INDICE
PARTE PRIMA
LITURGIA E SACRAMENTARIA GENERALE
LITURGIA E SACRAMENTARIA GENERALE
DA SAPERE BENISSIMO
,BENE, SUFFICIENTEMENTE
INTRODUZIONE (da
sapere bene)
LITURGIA E TEOLOGIA DEI SACRAMENTI
1.
LA QUESTIONE DEL RITO NELLA TEOLOGIA
SACRAMENTARIA
tre momenti fondamentali del rapporto tra rito e riflessione
teologica: si è passati dalla presupposizione
del rito, tipico dell'epoca delle origini cristiane, alla sua rimozione in epoca moderna (il
rito viene considerato come eteronomia ossia dipendenza dell’uomo da Dio e
quindi si prova a correre ai ripari con la sovradeterminazione
del rito), per giungere faticosamente alla sua reintegrazione nella fede e nella teologia (il rito è
indispensabile come mediazione personale ed ecclesiale per arrivare alla fede;
la giusta comprensione dei sacramenti non si può avere solo con approccio
metafisico ontologico, ma necessita approccio pratico ermeneutico che connette l’agire della grazia nel sacramento e
la dimensione simbolica dell’agire umano nel rito).
altra suddivisione possibile:
1) come si celebra:
manuali di liturgia del 1800
2) che cosa si
celebra (contenuto della celebrazione) CV2
3) perché si
celebra (il perché del rito) fase attuale
2.
LA DEFINIZIONE CLASSICA DI SACRAMENTO E SEGNALI
DI CRISI
2.1 La nozione di signum
Nella prospettiva di Agostino il segno è definito per
distinzione e correlazione rispetto al sacramento stesso . Il signum (sacramentum) non è la res, ma la significa, è soltanto un
rimando noetico e non ha alcun rapporto diretto con la grazia che è associata
al sacramento. Questa concezione di segno porta alla polemica di Berengario
riguardo alla presenza del Signore nel sacramento della eucarestia: il pezzo di
pane è solo un segno oppure quello è realmente
il corpo del Signore?
Si amplia il concetto specificando efficacia e produzione
della grazia da parte del sacramento.
2.2 La questione
dell'istituzione dei sacramenti
se i sacramenti causano la grazia e se la grazia può essere
causata solo da Dio, è necessario concludere che tutti i sacramenti sono di
istituzione divina. Ossia detto in altre parole Gesù Cristo nella sua storia
terrena avrebbe espressamente dato una modalità specifica per ogni sacramento e
questa modalità sarebbe sicuramente la migliore perché istituita da Dio stesso.
Questo ragionamento va in crisi infatti: perché, se il sacramento era perfetto,
la chiesa nel corso dei secoli né ha modificato la prassi tante volte? Si cerca
di rispondere con la teoria della determinazione solo generica: Gesù avrebbe
determinato la grazia di ogni sacramento e avrebbe lasciato alla chiesa
decidere il rito per ciascuno. Ma questo presuppone che la chiesa determini il
rito in funzione della grazia, ossia che ci sarebbe un modo diverso dal rito
per arrivare alla grazia. Vicolo cieco e crisi della nozione di segno.
2.3 L 'ex opere
operato
Per il fatto stesso di aver detto e fatto gesti e parole la grazia è donata secondo il
sacramento celebrato (nonostante le intenzioni e la dignità del ricevente e del
ministro). Questa concezione è irrinunciabile (infatti la grazia è grande
rispetto a quanto l’uomo possa immaginare o pensare) ma allo stesso tempo
problematica: infatti la concezione moderna può avere il sentore di magia.
Occorre capire che l’azione di grazia investe tutto l’uomo: la grazia nel
soggetto rimane ma questi deve accoglierla e lasciarla agire.
3.
TENTATIVI DI RINNOVAMENTO
3.1 L'ecclesiologia
Rhaner: Gesù è il sacramento originario e la chiesa diventa
il sacramento fondamentale. Si supera ex opere operato, istituzione e si
riabilita la funzione di segno: critica: si perdono i confini di sacramento
perché questi sono larghi quanto tutta la chiesa!
3.2 L'antropologia
SI fa precedere alla catena: Gesù Cristo: sacramento
originario, Chiesa sacramento fondamentale, sacramentolgia (i sette
sacramenti), il sacramento naturale che è l’uomo e il mondo.
3.3
"Inflazione" della nozione di sacramento
Qui c’è il rischio di non avere la precisione sulla
concezione di sacramento, c’è il rischio della sacramentalità diffusa, mentre i
segni dei sacramenti sono circoscritti e precisati all’interno della chiesa.
4.
TEOLOGIA DEI SACRAMENTI E RITO LITURGICO
La funzione del rito è pienamente legata alla dimensione
della esperienza umana: la memoria è condizione di possibilità di un agire
intenzionale e rimando del soggetto ad un passato identificante. Il rito ha a
che fare con la storia, con la memoria, con l’esperienza e quindi con l’uomo:
esso è la forma paradigmatica di accesso alla verità universale dischiusa
dall’evento Cristo.
SCHEDA: L'universo
liturgico
Liturgia in quanto prescritta o istituita: tutta la serie dei testi e libri
liturgici per le celebrazioni, tutto quanto ciò che offre il programma rituale
di una celebrazione
Liturgia istituente o
celebrata: quando la liturgia scritta passa in azione, il testo diventa
evento: tramite l’ars celebrandi l’uomo sperimenta, nella forma del rituale, la
presenza salvifica di Dio e della chiesa.
Teologia della
liturgia: riflessione sul rapporto tra azione rituale e mistero pasquale di
Cristo nell’oggi.
EXCURSUS 1 (da sapere bene)
LA SACRAMENTARIA GENERALE NELLA MANUALISTICA CLASSICA
LA SACRAMENTARIA GENERALE NELLA MANUALISTICA CLASSICA
Teologia manualista del XVI secolo: dopo trento per
fronteggiare il protestantesimo si fa una massiccia e semplificata preparazione
del clero: teologia delle conclusioni: i sacramenti vengono spiegati in maniera
riduzionistica con il trattato de sacramentis in genere e de sacramentis in
specie.
IN GENERE
1.
Quid
sit sacramentum? natura ed essenza del sacramento, sui suoi elementi
costitutivi.
2.
Cur
sacramentum? questione intorno alla necessità dei sacramenti.
3.
Quis? chi
agisce nei sacramenti. Di fatto si tratta del problema dell'istituzione e,
strettamente connessa, la questione del ministro dei sacramenti.
4.
An
sit? Esistenza storica dei sacramenti.
IN SPECIE
1)
de existentia
a.
la fondazione biblica: si cerca il versetto della Scrittura
adatto
b.
l'istituzione: si cerca, anche in questo secondo
passaggio, il versetto adatto. Per es. per il battesimo si cita Mt 28,19
c.
la prassi ecclesiale
2)
De essentia
a.
materia remota: per il battesimo l' acqua
b.
materia prossima: l'uso che se ne fa nel sacramento;
per es. per il battesimo l'immersione o l'abluzione
c.
forma
3)
De effectibus
a.
la grazia
b.
il carattere
4)
De ministro
a.
Ordinario
b.
Straordinario
c.
liceità, illiceità
5)
Subjectum
a.
chi può ricevere il sacramento
b.
le condizioni (che devono essere rispettare per
accedere al sacramento)
La necessità di una trattazione dei sacramenti in genere è
stata posta in crisi per diversi motivi: nella storia iniziale del
cristianesimo non c’era, si rischia di perdere la originalità dei vari
sacramenti, facendo sembrare i setti come modalità differenti di un unico
grande sacramento, esistono in effetti i soli 7 sacramenti che vanno presi
singolarmente, uno studio singolare ed induttivo è più confacente alla
mentalità moderna. Rahner si oppone a questo e considera utile una trattazione a
priori prima di analizzare i sette sacramenti.
EXCURSUS 2 (non fare)
ANALISI DEI PIÙ DIFFUSI MANUALI PRECONCILIARI DI LITURGIA (non fare)
ANALISI DEI PIÙ DIFFUSI MANUALI PRECONCILIARI DI LITURGIA (non fare)
CAPITOLO I (da sapere
bene)
LITURGIA
Differenza tra occidente e oriente: nel primo il termine è
stato ignorato fino al XVIII secolo, mentre nel secondo è in uso da sempre per
indicare principalmente la celebrazione liturgica.
1.
ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO DI FONDO
Il termine liturgia deriva da laos e ergon: significa
rendere un servizio al popolo, nel momento in cui si compie qualcosa che
propriamente sarebbe compito della comunità
2.
L'USO LINGUISTICO NEL MONDO EXTRABIBLICO
2.1 L'uso linguistico
politico-tecnico
Accanto alle solenni liturgie, compiute a turno nelle tribù
dalle varie famiglie che le componevano (banchetti offerti ai membri della
tribù, guida di una delegazione sacra, finanziamento di giochi e di feste), vi
erano anche liturgie straordinarie per eccezionali necessità dello stato
(pagamento anticipato di imposte di guerra).
2.2 L'estendersi
dell'uso politico-tecnico
Questi servizi al popolo si ampliano e per prestazione si
intende quella obbligatoria regolata anche amministrativamente.
2.3 L'uso volgare
genericizzato
Il termine passa ad indicare in modo generico qualsiasi
prestazione di servizio (dal lavoro dello schiavo al padrone, all’allattamento
dei cuccioli da parte della madre animale).
2.4 L'uso cultuale
specializzato
Intorno al I-II sec A.c. si trovano delle iscrizioni che
riferiscono il termine a mansioni cultuali, che cominciano a segnare il
rapporto cultuale tra uomo e gli dei (anche se a volte ritorna l’accezione
pubblica del termine che viene usato per indicare che le spese per il culto
debbono essere pagate dal popolo in genere).
3.
L' USO LINGUISTICO NEI LXX E NEL GIUDAISMO
ELLENISTICO
3.1 Occorrenze e
corrispondenti ebraici
Con i LXX il termine liturgia
acquista il valore di termine tecnico per indicare il culto levitico in
quanto tale, ossia una forma cultuale determinata da un proprio cerimoniale,
fissato nei libri della Legge e riservata a una particolare categoria di
persone (i sacerdoti): i verbi del TM seret
e abad, che erano utilizzati in senso generico profano e religioso, vengono
qui tradotti in base al contesto con “liturgia” se di ambito religioso, con
latreo o douleo se profano. Questo però va a discapito di cosa sia veramente
liturgia: non soltanto la prassi del culto, ma anche l’offerta della propria
come più nobile espressione di servizio a Dio.
3.2 Il rapporto tra l'uso linguistico dei LXX e
quello extrabiblico
i traduttori hanno avvertito il bisogno di designare
regolarmente il servizio sacerdotale con una espressione che fosse il più
possibile ristretta soltanto ad esso e di distinguere il rapporto cultuale con
Dio da ogni altra situazione di servizio in cui gli uomini potessero trovarsi
(servizio profano). L’uso del termine liturgia è forse derivato dalla
concezione tecnico politica di servizio regolato da leggi: in questo caso però
non finalizzato direttamente al popolo ma a Dio e di riflesso anche al popolo
per la mediazione del sacerdote.
4.
IL CULTO ALL'ORIGINE DEL POPOLO D'ISRAELE
4.1 L'esodo
dall'Egitto e l'alleanza al Sinai
L’Esodo del popolo ebraico dalla terra di Egitto è stimolato
sicuramente dalla promessa di una nuova terra libera dal giogo degli
oppressori, ma c’è fin da subito una seconda prospettiva che accompagna la
richiesta di uscita: il servizio a Dio. (Dio lo chiede a Mosè, Mosè lo
ribadisce al faraone tante volte e in tante modalità: servire il Signore nel
deserto, anche donne e bambini devono servire il Signore, gli animali servono
per il sacrificio a Dio e per il suo servizio e adorazione. Questa non è una
motivazione storica transitoria o fasulla, ma rappresenta la finalità reale con
cui Dio progetta questa uscita. Dopo il Sinai il popolo diviene tramite una liturgia,
popolo consacrato a Dio: l’azione di culto che il popolo eleva a Dio è la vita
stessa
4.2 Riti
veterotestamentari e loro significato memoriale
Il significato profondo del rito è quello di memoriale:
ossia una perennizzazione dell’azione salvifica storica compiuta una volta da
Dio, perennizzazione che mette a disposizione degli uomini la salvezza
ogniqualvolta essi celebrano il memoriale di quell'azione salvifica. Lo
strumento principale attraverso cui è possibile il memoriale è la Parola e il
racconto.
4.3 I richiami dei
profeti
La parola dei profeti mette a fuoco come la conformità esteriore alle prescrizioni
della legge relative al culto concretamente mascheri una trasgressione profonda alle esigenze dell'alleanza,
perché il carattere solenne degli atti di pietà coltiva l'illusione di una
fedeltà apparente, smentita in realtà dall'idolatria in ambito religioso e
dalla violenza/oppressione nella convivenza sociale. C’è una dimensione
antropologica che superano le frontiere spazio-temporali e che è un monito per
tutte le generazioni: il gesto cultuale non può essere dissociato dalla vita
concreta che lo precede e lo accompagna, soprattutto non esime mai dall'ascolto
della parola di Dio e dall'osservanza della sua legge.
4.4 La letteratura
sapienziale
Sulla stessa linea dei profeti i sapienziali ben indicano
quale è l’offerta che Dio gradisce che poi viene ripresa in eb 10,5-7:
Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto
olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo
io desidero; la tua legge è nel mio intimo".
5. NEL Nuovo
TESTAMENTO
5.1 Occorrenze e uso
del termine "liturgia"
Il termine liturgia è usato solo 15 volte, in 4 categorie:
1) senso
generico di prestazione di un qualsiasi servizio,
2) senso
rituale sacerdotale dell’AT,
3) senso di culto spirituale: Paolo si
presenta come sacerdote della nuova liturgia
propria dei tempi ultimi inaugurati da Cristo. Egli, attraverso la liturgia
della evangelizzazione, offre i pagani come sacrificio a Dio. questa liturgia
non ha riti particolari, resta estranea alle mura del Tempio, si compie senza
l'intervento di persone a ciò deputate: scaturisce dal Vangelo predicato e
vissuto.
4) senso di celebrazione cristiana:viene
indicata con liturgia la preghiera comune e specifica dei cristiani che viene a
sostituire e avere la stessa dignità della preghiera veterotestamentaria.
Le nuove figure capi del cristianesimo non vengono mai
appellati come sacerdoti o liturghi: essi non devono offrire la liturgia, ma
devono testimoniare l’unica offerta liturgia che è quella del Cristo.
5.2 La novità del
messaggio cristiano nel comportamento e nell'insegnamento di Gesù
La posizione di Gesù di fronte alle osservanze rituali del
suo popolo è ad un tempo di continuità e di discontinuità. Egli partecipa e
osserva la preghiera del pio ebreo, ma non offre sacrifici al tempio, non è
schiavo del sabato etc.
In particolare episodio della “purificazione del tempio”: l’intento di Gesù non è tanto quello
morale di riprovare coloro che mercanteggiano e speculano intorno ad un luogo
sacro: l’intento è quello di stabilite un nuovo culto: non ci sarà più bisogno
ne di tempio ne di sacrifici perché l’unico sacrificio e l’unico tempio sarà il
tempio del suo corpo costituito con potenza dopo tre giorni nel giorno della
resurrezione. Oltre a questo c’è un nuovo sacerdozio sempre nella persona di
Cristo (che ricordiamo è vittima altare e sacerdote).
5.3 Rm 12, 1-2
12,1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio,
a offrire i vostri corpi come 2 sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio; è questo
il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi
trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la
volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
1Cor 6,20: «glorificate dunque Dio nel vostro corpo» : si
tratta cioè di onorare Dio nella concreta
esistenza quotidiana, fatta di visibilità relazionale e percepibile così da
andare oltre un culto che sia puramente interiore o rituale. È dunque nella
vita mondana e di ogni giorno che i cristiani sono vittime e sacerdoti.
Questo sacrificio del proprio corpo è santo, in opposizione
al sacrificio del corpo degli animali.
Modalità di questa “offerta”: resistenza attiva al mondo, al
suo egocentrismo, atteggiamento di distanza critica, contenuto nell'esortazione
di non conformismo ; ma allo stesso tempo rimozione
di resistenza alla metamorfosi che Dio vuole compiere in noi meraviglie,
non solo nella dimensione interiore ma anche nel nostro essere relazionale nel
mondo.
Offerta totale ed
esclusiva : a Dio padre che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha
dato in sacrificio per tutti noi, non si può altro che dare tutto, ecco quindi
l’offerta di se stessi senza riserva.,
5.4 La lettera agli
Ebrei
reinterpretazione cristologica delle categorie sacrificali
dell'AT, continuità, discontinuità e progressione.
Continuità: il
sacrificio di Cristo come quelli antichi è sacrificio di lode e ringraziamento,sacrificio di comunione perché unisce l’uomo a Dio trasformandolo nel profondo,
sacrificio di alleanza, di
sacrificio di espiazione dei peccati
dell’uomo,
Discontinuità:
Cristo supera con il suo sacrificio il carattere carnale ed esteriore di
sacrifici, per cui le vittime animali morte non potevano entrare in comunione
con il Dio vivente e non potevano purificare dai peccati la coscienza degli
offerenti.
Progressione:
sacrificio personale ed esistenziale, perché Cristo offrì se stesso, senza
macchia intesa come assenza di peccato e non di imperfezioni corporali e
carnali degli animali.
Sacrificio spirituale
perché mosso dallo Spirito Santo.
In sintesi: il sacrificio di Cristo è sacro perché offre la
sua vita in olocausto: bruciandola
in nome dell’obbedienza al padre e
solidarietà con prossimo.
5.5 Il libro dell
'Apocalisse
l'Apocalisse celebra il modo in cui Cristo associa i suoi
alla sua vittoria pasquale, chi persevera e vince come Lui ha perseverato e
vinto, regnerà sul trono : per questo ogni battezzato è sacerdote perché già
canta le lodi a Dio che ha instaurato il suo regno.
5.6 Atti 2, 42-46
quattro elementi in at 2, che fanno capire come i cristiani
avessero consapevolezza di un loro culto proprio e diverso da quello
dell’antico testamento:
1)
insegnamento
degli apostoli (predicazione ed evangelizzazione)
2)
vita in
comunione
3) spezzare il pane: la comunione nella
vita è elemento essenziale per poter
celebrare la eucarestia: il pane spezzato indica la provenienza
dell’unica comunione che è dall’unico corpo di Cristo che si dona nel pane.
4)
preghiera
al tempio
5.7 In sintesi
Il culto che Dio gradisce/ricerca è quello in spirito e
verità
Il culto spirituale è quello "secondo lo Spirito"
ogni battezzato è "sacerdote" in quanto abilitato
a offrire a Dio il sacrificio vivente del proprio corpo (vita). Il sacerdote
non è mediatore in quanto tale ma in quanto rappresenta Cristo e Cristo_capo Il
rito non è un atto che l’uomo pone per onorare Dio (formalismo rituale o
ritualismo). Il rito è invece una azione si dell’uomo, ma nell’azione dell’uomo
è Dio stesso che agisce: celebrando il rito è Dio stesso che con la sua azione
nell’azione dell’uomo trasforma. La chiesa pone il rito (è la chiesa stessa che
ha deciso i gesti etc.) Nella preghiera eucaristica abbiamo di per se una
duplice epiclesi: la prima la trasformazione dei doni: si chiede allo spirito
santo di trasformare pane e vino in … e poi si chiede nella seconda che coloro
che partecipano alla cena diventino un solo corpo
6. CONCLUSIONI
Il dono unico che Dio aspetta, l'unica cosa che non è ancora
sua, è la nostra libertà, è la risposta del nostro amore. La possibilità di
dire "sì" o "no", equivale alla possibilità di fare un dono
libero a Dio. Questo è il vero sacrificio.
CAPITOLO II (da
sapere sufficientemente)
LA PRASSI LITURGICA NEI PRIMI SECOLI
1.
LA POLEMICA CON L'EBRAISMO
Gli ebrei accusavano i cristiani di “empietà o di ateismo”
perché essi non avevano né tempio ne sacerdote, ne seguivano l’usanza del loro
presunto capo che era quella della circoncisione in quanto ebreo. Giustino
espone questo nel dialogo con Trifone (a proposito di Giustino egli dopo aver
cercato in molte parti la verità giunge a trovarla con l’ausilio della
filosofia in Gesù Cristo. Giustino parla poi del semi del verbo che sono sparsi
anche nella filosofia: giunge a dire che l’AT e la filosofia sono le due vie
che inevitabilmente conducono a Cristo. Cosi si schiera contro le religioni
pagane e che non sono altro che consuetudini sganciate dalla verità e
dall’essere e che la stessa filosofia greca ha riconosciuto vuote.
2.
LA POLEMICA CON IL MONDO PAGANO
2.1 Accusa di ateismo
I cristiani sono accusati di ateismo, anche per il fatto che
nella loro religione manca il sacrificio.
Dice Giustino che l’accusa di ateismo è valida verso gli
altri dei, ma non già verso il Dio verissimo al quale compete Lode, rendimento
di grazie, e il quale ha creato tutte le cose, che vanno distribuite tra le
persone senza che egli necessiti che gli sia offerto e bruciarlo nulla!
Origene Alessandrino: padre dell’esegesi allegoria, il
passaggio dalla lettura allo spirito. Triplice lettura della bibbia:
primo leggere
esattamente che cosa sta scritto, il testo come tale (Esapla con caratteri
ebraici, traslitterati in greco e poi 4 diverse traduzioni (LXX Aquila Simmaco
Teodozione)
secondo commento di
tipo esegetico quasi versetto per versetto, in forma minuziosa, ampia e
approfondita, con note di carattere filologico e dottrinale.
Terzo predicazione
con adeguamento al pubblico ascoltante.
I tre sensi della scrittura:
letterale,
morale (che cosa
dobbiamo fare per vivere la parola)
spirituale
(presenza di Cristo in tutta la scrittura).
Rivalutazione dell’antico testamento rispetto a gnostici e
marcioniti: l’antico testamento ha valore in quanto ci parla già di
Cristo.
2.2 Distorte letture
dei riti cristiani
L’accusa mossa in questo caso è quella di una cattiva
lettura e diffamazione del rito del battesimo e del rito della eucarestia: in
particolare si accusa i cristiani di venerare un crocifisso con la testa
d’asino e di fare chissà quale azioni libidinose durante la cena eucaristica.
Rivalutazione dell’antico testamento rispetto
2.3 Prime osservazioni
1) Il sacrificio
a.
non è più la vittima animale, ma Cristo che si offre per la remissione dei peccati (lettera agli
ebrei: il sacrificio è Gesù Cristo e l’altare sul quale avviene tale sacrificio
è quello della croce)
b.
come Cristo, anche
i cristiani offrono nel loro corpo se stessi come sacrificio vivo, santo e
gradito a Dio (Rm 12)
c.
come questo sacrificio trovò in Cristo espressione in
un atto di incondizionata dedizione alla
volontà del Padre (l'offerta della propria vita - croce), che si manifestò
come sacrificio di preghiera e supplica, così anche i cristiani offrono in
Cristo il sacrificio della lode, come unico gradito a Dio.
2)
Il tempio:
Il nuovo culto ha nel corpo di Cristo tanto il sacrificio che il tempio
3.
POLICARPO E AGOSTINO: UNA LETTURA SPIRITUALE DEL
CULTO
Il martirio di policarpo è nel rogo: non sulla croce come
volevano inizialmente ma soltanto legato: esso è presentato come un sacrificio
eucaristico perché ci sono diversi elementi propri della celebrazione: l’azione
di rendere grazie, la benedizione la richiesta di accoglimento del sacrificio e
la dossologia trinitaria.
La venerazione del corpo del martire non è alla stregua del
corpo di Gesù: nel martire si ammira un esempio, in Gesù si contempla il re e
maestro, i due culti non vanno messi sullo stesso livello. Con i resti del
martire viene celebrato il suo giorno natalizio: la morte e il martirio vengono
visti come una nascita al cielo.
Agostino torna sul tema dell’offerta di se stessi: egli dice
che anche l’elemosina e le opere di misericordia per quanto cosa buona in se
stesse se non viene fatte per Dio non sono sacrificio a lui graditi. Agostino
fa il paragone di come il piegare il corpo da parte del principio spirituale
dell’anima è cosa buona quando indirizzato verso un bene morale, cosi è buono e
gradito il sacrificio di tutto se stessi (anima e corpo) alla volontà di Dio:
senza conformarsi al mondo presente e lasciandosi trasformare dalla azione
dello Spirito.
4.
PER UNA TEOLOGIA DEL CULTO
Abbiamo tre dimensioni del culto:
sacrificio: della vita interiore e la preghiera
altare: è Cristo che raccoglie l’offerta della vita e le
preghiere di lode
tempio:è il corpo di Cristo.
In questi primi secoli si viene formando anche un sistema
rituale proprio cristiano: che differisce da quello pagano e dell’at in quanto
esso esprime questa novità di vita. Gli atti cultuali non sono staccati e
accanto alle altre azioni della vita, ma essi sono atti nei quali il Cristo
stesso ricrea gli uomini che vivono per lui.
Descrizione del rito della eucarestia e del battesimo: la
liturgia moderna ha ripreso tutti o quasi gli elementi che troviamo in questi
primordi: si fanno letture degli apostoli (i vangeli) e i profeti, si tiene un
insegnamento, alla fine della celebrazione si fa la colletta a chi possiede di
più offre di più e si mette tutto nelle mani dell’unico che presiede (vescovo)
perché utilizzi quanto raccolto per il bene dei più bisognosi e per l’offerta a
Dio. I diaconi sono incaricati della distribuzione del pane eucaristico: la
consapevolezza è già che quello non è un rituale qualunque ma il vero corpo di
Cristo.
Nella ammissione al battesimo abbiamo un severo scrutinio:
ci sono certi mestieri che non sono accettati perché palesemente in
contraddizione con la verità cristiana (gli attori e gli insegnanti in
particolare perché in queste professioni c’era
l’insegnamento della religione pagana , e anche a coloro che erano
dediti alla guerra era chiesto di lasciare).
Nel rituale sono previsti due professione di fede (a quella
a tre domande oppure quella del credo recitato). Ci sono due unzioni e una
triplice immersione.
Per quanto riguarda l’impianto liturgico, possiamo dire che
nei primi due secoli abbiamo soltanto la scansione domenicale con la fractio
panis. Successivamente si aggiungeranno gli elementi delle ore liturgiche e
dell’anno liturgico.
Le ore di preghiera già dal III e IV secolo sono già suddivise in terza sesta e
nona e vengono giustificate con la perfezione del numero tre e con le azioni
divine e apostoliche che in esse sono compiute: discesa dello spirito santo,
comando del battesimo ai pagani, crocifissione e morte di Gesù. Inoltre c’è la
preghiera delle lodi che viene giustificata con il fatto che il giorno che
sorge è paragonato alla risurrezione di Cristo e poi la preghiera del vespro
che viene motivata con il fatto che se anche la luce del giorno passa, per il
cristiano la luce stessa è Cristo: quindi anche venendo meno la luce del sole
fisico, non passa la luce del sole di giustizia che è Cristo.
5. LA RIFLESSIONE
SUI SACRAMENTI
5.1 misterion
il termine deriva dalla radice verbale onomatopeica
mu(greco)- emettere con le labbra chiuse un suono inarticolato = tenere la
bocca chiusa. Prima di Cristo questo vocabolo è usato per
1)
indicare una cosa nascosta e segreta
2)
per indicare una cerimonia religiosa segreta che mette
in contatto con una realtà nascosta.
3)
L’effetto di questi riti (ossia la santità rituale e la
perfezione cultuale)
Nella LXX è usato nella sapienza per indicare le cose
misteriose che Dio svela, e in Daniele per indicare quanto verrà manifestato
alla fine dei tempi che ancora è nascosto.
Nel NT:in Mc indica la signoria di Dio il cui dispiegamento
è iniziato a manifestarsi agli apostoli ma non agli altri a cui tutto è
enigmatico e spiegato in parabole.
In Paolo: misterion
indica il progetto di salvezza di Dio che era nascosto dai secoli che però
inizia a manifestarsi con la venuta e nella persona stessa di Cristo.
Nel corso del III e IV secolo il termine misterion si
riferisce sempre più alle celebrazioni del battesimo e della eucarestia: qui
c’era il pericolò di fraintendimento con i culti misterici di Mitra o altro: ma
bisogna subito precisare che mentre questi mettono in comunicazione la persona
con dei che vengono dalla presunzione umana, i secondi (quelli cristiani)
mettono in comunicazione con il Dio vero, quello della vita.
In particolare Cirillo di Alessandria collega in modo
mirabile la dimensione teologica e quella cultuale: misterion è un evento
salvifico, accessibile alla sola fede, realizzato da Dio negli eventi della
vita di Cristo e in atto nei riti della Chiesa: il misterion è dunque tipologico (l’azione di Dio si perpetua
nella storia) e mistagogico (il
misterion si vive e si capisce in quanto è celebrato).
5.2 Etimologia del
termine sacramentum
Cil termine può derivare da:
sacrare:
consacrare a qualcuno (generalmente dei): positivo: consacrarsi per venerazione
e lode, negativo consacrarsi per evitare una maledizione.
Sancire: rendere
irrevocabile, con una garanzia sacra. Da qui deriva anche sanctus che significa prima irrevocabile consacrato e poi
venerabile irreprensibile e virtuoso.
Infine il verbo finirà con il designare l’azione stessa di
consacrazione
5.3 L'uso del termine sacramentum
nel latino classico
Primo uso: È il giuramento
di fedeltà che il soldato è
chiamato a pronunciare nei confronti del suo generale al momento dell'arruolamento. Ha effetti giuridici in caso
di mancanza.
Secondo uso: procedimento
giudiziario in cui le parti in contrapposizione depositavano una certa
cauzione che veniva confiscata da un giudice in caso di verdetto negativo.
5.4 L'uso del termine sacramentum
in Tertulliano
Primo significato: Il cristiano è un soldato di Cristo e il
battesimo costituisce l'arruolamento nella milizia di Cristo. Per questo la professione di fede battesimale
costituisce un sacramentum in
analogia con il giuramento militare. Da qui il significato della parola viene
esteso fino a una vera e propria alleanza
tra Dio e l’uomo, quindi con un significato che si estende oltre la
dimensione personale e qualifica anche una comunità ecclesiale.
Secondo significato: sacramentum è il segno profetico che garantisce la salvezza, che viene usato nel
battesimo o nella eucarestia e che esplicita il rapporto tra vecchio e nuovo
testamento,
Terzo significato: viene utilizzato per tradurre il misterion greco: per distinguere dal
termine mysterium latino già presente che indicava i culti pagani.
5.5 Ambrogio di Milano
e il metodo mistagogico
M tre significati: mistero
evento; mistero-verità; celebrazione cristiana.
Importante è il metodo mistagogico: ossia ricercare partendo
dai segni tangibili del rituale del sacramento (acqua, pane, vino etc.) i
“tipi” (ossia l’annuncio) che del
sacramento è già stato fatto nell’antico testamento.
Si ha la terna:
1)
l'evento dell'AT è il tipo;
2)
l'anti-tipo
è sempre Cristo;
3)
il sacramento è l'immagine
(imitazione).
Esempi: (dal De
sacramentis di Ambrogio) In una catechesi
per il catecumeno: Namann il siro, che si fa purificare dal profeta nel
fiume Giordano, è il tipo del battesimo che è nella chiesa possibile per
l’antitipo che è Cristo stesso che si è fatto battezzare nelle acque del
Giordano. Il catecumeno vede solo il vescovo e l’acqua e rimane stupito che sia
necessario solo quello? La stessa cosa Namaan il Siro quando gli si dice che la
sua purificazione avverrà nel fiume Giordano: egli esclama non ci sono altre
acque migliori di queste nel mio paese?
Dal Sacramentarium
Gelasianum: nella preghiera di
benedizione dell’acqua ci sono le figure veterotestamentarie dello spirito
che si libra sulle acque e del diluvio, i quattro fiumi del paradiso terrestre
e poi l’acqua scaturita dalla roccia durante il passaggio nel deserto
(riferimenti tipo). Poi i riferimenti neotestamentari (antitipi Gesù alle nozze
di cana e Gesù con il costato aperto che emette acqua): la benedizione
nell’oggi (sacramentale) è chiesta in virtù di questi tipi e di antetipi (si
realizza dunque l’immagine.
La manna che scende dal cielo è il tipo del sacramento della
eucarestia e l’antitipo è sempre Cristo che ha detto che chi non mangia della
sua carne non avrà la vita eterna. Oppure in dimensione escatologica il
sacramento non è che anticipo di quello che sarà (cosi l’eucarestia non è che
l’ombra del banchetto escatologico)
La filosofia che sta alla base è il medio platonismo: due
principi della realtà: il sensibile e
l'intelligibile. L’intellegibile da
fondamento al sensibile tramite tre fasi: mimesi
(il sensibile imita l’intellegibile) metessi
(partecipazione del sensibile all’intellegibile) koinonia (comunione tra sensibile e intelligibile).
Il passaggio filosofico dal sensibile all’intelligibile
viene applicato anche ai sacramenti: si deve fare con essi il passaggio da
quanto sperimentato al creduto. Purtroppo questo sistema mistagogico scadrà
nell’allegorismo medioevale come un simbolismo vuoto.
CAPITOLO III (da
sapere sufficientemente)
VERSO IL MEDIOEVO
Con Costantino il cristianesimo esce dalla clandestinità e
diventa addirittura religio lecita e poi religione di stato e poi sistema
politico religioso.
1.
TAPPA DI AVVICINAMENTO: IL PASSAGGIO ALL'EPOCA
COSTANTINIANA
1.1 Le famiglie liturgiche
Le maggiori sono famiglia antiochena e famiglia
alessandrina. In occidente : ispanica, gallicana, ambrosiana e romana, celtica.
1.2 I riti del catecumenato e della penitenza
Il catecumenato è il periodo di preparazione al battesimo
che è il sacramento di iniziazione alla vita cristiana. Con il sistema sociale
venutosi a creare dopo il IV secolo si intreccia vita politica e pastorale:
cosi per poter accedere alla carica pubblica occorre almeno essere catecumeno:
questo provoca che alcuni con poco desiderio ma per avere parte alla vita
lavorativa si iscrivono al catecumenato senza mai accedere al battesimo (che
aveva degli obblighi). Anche la penitenza che era sotto forma di ordine, era in
qualche modo rimandata fino alla vecchiaia perché era considerata irripetibile
(non si può peccare ed essere perdonati una seconda volta).
1.3 L'anno liturgico
Si comincia a sviluppare l’anno liturgico intorno al nucleo
pasquale e quaresimale, in funzione anche di avvenimenti storici e
problematiche pastorali: esempio la quaresima inizialmente era il periodo di
preparazione al battesimo degli adulti (infatti si battezzava la notte di
pasqua e poi c’era la settimana in albis per i neofiti) con il pedobattesimo si
cambia in liturgia penitenziale di preparazione alla pasqua.
1.4 II cerimoniale di corte e la liturgia
Il culto cristiano passa dalle case private a edifici
appositi: basiliche. Ci deve essere una liturgia ufficiale: questa viene presa
dall’AT (esempio melkisedek che rappresenta il sommo sacerdote come Cristo) e
dal cerimoniale della corte imperiale (esempio uso dell’incenso)
1.5 San Leone Magno
La liturgia è finalizzata a far capire che:
1)
Roma non è
più pagana ma cristiana
2)
I protettori
della città non sono Romolo e Remo ma Pietro
e Paolo
3)
I cittadini
non sono i pagani ma i battezzati.
La ltirugia dispiega il suo potenziale
1)
le feste dell'anno liturgico non sono commemorazioni,
ma sono sacramentum et exemplum: si
ricorda un fatto o un gesto di Cristo di modo che questo possa rivivere in noi
e trasformare la nostra esistenza
2)
tutto l’anno
liturgico è occasione di salvezza in cui non mancano segni della bontà
divina.
2.
UN'INTERESSANTE CHIAVE DI LETTURA DELLA STORIA:
I LIBRI LITURGICI
C’è una evoluzione dei testi liturgici:
1) fase della
creatività (IV secolo): nella liturgia romana c’è il passaggio dal greco al
latino: occorre scrivere testi ad hoc
per le celebrazioni e si fanno le prime indicazioni di metodo (esempio la
preghiera eucaristica sempre rivolta al padre…)
2) fase della prima
pubblicazione (IV –VI sec.): si formano i primi libelli missarum (esempio libellum veronese o leonino): non hanno
scopo di essere riutilizzati quanto quello di essere un pro-memoria per colui
che presiede la celebrazioni
3) fase dei libri
liturgici puri: (VII sec.): ci sono dei libri legati al ministro liturgico: in esso ci sono tutti i testi
che devono essere detti dal singolo ministro: poi ci saranno i libri misti o
plenari legati alla celebrazione (esempio il messale romano che contiene sia la
parte del sacerdote che le risposte del popolo)
3.
VERSO L'INIZIO DELL'EPOCA MEDIOEVALE
Prospettiva etnico
culturale: siamo nel tempo della lotta per le investiture e nuovo rapporto
tra chiesa ed impero: lotta contro
l’arianesimo e accentuazione
trinitaria.
Prospettiva teologica:
aspetto esteriore della chiesa,
mentalità individualista (salvezza
dell’anima)
Prospettiva liturgica:
le cerimonie diventano complesse/pompose dense di particolari
e di esteriorità (patene che devono essere toccate migliaia di volte in
migliaia di modi diversi)
Gregorio Magno: inventa la liturgia stazionale, attenzione
al canto, apertura alle diverse tradizioni liturgiche (non bisogna amare le
cose a motivo dei luoghi ma i luoghi a motivo delle cose buone che hanno).
CAPITOLO IV (da
sapere sufficientemente)
IL MEDIOEVO TRA ESTERIORISMO, GIURIDISMO E ALLEGORISMO
1.
SEGNI DI ESTERIORISMO-GIURIDISMO
-
Distinzione tra celebrazioni
legalmente valide (cioè veri atti di culto), ma moralmente illecite (peccato) sacerdote in peccato mortale
la messa vale uguale ma l’atto è illecito.
-
cosa è necessario a livello minimo per l’Adempimento
del precetto festivo? Basta essere nella chiesa, guardare la celebrazione,
arrivare prima che si scopra il calice? Giuridismo
-
aggirare le
prescrizioni: Missa sicca e Missa
bi-tri-quatri-facciata: una sola consacrazione e poi tante volte le altre
parti della messa.
2.
IL VERSANTE DELLA RIFLESSIONE TEOLOGICA
la liturgia diventava esteriorità
e commercio deputato solamente ai sacerdoti: si pagava il
funerale per il numero di candele accese, il popolo cercava il surrogato della
messa attraverso la devozione (visto che pur partecipando non capiva nulla).
3.
UN TENTATIVO DI SPIRITUALIZZAZIONE:
L'ALLEGORISMO
L’idea della messa è quella di rappresentazione di un avvenimento: l’allegoria era usata per trovare
una corrispondenza tra i personaggi
e cose del vangelo con i personaggi e cose della messa, della chiesa, della
struttura della liturgia, un modo per spiegare al popolo che cosa si stava
facendo. La nota positiva è che la spiegazione è in riferimento alla sacra
scrittura e alla croce, ma si perde cosi la vera partecipazione alla
celebrazione.
4.
UN SECONDO TENTATIVO DI SPIRITUALIZZAZIONE: IL
DEVOZIONALISMO
Le devozioni sono una alternativa al culto, un modo per
avere quello che dal culto non si percepiva più: offrire a Dio sentimenti
(ammirazione, penitenza, gratitudine). Si sviluppa l’idea che dall'intensità di
questi sentimenti, deriva la salvezza. Quello che conta è l'aumento della
devozione.
-
Alla liturgia
o
si partecipa
in quanto obbligati,
o
si punta ad un
minimo giuridico,
o
si svolge con cerimoniale fisso e in lingua latina,
-
la devozione
o
è libera,
o
spinta al
massimo del fervore,
o
in lingua
volgare
Si forma l’idea che ci sono due forme separate e distinte di
liturgia: messa per il prete e devozione per il popolo.
La devozione ricerca la salvezza attraverso le pratiche religiose e l'intensità dei sentimenti di
adorazione, di penitenza, di amore, rivolte ai santi o alla beata vergine
Maria. Sparisce quella dimensione di accoglienza del
sacramento come salvezza offerta da Dio.
5.
PROGRESSIVA ROMANIZZAZIONE: CARLO MAGNO E
GREGORIO VII
5.1 La riforma
carolingia
Noi sappiamo che la prima fase di romanizzazione nel quadro
europeo avviene verso la fine del V secolo con la conversione del re Clodoveo (496) dove si incomincia ad
importare la liturgia romana. Ma la svolta decisiva avviene a partire con Pipino III il Breve. Le pratiche
liturgiche infatti erano differenti da diocesi a diocesi (lotte tra rito
gallicano e romano). L’obiettivo di Carlo
Magno è di natura politica: si vuole rendere sempre più unitario e compatto (il sacro romano) impero anche attraverso la liturgia. Lui sceglie quella romana
per il suo fascino e il prestigio della sede apostolica. E’ interessante notare
che i carolingi non hanno considerato la liturgia romana come intangibile ma
l’hanno appunto modificata con HUCUSQUE etc.
5.2 Gregorio VII
(1073-1085)
C’era la problematica della simonia e del concubinato:
allora si provvede una riforma della liturgia di carattere gerarchico (la messa
diventa momento di potestas da parte del vescovo) che consisteva in
celebrazioni concentrate in sede comuni per evitare gli abusi che si avevano
con gli ecclesiastici sparsi
6.
LA RIFLESSIONE SUI SACRAMENTI
Cambia la situazione pastorale perché il cristianesimo diventa un fenomeno
di massa: nelle città rimane come prima: vescovo, clero intorno a lui,
battesimo eucarestia e altri sacramenti direttamente dati da lui; nelle campagne sempre più sale
l’importanza del prete che fa il battesimo dei bambini e presiede la celebrazione
eucaristica.
6.1 Il primo medioevo
(VI-XI sec.)
Agostino: il sacramento è sacrum signum: I sacrifici visibili sono segni sacri di quelli
invisibili come le parole sono segni delle cose. Si ha una valenza noetica: il
sacramento rimanda ad altro fa venire in mente qualcosa diverso da se, come le
impronte sul terreno rimandano all’animale che le ha lasciate, oppure il vedere
un fumo rimanda ad un fuoco acceso o una voce all’essere umano che l’ha
emanata.
Isidoro di Siviglia: il
sacramento è solo il sacrum secretum: l’accento si pone solo sull’azione
(virtus divina) di Dio che porta a compimento cose segrete, senza che vi sia
una correlazione con la forma sensibile ed esteriore del sacramento al punto
tale che sembra che un segno valga l’altro).
6.2 Il secondo
medioevo (XII-XV sec.)
Siamo nel 1200 e nasce la scolastica e proliferano le prime
università: la teologia diventa sistematica e anche più razionale; il capire è fondamentale. La
ragione cerca di sviluppare i misteri della fede.
Ugo di San Vittore:
sacramento è
1)
un elemento corporeo
o materiale presentato sensibilmente all'esterno, che in virtù di una
somiglianza rappresenta una grazia invisibile e spirituale,
2)
in virtù dell'istituzione
la significa e
3)
in virtù di una consacrazione
la contiene.
Tre problematiche:
1)
da per scontato
che ogni sacramento debba essere materiale: cosi risulta difficile definire
sacramento penitenza, l'ordine e il matrimonio perché l’elemento materiale è
meno visibile
2)
l’azione del ministro (benedizione) è come riempire di
grazia il segno materiale (Il sacramento è il recipiente che contiene il
rimedio per l'uomo peccatore): quasi fosse un vaso che prima è vuoto e poi è
pieno: questo reifica il sacramento a discapito della dimensione di azione e
non permette di capire il battesimo fatto con acqua naturale non benedetta (in
quanto questa acqua non conterrebbe la grazia che viene con la benedizione).
3)
Non si spiega come la grazia si travasi nel fedele
Pietro Lombardo: il primo a fare l’elenco dei sette sacramenti.
sacramento in
senso proprio è ciò che è segno della grazia di Dio e forma della grazia
invisibile in modo tale da portarne l'immagine
ed esserne la causa.
Si ha una continuità con il passato (sacramento come
immagine) ma anche una novità: causalità:
il sacramento è causa della grazia nel senso che produce la grazia di cui è
segno.
Sembrerebbe che la causalità del sacramento sia posta tutta
nelle mani degli uomini, e questo escluderebbe Dio. Si elabora la dottrina
dell’ex opere operato (opus operato) e opus operantis.
ex opere operato: cioè in
forza del rito compiuto: l’efficacia
del sacramento è oggettiva e
non è condizionata dalla dignità del
ministro o del ricevente.
Opus operantis: indica
l’agire umano nella attuazione del sacramento, è la condizione perché la grazia
possa avere buon esito. (accoglienza da parte di colui che riceve il
sacramento, altrimenti la grazia c’è ma rimane inespressa).
Dottrina ilemorfica applicata ai sacramenti: quello che
conta è determinare per ogni sacramento la materia (pane acqua vino etc) e la
forma (parole di benedizione da parte del ministro). Questo riduce la nozione
di sacramento e si hanno spinte al minimalismo e alla cosificazione: si
definisce cio che è ad validitatem e cio che è ad sollenitatem nella
celebrazione del sacramento, perdendo la nozione di sacramento con evento in
atto.
La dottrina ilemorfica applicata alla istituzione dei
sacramenti sposta l’attenzione sul campo storico apologetico: questo comporta
che per ogni sacramento occorre trovare la pericope biblica di istituzione che specifica anche
materia e forma di ogni sacramento. Questo porterà ad un conflitto con i
riformatori nel XV secolo ceh riconosceranno solo il sacramento della
eucarestia e del battesimo perché sono gli unici che rimangono nelle pericopi
del NT.
6.3 Tommaso d'Aquino
Note riguardo la
summa: la riflessione sui sacramenti è posta successivamente alla
cristologia, essi vengono visti come atti di Gesù Cristo, mentre il culto è
messo nel capitolo della giustizia ed è visto come virtù di religione: l’uomo
deve rendere a Dio il culto che gli è proprio. Qui si continua ad operare
quella divisione iniziata con Agostino: si separa il mistero verità dal mistero
evento: il rito e il sacramento non vengono percepiti più in maniera unitaria e
mistagogica come era al tempo dei padri.
Tommaso vede comunque una unitarietà tra le due dimensioni rito e sacramento
nella persona umana di Cristo e quindi nel momento culmine della incarnazione.
Che cosa è un sacramento? (q60)
Sacramento è
segno di una realtà sacra in quanto santifica gli uomini. Il sacramento, si
dice in rapporto a una santificazione in atto. Esso è costituito da res e verba che sono un tuttuno nel
sacramento.
La necessità dei sacramenti (q61)
Per la salvezza dell’uomo e ma anche per lo sviluppo della
sua stessa vita (ragioni trovate nell’uomo stesso e non in Dio).
Gli effetti dei sacramenti (q62-63)
Grazia: dono che
perfeziona l’anima e la rende più vicina alla natura divina
Carattere: i tre
sacramenti battesimo cresima e ordine sono irripetibili perché segnano in modo indelebile il
cristiano che li riceve e possono essere visti come una partecipazione al
sacerdozio di Cristo.
La causalità dei sacramenti (q. 64)
La causa efficiente
principale della grazia trasmessa dai sacramenti è Dio; la causa efficiente
formale è l'umanità di Cristo e,
in dipendenza da essa. I sacramenti sono causa strumentale della grazia: essi
riattualizzano nel presente i gesti di Cristo attraverso la chiesa.
Il numero settenari (q65)
Ci sono sacramenti che sono assolutamente necessari
(battesimo, confessione in punto di morte, ordine per edificare la chiesa),
mentre gli altri sono di convenienza. I primi 5 sono ordinati al singolo, gli
altri 2 (ordine e matrimonio) ad edificare la pluralità della chiesa.
CAPITOLO V (da sapere
sufficientemente)
I SECOLI XIV-XV E LA DEVOTIO
MODERNA
1.
IL CONTESTO GENERALE
Aspetto teologici:
1)
dottrina
ilemorfica-> sacramenti sotto la visione validistica e giuridistica
2)
Culto=
prestazione dell’uomo religioso (un
fare esteriore dell’uomo)
3)
Eucarestia:
spiegata come presenza reale del Signore : si spinge all’adorazione, ma si
mette in secondo piano il concetto di memoriale
4)
Il culto alla vergine e ai santi è per
intercessione-miracolo- privilegio e non si ha più una prospettiva globale
della storia della salvezza
Aspetti sociologici:
1)
Nascita delle confraternite che portano nuove feste
costumi
2)
Ciclo liturgico santorale al posto di quello
cristologico, con contaminazioni anche civili)
2.
LA DEVOTIO
MODERNA
L’imitazione di Cristo è proposta in modo staccato da un
riflesso sulla vita pratica; la devozione è finalizzata ad una sola ascesi spirituale (umiltà e pace
interiore, vanità del mondo): insomma c’è un processo si spiritualizzazione e di salvezza personale: non si tratta più di accogliere la grazia e
riconoscere che queste viene anche attraverso il mistero della chiesa, ma si
tratta di un individualismo religioso.
La meditazione e l’ascesi diventano più importanti degli stessi sacramenti e
della liturgia in generale: viene assolutizzato il rapporto tra il discepolo e
il Maestro; l’adorazione viene visto come momento privilegiato di meditazione,
la comunione fatta dopo la messa, è culmine non dell’azione liturgica (che ha
anche una dimensione ecclesiale) della meditazione personale, perché Colui che
era meditato con la mente ora è presente corporalmente.
CAPITOLO VI (da
sapere sufficientemente)
L'EPOCA TRIDENTINA E LA RIFORMA PROTESTANTE
1.
ESIGENZA DI RIFORMA
Si necessita l'introduzione
della lingua volgare per favorire la partecipazione e l' istruzione del
popolo; la riunificazione in un solo
volume della sparsa legislazione liturgica; la sua revisione secondo la
forma e la tradizione della Chiesa romana.
I preti sono criticati perché invece della officiatura
divina e di stare in coro e di presentarsi con paramenti degni, fanno altro! Il
popolo scade spesso nella superstizione, c’è il culto quasi eretico dei santi
ausiliatori (specifici per una parte del corpo) e l’adorazione, non venerazione
come da nicea II delle immagini (come fossero piene di potere per guarire).
2.
L' AZIONE LI LUTERO
La contestazione di Lutero in principio non era contrapposta
e cercava di risolvere alcuni problemi. Le fasi sono le seguenti: prima messa
latina, poi la messa Doiche (lingua volgare tedesca) e poi accentuazione della
parola con l’atto di culto eminente che è il sermone. Siamo sempre nel campo
della della meditazione (eterodossa a differenza della devotio moderna) ceh
viene a scapito della liturgia.
3.
LA RIFORMA PROTESTANTE E I SACRAMENTI
Prende piede la concezione che la fede non ha che
un'incidenza esterna per la giustificazione; è contro questa «falsa giustizia
delle opere» che Lutero si scaglia, affermando che la giustificazione è frutto della «sola grazia», la quale deriva dalla «sola fede» e si radica nella «sola
Scrittura.(non è frutto delle opere!)
C’è un rifiuto di ogni possibilità di risposta positiva da
parte dell'uomo.
I Sacramenti, in questa concezione di sola grazia (e di
nessuna opera), non possono essere accettati perché richiedono l’intermediazione
dell’uomo, ossia essi sono un opus, un’opera.
Lutero: la
dottrina del peccato originale è rivista con esito catastrofico: l’uomo da solo
non può nulla la grazia deve per forza venire da Dio, e questa è ricevuta per
sola fede. In questa ottica i sacramenti sono considerati puri segni (flatus vocis)
che non possono causare la grazia. Il loro compito è quello di ricordare le
promesse della Parola che tramite la sola fede può produrre gli effetti. (qui
siamo contro la dottrina dell’ex-opere operato per cui il sacramento è efficace
indipendentemente dalla dignità del ministro o del ricevente, e quindi anche
dalla fede del soggetto). Il sacramento è ridotto alla parola divina che
interpella il singolo, allo stesso modo in cui la predicazione interpella molti.
Calvino: l’azione
dello spirito santo è solo sui predestinati e in concomitanza con la
predicazione della parola di Dio. I sacramenti sono solo segni e non sono
intermediari di grazia: lo spirito agisce sull’uomo indipendentemente da riti o
altro. I sacramenti sono segni che testimoniano la grazia di Dio e l’onore che
per questo gli uomini gli debbono.
Zwingli:l’azione
dello spirito santo è svincolata sia dalla predicazione che dai sacramenti. I
sacramenti sono segni sociali che attestano solo una appartenenza alla chiesa.
4.
IL CONCILIO DI TRENTO (1545-1563)
4.1 Alcune linee
interpretative
Le intenzioni sono buone ma faticano a concretizzarsi: non
si arriva al fondo della questioni liturgico pastorale. Infatti il problema non
era tanto contrastare i protestanti quanto piuttosto disciplinare le
motivazioni che avevano portato alla rottura. Ma il clima è polemico e non si
guarda alla sostanza del problema.
4.2 La riforma dei
libri liturgici
C’è una unificazione liturgica che lascia la possibilità
solo al rito ambrosiano e mozarabico perché hanno più di 200 anni di tradizione
propria (questa necessità non era nel piano originale, ma fu motivata dalla
polemica). La norma che si voleva seguire era quella di ritornare all’epoca dei
padri, ma questo era impossibile vista la sintesi romano germanica effettuatasi
con Carlo Magno e vista la scarsità di mezzi storici per questo.
5. IL CONCILIO DI TRENTO E LA TEOLOGIA DEI SACRAMENTI
5.1 Prese di posizione
del Magistero prima di Trento
Diversi pronunciamenti prima del concilio di Trento:
concili di Valencia 855: i sacramenti sono validi anche se
celebrati da ministri indegni
Concilio lateranense IV 1215: professione di fede con
esplicito riconoscimento dei sacramenti per combattere le eresie valdesi e
catare.
Concilio di Firenze del 1439: dottrina ampia su quello che
si deve ritenere per fede riguardo ai sacramenti.
1.
che i sacramenti della nuova legge sono i 7 ormai riconosciuti (DS 1310)
2.
che essi differiscono dai sacramenti dell'antica legge, in quanto questi ultimi «non causavano la grazia, ma soltanto la figuravano come da darsi in
rapporto alla passione di Cristo» (DS 1310)
3.
che «i primi
cinque sono ordinati alla perfezione
individuale di ogni uomo in se stesso, gli ultimi due invece al governo
e all'accrescimento di tutta la Chiesa» (DS 1311)
4.
che i sacramenti richiedono tre condizioni per
essere validamente celebrati: le cose
come materia, le parole come forma,
il ministro che agisce con l'intenzione
di fare quanto fa la Chiesa (DS 1312)
5.
che tre sacramenti, il battesimo, la
confermazione e l'ordine «imprimono nell'anima un carattere indelebile», e che per questo non possono essere ripetuti
(DS 1313).
5.2 Il Concilio di
Trento
Non c’è una vera ed esaustiva dottrina sui sacramenti
piuttosto dal punto di vista storico, il discorso tridentino è legato al
contesto della "confessionalizzazione" della Chiesa occidentale dopo
i tentativi falliti di integrazione delle posizioni dei Riformatori, quindi
risposta punto per punto alle critiche degli avversari. Questi i punti del
concilio:
1.
Istituzione
da parte di Cristo e numero
settenario (DS 1601)
2.
Efficacia
dei sacramenti (cioè la differenza tra i sacramenti dell'antica legge e quelli della nuova (DS 1602)
3.
Necessità
dei sacramenti in re o in voto (leggasi battesimo in desiderio) per la salvezza, almeno per alcuni di essi (DS 1604)
4.
Natura dei sacramenti come segni che contengono e conferiscono ex opere operato la grazia a coloro che non
vi pongono ostacolo (DS 1605-1608)
5.
Realtà della grazia e del carattere
per i tre sacramenti che lo conferiscono (DS 1609)
6.
Il ministro umano: potestà, intenzione,
condizione morale richiesta (DS 1610- 1613).
Dobbiamo dire che le polemiche che ci sono state durante il
concilio di Trento sono state alimentate da una radicalizzazione dovuta in
parte anche ad una diversa comprensione di termini chiave:
fede (protestante
larga: una adesione anche con la trasformazione della vita, cattolici: solo
ritenere per vero, il resto viene chiamato grazia santificante)
ex-opere operato
(protestante aveva paura che il cattolico intendesse: effetto salvifico
automatico; il cattolico aveva paura che il protestante rinnegasse in pieno
l’efficacia dei sacramenti).
Istituzione (protestanti:
stretta: cercavano un fatto documentabile nella scrittura; cattolici: largo:
dalla passione fino all’azione dello spirito nella chiesa)
CAPITOLO VII (da
sapere sufficientemente)
IL DOPO-TRENTO
1.
ALCUNE LINEE INTERPRETATIVE DELLA PRASSI IN
EPOCA BAROCCA
C’è una diffusa idea di vittoria e trionfalismo della chiesa cattolica su quella protestante: questa
idea viene riprodotta nella fastosità
degli edifici cattolici e della pomposità
della celebrazione (abuso della musica, polifonia e orchestra). C’è dunque il
rischio di esteriorità, giuridismo, rubricismo. Eucarestia fuori della messa e prassi dell’adorazione e
della processione come imitazione delle modalità di venerazione dei santi. Il
culto ai santi e alla vergine è sempre più ridondante.
2.
IN RAPPORTO ALLA SPIRITUALITÀ
Si allarga la linea di separazione, già iniziata nel medioevo,
di estraneità tra liturgia e
spiritualità.
Testo di riferimento Filotea di Francesco di Sales. Qui
viene messo molto bene in luce il ruolo della
devozione all’interno delle varie
vocazioni della chiesa (l’artigiano non può pretendere di svolgere tutta la
liturgia del monaco, cosi il vescovo non può pretendere di prendersi cura dei
suoi fedeli come la madre si prende cura dei figli; sembra di leggere dei passi
del CV2).Allo stesso tempo però si vede la povertà del concetto di
partecipazione alla messa: essa viene vista come una modalità differente di
vivere la meditazione: invece che fare una meditazione seguendo un testo
devozionale si prende spunto dai vari momenti della messa, questo a discapito
del vivere profondamente l’azione salvifica del sacramento: la stessa comunione
è fatta fuori della messa come prassi, e la partecipazione alla messa è intesa
come meditazione degli atti di Gesù Cristo, cosa che è possibile fare anche
quando non si è partecipi fisicamente in chiesa.
3.
LA TEOLOGIA DEI SACRAMENTI
Facciamo un breve percorso storico dai padri fino a questa
epoca post tridentina, passando per Agostino, Tommaso e la scolastica.
Padri: unità tra
vita ecclesiale, celebrazione e riflessione teologica: metodo della mistagogia.
Agostino: nozione di sacramento come signum sacrum: il sacramento rimanda ad altro da se come l’impronta
rimanda all’animale, rimando noetico
esterno al segno stesso, c’è alterità
tra signum e res; inizia dissociazione
del mistero verità (res) dal mistero
evento (signum).
Scolastica: ricerca di uno statuto
scientifico della liturgia: la ragione indaga i misteri della fede, quindi
cerca di spiegare anche i sacramenti: tramite la dottrina ilemorfica si cerca di differenziare quanto in essi è
essenziale e quanto superfluo o ornamentale (deriva validistica, giuridistica e
rubricistica): ci si concentra soprattutto nel definire materia prossima/remota
e forma (parole) necessaria per “avere” il sacramento: questo è considerato lo
specifico divino, mentre il resto della liturgia è relegato come momento
secondario e perfino trascurabile.
Tommaso: de deo
uno (acquisizione anche da sola ragione umana) de Deo Trino (acquisizione solo
da rivelazione). Separazione degli ambiti culto e sacramenti: il culto è visto
in dimensione antropologica e diventa specificazione della giustizia ossia virtù di religione (è dovere dell’uomo
rendere culto a Dio) mentre i sacramenti sono posti dopo la trattazione della
cristologia e vengono visti come atti di Cristo verso l’uomo. Si ha quindi
divisione: culto come dovere morale dell’uomo e sacramenti in quanto azione di
Gesù Cristo nella vita dell’uomo: non si
vede la reciproca implicazione
tra culto e rito (tra l’azione dell’uomo e l’azione della grazia).
Categoria della causalità (introdotta da Lombardo): causa
strumentale primaria: umanità di Cristo, secondaria è il rito, (materia
prossima: acqua e remota: lavacro e forma: rito).
Riforma protestante: Combattono il concetto di sacramento come
causalità della grazia: la grazia infatti deriva dalla sola scrittura e dalla
sola fede (non può esserci quindi un’opera fatta da un ministro secondo una
tradizione umana). I sacramenti sono segni nel concetto moderno di flatus
vocis
Epoca post-tridentina: Bellarmino radicalizza ancora di più il
discorso di distacco tra sacramentaria e culto liturgico e distingue tra celebrazioni sacramentali e non sempre
usando lo schema scolastico aristotelico: entrambe hanno lo stesso genere prossimo (cioè cerimonie) ma differente genere
specifico: le prime sono di azione
divina le seconde di azione umane.
1)
Prevale impostazione di tommaso di distinzione tra atti
di culto dell’uomo religioso e la celebrazione come azione divina santificante
2)
Nella celebrazione si individua ciò che è ad
validitatem e ciò che è ad solennitates (abusi liturgici e fenomeno degli
scrupolosi)
3)
Si separano i campi di azioni di sacramentaria,
teologia liturgica e teologia fondamentale
CAPITOLO VIII (da
sapere sufficientemente)
IL SETTECENTO
Abbiamo l’azione dell’illuminismo contro il barocco.
Si percepisce che le celebrazioni sono vuote di significato
e quindi si attuano diverse manovre correttive:
1)
Recupero
delle forme liturgiche più antiche.
Lo scopo come nel 1500 è quello di ritornare alla regola dei padri, ma adesso a
differenza di prima abbiamo dei metodi e delle fonti storiche che permettono di arrivare a prima del medioevo. Primo stadio della formazione di una scienza liturgica
2)
Le riforme dell’area gallicana
3)
Riforma di a. Muratori:la regolazione della
devozione dei cristiani (partecipazione alla messa, lingua latina e anche
lingua volgare, diminuzione delle feste di precetto, lotta contro la
superstizione
4)
Sinodo di Pistoia del 1786: la partecipazione
dei fedeli al sacrificio eucaristico; la comunione delle ostie consacrate nella
stessa Messa170;una minore stima della Messa privata; l'unicità
dell'altare; valore e significato della preghiera liturgica; la necessità di
riforma del breviario; la veracità e storicità delle letture; la lettura
annuale di tutta la Sacra Scrittura, la lingua nazionale accanto al latino nei
libri liturgici; la soppressione di molte novene e simili forme devozionali; il
rilievo dato alla comunità parrocchiale contro ogni frazionamento
CAPITOLO IX (da
sapere sufficientemente)
IL MOVIMENTO LITURGICO
1.
INTRODUZIONE
Testo introdutitivo di Bernado Bot: si descrive che la
comunione è fatta fuori della messa, ma qualcuno mette in dubbio questo fatto e
arriva a dire che fare la comunione dentro la messa è di diritto divino perché
Gesù lo ha fatto durante l’ultima cena.
2.
DOM PROSPER GUÉRANGER (1805-1877) (FRANCIA)
2.1 L'attività e gli
scritti
Scrive la storia della liturgia fino al XIX secolo in Institutions liturgiques e questo per
l’unità liturgica con Roma insidiata dalle liturgie neo gallicane.
Poi scrive Année
liturgique che fa molto successo perché non è un libro devozionale come al
solito ma che cerca di avvantaggiare i fedeli con la comprensione dei misteri
della liturgia. Questa opera viene in principio ostacolata dai vescovi francesi
ma poi è recepita contro gli individualismi liturgici francesi che generavano
confusione.
2.2 La sua concezione
di liturgia
Liturgia è
preghiera della Chiesa: G. vuole sottolineare che nel corso dei secoli
la preghiera è diventata individuale e questa porta come frutto una divisione
all’interno della chiesa. Invece riscoprendo la liturgia come momento unico di
tutta la chiesa, essa stessa si adopera nell’unirsi. Quindi primato della
preghiera pubblica e comunionale (e cultuale nella liturgia) rispetto alle
altre forme devozionali soggettive.
3.
DOM LAMBERT BEAUDUIN (1873-1953) (BELGIO)
3.1 L'attività e gli
scritti
La vita liturgica del monastero, unita alla meditazione dei
misteri che era chiamato ad insegnare (insegnava teologia) gli fecero un giorno
comprendere la portata incalcolabile che sarebbe derivata alla massa dei fedeli
da un contatto anche limitato, ma cosciente e rettamente compreso, con le
grandi ricchezze della liturgia,
vista come alimento di fede. Bisognava
secondo lui ridare mettere in mano ai fedeli i libri di liturgia e non tante
opere devozionali scritte in volgare.
3.2 La sua concezione
di liturgia
la liturgia è
"culto della Chiesa": la nozione di culto proietta la
liturgia sul versante teologico: qui rispetto a Gueranger abbiamo una
concezione più alta del culto: il culto, per via della presenza di Cristo, si
rivela come esercizio del sacerdozio di Cristo e diventa storia della salvezza
in atto, momento attivo in cui Cristo ci costituisce in sua
"comunità".
4.
DOM ODO CASEL (1886-1948) (GERMANIA)
La liturgia va studiata per essa stessa, senza cercare un
incasellamento scolastico in genere prossimo (culto) e differenza specifica
(chiesa): la liturgia è propriamente celebrazione,
anche chiamata mistero. Il mistero è
il Dio inaccessibile che si rivela nella persona e nelle azioni del Figlio, contro
la concezione illuministica dello sforzo prometeico dell’uomo di realizzare
autonomamente la propria salvezza.
La liturgia é
l'AZIONE rituale dell'opera salvifica di Cristo, ossia é la presenza, sotto il
velo di simboli, dell'opera divina della redenzione
Questa concezione ribalta dalle fondamenta l'idea stessa di
"culto", non é l'azione dell'uomo che cerca un contatto con Dio
attraverso l'offerta del suo omaggio e della sua adorazione; al contrario é un
momento dell'azione salvifica di Dio sull'uomo, in modo che questi, una volta
assunto nel mistero di Cristo, reso presente nel rito, possa lodare e adorare
Dio in "spirito e verità".
Il cristianesimo stesso per Casel è mistero-azione: come l’opera salvifica di Cristo, iniziata con la
sua incarnazione, era manifestazione/rivelazione dell’azione di Dio Padre
attraverso suo Figlio, cosi i gesti salvifici del Figlio si perpetuano nella
celebrazione attraverso l’offerta che di Lui e di se stessa la chiesa fa a Dio
Padre, fintanto che il Corpo stesso che è la Chiesa, unito al Capo per mezzo
del battesimo, non sia tutto nel suo Capo. Quello che era visibile nel
Salvatore ora è nascosto nei misteri della chiesa.
In che senso il mistero del culto perpetua il mistero di
Cristo?
Tre passaggi con cui Casel spiega il mistero cristiano che
però vengono ripresi dalle religioni misteriche:
1)
esistenza di un evento primordiale di salvezza (che
nelle religioni misteriche è fuori del tempo e dello spazio)
2)
presenza nell’oggi dello stesso avvenimento per mezzo
di un rito,
3)
attuazione in ogni partecipante del primordiale mistero
di salvezza
Qui si capisce bene che non è l’uomo che cerca Dio ma Dio
che attraverso l’istituzione del sacramento (sempre nella dinamica della storia
della salvezza) vuole in qualche modo portare la salvezza all’uomo di ogni
tempo, cosi che esso possa lodarLo in spirito e verità.
Casel è superabile per quanto riguarda questo paragone del
cristianesimo alle religioni misteriche per l’evento primordiale di salvezza:
infatti nel cristianesimo l’evento di salvezza è nello spazio e nella
storia perché Dio è entrato nello spazio e nella storia con l’incarnazione del suo figlio.
Poi l’anno liturgico per Casel è immagine del piano
salvifico di Dio: esso culmina nel mistero pasquale il quale viene celebrato in
certo modo ogni domenica: nell’anno liturgico il mistero di Dio si dispiega in
maniera analitica di modo che l’uomo possa vederlo per momenti singoli perché
ancora non ha la possibilità qui di vederlo tutto insieme in una volta.
5.
ROMANO GUARDINI (1885-1968)
Si potrebbe dire che Guardini definisca la liturgia non da
storico non da teologo ma da fenomenologo: la liturgia è il dogma pregato,
l’incontro che si realizza come esperienza totalizzante tra teologia e forma
rituale.
Guardini ha un approccio alla liturgia di tipo poetico: egli
dice che la liturgia è una cosa inutile, non ha uno scopo se non se stessa
(ossia nella quale non deve essere cercata una finalità temporale o un rimando
a una seconda cosa). La liturgia deve rispecchiare Dio: Dio non cerca altro che
se stesso. Non ha secondi fini.
Il fondamento della liturgia è Gesù Cristo stesso: la
liturgia non nega ne contraddice la natura del suo fondamento, ma allo stesso
nemmeno si riduce ad esprimerlo, ma appunto lo attua (anche qui c’è la concezione di azione di Casel
mistero/azione).
CAPITOLO X (da sapere sufficientemente)
LA LETTERA ENCICLICA MEDIATOR
DEI DI PIO XII (20 novembre 1947)
1.
LA RIFLESSIONE TEOLOGICA
La sacra liturgia é pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre come Capo
della Chiesa ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per
mezzo di Lui, all'Eterno Padre: é, per dirla in breve, il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioé del Capo e delle sue membra.
La liturgia della Chiesa non é altro che la continuazione ininterrotta del culto già prestato da Cristo durante la sua vita terrena e
precisamente nella duplice dimensione
di glorificazione di Dio e santificazione degli uomini
2.
PARTECIPAZIONE AL SACRIFICIO EUCARISTICO
Nella enciclica c’è un certo equilibrio tra due posizioni:
-
i fedeli non partecipano e non offrono come il
sacerdote (non hanno poteri sacerdotali)
e quindi si riprova l’errore di coloro che dicono che la messa è una grande
concelebrazione tra popolo e sacerdote (quasi che il sacerdote esercitasse a
nome della comunità un potere di sacerdozio comune)
-
il fatto che anche i fedeli devono partecipare in modo
attivo alla messa, facendo propri i sentimenti che furono di Cristo Gesù e sul
richiamo dell’apostolo offrire se stessi
come sacrificio vivente
3.
LINGUA E RITO
Latino: esprime e rafforza l’unità della chiesa;
lingua volgare: non è da escludere (ma la santa sede deve
dare approvazione)
rito antico è degno di venerazione ma non per questo è
migliore di quello nuovo.
4.
LITURGIA E PIETÀ POPOLARE
Le forme di pietà popolare non sono intrinsecamente cattive,
ma sono anzi da consigliare quando queste fossero dirette a prepararsi e meglio
vivere il sacrificio eucaristico e gli altri sacramenti
5.
ARTI A SERVIZIO DEL CULTO
Le arti sono le benvenute da parte di Pio XII, sia quelle
antiche sia quelle nuove nella misura in cui queste favoriscono una cosciente
partecipazione dei fedeli ai sacri misteri. Quindi il canto gregoriano o alcune
di forme di musica o canto moderno andavano bene anche sollecitando i fedeli a
cantare per partecipare ancora più attivamente (e che quindi non siano muti
spettatori). Anche l’arte e l’archittetura sono al servizio della
liturgia.
6.
CONCLUSIONE
L’enciclica ha avuto come scopo quello di definire
correttamente che cosa sia liturgia e ha espresso correttamente che cosa
favorisca e come debba essere intesa la partecipazione dei fedeli.
CAPITOLO XI (da
sapere sufficientemente)
VERSO UN RINNOVAMENTO DELLA SACRAMENTARIA (XIX-XX sec.)
1.
LA SCUOLA DI TUBINGA
1.1 J A. Möhler
L'analogia tra le
due nature, divina e umana, di
Cristo e le due componenti, divina e umana, della Chiesa: in entrambi i casi
l'elemento umano visibile serve da organo manifestativo dell'elemento
invisibile.La Chiesa è una comunità vivente nutrita dallo Spirito di Dio; é
come tale che essa si esprime e si realizza nelle sue forme visibili tra cui in
particolare i sacramenti
1.2 M i Scheeben
Cerca di superare la concezione di mistero-verità: il
sacramento é un evento salvifico (mistero verità) nascosto in una forma
visibile (mistero evento). Questo è un tentativo per superare il paradigma
scolastico di tipo ilemorfico
2.
LA NEOSCOLASTICA
È una restaurazione del tomismo motivata da pressione
esterne che rendevano la chiesa incerta (di fronte al modernismo e illuminsmo).
Ci sarà una rivalutazione e approfondimento dei padri.
3.
3. RINNOVAMENTO CONTEMPORANEO
3.1 I sacramenti come
misteri (Odo Casel)
Odo Casel riscopre il sacramento come mistero. Sacramento è
prolungamento dell’azione salvifica di Cristo. Culto è partecipazione all’atto
di sacramentale di salvezza che si compie nell’oggi.
1.
Ogni sacramento é mistero cultuale; mistero
perché é rivelazione e attuazione del disegno salvifico di Dio in Cristo;
cultuale perché si dà in forma cultuale, in una liturgia.
2.
La celebrazione dei sacramenti é dunque la
continuazione (prolungamento) dell'opera
salvifica di Cristo e attuazione simbolica del mistero dell'umanità glorificata
in Cristo.
3.
Viene rimesso al centro il mistero pasquale.
Anche il mistero dell'incarnazione viene visto in relazione al mistero
pasquale.
4.
Il mistero pasquale porta nel sacramento una
triplice dimensione:
-
dimensione dell'anamnesi: il sacramento è memoriale del mistero pasquale
-
dimensione della presenza: l'evento salvifico é attuale e operante (Casel si basa
sul fatto che nella liturgia ricorre spesso il termine oggi (odie cristus natum
est, odie la salvezza …)
-
dimensione prolettica:
nel sacramento vi é l'annuncio (e l’anticipo) del compimento futuro. (in questo
sacramento chi hai dato il pegno delle realtà future… abbiamo pregustato)
Casel giustifica questo con la teoria della ripresentazione dei misteri (cf. casel
nel paragrafo precedente) che però è criticata perché associa il cristianesimo
ad altre religioni e non spiega come la grazia specifica del cristianesimo
raggiunga i fedeli attraverso il sacramento
3.2 La sacramentalità
fondamentale di Cristo e della Chiesa (Schillebeeckx)
·La rivelazione é un evento essenzialmente
sacramentale: Dio é fedele alla condizione storica dell'uomo, spirito incarnato
(il primo sacramento è Cristo che è di natura anche umana)
·Gesù
Cristo é il sacramento per eccellenza: sacramento dell'incontro di Dio con
l'uomo e dell'uomo con Dio, e sacramento fontale della salvezza per l'umanità
intera.
·La
Chiesa é il sacramento fondamentale di Cristo: il Kyrios glorioso ci raggiunge nella Chiesa in modo sacramentale e
mediante gli atti sacramentali che essa pone.
·I sacramenti sono, di conseguenza, azione del Signore glorioso nella Chiesa;
come tali sono al tempo stesso eventi di culto e di santificazione.
Nella teoria di Schillebeeckx non c’è il problema della
ripresentazione e del dubbioso ma necessario effetto storico per la salvezza :
infatti gli atti della chiesa (i
sacramenti) sono gli stessi atti di Cristo (per questo efficaci) il quale
ha natura teandrica.
3.3 II rapporto Chiesa
e sacramenti (Rahner e Scheffczyk)
In particolare, RAHNER articola il suo studio in tre
passaggi essenziali:
1.
Cristo come sacramento originario e originante.
2.
La Chiesa come sacramento fondamentale (originato
da Cristo)
3. I sacramenti
come "simboli reali" della grazia.
Vantaggio: non c’è soluzione di continuità tra Cristo Chiesa
e sacramenti, quindi non c’è nemmeno da spiegare il problema della istituzione da parte di Gesù Cristo e
della causalità da parte dei sacramenti, in quanto i sacramenti sono atti del
simbolo Chiesa.
Svantaggio: applicando contemporaneamente la categoria di
sacramento a tutti e tre questa perde di contenuto
Tutte queste concezioni si basano sulla ontologia del simbolo: Cristo simbolo massimo della presenza del
Padre nel mondo, La Chiesa ha la funzione simbolica del Logos nel mondo, i
sacramenti sono simboli reali, cioè atti con cui la chiesa stessa si compie.
LEO SCHEFFCZYK ha
messo in evidenza la struttura
sacramentale della chiesa. La salvezza non giunge all’uomo solo come idea o
come modifica della sua sola esistenza, essa è da intendersi con conseguenze
temporali e storiche. L'evento della salvezza è Gesù Cristo e la sua
incarnazione. Lui come evento permane
nel mondo nell'essere e nell'agire della Chiesa. Il sacramento quindi mostra
tutto il realismo dell’azione di Cristo
che non è mero ricordo del passato ma azione
con effetti storici e tangibili
nell’oggi. (la risurrezione ha
effetti anche storici oltre che metastorici
Anche il concetto di mistero quindi non può essere ridotto o
espresso solo al livello dottrinale ma deve includere questo livello di realtà.
3.4 I sacramenti nella
storia della salvezza (Tillard)
Il teologo canadese Tillard, recuperando la testimonianza biblica
e patristica, afferma che i sacramenti
si possono qualificare come eventi di
salvezza perché, nella continuità della storia della salvezza,
costituiscono l'attualizzazione nel
tempo presente dell'evento unico della pasqua da cui è sgorgata la Chiesa.
“Memoria biblica”: essa è
celebrazione attualizzante del passato interamente aperta al futuro.
CAPITOLO XII (da
sapere benissimo)
IL CONCILIO VATICANO II
1. LA COSTITUZIONE CONCILIARE SACROSANCTUM CONCILIUM
1.1 Introduzione
E’ stata approvata a larghissima maggioranza grazie
soprattutto al fatto della sua preparazione (movimento liturgico ma in
particolare Pio XII con i suoi interventi e quelli preconciliari). Essa ha
avuto le seguenti applicazioni dirette:
-
introduzione delle lingue moderne,
-
significativo ruolo affidato alle Conferenze
Episcopali,
-
restaurazione della concelebrazione e della
Comunione sotto le due specie,
-
semplificazione dei riti e spazio offerto
all'adattamento degli stessi all'indole e alle tradizioni dei vari popoli
indirettamente essa ha avuto effetto su altri documenti
riguardanti l’ecclesiologia e la pastorale.
Giovanni Paolo II in VQA (dopo 25 anni) dice che la riforma
della liturgia attuata era attesa e sperata all’interno della chiesa.
1.2
Contenuti/originalità proprie di SC
a)
Storia
della salvezza, Gesù Cristo e liturgia
L'approccio conciliare alla liturgia si discosta di molto
dal tradizionale metodo dei manuali preconciliari che, dalla riflessione sulla
natura del culto e sulle sue forme di attuazione (interno - esterno; pubblico -
privato), giungevano a definire la liturgia
come il culto pubblico e ufficiale che la Chiesa rende a Dio. In SC 5-7 l’approccio
parte dalla volontà salvifica di Dio Padre che vuole allo stesso tempo inscindibilmente che gli uomini siano
salvati e giungano alla conoscenza della verità. E’ impossibile separare Salvezza e rivelazione (da qui anche
parola: non vi è altro nome sotto il cielo nel quale è dato all’uomo di
salvarsi) Questa volontà salvifica si declina nella storia dell’uomo attraverso
il concetto di storia della salvezza. Il percorso in SC 5 è fatto in tre tappe:
1)
l’annuncio della
salvezza nella figura di un messia fatto gli antichi padri e profeti nell’AT,
2)
la realizzazione della promessa e la venuta del Signore
attraverso i misteri della vita sua vita terrena: Incarnazione Passione Morte e
Resurrezione,
3)
la nascita della Chiesa dal costato di Lui dormiente come Adamo: Chiesa che
diventa corpo del suo Corpo, membra dello stesso corpo mistico di Cristo è il
Capo.
(SC6)
Ora nella liturgia la Chiesa c’è la continuazione e
l’attuazione della missione di Cristo: infatti gli apostoli (e quindi la chiesa
tutta) non può limitarsi ad annunciare
la liberazione dal potere di satana e della morte, ma deve anche esercitare questa opera di salvezza
annunziata mediante il sacrificio e i sacramenti della vita liturgica.
Qui abbiamo un rapporto stretto tra la dimensione di
annuncio e attuazione esercizio della salvezza: ci si ricollega a Dei verbum 2
in cui il Cristo ha dato l’annunzio
del suo regno e ma ne ha anche iniziato la realizzazione attraverso gesti e parole.
La chiesa vive la forza di questa azione attraverso
l’innesto al corpo mistico dato dal battesimo e attraverso la celebrazione
della sua presenza sia come Parola sia come Pane e Vino di salvezza nella
celebrazione eucaristica.
(SC7 1° parte)
Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre
presente nella sua Chiesa
Infatti egli è presente nella persona del ministro che
celebra, sotto le specie eucaristiche in modo eminente (maxime) attraverso i concetti di transustanziazione e permanenza,
nei sacramenti che sono atti della sua potenza, nella sua parola, e nella
chiesa che prega e loda.
(SC7 2° parte)
Definizione di liturgia: l'esercizio della funzione
sacerdotale di Gesù Cristo e del suo corpo mistico che è la chiesa. Quindi i
sacramenti sono allo stesso tempo azioni di Cristo come capo e della Chiesa
come corpo. Questo riprendendo il mistero della Incarnazione in cui le due
nature, umana e divina, sono inscindibili.
b)
Liturgia
«epifania della Chiesa»
In SC2 viene specificato il ruolo della liturgia:
la liturgia, mentre
ogni giorno edifica quelli che sono nella Chiesa per farne un tempio santo nel
Signore, un'abitazione di Dio nello Spirito [3], fino a raggiungere
la misura della pienezza di Cristo [4] , nello stesso tempo
e in modo mirabile fortifica le loro energie perché possano predicare il
Cristo. Così a coloro che sono fuori essa mostra la Chiesa, come vessillo
innalzato di fronte alle nazioni [5], sotto il quale i
figli di Dio dispersi possano raccogliersi [6] , finché ci sia un
solo ovile e un solo pastore [7].”.
La liturgia fa la
Chiesa, santifica i membri e manifesta un segno agli “esterni” alla Chiesa,
In SC26 viene specificato meglio l’ordine nell’azione del
corpo: tali azioni, che appartengono all'intero corpo della Chiesa,
lo manifestano e lo implicano; ma i singoli membri vi sono interessati in
diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e della
partecipazione effettiva.
La liturgia è azione congiunta di Cristo e della Chiesa. La
liturgia non è fatta in nome della chiesa, ma in persona ecclesiae, non esiste
liturgia in nome della chiesa, ma liturgia della Chiesa.
Si passa dalla
Dimensione ecclesiale della liturgia (essa è fatta dalla chiesa), alla dimensione liturgica della Chiesa:
chiesa significa convocazione non autonoma ma da parte di Jwhw per una
motivazione cultuale.
Infatti c’è Il concetto di Chiesa Comunione che passa in primo piano rispetto al concetto di
chiesa giuridica e strutturata: affinché ci sia la vera partecipazione attiva,
l’assemblea che si riunisce deve concepirsi non come folla o assembramento
sparso di persone che assiste ad un rito, ma come un vero ed unico corpo che
insieme partecipa vive e realizza il mistero che celebra.
Questa comunione non è solo terrena ma ingloba a maggior
ragione quella porzione di chiesa che è già santificata e che già canta in modo
perenne le lodi di Dio. SC8
La liturgia terrena anticipa la liturgia celeste. Celebriamo
già in qualche modo quello che non ancora viviamo (ma che vivremo) in
pienezza. Il termine che sottointende questo è pregustare
c)
Sacra
Scrittura e celebrazione
L’importanza che viene data alla scrittura nel CV2 e nella
liturgia deve essere estrema: questo si concretizza con un il lezionario
strutturato con abbondanza di pericopi e anche con un teologia della
proclamazione della Parola. POLM.
L’importanza della parola è già dall’antico testamento con
l’alleanza, ma molto di più con Gesù che è Parola fatta carne.
La Parola è contraddistinta da alcuni elementi: contesto liturgico, lettura, interpellazione (ascolto), interpretazione
(contesto liturgico)
La liturgia opera un cambiamento di Sitz in leben: il testo originariamente in un libro dell’AT o del
NT viene messo in una sequenza rituale o in una sequenza di brani: questo causa
una nuova ermeneutica perché il testo tolto dal suo ambiente naturale entra a
far parte di un nuovo corpo semantico. Quindi attenzione alla celebrazioni fai
da te, in cui si accostano testi senza criterio o in maniera disinvolta secondo
gusti personali: la chiesa c’è da prima di me!
Altra notazione
riguardo a chi tiene l’omelia:essa non deve essere il momento principale:
esiste tutto un linguaggio diverso da quello verbale (gestuale, silenzio canto)
che deve accompagnare alla comprensione della parola, di cui il momento
catechetico non ne è che una parte. Altrimenti si cambia la messa in catechesi.
(Lettura
interpellazione ascolto)
L’ascolto della parola è già culto e parte integrante
del memoriale eucaristico (non
semplice preparazione ad esso): infatti quando si legge la parola è Cristo che
parla (SC7 una delle modalità di
presenza del cristo nella liturgia) e che chiede al discepolo di essere
ascoltato e messo in pratica in base all’obbedienza di Lui stesso che ascoltò e
obbedì alla parola del Padre prima e dopo essersi donato ai suoi nel sacramento
della Eucarestia.
(interpretazione)
Teoria della
intertestualità: quando il testo di un autore arriva al lettore questo
porta con se l’universo dell’autore e si scontra/confronta con l’universo del
lettore: il significato finale si genera dall’incontro di due universi.
L’ascolto della
Parola ha al contempo una dimensione
soggettiva ed ecclesiale: la Parola interpella singolarmente ma è attraverso la
Chiesa (che ha il compito di custodire ed annunciare la Parola) che si ha la
vera ermeneutica del testo.
Una chiave di comprensione del testo è la chiave cristologica: come fa Gesù in Lc
4 e Lc 24: le letture parlano di Cristo. Un’altra è la chiave promessa/compimento. (si ha interpretazione
cristologica ad esempio nella liturgia delle ore con antifona al salmo, titolo
e orazione salmica.)
Nella messa abbiamo le seguenti componenti di
interpretazione: antifona di introito e di post-comunione, versetto
alleluiatico.
L’Antico Testamento nella liturgia della Chiesa (art. del
professore) pagg. 61-74
l’importanza della sacra scrittura nella liturgia è massima:
questo quanto afferma SC. Questa importanza si attua nella struttura della
liturgia sia con le letture estratte direttamente dalla sacra scrittura ma
anche con le orazioni, inni azioni e segni che dalla parola vengono ispirati.
1.1 principi teologici:
1.1.1
la centralità di
Cristo è espressa con la categoria biblica di presenza.
1.1.2
La parola svela tutti i suoi tesori nell’hodie celebrativo: infatti grazie anche
all’interpretazione (omelia) la parola dischiude nell’oggi significati nuovi
1.1.3
E’ l’azione dello Spirito
Santo che permette che questa parola viva produca frutti vivi nelle membra
della chiesa che cosi sono rese vive.
1.1.4
L’ascolto della parola edifica e fa crescere la chiesa
stessa: le azioni di che Dio ha compiuto nella storia della salvezza vengono
ripresentate nella celebrazione; questo ascolto poi motiva perché la Parola
stessa sia diffusa ad altri.
1.1.5
La parola è atto di culto vero e proprio e non è
preparazione ad esso: come ogni celebrazione dunque è caratterizzata dalle
dimensioni
1.1.5.1
Anamnetica
(memoriale)
1.1.5.2
Dossologica
(lode)
1.1.5.3
Epicletica
(che invoca)
1.1.5.4
Comunitaria
1.2 Elementi per una ermeneutica liturgica
della Scrittura:
1.2.1
La celebrazione costituisce un nuovo Sitz in leben nel quale leggere la
parola di Dio.
1.2.2
Ciascun brano biblico ha il suo significato all’interno
del libro in cui è collocato naturalmente nella bibbia. Quando però la liturgia
isola quel brano e lo colloca in una sequenza
di brani o in una sequenza rituale
o ad un pubblico piuttosto che ad un
altro, quella pericope assume una valenza semantica nuova rispetto al luogo suo
originale, amplificando o specificando il significato in modi differenti
1.2.3
Esempio: quando Paolo scrive a Tito: si sono manifestati la bontà di Dio,
salvatore nostro il suo amore per gli uomini” non lo riferiva al Natale, ma lo
stesso brano posto nella liturgia natalizia presenta in maniera mirabile
l’avvenimento legandolo alla misericordia di Dio.
1.2.4
Il brano di Gesù
che scaccia i mercanti dal tempio viene recepito diversamente da un gruppo
di suore contemplative e da un gruppo di persone impegnate nel sociale
1.2.5
Lettura in
chiave cristologica (e in chiave
pasquale/liturgica) dei brani sia dell’antico che del nuovo testamento
(Gesù stesso lo ha fatto, quando nella sinagoga leggendo il rotolo di Isaia
disse che oggi si era compiuta quella scrittura)
1.3 L’At: due tipologie di lettura
1.3.1
Rivalutazione dei brani dell’AT: ogni domenica e
solennità 1) AT salmo 2) Epistola 3)
vangelo tranne che nel tempo pasquale ove si legge gli atti degli apostoli
1.3.2
(PRIMO CRITERIO)
Il criterio di scelta dei brani dell’AT
(sempre nelle domeniche e solennità) è fatta in concordanza tematica con
quelli del nuovo testamento (specialmente con il vangelo), per via del fatto
che lo stesso modo è usato dagli evangelisti e da Gesù che citano fatti e
insegnamenti dell’AT per spiegare nuovi fatti e nuovi insegnamenti. Questo
testimonia l’unità profonda che
esiste tra i due testamenti che si
incontrano nella persona di Cristo.
1.3.3
Triplice preoccupazione
1.3.3.1
Legame delle letture veterotestamentarie con la
pericope evangelica
1.3.3.2
Semplicità e brevità dei testi per favorire la
comprensione
1.3.3.3
Nel ciclo triennale cercare di impiegare tutto l’AT
almeno nelle sue letture più significative
1.3.4
(SECONDO
CRITERIO) il criterio di scelta dei brani dell’AT (nel tempo di quaresima)
non sono riferite alla pagina evangelica ma hanno uno sviluppo proprio di domenica in domenica. Ogni anno c’è uno sviluppo diacronico della
STORIA DELLA SALVEZZA (dalla prima alla quinta domenica di quaresima)(e anche trasversalmente per II, III e V).
STORIA DELLA SALVEZZA (dalla prima alla quinta domenica di quaresima)(e anche trasversalmente per II, III e V).
1.3.4.1
Anno A: LE TAPPE
SALIENTI DELLA STORIA DELLA SALVEZZA:
Adamo ed Eva (il peccato originale) Abramo (che esce dalla sua terra); Esodo (Massa e Meriba, protesta del popolo, acqua dalla roccia) Davide (unzione regale) Ezechiele (la
promessa di un ritorno glorioso dall’esilio, apro i vostri sepolcri)
1.3.4.2
Anno B: LA
CATEGORIA INTERPRETATIVA DELL’ALLENZA: Noè (il patto dopo il diluvio) Abramo (il patto dopo il sacrificio
di Isacco) popolo di Israele (Sinai
dono della legge, decalogo), esilio (Signore
fedele nonostante il popolo, Ciro è strumento sue mani), Geremia (Alleanza nuova scritta nei cuori e non su tavole di
pietra)
1.3.4.3
Anno C: DIALOGO
TRA DIO e L’UOMO e sua risposta: del popolo (mio padre era un arameo
errante… egli ci fece uscire dall’Egitto) Abramo(la
discendenza numerosa come le stelle) Mose
(vocazione e missione prima del Sinai, io sono colui che sono) del popolo nella terra promessa (che
celebra la pasqua) Isaia (il Signore
apre una via nel deserto, annunzio delle lodi alla fine dell’esilio)
1.3.5
Applicazione della categoria promessa-compimento, categoria dell’antica alleanza che si compie con quella nuova di Cristo
2
Ermeneutica biblica dell’azione liturgica
2.1 Dalla preghiera per l’ordinazione dei
vescovi nel sacramentario veronese
2.1.1
Il sacramentario veronese è un manoscritto del VII
secolo. In esso è ripreso Es 28 e il sommo sacerdozio di Aronne e in
particolare le vesti splendenti e
sontuose che servivano per far capire al popolo quale importante funzione
venisse da esso assunta. Nella preghiera per l’ordinazione del vescovo le vesti
assumono un altro significato: si chiede a Dio che l’anima del vescovo sia
ricoperta di un costume ossia un
comportamento impeccabile e splendente
degno di tale figura.
2.2 Dalla preghiera per l’ordinazione dei
presbiteri nell’attuale pontificale romano
2.2.1
Vengono ripresi gli episodi antico testamentari dei 70
anziani che vengono designati per l’aiuto ad Aronne sommo sacerdote: su di essi
si posa comunque lo spirito ma in
maniera non stabile a differenza del sommo sacerdote. Questo a giustificare
sia il compito dei sacerdoti di guida per il popolo, ma con a capo il vescovo.
Poi c’è il riferimento alla consacrazione come sacerdote di Aronne e dei suoi
figli però subordinatamente ad esso: questo è reso anche dalle vesti: solenni
per il padre semplici per i figli.
3
Verso una
conclusione
3.1 Questo
tipo di lettura che abbiamo fatto risale a quella della patristica: tipologia e mistagogia
3.2 Esempio
di namaan il siro e catechesi di Ambrogio al neofita: Namaan si salva in figura di Cristo.
3.3 C’è un
impianto di questo tipo: tipo (namaan,
calco vuoto) antitipo (gesù Cristo,
il suo battesimo, forma da riprodurre) immagine
(battesimo/sacramento)
3.4 Impianto
soggiacente: filosofia medio platonismo:
mimesi (imitazione)/mitessi(partecipazione) /koinonia(comunione)
3.5 Dopo la
caduta del sistema platonico, i medioevali
scadranno nell’allegorismo, un vuoto simbolismo.
3.6 La
liturgia supera la mistagogia e il sistema platonico attraverso il Concetto di compimento:
3.6.1
Concezione errata di compimento: cercare tra gli
avvenimenti posteriori all’AT fatti certi e definiti che erano previsti nelle
scritture
3.6.2
Concezione
giusta di compimento: sguardo retrospettivo: alla luce di
Cristo e della Chiesa scoprire qualcosa che era nascosto nei testi.
Esempio Paolo che
rilegge le vicende dell’Esodo. Oggi: la liturgia che trova significati nuovi ai
brani dell’AT attraverso l’eucologia.
EXCURSUS 3 (da sapere
benissimo)
ERMENEUTICA LITURGICA DELLA PAROLA DI DIO
ERMENEUTICA LITURGICA DELLA PAROLA DI DIO
Riassunto
3.1. Valore pedagogico della proclamazione ciclica della
parola di Dio: In sintesi, il lezionarío è organizzato in modo da
consentire ai fedeli unaapprofondita conoscenza della storia della salvezza,
offerta attraverso un'organica distribuzione delle
letture bibliche nel corso dell'amio, in modo che questa
storia venga colta nel suo continuo attuarsi nell'oggi. Sarà così possibile
acquisire con gradualità una maggiore consapevolezza della fede che si
professa.
3.2. Il significato liturgico della parola di Dio.
L’interpretazione del testo
biblico è legato al contesto liturgico: la stessa pericope in celebrazioni
differenti ha significati differenti.
3.2.1. IL `CONTESTO
LITURGICO': Sitz in Leben, teoria della intertestualità (un
testo che arriva in nuovo contesto assume significati nuovi e differenti
rispetto al contesto di partenza), la parola è viva perché essa pur rimanendo
legata al suo universo produce sempre nuovi frutti negli esseri umani.
3.2.2. RM 6 e RM
8
diverse sono le sfumature di significato che i due testi
presi in esame assumono a seconda della
scelta e della composizione dei versetti, delle altre letture a cui sono associati, dell'accento richiamato dai titoli e dai salmi responsoriali con il loro ritornello, del tempo
liturgico in cui sono proclamati, dal rito
sacramentale che intendono illustrare. È il contesto liturgico, quindi, a offrire un primo ineludibile criterio interpretativo della parola di Dio
quando essa viene proclamata nell'assemblea celebrante.
3.2.3. LA DIMENSIONE
SOGGETTIVA
Si è visto che lo stesso brano può avere differenti
interpretazioni già dal contesto: altro spazio di interpretazione è quello
soggettivo (del predicatore o di chi legge la parola per conto suo). E’ sempre
il modello di ascolto liturgico della Parola che evita il pericolo del
soggettivísmo. La giusta conoscenza del testo biblico è accessibile solo a
colui che ha un'affinità vissuta con
ciò di cui parla il testo, in
particolare è favorito chi vive una dimensione
ecclesiale forte. Altre interpretazioni della parola sono i frutti stessi
che essa porta nella vita dell’uomo: la vita dei santi.
3.2.4. LETTURA
CRISTOLOGICA
I passi dell’antico testamento vanno interpretati alla luce
di Cristo: cosi come Cristo stesso fa sia nell’episodio della lettura del
rotolo di Isaia che nell’episodio dei discepoli di Emmaus. Quindi i brani
dell’antico testamento devono essere letti alla luce di Cristo e del suo
mistero pasquale rivissuto oggi nella liturgia.
1.3 «Per ritus et
preces»: solo una questione di metodo? (cf inizio del corso)
1.4 « ...piena,
cosciente e attiva partecipazione»
1.4.a La
partecipazione alla liturgia nei documenti del magistero
PioX accenna
all’argomento: si parla di partecipazione attiva e la liturgia è vista come
fonte della vita cristiana
Pio XII mediator Dei:
esterna : presenza fisica alla celebrazione
interna : presenza di tipo più profondo ma psicologica: fare
propri i sentimenti di Cristo
esterna+interna=attiva
sacramentale: comunione al corpo = attiva perfetta.
CV2: specifica le due motivazioni della necessità di una
partecipazione attiva sc26:
1) la natura della liturgia
che azione di tutta la chiesa e
quindi di ciascuno dei suoi membri secondo la sua funzione specifica
2) diritto dovere in forza del battesimo
1.4.b La prassi pastorale
La prima azione atta a favorire la partecipazione attiva è
stata la traduzione dei testi o il
rituale direttamente nella lingua
vernacola. Ma non bisogna cadere nell’illusione che la catechesi liturgica
esaurisca il problema della partecipazione. Infatti la messa non è da comprendere ma da animare con creatività: questo livello non deve essere inteso in
senso emozionale o esteriore, altrimenti si scade nel
traviare creatività con fantasia. Bisogna quindi agire anche sul livello di appartenenza: una buona
liturgia è sostenuta anche da una pastorale esterna alla celebrazione stessa.
1.4.c Per una nuova
comprensione della questione
SC48: la partecipazione deve essere actuosa: non da tradurre attiva
con una evidente valenza individuale:
actuosa vuol partecipare all’atto (che è di Gesù Cristo): quindi intelligenza
del mistero, consapevolezza per arrivare poi all’offerta di se stessi. Non solo dunque cantare e rispondere ma ascolto della parola di Dio e recezione vera del dono di grazia. Fino
ad arrivare al culmine con la partecipazione
sacramentale espresso nella terza preghiera eucaristica: E a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la
pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un
solo spirito.
Una vera partecipazione dunque sarà actuosa in un doppio senso: passiva
perché è la liturgia stessa che inizia e plasma il fedele e trasfonde nella sua
vita il sacramento di cui si nutre, attiva
perché il fedele cercherà con le sue forze di rispondere e accogliere questo
mistero che si realizza in lui.
Sacramentum Caritatis 55 Favoriscono l’actuosa
partecipazione: il silenzio la revisione di vita, la confessione il digiuno, la
partecipazione alla vita ecclesiale.
1.4.d Alcuni rilievi
La liturgia non può darsi senza il suo rito: ci sono degli
adattamenti previsti per le varie culture che devono essere presi in
considerazione per non alterare il significato del rito stesso. Cristo è venuto
a condividere la nostra situazione ma con precise modalità.
1.6 Conclusione
APPENDICE
TESTI CONCILIARI
TESTI CONCILIARI
2. LA DOTTRINA SUI SACRAMENTI DEL CONCILIO VATICANO II
2.1 Sacrosanctum
Concilium
2
sollecitudini:
1) La liturgia è
culto pubblico e integrale del Corpo mistico di Cristo, capo e membra e momento costitutivo della storia della salvezza (i sacramenti vengono riportati nel loro
posto naturale che è la liturgia e non atti di dovere di culto come diceva
Tommaso e sono atti di salvezza di Gesù Cristo)
3
Ruolo centrale della eucarestia, perno di tutti
gli altri sacramenti
2.2 Lumen Gentium
La Chiesa é il nuovo
popolo di Dio e si presenta come un popolo radicalmente sacerdotale (cf LG 10). Il sacerdozio
appartiene in modo costitutivo all'intero popolo di Dio. Tale sacerdozio è partecipazione al sacerdozio UNICO di
Cristo e si attua mediante due forme reciproche, seppur distinte: il sacerdozio comune che sgorga dal battesimo e il sacerdozio ministeriale che si fonda sul sacramento dell'ordine. Quindi pur essendo che il sacerdote ha pure
lui il sacerdozio comune che è per via del battesimo, non si deve intendere che
lui ha un grado superiore rispetto
al fedele. La differenza dei due sacerdozi non
è di grado ma di essenza.
Nella celebrazione dell’eucarestia, il sacrificio della
chiesa e quello di Cristo diventano uno, e Cristo associa a se la Chiesa come
offerta con se stesso. Il sacerdote ordinato presiede l’eucarestia, attua
l’unità del sacrificio di Cristo con il sacrificio della chiesa (cioè di tutti
coloro che esercitano il loro sacerdozio battesimale). Il sacerdozio
ministeriale è a servizio di quello battesimale perché esso si possa attuare
come offerta.
Questo è da tenersi in mente anche quando si concepisce
l’amministrazione di un sacramento: non èc che il sacerdote è parte attiva e il
fedele parte passiva: ma entrambi fungono
da parte attiva in quanto entrambi stanno esercitando il loro rispettivo
sacerdozio.
3. ORIENTAMENTI POST-CONCILIARI
3.1 Superamento del
giuridismo
Abbiamo che si supera il solo modello scolastico, materia
forma, liceità e validità, requisiti di amministrazione: si parla adesso dell’atto celebrativo della sua sequenza e
valore simbolico. Categorie privilegiate: incontro,
eucarestia comunità ecclesiale
Il modello
personalista
I sacramenti sono atti del Signore Gesù in cui il fedele fa
un incontro con Dio (si riprende
Schylibexx). Quindi categorie anche come relazione.
Il modello eucaristico
Eucarestia al centro: la messa come contesto di tutti i
sacramenti; ma attenzione non dimenticare altre forme che sono la liturgia
delle ore e anche una celebrazione della sola parola di Dio.
Il modello ecclesiale
3.2 Spirito Santo e
sacramenti
Lo spirito santo è protagonista perché la sua azione è
presente in tutta la celebrazione: è egli che connota il sacramento come evento ed azione
3.3 Antropologia del
simbolo sacramentale
La funzione simbolica anche dei sacramenti è insita nella
stessa struttura dell’uomo
EXCURSUS 4 (non fare)
LA TEOLOGIA DI L.-M. CHAUVET (non fare)
LA TEOLOGIA DI L.-M. CHAUVET (non fare)
3.4 Il rilancio
dell'ecumenismo
CAPITOLO XIII (da
sapere benissimo)
ELEMENTI PER UNA SINTESI SISTEMATICA
1.
LA NOZIONE DI SACRAMENTO
Nozione è un termine che non ha la pretesa di esaurire la
cosa a cui si riferisce, ma ne indica gli elementi imprescindibili
Sacramento é un
atto personale del Cristo glorioso
dispiegato, nella potenza dello Spirito, in una forma simbolica posta in atto
dalla Chiesa e rivolta alle situazioni decisive della vita dell'uomo credente.
Alcune notazioni sulla nozione
- categoria di rito
(azione ed evento) rispetto a quella di segno di Agostino (res)
- dimensione cristologica: azione di Gesù risorto
- dimensione pneumatologica
- dimensione ecclesiologica
- forma simbolica rituale: eccedenza di quanto si compie
rispetto ai segni visibili, primato di Dio e tradizione a cui l’uomo deve rispetto
Rito e linguaggio
simbolico: diversi livelli ermeneutici
Livello naturale
antropologico: acqua indica uomo saziato quando ha sete, indica la
possibilità della vita
Livello storia della
salvezza: Spirito di Dio che si libra sulle acqua, acqua si apre per
permettere il passaggio del popolo attraverso il mar Rosso,
Livello contesto
sacramentale: parole del rito in se stesso: nel battesimo l’acqua è usato
insieme alle parole nel nome del padre del figlio e dello spirito santo.
Livello
azione/dinamicità: nell’acqua si viene immersi, l’acqua viene versata sul
capo
Aspetti del rito:
ordine: crea
un’ordine nella persona e nella comunità
gratuito e
improduttivo: non genera qualcosa nel senso utilitaristico dell’uomo
regole: alla
stregua di un gioco esso ha delle regole.
2.
L' ORIGINE DEI SACRAMENTI
2.1 L'istituzione
Padri della chiesa:
dato di fatto; scolastica: occorre trovare i versetti in cui è istituito; Trento: Cristo ha istituito i
sacramenti è verità di fede, dubbio se istituzione immediata o mediata.
Rahner:
istituzione mediata tramite chiesa sacramento fondamentale (Cristo sacramento
originario e originante)
Approccio generale
è quello di istituzione mediata, ma
il problema è tale se si ha nozione di sacramento come res e quindi la
questione della istituzione è dovuta al fatto di stabilire forma e materia. Se
invece si ha una nozione di sacramento come azione allora il problema si
risolve con Cristo che enuncia la sua volontà (senza problematiche di materia e
forma).
2.2 La potestà della Chiesa sui sacramenti
Trento ha stabilito che la Chiesa ha una potestà sui
sacramenti che riguarda tutto ciò che si riferisce al loro rito (può
modificarlo), ma non sulla loro sostanza. Che cosa è la sostanza del
sacramento?
Alcuni dicono il segno fisico (materia e forma), altri
dicono quello metafisico (significato e significante), altri volontà istitutiva
di Cristo. Non è però stabilibile a priori
Fatto sta il sacramento deve sempre raggiungere l’evento
Cristo: non si può fare eucarestia con patatine e cocacola, perché la sostanza
in questo caso è pane e vino che non hanno solo il significato del mangiare ma
anche tutti gli altri significati (gv 6, il pane della vita, la manna etc.) non
si può fare battesimo con le parole ti battezzo nel nome di tizio e di caio:
occorre formula trinitaria.
3.
IL NUMERO DEI SACRAMENTI
La chiesa ha passato tempo per fissare il canone: l’uso
liturgico ha contribuito a determinare il canone. Cosi lo stesso per il canone
dei sacramenti: la chiesa ha
riconosciuto (e non deciso) questi setti sacramenti come riconducibili al
mandato di Cristo. Quindi non una decisione improvvisa della chiesa, ma
riflessione basata sull’esperienza e la tradizione.I sacramenti vanno
rispettati come patrimonio normativo sia nella loro integrità sia nel loro
limite. Sono un'istanza contrapposta
alla Chiesa e insieme una tradizione costitutiva della Chiesa.
4.
GLI EFFETTI DEI SACRAMENTI
I Sacramenti sono eventi di grazia.
La grazia é
- dono dall'alto che, per mezzo dello Spirito, ci fa
"figli nel Figlio" a gloria del Padre.
-vita nuova nell’uomo che la accoglie, in relazione alla
trinità, sotto la forma di
Liberazione “da” e “per” (dal peccato, per una vita santa
Deificazione: dono della vita divina
Comunione: liberazione e deificazione costituiscono
relazione in senso verticale (Dio) e orizzontale (fratelli/chiesa)
Grazia santificante/sacramentale
grazia santificante:
la grazia comune a tutti i sacramenti (battesimo la mette, confessione la
ripristina , eucarestia e altri sacramenti: accrescono ove già presente)
grazia sacramentale:
effetto specifico legato al sacramento
nella teologia contemporanea si usa vedere queste due grazie
non distinte ma aspetti della stessa grazia: immagine: la rosa: la linfa che percorre le radici è la stessa che produce i
boccioli e il fiore.
5.
L'EFFICACIA DEI SACRAMENTI
Efficacia oggettiva: non dipendono dalla dignità del
ministro o del ricevente (ex opere
operato) ma implicano per il loro dispiegarsi la buona disposizione da chi
li riceve: causalità del sacramento e
dignità/volontà del soggetto sono distinte.
6.
CELEBRAZIONE E MINISTERIALITÀ
6.1 L'assemblea
liturgica
Assemblea non è da considerarsi come icona della Chiesa che tutta insieme è soggetto integrale della celebrazione del Sacramento in quanto atto
di Cristo nella Chiesa. Ministro e semplice fedele devono svolgere tutto e solo il proprio ufficio secondo il rito e le norme liturgiche (SC28)
6.2 il ministro
dei sacramenti
Anche se l’atto sacramentale è di tutta l’assemblea questo
non sminuisce, anzi valorizza il ruolo specifico del ministro. Egli deve
presentare tre caratteristiche per agire in persona ecclesiae e persona christi
Idoneità, intenzione, però indipendenza dalla
fede e santità del ministro (condizione
morale).
Idoneità:
battesimo (e altri sacramenti) il ministro non può essere battezzando (eccetto matrimonio i ministri sono gli
sposi). Battesimo può essere celebrato da tutti (anche non battezzati) perché
sacramento per la salvezza. Potestà d’ordine, potestà giuridica
Intenzione:
Trento dice: per i ministri mentre compiono e conferiscono i sacramenti, si
richiede almeno l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Questa intenzione
non può essere intesa come interna,
ossia come atto umano (consapevole e
libero) da parte del ministro
Condizione morale Trento
condanna coloro che asseriscono che
un ministro che si trovi in peccato mortale, anche se ha osservato quanto é
essenziale per compiere e celebrare un sacramento, non lo conferisce
validamente. (divieto storico di ribattezzare coloro che erano stati battezzati
dagli eretici).
Sacramentali: benedizioni, esorcismi, consacrazioni (sono le
forme riconosciute dal benedizionale): possono scomparire, sono legati alla
fede e alla condizione morale del ricevente non agiscono in forza della loro
effettuazione (è solo una richiesta, implorazione). Ministerialità: vescovo sacramentali della
diocesi, parroco sacramentali della parrocchia, laico sacramentali che
riguardano la famiglia. (altre cose guardare le specifiche del benedizionale)
7.
IL RAPPORTO FEDE-SACRAMENTI COME QUESTIONE
TEOLOGICA FONDAMENTALE
Tre momenti storici:
-
epoca dei
padri fino al medioevo: il rapporto è implicito,
dato per scontato
-
epoca della contestazione/riforma di trento:il sacramento è per
sola fede, non serve il rito: rapporto fede/sacramento sono disuniti
-
movimento
liturgico: comprensione della vera necessità del rito, si ritorna ad una unità
Se si concepisce il sacramento come una res allora si rischia di banalizzare la fede (ossia idea che il
sacramento funziona comunque, basta crederci nel senso di ritenere per vero, la fede è ridotto ad una adesione
ad una verità) , ma se si concepisce il sacramento come azione allora la fede è
implicata come azione nel sacramento stesso e allora il rito stesso che è
strutturale del sacramento.
CAPITOLO XIV (non fare)
TEOLOGIA SACRAMENTARIA, TEOLOGIA LITURGICA
E TEOLOGIA FONDAMENTALE: VERSO UNA CONVERGENZA
PARTE SECONDA
TEMI PARTICOLARI
TEMI PARTICOLARI
CAPITOLO XV (da
sapere bene)
LA CELEBRAZIONE DELL'EUCARISTIA SECONDO IL MESSALE ROMANO DI
PAOLO VI
1.1.continuità e riforma del rito
ermeneutica della discontinuità/rottura e ermeneutica della
riforma: è meglio vedere la seconda
perché la Chiesa non rompe mai inmodo netto con il passato
1.2 Tradizione e
progresso nella Costituzione liturgica conciliare
Si parla quindi non di innovazione dottrinali quanto
piuttosto di progresso per spiegare sempre meglio i sacri misteri e per venire
incontro (senza toccare l’entità della fede) alle varie culture e popoli. (SC
23/37)
Tutti gli adattamenti adesso sono messi in un capitolo
dell’introduzione.
1.3 Il caso del nuovo
Ordo Missae
Ci sono state accuse da parte di due cardinali Bacci e
Ottaviani, che dicevano che il nuovo rito della messa andava contro la fede
cattolica (per gli argomenti della, natura sacrificale della messa, presenza
reale e figura del ministro). Nel proemio si risponde indirettamente a queste
accuse ogmr2 proemio in ogmr3 proemio numerato.
1.3.1 Fedeltà alla
tradizionale dottrina eucaristica della Chiesa
natura sacrificale
della messa
OGMR2,2: nelle preghiere si fa l’offerta della oblazione
come insegna la tradizione e come voleva Cristo nostro Signore.
OGMR2,1: la chiesa fa suo il comando che il Signore diede
agli apostoli di preparare per la cena
presenza reale
OGMR2,3: parole di consacrazione e atti di rispetto (in
ginocchio durante la consacrazione, adorazione nella notte Giovedi santo,
liturgia del Corpo e Sangue del Signore)
sacerdozio
ministeriale
OGMR2,4: l’importanza del sacerdote è dal luogo (presiede) e
i suoi uffici sono spiegati nella messa crismale del giovedi Santo:
continuazione della potestà sacerdotale di Cristo.
1.3.2 Fedeltà alla
tradizione
Ricerca della norma dei padri.
Riforma del messale di Pio V: tradizione era 2-3 secoli;
Riforma del messale di Paolo VI: tradizione fino ai padri.
1.3.3 Adattamento alle
nuove condizioni
In continuità con Trento: omelia e comunione durante la
messa, comunione al calice in casi particolari
Novità e revisioni: formulari per messe rituali e per varie
necessità
Il luogo della
celebrazione
Dignità del luogo: pulizia, luminosità, arte nella chiesa.
OGMR 288,289
Funzionalità del luogo: riscaldamento, amplificazione audio,
posti a sedere con inginocchiatoi OGMR 293
Luogo deve rispecchiare l’assemblea liturgica nelle sue
funzioni: posto per la schola cantorum, presbiterio/concelebranti/assemblea.
OGMR 294
Sopraelevazione e distinguersi del presbiterio e in esso
dell’altare OGMR 295
Altare
centralità liturgica (luogo del sacrificio) (OGMR 296) fisso
o mobile (OGMR 298) centralità logistica (OGMR 299) messa verso il popolo (OGMR
299) solidità strutturale dell’altare (di pietra se possibile) (OGMR 301)
reliquia autentica sotto altare (OGMR 302) esigenza di un singolo altare per
ogni chiesa (OGMR 303) tovaglia bianca (OGMR 304) ornamento con moderazione con
fiori:poco in Avvento, no in quaresima, se possibile fuori (OGMR 305)
sull’altare solo quanto previsto per la messa: evangeliario dall’inizio al
vangelo, calice, purificatoio patena palla corporale, messale acqua e vino
dall’offertorio alla purificazione (OGMR 306) candele durante la celebrazione
(OGMR 307) presenza della croce per ricordare la passione del Signore. (OGMR
308)
Ambone
Fisso o mobile sia visibile al pubblico e accessibile ai
ministri, degno dell’importanza della parola di Dio : per le letture, salmo
responsoriale, preghiere universale o dei fedeli, preconio pasuale, omelia.
(OGMR 309)
La sede per il sacerdote celebrante e le altre sedi sede
in fondo al presbiterio, non un trono. Diacono vicino alla sede, concelebranti
intorno alla sede, altri ministri staccati dal clero. Tutto questo a meno di
strutture esistenti: tabernacolo centrale o altare al muro (OGMR 310)
I posti dei fedeli
comodi e funzionali per tutti gli atteggiamenti del corpo, diretti verso il presbiterio sia per vedere ma anche ascoltare. No ai posti sempre riservati (ossia no acquisto del posto) (OGMR 311)
comodi e funzionali per tutti gli atteggiamenti del corpo, diretti verso il presbiterio sia per vedere ma anche ascoltare. No ai posti sempre riservati (ossia no acquisto del posto) (OGMR 311)
Il posto della schola cantorum e degli strumenti
musicali
La scola deve poter partecipare anche essa attivamente alla
messa (OGMR 313) l’organo e altri strumenti devono poter essere ascoltati da
tutti, ma con riguardo ai tempi liturgici (in particolare in quaresima) (313)
Il tabernacolo
Unico, inamovibile,solido e inviolabile, non trasparente,
chiuso non profanabile. (314). Se non già presente in modo storico: sia fatto
sul presbiterio di lato, eventuale usare vecchio altare, oppure in una cappella
propria per adorazione e preghiera privata.
Le vesti
sia per decoro, che per identificare l’ufficio (335) il
camice per tutti i ministri ordinati (con o senza cingolo) da abbinarsi
obbligatoriamente con casula, dalmatica o stola. (336) amitto per coprire
eventualmente collo (336) per la messa (sacerdote) casula o pianeta (che deve
stare sopra alla stola e camice) (337) diacono dalmatica(opzionale) sopra a
camice e stola (338) accoliti, lettori e altri ministri veste secondo CE (339)
stola diritta sacerdote stola traversa diacono (340) piviale durante
processione (341) forma e tessuti secondo CE (342-343). No troppi ornamenti si
alla qualità di materia e forma (344)
colori (345)
bianco tempo
natalizio/pasquale/Signore no passione/Maria/santi non martiri/tutti i
santi/san giovanni battista/san Giovanni evangelista/cattedra di san
Pietro/conversione di San Paolo/esequie dei bambini
rosso Palme/venerdi santo/
pentecoste/passione del Signore/apostoli in tempo natalizio/ evangelisti/ santi
martiri
verde: tempo
ordinario
viola: tempo di
avvento e quaresima/esequie defunti
nero: defunti
(ove prassi)
rosa: Gaudete
(AvventoIII) letare (Quaresima IV)
struttura generale della messa
presenza reale durante la messa: nel ministro, nella parola,
massimamente (transustanziazione e permanenza) nelle specie eucaristiche (27)
liturgia della parola e liturgia eucaristica: unico atto di
culto (28)
parti presidenziali (32)
il testo va proclamato secondo la sua tipologia e secondo il
contesto, ma sempre a voce alta e chiara. (38)
Il canto espressione della gioia del cuore(39) nelle feste
domenicali sempre, in quelle feriali opzionale (40a) canto di maggiore
importanza: Alleluia, Santo; di seconda importanza Gloria Kyrie Agnus Dei, di
terza importanza Padre Nostro e Credo. Salmo responsoriale a parte (40b).
preferenza gregoriano, possibilità di polifonia (41a) nelle messe con persone
di diverse lingue cantare in latino credo e/o padre nostro.
Gesti e atteggiamenti del corpo
Decoro anche nei gesti: esprime unità dell’assemblea (42)
IN PIEDI/SEDUTI/GINOCCHIO obbligatorio a meno di motivi di
salute o di luogo, alternativa inchino (43) lodevole il ginocchio da dopo il
santo fino alla fine della pregheira eucaristica (43) processioni ingresso, vangelo, offertorio, uscita con canto
per maggior decoro (44)
Il silenzio
silenzio: atto penitenziale, dopo omelia/vangelo, comunione, prima della celebrazione (sagrestia). (45)
silenzio: atto penitenziale, dopo omelia/vangelo, comunione, prima della celebrazione (sagrestia). (45)
STRUTTURA DELLA MESSA
Riti di introduzione/
liturgia della parola /liturgia eucaristica /riti di conclusione
A) RITI DI INTRODUZIONE
struttura: introito/saluto/atto penitenziale/kyrie /gloria/orazione colletta (46)
struttura: introito/saluto/atto penitenziale/kyrie /gloria/orazione colletta (46)
introito
Introito come
canto/antifona di ingresso per dare inizio alla celebrazione, accompagnare
processione di ingresso (121), favorire unità dei fedeli (47-48)
Processione di
ingresso: turibolo fumicante (benedizione), croce e candele, accoliti e
ministri, evangeliario (elevato), sacerdoti vescovo (120)
Inchino profondo
all’altare (sac. e min.) croce in vista, candele sull’altare, evangeliario sull’altare
(122) (49)
Bacio all’altare
(sac. e diacono) e poi incensa croce e altare girando intorno (123) (49)
Segno di croce e
saluto del celebrante, per indicare la presenza del Signore, risposta dell’assemblea, rbrevissima
introduzione (50-51)
kirie
Atto penitenziale
(può includere il kirie) /kirie (52)
[Atto penitenziale:
1) introduzione, 2) silenzio 3) confessione, invocazione della misericordia di
Dio [kirie] 4) assoluzione]|[aspersione acqua benedetta/no kirie]
Gloria:
domeniche fuori avvento e quaresima, solennità; cantato/parlato (alternato o
detto tutti insieme).(53)
Colletta:
preghiamo, slienzio, preghiera solitamente rivolta al padre (54) strutturata
nel seguente modo:
invocatio (vocativo)/
ampliamento
(funzione anamnetica, fiducia nell’azione del padre, appoggio dal quale
chiedere)
petitio
richiesta di perdono
scopus il fine a cui tende la richiesta
conclusione
trinitaria
B) LITURGIA DELLA PAROLA
Gloria: domeniche fuori avvento e quaresima, solennità; cantato/parlato (alternato o detto tutti insieme).(53)
Gloria: domeniche fuori avvento e quaresima, solennità; cantato/parlato (alternato o detto tutti insieme).(53)
struttura: Letture [prima lettura, canto intelezionale
(salmo responsoriale) seconda lettura, secondo canto interiezionale (canto al
vangelo) vangelo]
Omelia
Professione di fede
Preghiera dei fedeli (universale)
Letture
Il silenzio (56)
Liturgia presenta le
letture in un certo ordine non modificare (57)
Ambone (58)
Letture: laico
/vangelo diacono. Se manca diacono o laico sopperisce il sacerdote. (59)
Particolare attenzione al ministero del lettorato: il lettore deve acquisire tre capacità: biblica,
liturgica e tecnica: la prima conoscere che tipo di genere
letterario ha davanti per capire anche come intonare la lettura, la seconda per
capire la struttura della messa e anche per avere confidenza con il libro
liturgico, la terza per sapere proclamare correttamente davanti ad una
assemblea, anche sapere utilizzare un microfono per amplificare la voce.
Riguardo al vangelo:
benedizione, in piedi, libro apposito evangeliario (60)
Parola di Dio silenzio tra una lettura e l’altra (128-132)
Lettura vangelo
diacono: benedicimi o padre, il signore sia nel tuo cuore. Segno di croce,
prende evangeliario, porta ambone, il Signore sia con voi, dal vangelo secondo N., segna con il dito,
poi mente bocca cuore, lettura parola del Signore,Lode a te o cristo,bacio
all’evangeliario, dice la parola del vangelo; se c’è vescovo porta a baciare a
lui, vescovo può fare anche benedizione con evangeliario(175)
Al vangelo si da lo
stesso onore dell’altare: bacio/candele/incenso perché rappresenta Cristo.
Viene poggiato sull’altare per far capire che la mensa della parola e la mensa
eucaristica è unica.
Salmo responsoriale
Modalità: salmista
parla-canta/ popolo parla-canta
ritornello; salmista canta per intero (61)
Il salmo è relazionato
con lettura che precede,
il ritornello pure
ha attinenza con il tema della parola/salmo oppure è relativo al
tempo liturgico
acclamazione al vangelo
si canta alleluia
(tranne in quaresima) (tutti, assemblea schola e cantore) come segno di
saluto a Cristo prima del vangelo. Il versetto lo canta/dice solo la schola
o il cantore. Si può ripetere alleluia. (62) in quaresima lode a te cristo o
altro (62)
modalità prima del
vangelo
se c’è alleluia (no
quaresima): salmo alleluiatico, salmo/ritornelli/alleluia/versetto
se non c’è alleluia:
salmo + versetto, solo salmo
se non si canta
alleluia: si può tralasciare alleluia e versetto.
Sequenza
obbligatoria prima dell’alleluia a pasqua e pentecoste. (63)
Omelia
Deve vertere su
vangelo o altra lettura del giorno (65)
Deve tenere
l’omelia: il sacerdote, concelebrante, diacono, altro personaggio del clero non
concelebrante, mai un laico (66a)
Obbligatoria la
domenica, raccomandata tutti gli altri giorni, specialmente ferie di avvento e
quaresima o quando c’è concorso di popolo (66b).
Il predicatore deve aiutare il fedele a capire
il mistero che celebra, come attuare la parola nella sua vita.
Il predicatore deve prepararsi l’omelia e non mettere al centro se stesso (la
sua bravura) quanto piuttosto mostrare Cristo, e dunque usare parole che siano
confacenti il tipo di assemblea a cui si rivolge (Verbum Domini 59)
Professione di fede
È un simbolo perché
non è solo confessione di fede del singolo, ma unisce tutta la chiesa in un
credo comune, esprime dunque l’unità ecclesiale e il fatto di essere radunata
dall’unico Signore confessato. (67)
Preghiera universale (o dei fedeli)
E’ esercizio del
sacerdozio battesimale. (69)
a) per le necessità
della Chiesa;
b) per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo;
c) per quelli che si trovano in difficoltà;
d) per la comunità locale. (70)
b) per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo;
c) per quelli che si trovano in difficoltà;
d) per la comunità locale. (70)
preghiere che
possono essere composte dal popolo o spontanee. Introduce e chiude il
sacerdote, legge il diacono, lettore o laico, il popolo risponde in piedi. (71)
Libera composizione:
sobrie, poche parole, esprimano le intenzioni della comunità, siano rivolte al
Padre, al Figlio o allo spirito ma non ai santi o alla Madonna.
C) LITURGIA EUCARISTICA
Si modella e struttura la liturgia secondo le azioni di gesù
dell’ultima cena:
prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai
suoi discepoli.
Prese il pane:
offertorio
Rese grazie:
preghiera eucaristica
Spezzò il pane:
riti di preparazione alla comunione (padre nostro, rito della pace, frazione
pane/agnus dei)
Lo diede ai suoi: distribuzione della comunione.
(72)
Offertorio
Si preparano tutte le cose per la
consacrazione: pane vino calice patena etc. dalla credenza. Pane e vino possono
anche essere portati offertorialmente, ma sull’altare non si ponga nessun altro
dono che deve essere messo fuori della mensa eucaristica. (73)
Se c’è il canto esso
devo durare per tutta l’azione liturgica (coprire processione offertoriale +
offerta del sacerdote). Oppure il sacerdote dice Benedetto sei tu … e il popolo
risponde benedetto nei secoli il Signore. (74)
Possibilità di
incensare le offerte (che salgono al cospetto di Dio), il sacerdote e il popolo
(per significare la dignità di
sacerdozio battesimale (75)
Lavabo con
significato di purificazione interiore (76)
Orazione sulle
offerte (super oblata) funzione prolettica (anticipa i temi sacrificali) e
conclude offertorio (77)
Preghiera eucaristica
Nel corso dei secoli
questo momento ha diversi nomi: cena del Signore, fractio panis, sinassi. Si
impone il termine eucarestia che di per se ha tre significati: missa
(intera celebrazione), questa preghiera di consacrazione, gli elementi
del pane e del vino transustanziati. (78)
Struttura: (79)
prefazio (dialogo iniziale/protocollo iniziale/embolismo (anamnesi ricordo di
quello che Dio ha fatto) / escatocollo)
azione di grazie (funzione anamnetica per ricordare l’azione di Dio e ringraziarlo)
sanctus/acclamazione:
di lode da parte di tutta l’assemblea
epiclesi (sui doni): richiesta che pane e vino diventino corpo e sangue di Cristo e giovino a
coloro che li ricevono
racconto istituzione/consacrazione: mediante le stesse parole e gesti del Signore
si compie lo stesso sacrificio e si ricorda il comando da parte del Signore di
perpetuarlo (fate questo in memoria di me) (si rifà alla birkata mazon, che come
racconto istitutivo ha il deuteronomio, è genere letterario)
mistero della fede
anamnesi: l’Assemblea
ricorda beata passione/gloriosa resurrezione e ascensione al cielo
offerta/(epiclesi sul popolo): memores la chiesa offre il
sacrificio di Cristo al padre e chiede allo spirito di scendere per essere un
solo corpo e un solo spririto
intercessioni:
tutta la chiesa celebra l’eucarestia, essa è sia per i vivi che per i defunti
dossologia finale: per cristo con cristo in cristo
riti di comunione
preghiera del padre
nostro: dacci oggi il nostro pane quotidiano: sacramentale; rimetti a
noi i nostri debiti: i santi doni siano dati ai santi; (81)
rito della pace: per esprimere l’unità ecclesiale prima di prendere il pane di vita
(pro opportuni tate) sia sobrio e non troppo lungo (82)
frazione del pane/agnus dei : per esprimere l’unico corpo di Cristo e tutti che si cibano di
esso: si mette un pezzettino di pane nel vino per significare l’unità del corpo
di Cristo. (83)
Comunione: prima
di prendere il pane il fedele dice: non sono degno … ma di soltanto una parola:
si esprime umiltà e fiducia nel Signore. Per la comunione al calice ci sono due
modalità: bere direttamente o per intinzione. No al self service: questo per
ricordare che la comunione è un dono che ci viene fatto (anche attraverso la
ministerialità) (284,285)nel caso di intinzione
diacono regge il calice e sacerdote intinge e porge e dice “Corpo e
Sangue del Signore” e poi “Amen”. Si consacrino le ostie sufficienti (per
mostrare il sacrificio quotidiano) (85) si può eseguire un canto e poi
silenzio, oppure tutto silenzio e dopo antifona post-comunione. Il silenzio è
per interiorizzare il dono ricevuto.
Orazione dopo la comunione: orazione riassuntiva in base alla celebrazione poi il popolo risponde
amen
D) RITI DI CONCLUSIONE
Brevi avvisi, se
necessari
Saluto e benedizione
(con orazione sul popolo, oppure solenne)
Congedo del popolo
(da parte del diacono o sacerdote, ci sono delle formule che danno un mandato)
Bacio all’altare e
inchino profondo.
ARS CELEBRANDI:
E’ l’analogo per il
sacerdote della actuosa partecipazione dei fedeli. Celebrazione adeguata al
rito stesso, obbedienza alle norme liturgiche ma non nel senso del rubricismo:
questo perché nel rito succede molto di più di quello che noi possiamo vedere.
Le azioni liturgiche non sono atti privati ma celebrazioni della chiesa, cosi
che la liturgia non dice “io” ma dice “noi”. Il rispetto della norme dunque fa
uscire dall’individualismo per aprirsi al senso ecclesiale.
ARS CELEBRANDI e
conoscenza dei libri liturgici:
è bene conoscere i
principi che stanno dietro ai libri liturgici OGMR e POLM: quindi non solo
prospettiva disciplinare ma anche intento dottrinale.
ARS CELEBRANDI E
struttura simbolico rituale della celebrazione
Il soggetto che
compie l’azione liturgica della preghiera non è il semplice totale di tutti i
singoli partecipi della stessa fede ma l’insieme dei fedeli, senza che conti la
quantità essi sono la Chiesa.
Accorgimenti nella
celebrazione: la voce deve corrispondere al genere del testo, importanza dei
gesti non verbali: decoro nella celebrazione silenzio, movimento del corpo. Ma
anche colore dei paramenti liturgici e disposizione architettonica per la
celebrazione, le immagini sacre
CAPITOLO XVI (da
sapere sufficientemente)
LA DOMENICA: GIORNO DEI SIGNORE, SIGNORE DEI GIORNI
I nomi della domenica. Il giorno della festa primordiale
(SC106)
Kyriake hemera:
giorno del Signore: risurrezione e quindi primo giorno perché giorno della
signoria di Cristo.
Kiriakon deiphon
(cena del Signore)
Jom Jhwh giorno
della teofania finale(escatologia)
Tutti questi significati ci fanno capire che il giorno del
Signore non era celebrato come ricordo ma come sacramento
Giorno del sole: Cristo diventa il nuovo sole
Primo giorno: giorno dei mirabilia dei, della nuova
creazione
Ottavo giorno: giorno escatologico, giorno del riposo
eterno, battesimo collegato con il numero otto, forma ottagonale del
battistero.
Le celebrazioni
domenicali senza il presbitero
Da una parte si afferma il forte legame tra il giorno del
Signore e la cena del Signore. Si potrebbe celebrare la liturgia domenicale con
il presbitero in altro giorno ma significherebbe rompere il connubio
domenica-eucarestia. Si può fare secondo direttorio liturgia della parola e distribuzione
della comunione alla domenica, ma la consacrazione sarebbe momento funzionale
per rimpinguare la riserva eucaristica, e comunque questa celebrazione anomala
ha solo la funzione di supplenza. Occorre informare i fedeli di: se possibile
preferire il raduno in un luogo centrale, fornire il sacerdote almeno una volta
ogni po’ di domeniche, il ministro laico che può presiede questa liturgia
anomala non è figura sostitutiva del presbitero.
La domenica rivela il
senso del tempo
Il riposo domenicale non è sabattizzazione, ma è la
linearità temporale viene come sospesa e piegata alla ripetizione settimanale,
scandita dal rito liturgico che riconduce all'evento storico-salvifico che lo
ha originato e che al tempo stesso da senso a ciò che avviene nel presente,
aprendo verso un futuro che non é in possesso alle nostre conoscenze. C’è protologia
ed escatologia.
6.2 Domenica
"giorno del Signore" e "giorno per l'uomo"
È finito quel modello standard della società agricola e
della prima industrializzazione, caratterizzato da un tempo scandito
collettivamente da campane e sirene. Il tempo del lavoro è de-sincronizzato:
non collettivo ma per gruppi: si pensi ai supermercati aperti la domenica, ad
agenti di borsa che hanno il telefonino tutto il giorno tutti i giorni, etc.:
questo porta difficoltà a celebrare il giorno del Signore. Celebrare il giorno
di domenica potrebbe essere visto anche non solo come giorno del Signore, ma
anche giorno per l’uomo, un giorno per
distendersi, per ritrovare se stesso, un giorno di festa, avulso dal lavorismo.
6.3 Domenica e
identità cristiana
L'evento della resurrezione costituisce quindi ad un tempo
l'identità della domenica e l'identità stessa del cristiano. La celebrazione
del giorno del Signore diviene pertanto elemento decisivo in ordine alla
comprensione dell'identità cristiana. Il cristiano non può vivere senza la
domenica e questa costituisce un elemento qualificante dell'identità cristiana,
perché ogni settimana la celebrazione della domenica riconduce il cristiano al
fondamento della propria fede, nella sinassi eucaristica gli fa incontrare, con
i propri fratelli e sorelle, Cristo che spiega le Scritture e spezza il Pane e
Io rende disponibile all'azione dello Spirito, che lo conduce sulla via della
sequela del Risorto.
CAPITOLO XVII (da
sapere bene)
L'ANNO LITURGICO
SVILUPPO STORICO
Nei primi due secoli c’è solo la celebrazione della domenica/dominicum: senza la domenica non possiamo stare: designa il giorno del Signore, la celebrazione eucaristica, il fatto di stare insieme: una pasqua settimanale.
Poi una celebrazione pasqua
annuale (sul modello ebreo): disputa sulla data della pasqua 14 nisan
oppure trovare una domenica? Quale calendario usare (paschita)?
Poi veglia di pasqua
(epoca costantino IV secolo): nasce come una celebrazione sui luoghi in cui
erano successi gli avvenimenti di Cristo: diario di Egeria: esempio la
celebrazione del venerdi era adorazione della reliquia della croce alla chiesa
di Gerusalemme.
Poi prima e dopo pasqua: quaresima:
periodo prima per i catecumeni (il battesimo è la notte di pasqua e allora i
testi che si leggevano erano quelli battesimali: samaritana guarigione del
cieco resurrezione di lazzaro. Poi c’è pedobattesimo, sparisce il catecumenato,
subentra l’ordo dei penitenti durante la quaresima e il giovedi c’è messa di
riammissione: testi penitenziali: oggi quaresima con entrambe le accezioni
penitenziale e battesimale.
Poi ciclo di 50
giorni: pentecoste.
Poi ciclo natalizio/epifanico
(intorno al IV secolo a Roma)
1)
riconversione della festa del sole invictus (solstizio
dìinverno) il vero sole è Cristo
2)
kenosi divina stesso giorno della kenosi della croce:
quindi concepimento equinozio di primavera e quindi nascita solstizio di
inverno
3)
lectio continua annuale: in questo periodo si leggevano
gli inizi del vangelo
4)
intento di veicolare con la liturgia la fede ortodossa:
teologia dello scambio delle due nature
in oriente si stabilizza la festa della epifania, e poi tra
oriente ed occidente c’è una comunicazione cosi da avere un ciclo natilizio
epifanico
Poi si forma il ciclo avvento in preparazione al natale.
Si sviluppano parallelamente anche liturgie di Maria e dei
santi martiri (essi sono esempi che non sostituiscono Cristo, per loro si fa un
ricordo sul luogo della confessio o della sepoltura!).
Si forma un martirologio romano: la lista dei martiri con il
loro elogium, ossia quello che hanno fatto.
SC102: tutti i misteri riguardanti il cristo vengono
disposti lungo un anno di modo che il fedele possa collegare il tempo della
salvezza con il tempo cosmico.
SC103: si aggiunge anche i misteri di Maria associata al suo
Figlio
SC104: si aggiungono anche i giorni natalizi al cielo dei
martiri.
SC106: priorità della domenica vista come giorno della
risurrezione di Cristo (e anche del riposo)
CRITERI PER LE
LETTURE
Nelle domeniche e nelle solennità i testi più importanti di
modo da aver visione completa nel ciclo triennale.
Associazione di certi libri a certi tempi: atti apostoli
tempo di pasqua
Nelle domeniche tre letture antico testamento epistola e
vangelo: per avere unità tra i due testamenti e unità della salvezza.
Tre criteri:
concordanza naturale
(promessa compimento)
concordanza tematica
(avvento e quaresima)
lettura semicontinua:
domeniche del tempo ordinario A matteo, V marco/giovanni C Luca
CAPITOLO XVIII (da
sapere sufficientemente)
LA LITURGIA DELLE ORE: PREGHIERA DELLA CHIESA
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