tenere l’omelia: il sacerdote, concelebrante, diacono, altro personaggio del clero non concelebrante, mai un laico (66a)
Obbligatoria la domenica, raccomandata tutti gli altri giorni, specialmente ferie di avvento e quaresima o quando c’è concorso di popolo (66b).
 Il predicatore deve aiutare il fedele a capire il mistero che celebra, come attuare la parola nella sua vita. Il predicatore deve prepararsi l’omelia e non mettere al centro se stesso (la sua bravura) quanto piuttosto mostrare Cristo, e dunque usare parole che siano confacenti il tipo di assemblea a cui si rivolge (Verbum Domini 59)
Professione di fede
È un simbolo perché non è solo confessione di fede del singolo, ma unisce tutta la chiesa in un credo comune, esprime dunque l’unità ecclesiale e il fatto di essere radunata dall’unico Signore confessato. (67)

Preghiera universale (o dei fedeli)
E’ esercizio del sacerdozio battesimale. (69)
a) per le necessità della Chiesa;
b) per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo;
c) per quelli che si trovano in difficoltà;
d) per la comunità locale. (70)

preghiere che possono essere composte dal popolo o spontanee. Introduce e chiude il sacerdote, legge il diacono, lettore o laico, il popolo risponde in piedi. (71)
Libera composizione: sobrie, poche parole, esprimano le intenzioni della comunità, siano rivolte al Padre, al Figlio o allo spirito ma non ai santi o alla Madonna.

C) LITURGIA EUCARISTICA
Si modella e struttura la liturgia secondo le azioni di gesù dell’ultima cena:
prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli.
Prese il pane: offertorio
Rese grazie: preghiera eucaristica
Spezzò il pane: riti di preparazione alla comunione (padre nostro, rito della pace, frazione pane/agnus dei)
Lo diede ai suoi: distribuzione della comunione.  (72)

Offertorio
 Si preparano tutte le cose per la consacrazione: pane vino calice patena etc. dalla credenza. Pane e vino possono anche essere portati offertorialmente, ma sull’altare non si ponga nessun altro dono che deve essere messo fuori della mensa eucaristica.  (73)
Se c’è il canto esso devo durare per tutta l’azione liturgica (coprire processione offertoriale + offerta del sacerdote). Oppure il sacerdote dice Benedetto sei tu … e il popolo risponde benedetto nei secoli il Signore. (74)
Possibilità di incensare le offerte (che salgono al cospetto di Dio), il sacerdote e il popolo (per significare la  dignità di sacerdozio battesimale (75)
Lavabo con significato di purificazione interiore (76)
Orazione sulle offerte (super oblata) funzione prolettica (anticipa i temi sacrificali) e conclude offertorio (77)

Preghiera eucaristica
Nel corso dei secoli questo momento ha diversi nomi: cena del Signore, fractio panis, sinassi. Si impone il termine eucarestia che di per se ha tre significati: missa (intera celebrazione), questa preghiera di consacrazione, gli elementi del pane e del vino transustanziati. (78)

Struttura: (79) prefazio (dialogo iniziale/protocollo iniziale/embolismo (anamnesi ricordo di quello che Dio ha fatto) / escatocollo)
azione di grazie (funzione anamnetica per ricordare l’azione di Dio e ringraziarlo) 
sanctus/acclamazione: di lode da parte di tutta l’assemblea
epiclesi (sui doni): richiesta che pane e vino diventino corpo e sangue di Cristo e giovino a coloro che li ricevono
racconto istituzione/consacrazione: mediante le stesse parole e gesti del Signore si compie lo stesso sacrificio e si ricorda il comando da parte del Signore di perpetuarlo (fate questo in memoria di me) (si rifà alla birkata mazon, che come racconto istitutivo ha il deuteronomio, è genere letterario)
mistero della fede
anamnesi: l’Assemblea ricorda beata passione/gloriosa resurrezione e ascensione al cielo
offerta/(epiclesi sul popolo): memores la chiesa offre il sacrificio di Cristo al padre e chiede allo spirito di scendere per essere un solo corpo e un solo spririto
intercessioni: tutta la chiesa celebra l’eucarestia, essa è sia per i vivi che per i defunti
dossologia finale: per cristo con cristo in cristo

riti di comunione
preghiera del padre nostro: dacci oggi il nostro pane quotidiano: sacramentale; rimetti a noi i nostri debiti: i santi doni siano dati ai santi; (81)
rito della pace: per esprimere l’unità ecclesiale prima di prendere il pane di vita (pro opportuni tate) sia sobrio e non troppo lungo (82)
frazione del pane/agnus dei : per esprimere l’unico corpo di Cristo e tutti che si cibano di esso: si mette un pezzettino di pane nel vino per significare l’unità del corpo di Cristo. (83)
Comunione: prima di prendere il pane il fedele dice: non sono degno … ma di soltanto una parola: si esprime umiltà e fiducia nel Signore. Per la comunione al calice ci sono due modalità: bere direttamente o per intinzione. No al self service: questo per ricordare che la comunione è un dono che ci viene fatto (anche attraverso la ministerialità) (284,285)nel caso di intinzione  diacono regge il calice e sacerdote intinge e porge e dice “Corpo e Sangue del Signore” e poi “Amen”. Si consacrino le ostie sufficienti (per mostrare il sacrificio quotidiano) (85) si può eseguire un canto e poi silenzio, oppure tutto silenzio e dopo antifona post-comunione. Il silenzio è per interiorizzare il dono ricevuto.
Orazione dopo la comunione: orazione riassuntiva in base alla celebrazione poi il popolo risponde amen

D) RITI DI CONCLUSIONE
Brevi avvisi, se necessari
Saluto e benedizione (con orazione sul popolo, oppure solenne)
Congedo del popolo (da parte del diacono o sacerdote, ci sono delle formule che danno un mandato)
Bacio all’altare e inchino profondo.




ARS CELEBRANDI:
E’ l’analogo per il sacerdote della actuosa partecipazione dei fedeli. Celebrazione adeguata al rito stesso, obbedienza alle norme liturgiche ma non nel senso del rubricismo: questo perché nel rito succede molto di più di quello che noi possiamo vedere. Le azioni liturgiche non sono atti privati ma celebrazioni della chiesa, cosi che la liturgia non dice “io” ma dice “noi”. Il rispetto della norme dunque fa uscire dall’individualismo per aprirsi al senso ecclesiale.
ARS CELEBRANDI e conoscenza dei libri liturgici:
è bene conoscere i principi che stanno dietro ai libri liturgici OGMR e POLM: quindi non solo prospettiva disciplinare ma anche intento dottrinale.

ARS CELEBRANDI E struttura simbolico rituale della celebrazione
Il soggetto che compie l’azione liturgica della preghiera non è il semplice totale di tutti i singoli partecipi della stessa fede ma l’insieme dei fedeli, senza che conti la quantità essi sono la Chiesa.
Accorgimenti nella celebrazione: la voce deve corrispondere al genere del testo, importanza dei gesti non verbali: decoro nella celebrazione silenzio, movimento del corpo. Ma anche colore dei paramenti liturgici e disposizione architettonica per la celebrazione, le immagini sacre


CAPITOLO XVI (da sapere sufficientemente)
LA DOMENICA: GIORNO DEI SIGNORE, SIGNORE DEI GIORNI
I nomi della domenica. Il giorno della festa primordiale (SC106)
Kyriake hemera: giorno del Signore: risurrezione e quindi primo giorno perché giorno della signoria di Cristo.
Kiriakon deiphon (cena del Signore)
Jom Jhwh giorno della teofania finale(escatologia)

Tutti questi significati ci fanno capire che il giorno del Signore non era celebrato come ricordo ma come sacramento

Giorno del sole: Cristo diventa il nuovo sole
Primo giorno: giorno dei mirabilia dei, della nuova creazione
Ottavo giorno: giorno escatologico, giorno del riposo eterno, battesimo collegato con il numero otto, forma ottagonale del battistero.

Le celebrazioni domenicali senza il presbitero
Da una parte si afferma il forte legame tra il giorno del Signore e la cena del Signore. Si potrebbe celebrare la liturgia domenicale con il presbitero in altro giorno ma significherebbe rompere il connubio domenica-eucarestia. Si può fare secondo direttorio liturgia della parola e distribuzione della comunione alla domenica, ma la consacrazione sarebbe momento funzionale per rimpinguare la riserva eucaristica, e comunque questa celebrazione anomala ha solo la funzione di supplenza. Occorre informare i fedeli di: se possibile preferire il raduno in un luogo centrale, fornire il sacerdote almeno una volta ogni po’ di domeniche, il ministro laico che può presiede questa liturgia anomala non è figura sostitutiva del presbitero.

La domenica rivela il senso del tempo
Il riposo domenicale non è sabattizzazione, ma è la linearità temporale viene come sospesa e piegata alla ripetizione settimanale, scandita dal rito liturgico che riconduce all'evento storico-salvifico che lo ha originato e che al tempo stesso da senso a ciò che avviene nel presente, aprendo verso un futuro che non é in possesso alle nostre conoscenze.  C’è protologia ed escatologia.



6.2 Domenica "giorno del Signore" e "giorno per l'uomo" 
È finito quel modello standard della società agricola e della prima industrializzazione, caratterizzato da un tempo scandito collettivamente da campane e sirene. Il tempo del lavoro è de-sincronizzato: non collettivo ma per gruppi: si pensi ai supermercati aperti la domenica, ad agenti di borsa che hanno il telefonino tutto il giorno tutti i giorni, etc.: questo porta difficoltà a celebrare il giorno del Signore. Celebrare il giorno di domenica potrebbe essere visto anche non solo come giorno del Signore, ma anche  giorno per l’uomo, un giorno per distendersi, per ritrovare se stesso, un giorno di festa, avulso dal lavorismo.

6.3 Domenica e identità cristiana
L'evento della resurrezione costituisce quindi ad un tempo l'identità della domenica e l'identità stessa del cristiano. La celebrazione del giorno del Signore diviene pertanto elemento decisivo in ordine alla comprensione dell'identità cristiana. Il cristiano non può vivere senza la domenica e questa costituisce un elemento qualificante dell'identità cristiana, perché ogni settimana la celebrazione della domenica riconduce il cristiano al fondamento della propria fede, nella sinassi eucaristica gli fa incontrare, con i propri fratelli e sorelle, Cristo che spiega le Scritture e spezza il Pane e Io rende disponibile all'azione dello Spirito, che lo conduce sulla via della sequela del Risorto.
CAPITOLO XVII (da sapere bene)  
L'ANNO LITURGICO

SVILUPPO STORICO
Nei primi due secoli c’è solo la celebrazione della domenica/dominicum: senza la domenica non possiamo stare: designa il giorno del Signore, la celebrazione eucaristica, il fatto di stare insieme: una pasqua settimanale.
Poi una celebrazione pasqua annuale (sul modello ebreo): disputa sulla data della pasqua 14 nisan oppure trovare una domenica? Quale calendario usare (paschita)? 
Poi veglia di pasqua (epoca costantino IV secolo): nasce come una celebrazione sui luoghi in cui erano successi gli avvenimenti di Cristo: diario di Egeria: esempio la celebrazione del venerdi era adorazione della reliquia della croce alla chiesa di Gerusalemme.
 Poi prima e dopo pasqua: quaresima: periodo prima per i catecumeni (il battesimo è la notte di pasqua e allora i testi che si leggevano erano quelli battesimali: samaritana guarigione del cieco resurrezione di lazzaro. Poi c’è pedobattesimo, sparisce il catecumenato, subentra l’ordo dei penitenti durante la quaresima e il giovedi c’è messa di riammissione: testi penitenziali: oggi quaresima con entrambe le accezioni penitenziale e battesimale.
Poi ciclo di 50 giorni: pentecoste.

Poi ciclo natalizio/epifanico (intorno al IV secolo a Roma)
1)      riconversione della festa del sole invictus (solstizio dìinverno) il vero sole è Cristo
2)      kenosi divina stesso giorno della kenosi della croce: quindi concepimento equinozio di primavera e quindi nascita solstizio di inverno
3)      lectio continua annuale: in questo periodo si leggevano gli inizi del vangelo
4)      intento di veicolare con la liturgia la fede ortodossa: teologia dello scambio delle due nature
in oriente si stabilizza la festa della epifania, e poi tra oriente ed occidente c’è una comunicazione cosi da avere un ciclo natilizio epifanico
Poi si forma il ciclo avvento in preparazione al natale.
Si sviluppano parallelamente anche liturgie di Maria e dei santi martiri (essi sono esempi che non sostituiscono Cristo, per loro si fa un ricordo sul luogo della confessio o della sepoltura!). 
Si forma un martirologio romano: la lista dei martiri con il loro elogium, ossia quello che hanno fatto.

SC102: tutti i misteri riguardanti il cristo vengono disposti lungo un anno di modo che il fedele possa collegare il tempo della salvezza con il tempo cosmico.
SC103: si aggiunge anche i misteri di Maria associata al suo Figlio
SC104: si aggiungono anche i giorni natalizi al cielo dei martiri.
SC106: priorità della domenica vista come giorno della risurrezione di Cristo (e anche del riposo)

CRITERI PER LE LETTURE
Nelle domeniche e nelle solennità i testi più importanti di modo da aver visione completa nel ciclo triennale.

Associazione di certi libri a certi tempi: atti apostoli tempo di pasqua

Nelle domeniche tre letture antico testamento epistola e vangelo: per avere unità tra i due testamenti e unità della salvezza.

Tre criteri:
concordanza naturale (promessa compimento)
concordanza tematica (avvento e quaresima)
lettura semicontinua: domeniche del tempo ordinario A matteo, V marco/giovanni C Luca


CAPITOLO XVIII (da sapere sufficientemente)
LA LITURGIA DELLE ORE: PREGHIERA DELLA CHIESA



No comments:

Post a Comment