patristica
introduzione
Alcuni termini
Patrologia
Termine introdotto da Gerhard nel XVII secolo: uno studio
storico, biografico, critico ed esegetico dei Padri. Si studiano vita, opere e
dottrine di un Padre.
Patristica
Compare come termine nel XVII secolo. Studio della dottrina
di un autore o di un argomento trasversalmente a tutti i padri.
Letteratura cristiana antica
Studio condotto solo dal punto di vista letterario. Non
distingue un padre da un eretico.
Storia del dogma
Storia della dottrina ufficiale della Chiesa (Denzinger).
I padri della chiesa
La ricezione della dottrina della Chiesa ha luogo in una
tradizione, canonizzata nei testi del NT, ma affiancata da altri autori che ne
aiutano la comprensione. Per questo lo studio dei padri ha un valore teologico.
Storia del termine
Il termine padre entra in vigore nel IV secolo. Nel
giudaismo vengono detti padri gli antenati, i depositari delle promesse divine.
Paolo utilizza il termine riferito a se stesso in rapporto ai figli generati da
lui nel vangelo. In età apostolica il termine si riferisce ai grandi personaggi
biblici e ai vescovi. Dalla metà del IV secolo vengono chiamati padri i vescovi
difensori dell’ortodossia (i 318 di Nicea). Nel 434 Vincenzo di Lerins precisò
definitivamente: coloro che vissero, insegnarono e rimasero nella fede e nella
comunione cattolica santamente, saggiamente e coraggiosamente e diedero la vita
fino alla morte a Cristo. nel secolo VI papa Gelasio stabilì un elenco di
scrittori accettati e rifiutati dalla Chiesa.
Note tradizionali
1.
Ortodossia: comunione globale di dottrina con la
Chiesa intera
2.
Santità di vita
3.
Approvazione della Chiesa, tramite citazioni
anche indirette o allusioni al pensiero
4.
Antichità: solitamente fino a Damasceno e
Isidoro di Siviglia, altri si spingono fino a Bernardo.
Studio dei padri nella storia
La prima grande opera di patrologia è la Historia
ecclesiastica di Eusebio di Cesarea (339), seguita dal De viris illustri bus di Girolamo (393) e da Isidoro di Siviglia.
Il medioevo ha dato un prezioso contributo con l’elaborazione di Florilegi e
Catene, sui quali tutti i teologi si formavano. Poi il rinascimento con
Bellarmino e infine l’eccezionale Migne (1875), opera che intende raccogliere
in un’unica collezione tutte le opere dei padri fino ad allora circolanti.
Seguono nell’ultimo secolo CSEL e Corpus Christianorum nelle tre serie.
Tappe storiche
Padri sub-apostolici
Sono compresi la Didachè, Ignazio di Antiochia, Erma,
Pseudobarnaba, Clemente romano e Pseudoclementine. Chiamati così per la loro
vicinanza all’epoca apostolica. Molti passi di queste opere fanno appello a
interessanti tradizioni orali.
Padri apologisti (160 - 170)
Impegnati nella difesa dell’ortodossia, si pongono un
triplice compito: confutare le accuse, contrattaccare le religioni e filosofie
pagane, esporre la dottrina cristiana. Tra di loro Giustino e la lettera a
Diogneto.
Atti dei martiri
Relazioni, spesso tratte dagli archivi statali, dei
processi.
Letteratura eretica e antieretica
Nel II e III secolo fiorisce la letteratura gnostica e la grande
chiesa, in risposta, comincia a produrre opere di confutazione di queste
dottrine. Tra i più grandi Ireneo di Lione.
III secolo
Ad Alessandria nasce da Filone la prima vera teologia
cristiana, in dialogo con il medio platonismo. Anche intorno ad Antiochia e
Roma si sviluppano scuole. Così come in Africa con Cipriano e Tertulliano.
Dopo il 313 la classificazione diventa impossibile a causa
dell’esplosione del cristianesimo ufficiale e delle opere in reazione
all’arianesimo.
Perché studiare i padri
Perché sono testimoni privilegiati della Tradizione, hanno
un metodo teologico che ben coniuga ragione e fede, un metodo sapienziale che
rispetta la sacralità del testo e una notevole ricchezza culturale e
spirituale.
Il canone dell’AT
Nel I secolo gli Ebrei non chiudono il canone e altri libri
sono candidati ad entrarvi, tra i quali anche i deuterocanonici, quasi tutti
scritti in greco nell’ambiente alessandrino. I Padri li usarono senza problemi,
anche se gli ebrei nel II secolo li rigettarono ufficialmente. Il canone per i
cristiani venne redatto in Africa con due concili tra il 391 e 397 e in esso
furono compresi anche i deuterocanonici. Il concilio di Trento approverà questo
canone ufficialmente facendo pesare l’argomento liturgico: i deuterocanonici
erano utilizzati già nella liturgia delle chiese di oriente ed occidente.
Il canone del NT
Originariamente la chiesa considerò Scrittura solo l’AT,
essendo il NT basato sulla predicazione. In seguito la Chiesa ebbe meno fiducia
nelle testimonianze scritte rispetto a quelle orali. Fu Ireneo a sottolineare
l’autenticità dei quattro vangeli e solo di quei quattro. Tra i vari testi che
circolavano solo 27 furono inclusi nel canone secondo questi criteri:
-
Apostolicità: che uno scritto sia opera di un
apostolo o provenga dalla sua cerchia.
-
Lettura pubblica liturgica: non furono accolti i
libri destinati alla lettura privata o segreta
-
Lettura pubblica liturgica universale: che
questi scritti venissero letti anche nelle chiese maggiori (Roma, Alessandria,
Gerusalemme, Cartagine …)
-
Ortodossia: i testi non dovevano contraddire la
regula fidei.
Letteratura apocrifa
Nel corso del secondo secolo alcune correnti eterodosse,
soprattutto gnostiche cominciano a venerare alcuni libri sacri, scritti che i
cristiani riconobbero più tardi come non allineati con l’insegnamento ufficiale
e quindi sospetti di eresia e non conformi al canone. Comparivano sia apocrifi
del NT che dell’AT.
Apocrifi veterotestamentari
Sono rielaborazioni cristiane di materiale giudaico. Sono
l’ascensione di Isaia, il III e IV libro di Esdra, le Odi di Salomone.
Apocrifi neotestamentari
Imitano in genere i generi letterari degli scritti canonici.
Spesso hanno lo scopo di soddisfare la curiosità dei fedeli esprimendo una
sorta di teologia popolare. Gli gnostici si servirono di questi testi per
propagandare le loro dottrine:
-
Vangeli apocrifi
o
Gnostici (vangelo di Filippo, Vangelo di Verità,
apocrifo di Giovanni, Vangelo di Tommaso)
o
Popolari (protovangelo di Giacomo, Vangelo
dell’infanzia di Tommaso, Vangelo di Pietro)
-
Lettere apostoliche apocrife (terza ai corinti)
-
Atti degli apostoli apocrifi (atti di Giovanni,
di Tommaso, di Pietro, di Taddeo)
-
Apocalissi apocrife (apocalisse di Pietro, due
apocalissi di Giacomo).
Cristianesimo e giudaismo: ignazio di antiochia
Contesto storico
Danielou chiama giudeocristianesimo tutto ciò che nella
chiesa primitiva non è ellenico. Noi ci rifacciamo a Schopes, che definisce il
giudeocristianesimo come ebionsimo:
-
Una cristologia che fa di Cristo un semplice
uomo
-
Pratica della legge giudaica
-
Rifiuto di Paolo
Noi possiamo dire che senza l’opera di Luca (Atti e Vangelo)
il cristianesimo poteva ridursi ad una setta messianica giudaica. Considerando
l’episodio del “concilio di Gerusalemme”, individuaiamo quattro correnti in
ordine di vicinanza al giudaismo:
-
Giacomo e Matteo: tendenza giudaica moderata, ma
affiancato da persecutori di Paolo.
-
Pietro e Marco: posizione equilibrata
-
Paolo e Luca: cristianesimo aperto ai gentili
-
Giovanni: si allontana molto dai giudei,
insistendo sulla divinità di Cristo.
Cristologia giudeo-cristiana
Gesù viene considerato come il vero profeta che, contro
Paolo, predica l’unica vera giustizia, quella della Legge . Il suo concepimento
verginale viene negato, così come l’attributo di Kurios. La sua morte e resurrezione non hanno valore salvifico. In
sintesi, tali eresie tendono a togliere la parte divina di Gesù.
Ignazio di Antiochia (†107)
Fu il terzo vescovo di Antiochia. Punto centrale della sua
vita il viaggio da Antiochia a Roma, per essere gettato in pasto alle belve a
causa della sua fede. In questo periodo scrive lunghe lettere alla sua comunità
in cui raccomanda di non staccarsi dalla tradizione apostolica. Combatte contro
le eresie, i grandi mali giudaizzanti
(contro la divinità di Cristo) e dei doceti (contro l’umanità).
Punti fermi della sua teologia:
-
Unità dei cristiani: la Chiesa è una unità
agapica voluta da Cristo, universale e cattolica.
-
Serietà dell’incarnazione: Cristo è l’unico
maestro e salvatore. Conia interessanti neologismi: cristo fori, crestomazia,
cristianesimo
-
Cristianesimo e giudaismo: vuole mostrare
l’originalità del cristianesimo. Esso non è una via del giudaismo, ma la via in
cui il giudaismo deve sfociare. La novità è che Cristo è il luogo di incontro
unico con Dio. la vita del cristiano non è solo una morale ingabbiata nei
precetti (giudaismo) ma seguire una persona.
o
Unità della rivelazione: il Vangelo è superiore
alla Legge, ma l’origine di entrambi è in Dio
o
Interpretazione profetica dell’AT.
cristianesimo ed ellenismo: san giustino
Ambiente religioso
Il paganesimo: non si tratta di una religione omogenea, ma
che si concretizza in numerose forme. C’è la religione della Domus (famiglia e schiavi riuniti), il
culto ufficiale dell’impero, religione della città, santuari locali e oracoli, religioni
delle sette, credenze demoniache, religioni private.
Non è proprio vero che tutto quanto si riduceva ad un
insieme di gesti formali: questa densità religiosa era invece segno di una
profonda attesa umana. Così tali religioni non possono essere nemmeno ridotte a
fatti individuali, dal momento che erano elementi di socialità.
Centrale era anche il culto dell’imperatore vivente e di
quelli morti che avevano meritato l’apoteosi.
I cristiani vennero perseguitati proprio perché nella
mentalità antica era impensabile separare l’appartenenza civile dal culto
ufficiale: la pretesa di esclusività insita nel cristianesimo di fatto
proscriveva il fedele dalla vita civile: i cristiani erano accusati di ledere
l’unità dell’impero.
Il cristianesimo differiva dalla religione pagana che,
chiusa spesso nella supplicatio,
lasciava alla filosofia la ricerca della verità. Il cristianesimo invece era un
messaggio di salvezza tipicamente religioso.
Persecuzioni
Nerone fece la prima (54 - 68), Decio (249 - 251) diede il via
alla prima persecuzione organizzata, Valeriano (253 - 260) colpì soprattutto le
alte gerarchie ecclesiastiche e i ricchi, Diocleziano (303 - 305) perseguitò i
cristiani in quanto cristiani.
Nel febbraio del 313 l’editto di Costantino di tolleranza.
Giustino (150 ca.)
Nasce a Flavia Neapolis e si trova nel passaggio tra la
sfida che la Chiesa ha affrontato con il giudaismo e quella con l’ellenismo.
Nel Dialogo con
Trifone parla della sua formazione e pellegrinaggio di ricerca (stoico,
peripatetico, pitagorico, platonico) fino all’incontro con i profeti dell’AT e
poi Cristo.
Passò due volte per Roma dove fondò molto probabilmente una
scuola filosofica in cui presentava la sapienza cristiana attraverso le
categorie filosofiche: Giustino ama interloquire con il suo tempo.
Opere
-
Apologia: intende
o
Controbattere alle accuse rivolte ai cristiani
sottolineando il pregiudizio in base al quale vengono condannati
o
Esporre la dottrina e la pratica cristiane
attraverso la dimostrazione della divinità di Cristo testimoniata nelle
profezie
o
Esporre la vita cristiana (battesimo ed
eucarestia)
-
Seconda Apologia: tema del logos spermatikos
-
Dialogo con Trifone: una discussione ambientata
ad Efeso dove Giustino risponde all’interlocutore:
o
Dimostrando che Gesù è il Messia annunciato
dall’AT
o
Chiarendo come possa avere una natura divina
o
Spiegando perché la fede cristiana non è
politeista
Tra platonismo e stoicismo
Il platonismo aveva un idea alta del divino, un ideale
religioso puro. Ma accentuava un certo dualismo corpo - spirito. Lo stoicismo
aveva di positivo la dottrina del pneuma unito alla materia, l’universo buono
che ha come principio il logos, ma come limiti il panteismo e il determinismo.
Entrambe le filosofie consideravano fede e ragione su due piani distinti.
Dottrina: la prima cristologia
La sua immagine di Cristo ruota intorno al Logos. Si tratta di una cristologia
alta, in cui Cristo è definito come Logos di Dio. Giustino prende questo
termine non da Giovanni (i suoi scritti circolavano ma il canone non era ancora
fissato), ma da un incontro tra il Logos immanente dello stoicismo e quello
trascendete platonico.
Logos spermaticos:
quanti vivono prima di Cristo se vivono secondo il logos partecipano del Logos.
rifiuta però il panteismo: fuori da Cristo l’umanità possiede solo semi di
Logos, perché solo il vangelo rivela il Logos intero.
Si scaglia contro le generazioni delle divinità olimpiche,
suscitate nella mente degli uomini dal demonio per confonderli circa la
filiazione divina di Cristo.
Per quanto riguarda le Teofanie, affrontandole sviluppa la
sua teologia dicendo che poiché sarebbe indegno della trascendenza di Dio
confinarlo in un luogo, è il Logos che diventa soggetto delle teofanie. Come è
possibile? Ammettendo un Dio di secondo ordine, soggetto ad azioni temporali,
il Logos appunto. Si pone però il problema dell’unità di Dio che Giustino
risolve a livello della volontà (unità operativa). Tutto ciò comporta il subordizionismo.
cristianesimo e gnosticismo: ireneo di lione
Lo gnosticismo (inizio 120 ca.)
Caratteristiche
Nel II secolo fu lo gnosticismo il fenomeno che
rappresentava il maggior pericolo per la Chiesa. Le varie dottrine gnostiche
possedevano uno sfondo comune.
1.
Concezione dualistica della realtà à il mondo materiale viene considerato
negativamente. Il sentirsi alienato dal mondo materiale dello stoico suscita in
lui domande esistenziali.
2.
Lo gnostico riconosce in sé una scintilla divina
decaduta nella materia. Il Salvatore è il Risorto, risveglia la scintilla
tramite la gnosi, la quale provoca la salvezza.
3.
Privilegio elitario
4.
Uso del linguaggio mitico consono alla
tradizione platonica, mitizzazione dei problemi esistenziali dell’uomo. à mito della creazione frutto di una
primigenia caduta, frattura dell’originaria unità di cui è responsabile una
entità femminile. Un Dio ribelle (demiurgo) comunemente identificato con il Dio
dell’AT viene incaricato di ordinare la materia. La sua incompetenza è la ragione della presenza del male nel mondo.
5.
Dio rispetto all’uomo è assoluto, spirituale e
trascendente. Da Dio si hanno emanazioni (eoni), l’ultimo dei quali, chiamato
Sofia, si ribella per voler conoscere l’inconoscibile abisso, è la
personificazione del peccato originale. Sofia viene così punita e frantumata:
le scintille vengono disperse nella materia (uomini pneumatici).
Qual è l’origine dello gnosticismo? Ci sono pervenuti
scritti gnostici di provenienza giudaica e testi gnostici di provenienza
pagana. Così la gnosi ebbe sviluppo degli ambienti di frontiera.
Principali esponenti
Simon Mago: secondo i padri il capostipite. Il suo potrebbe
essere un culto deviante dal giudaismo.
Valentino: contro di lui si scaglia Ireneo.
Marcione: fona una chiesa modellata su quella cattolica, con
sacerdotesse, che si espande molto fino al 190 e resiste fino alla fine del III
secolo. La redenzione è realizzata da Dio per pura misericordia. C’è un rifiuto
per l’AT: da un parte un Dio giusto, dall’altra un demiurgo. Compone anche un
particolare canone del NT (Antitesi)
Bardesane: riceve una solida formazione ellenica, in modo
particolare conoscenze cosmologiche. Da questo opere di astronomia e artistiche
(musiche, inni sacri).
Ireneo (130 - 200)
Nato a Smirne e morto
martire probabilmente. Il suo capolavoro è Adversus
Haereses dove affronta l’eresia di Valentino e ne confuta i principali
concetti gnostici.
Contro gli gnostici: salus carnis
In polemica con gli spiritualisti di ogni stampo, insiste
sulla salvezza della carne. Per i greci, soprattutto dopo Platone, l’uomo
coincide con l’anima. Per Ireneo invece la carne è capax Dei. Anche la salvezza, dunque, deve essere salvezza di tutto
l’uomo e non solo dell’anima, altrimenti non avrebbe senso l’eucarestia.
Contro Marcione: unità tra AT e NT
Per Ireneo non c’è opposizione tra il Dio giusto dell’AT e
quello buono del NT. Ireneo per primo dà lo stesso valore a NT e AT, questo
perché la serrata opposizione a Marcione diede l’occasione per fissare il
canone del NT: Marcione si era formulato un canone settario (niente AT ed
epurazione del NT: solo Luca e Paolo).
Per Ireneo Dio non si nasconde per gioco o per mettere alla
prova la nostra fede, ma per misericordia, perché sarebbe un sole troppo forte
per noi. Dio si mostra nascondendosi, operando un’educazione progressiva
dell’uomo. Sullo sfondo una certa immagine trinitaria à Dio Padre ha due mani: Verbo e Spirito.
La regola della fede (teologia della tradizione)
Ireneo cerca l’appoggio nella parola di Dio, nella
tradizione e nella regola di fede che si trova nel magistero vivente della Chiesa,
assistita dallo Spirito. il vero insegnamento è quello che viene impartito dai
pastori attuali, che possono provare di averlo ricevuto dagli Apostoli per
mezzo di una tradizione ininterrotta. Si guarda con particolare attenzione alle
chiese madri, in modo particolare in quella di Roma.
il monarchianismo
Tale teologia fu propria del cristianesimo asiatico e della
Chiesa romana. Si tratta di una teologia che poneva un Dio personale solo
riguardo al Padre, mentre il Figlio e lo Spirito sarebbero solo modi operativi
del Padre o suoi nomi manifestativi. Tale dottrina prese un duplice sviluppo.
Modalismo
Dottrina che vede Padre e Figlio come due nomi correlativi
di un solo Dio. La contrapposizione tra Padre e Figlio è di ordine
terminologico e può indicare solo un qualche genere di priorità.
Noeto (fine II - inizio III)
Vescovo di Smirne. La sua dottrina consiste nel credere che
Dio Padre aveva sofferto e patito la Passione in prima persona
(patripassionismo), poiché il Figlio era solo un modo scelto dal Padre per
manifestarsi. Negava dunque che l’unità della divinità fosse compatibile con la
distinzione delle persone. il Logos è per Noeto un mero nome e Cristo l’unico
Dio. Il Padre di per sé invisibile diventa visibile con il Figlio.
Sabellio († prima 257)
Insegnava la rigorosa unità e indivisibilità di Dio formata
da una sola persona o ipostasi e tre nomi. Dio si è manifestato in sequenza nel
testamento:
-
Il Padre nella creazione
-
Il Figlio nell’incarnazione
-
Lo Spirito nella Pentecoste.
In particolare il Padre è una monade dalla quale il Figlio è
un qualche genere di manifestazione. Insisteva molto sull’unità dell’ipostasis dopo l’emissione della Parola come Figlio. Il
Padre aveva vissuto e patito la passione.
Adozionismo
Il suo principale esponente è Paolo di
Samosata (metà del III secolo). Vescovo di Antiochia, condannato
nel 268, accusato anche di essersi impossessato di grandi ricchezze con mezzi
illeciti, di aver fatto costruire per sé un alto pulpito, di insultare coloro
che non lo osannavano e di ammettere donne a vivere in casa sua. La sua
dottrina dice che Padre, Figlio e Spirito Santo sono una sola persona (prosopon). Il Figlio e lo Spirito essendo
soltanto la saggezza e la scienza di Dio sono solo attributi del Padre.
Il Cristo, questo è proprio dell’adozionismo, era
essenzialmente un uomo ispirato dallo Spirito Santo in cui dimora il Logos: il
battesimo fu il momento di tale adozione. Paolo teneva separate le due nature
di Cristo, dopo la sua adozione, unite solo dalla volontà e dall’amore.
tertulliano (160 - 240)
La letteratura cristiana latina nasce con lui e Cipriano
verso la fine del II secolo. Aderì alla chiesa assistendo alla testimonianza di
un martire. Verso l’inizio del III secolo la sua esperienza cristiana si fa più
rigorosa per contestare la Chiesa che accoglieva coloro i quali avevano ceduto
alle persecuzioni (lapsi).
Si avvicina al montanismo:
-
Grande importanza alle forme carismatiche ed
estatiche
-
Indifferenza al dogma
-
Rigorismo morale dettato dalla convinzione della
prossima parusia
Visse in una situazione di isolamento, anche se verrà
riaccolto molto tardi dalla chiesa.
Non era uno spirito conciliante: la cultura classica era per
lui solo fonte di corruzione. Fu uno dei migliori scrittori con uno stile
infuocato, una grande concisione e una forte capacità speculativa. A causa
della sua eterodossia non lo possiamo elencare tra i padri. Si impegna a
contrastare le tre controversie giudee, elleniche e gnostiche.
Opere apologetiche
Rispetto agli apologisti greci come Giustino, inaugura una
nuova forma di apologia che si aggancia a temi giuridici, presenta agli
avversari il cristianesimo con grande impegno speculativo - filosofico. Infine
attacca il politeismo e i suoi mitismi.
Suo capolavoro è l’Apologeticum.
In quest’opera per la prima volta l’autore mostra a partire dalle leggi romane
l’illegittimità delle persecuzioni.
Nell’Ad Scapulam
rivendica la libertà di culto.
Controversie teologiche
Manifesta una forte avversione alla filosofia. La sua
teologia muove soprattutto dalla polemica contro gli errori gnostici di
Marcione ed il modalismo, appoggiandosi alla tradizione asiana di Ireneo.
Attacca gli eretici sottolineando anche come essi si servono delle scritture
che appartengono però alla Chiesa, fondandosi su diritti che a loro non appartengono.
Definisce la Trinità come tres unius substantiae. Non usa ancora il termine persona, dal
momento che questo termine aveva ancora un valore semantico pericoloso che
rasentava il modalismo.
La sua cristologia venne ripresa nella terminologia da Calcedonia:
in Cristo sussistono due nature ma una sola persona. Insiste sulla verità
dell’incarnazione e la verginità di Maria.
La sua ecclesiologia è anche molto incisiva: la comunità
cristiana viene elevata al rango di corpus della Trinità: dove sono i Tre lì è
la Chiesa.
È sostenitore del metodo del credo quia absurdum, per cui proprio perché sembra assurdo alla
filosofia un Dio fatto uomo, esso superando la ragione è vero.
i padri alessandrini
La Chiesa di Alessandria ruotava intorno ad una città nata
da Alessandro Magno nel 331 a.C. La comunità ebraica era molto numerosa, tanto
che in Egitto gli ebrei raggiunsero il milione. Si capisce come il
giudeo-ellenismo ebbe come primo importante esponente Filone, un ebreo appunto.
L’ellenizzazione della popolazione ebraica rese necessaria la traduzione della
Bibbia in greco (Settanta).Nel dialogo tra le due culture, le divergenze
vennero appianate dalla interpretazione allegorica.
Clemente alessandrino (150 - 215)
Si convertì presto finché ad Alessandria conobbe il suo
sesto maestro Panteno. Tra le sue opere il Pedagogo
che contiene il famoso inno a Cristo che probabilmente riflette la preghiera
ufficiale della scuola alessandrina. Un’altra opera importante sono gli stromati, una raccolta di lezioni
per la scuola.
Il punto centrale del suo pensiero è che il cristiano
perfetto non può accontentarsi della semplice fede, ma deve perseguire la
gnosi, attraverso precisi requisiti intellettuali ed etici. Dal punto di vista
etico propone un distacco tra anima e corpo, da quello intellettuale lo studio
delle Scritture attraverso l’allegoria e lo studio della filosofia.
Clemente da grande valorizzatore ritiene che nella filosofia
greca ci siano tracce della pioggia che il Logos ha lasciato cadere; certo che
il suo sistema è noto solamente agli iniziati àinflusso
gnostico.
Origene (185 - 254)
Nato da una grande famiglia cristiana. A 19 anni soltanto
prende in mano la scuola dei catecumeni, data la sua abile arte predicatoria.
Prese sul serio questo compito conducendo una vita ascetica che lo portò anche
all’esagerazione della castrazione. Comincia a scrivere spinto da Ambrogio, uno
gnostico che lui stesso aveva convertito.
Viaggiò molto: Roma, Atene finché si stabilì a Cesarea di
Cappadocia. Fu vittima delle persecuzioni di Decio, ma morì di morte naturale.
Non ci sono pervenute interamente le sue opere, ma la mole
dei suoi lavori è comunque impressionante.
Acquisizioni teologiche
Il suo pensiero va compreso nella culla del fecondo dialogo
avvenuto ad Alessandria tra il pensiero medio platonico e la fede giudaica e
cristiana. Per i platonici c’è un mondo delle idee che supera il mondo attuale
e ne è la causa. Così anche nell’interpretazione della Scrittura bisogna
elevarsi ai sensi più profondi della stessa. Origene cerca Cristo anche
nell’AT, ove le manifestazioni di Dio sono opera di Cristo stesso. Così anche
il NT resta profetico in attesa del Vangelo eterno della beatitudine.
Una teologia in ricerca
Alla base della ricerca teologica di Origene sta l’incontro
con Ambrogio. Di fronte ai valentiniani che sostenevano un forte
predestinazionismo (l’uomo pneumatico è salvato in partenza), Origene insiste
sul libero arbitrio. Lo stato
dell’uomo alla nascita è segnato dall’aderenza dell’anima a Cristo nella
preesistenza. Il libero arbitrio viene applicato da Origene anche al demonio,
verso il quale Origene ammette un’opera di convincimento da parte del Logos che
può portare fino alla salvezza del demonio.
La Trinità
Di fronte ai modalisti Origene accentua la distinzione del
Figlio dal Padre, subordinandolo a
lui: in effetti da questa posizione deriva l’errore di Ario, che però esaspera
la posizione di Origene. Secondo Origene infatti
l’unità dei tre è assicurata da una fondamentale cooperazione nel volere e
nell’agire. Origene aveva attribuito una
ipostasi a ciascuna delle tre persone; il Figlio e lo Spirito erano però in
posizione subordinata al Padre per preservare il monarchismo e sottolineare
allo stesso tempo la differenza dei tre.
Malintesi
Molti che accusarono Origene mancarono di senso storico:
certi errori vennero smascherati come tali solo dai concili successivi, Origene
non poteva saperlo. Inoltre Origene non dispone ancora di un vocabolario
tecnico adeguato alle controversie successive. È certamente vero che Origene ha
espressioni subordizioniste, si che talvolta il Figlio e lo Spirito sembrano
creature del Padre sul piano ontologico; ma è vero che afferma anche la loro
natura divina.
Scrittura
Individua tre sensi: corporale o letterale, psichico o
morale, spirituale o mistico, che però usa riducendoli a due in particolare
(storia o lettera e spirito).
cipriano (210 - 258)
È l’erede di Tertulliano, come lui cartaginese e convertito.
La sua personalità è però molto diversa: equilibrato, prudente e moderato. Vive
nella prima metà del III secolo, in uno stato di decadenza morale che lo
assorbe. Attraverso una profonda crisi spirituale sotto lo stupore di tutti, si
converte al cristianesimo e vende gran parte delle sue sostanze con lo zelo del
neofita. Nel 249 viene eletto vescovo di Cartagine.
La cauta fuga e la questione dei lapsi
Nel 250 la persecuzione di Decio portò i pagani a chiedere
la testa di Cipriano. Questi giudicò opportuno ritirarsi in un luogo sicuro per
il bene della comunità, dal quale continuò a scrivere ai suoi. I suoi nemici in
Africa e Roma lo accusarono a causa di questa fuga.
Intanto molti cristiani (lapsi) accettarono di adorare gli
idoli e di sconfessarsi per conservare la vita contro le persecuzioni. Cipriano
si oppose a loro insistendo perché i “thurificati” (offrono incenso a gli idoli
pagani) e i “sacrificati” (coloro che offrono sacrifici) si sottoponessero alla
penitenza prima di rientrare nella Chiesa. Contro di lui si unirono il partito
di Novaziano (primo antipapa della storia), rigorista e quello avverso a
Cipriano (di opposte tendenze lassiste).
Battesimo degli eretici
Fu un’altra questione delicata. Cipriano durante due sinodi
ribadì la possibilità di un nuovo battesimo per gli eretici che chiedevano di
entrare nella Chiesa cattolica, dopo averlo ricevuto in una setta eretica. Papa
Stefano non lo volle appoggiare, e quasi si creò uno scisma, evitato dalla
prematura morte del Papa.
De catholicae ecclesiae unitate
Con quest’opera intende difendere l’unità della Chiesa
locale, non quella della Chiesa universale. Cipriano combatte in prima linea
contro lo scisma di Novaziano sottolineando il dovere che spetta ad ogni
cristiano di rimanere unito alla Chiesa legittima. Non può avere Dio come Padre
chi non ha la Chiesa come madre. La Chiesa è impersonata nel vescovo e ogni
chiesa locale è indipendente. La Chiesa universale è impersonata dal corpus dei
vescovi. Essendo una la Chiesa è cattolica, cioè universale.
lattanzio (†325)
È l’ultimo grande Padre latino della Chiesa, denominato a
causa del suo eccellente stile classico il “Cicerone cristiano”. Tra i suoi
scolari ci fu probabilmente anche il futuro Costantino il Grande.
Le Divinae institutiones
sono le opere più importanti di Lattanzio. La persecuzione anti - cristiana di
Diocleziano non voleva soltanto costringere a ritornare al vecchio culto degli
dei, ma convincere della necessità di questo ritorno attraverso una campagna
“illuministica”: letterati e filosofi pagani pubblicano scritti che dipingono i
cristiani come ignoranti e traviati da una dottrina errata e irrazionale.
Lattanzio risponde a queste accuse, mettendo in evidenza la
cultura dei cristiani. Impiegando la terminologia degli avversari, evidenzia il
carattere fondamentale dell’opera: Dio è come il Pater familias, Padre e Signore, misericordioso e giudice. Dio
viene dunque indicato come Summa potestas.
A tutto ciò segue le critica agli dei: essi non sono altri
che uomini divinizzati, inadatti. La nascita di questi culti è da attribuirsi
ad opere demoniache. Così le filosofie a causa delle loro dottrine etiche sono
la seconda fonte di ignoranza.
Il fine della vita non sono le virtù in sé (come sostengono
gli stoici); esse sono solo un mezzo per raggiungere l’immortalità. Nel
cristianesimo sapienza e religione sono intimamente legate: la rivelazione
cristiana tramite Cristo è la vera sapienza.
la seconda metà del iii secolo
Fondamentale è la distinzione tra le posizioni sulla Trinità
che caratterizzano le varie chiese.
-
Roma: à
teologia monarchiana: insistenza sull’importanza dell’unità del monade divino,
della trascendenza divina, priorità assoluta al Padre senza negare la divinità
del Figlio.
-
Alessandria à
teologia del Logos e subordinazionismo moderato (influsso di Origene)
-
Antiochia à
molte correnti si sovrappongono. Cronologicamente:
o
monarchianismo (adozionismo di Paolo Samosata)
o
teologia monarchiana moderata
o
subordinazionismo radicale (Luciano)
Dionigi di Alessandria (260 - 312)
Prende una decisa posizione contro il modalismo. Seguendo
gli insegnamenti di Origene afferma che il Figlio è qualcosa di creato e quindi
subordinato al Padre; il Figlio è una persona distinta nella sostanza dal Padre
stesso. Per Dionigi il Padre è eterno e non generato, mentre il figlio è il
primo generato o unico generato.
Luciano di Antiochia (†312)
Insegna un subordinazionismo radicale in opposizione al
monarchismo imposto ad Antiochia in seguito alla condanna di Paolo. Fu il vero
maestro anticipatore di Ario.
ario e la fede di nicea
Ario (256 - 336)
Ordinato sacerdote da Alessandro di Alessandria. Ario
interpreta estremizzando la dottrina di Origene, fino a quel tempo oscura. in
merito alla Trinità. Ario voleva scoprire il preciso rapporto tra le persone:
il platonismo insegnava che uno solo è il principio dell’essere, ingenerato, al
quale solo compete una sostanza in senso proprio (ipostasi). Così per Ario solo
il Padre è Dio, origine di tutto, ingenerato ed increato. Soltanto a lui
compete l’unica ipostasi divina, cioè la natura divina (i termini ipostasi e
ousia non vengono ancora distinti). La duplicazione di questo attributo divino
provocherebbe per Ario un diteismo. Di conseguenza Ario pone il Figlio dalla
parte delle creature, definendolo come generato e creato: vi fu un tempo in cui non esisteva. Pur creato il Figlio ha un
posto del tutto particolare tra le creature, ha la priorità su ogni creatura.
Il Figlio è sì Dio, ma non vero Dio perché non partecipa della natura
(ousia/ipostasi) divina. I concetti di homoousios e coeterno vanno così
respinti.
Viene scomunicato nel 323 in seguito ad un concilio
riunitosi ad Alessandria. Nel 324 Ossio, mandato dall’imperatore Costantino ad
Alessandria si rende conto che la questione è più ampia e delicata del creduto.
Il concilio di Nicea lo condannerà definitivamente. La Chiesa tenta
successivamente di riammettere Ario, ma la resistenza di Atanasio contro questa
decisione è forte e la impedisce. Un ultimo sinodo svoltosi nel 335 a
Gerusalemme lo riammette ma è troppo tardi: Ario muore poco dopo.
Il concilio di Nicea
Fu chiamato ecumenico per la prima volta, non solo perché la
Chiesa decideva su di un problema di carattere generale, ma anche perché tutta
la Chiesa era rappresentata. Lo apre l’imperatore Costantino nel 325.
Protagonisti
-
il vescovo Ossio di Cordova, rappresentante
ufficiale del vescovo di Roma
-
sinistra: che si riunisce intorno ad Ario e che
comprende Eusebio di Cesarea, Eusebio di Nicomedia e Luciano di Antiochia
-
conservatori timidi: accomunati dalla preferenza
per termini biblici. Tra loro Cirillo di Gerusalemme secondo il quale la
definizione del rapporto Padre - Figlio con un termine filosofico e non
rivelato era rischiosa
-
centro - destra: Atanasio e Ossio. Questi
vescovi sostengono la formula proposta da Eusebio di cesarea, moderatamente
subordinazionista e terminologicamente biblica con alcuni aggiustamenti: Dio vero da Dio vero, generato e non
creato, homoousios.
-
Estrema destra: coloro che preferivano
accentuare l’unità di Dio sfumando la differenza delle persone, cadendo in un
certo modalismo.
Il Symbolum
Viene per la prima volta adottata una professione di fede.
Fino ad allora i Symbola erano soltanto delle chiese locali ed erano proclamati
durante la professione battesimale come garanzia dell’autenticità della fede.
Con la risoluzione di farne un credo ecumenicamente vincolante il Symbolum
diventò una sorta di pietra di paragone dell’ortodossia, una regula fidei.
eusebio di cesarea (260 ca. - 337)
Nasce nella seconda metà del terzo secolo, probabilmente a
Cesarea. Si dedica agli studi storici fin da giovane e collabora alla cura
della biblioteca di Cesarea. Non condivideva le teorie di Ario ma fu lui ad
accoglierlo come esule da Alessandria. Al Sinodo di Antiochia del 325 si
rifiutò di sottoscrivere la professione di fede contro Ario, ma alla fine
sottoscrisse i documenti di Nicea. D’altra parte attiva numerosi provvedimenti
contro i niceni. Sarebbe ingiusto definirlo ariano, in quanto si collocava in
una soluzione teologica alessandrina a metà strada tra ariani e niceni.
Opere storiografiche
La sua fama di fonda soprattutto sulle sue opere
storiografiche. Quella più importante è di sicuro l’ Historia ecclesiastica dove narra della Chiesa
dei primi tre secoli. Lo scopo che si prefiggeva con quest’opera era quello di
raccogliere più materiale possibile illustrante l’ortodossia della Chiesa delle
origini, a scopo apologetico. Legato all’unità impero/Chiesa considera le
persecuzioni come opere di imperatori anormali senza mettere in discussione la
dignità imperiale.
Vi è poi una interessante Vita di
Costantino che si riduce ad un panegirico rivolto
all’imperatore in cui Costantino viene
indicato da Dio allo stesso modo di Mosè come la guida predestinata al suo
popolo.
Opere apologetiche
Nella Preparatio evangelica,
opera in 15 libri, confuta il politeismo pagano per sostenere la tesi che le
scritture ebraiche sono più antiche degli scritti dei filosofi greci.
Quest’ultimi dunque dipendono da esse. Se nella filosofia greca possiamo
trovare un nucleo di verità esso deriva dalla Bibbia.
Nella Demonstratio evangelica
interpreta le profezie dell’AT in chiave cristologica.
Opere esegetiche
Commentari ai Salmi e al libro di Isaia. Il suo metodo
prende il via dalla passione storica: critica la separazione tra
interpretazione spirituale del testo e suo significato storico.
Opere dogmatiche
Combatte il monarchismo, e si espone nel suo
subordinazionismo avanzato: il Figlio non è dell’essenza del Padre, ma un
prodotto della sua volontà. Lo Spirito Santo è creatura del Figlio.
la difficile ricezione di nicea
Omousiani
Tra loro Atanasio, Ossio di Cordova, Gregorio di Nazianzio e
Gregorio di Nissa. Sono coloro che sono rimasti fedeli al simbolo di Nicea. Al
termine homoousios erano collegati due principali problemi:
-
Il concilio di Nicea aveva accolto tale termine
senza sapere che era già stato condannato nel 268 ad Antiochia contro Paolo
Samosata.
-
Il termine era stato percepito come intriso di
sabellianismo, in quanto sembrava mettere in ombra la differenza personale tra
Padre e Figlio. In effetti la discussione era stata inquinata dalla non chiara
delimitazione dei termini ousia e ipostasi, troppo spesso identificati, per cui
la formula greca che sottolineava l’una sostanza in tre ipostasi era in
contraddizione.
Omeusiani
Tra loro Eusebio di Cesarea. Erano tutti coloro che
cercavano una via intermedia tra arianesimo e nicenismo, anche senza utilizzare
il termine homoousios. Il termine homoiousios appartiene allo specifico
linguaggio teologico ed è legato a Basilio di Ancira. Egli intendeva ousia = sostanza individuale,
tanto da sostenere la presenza nella divinità di tre ousiai e di tre
Hypostasis. L’ousia del Figlio è simile a quella del Padre per il fatto che è
ugualmente divina.
Omei
È un termine di origine moderna e designa coloro che credono
che il Figlio sarebbe homois (simile) secondo le Scritture al Padre.
Il fronte ariano sotto Costantino
Nel 328 alcuni vescovi filo ariani poterono rientrare
dall’esilio; questo segnò il formarsi di una fazione antimonarchiana che depose
Eustazio di Antiochia e successivamente Atanasio. Gli stessi vescovi poi a
Gerusalemme riabilitarono Ario.
Sotto Costanzo II
Dopo la morte di Costantino Atanasio poté rientrare fino al
339, ma sotto Costanzo II la sorte divenne avversa per i niceni, costretti a
rifugiarsi in occidente, dove a Roma il sinodo del 341 li riabilitò. La
risposta orientale fu il sinodo di Antiochia che promulgò una nuova formula che
evitava di proposito il termine homoousios e ammetteva la piena divinità di
Cristo attraverso la dottrina origena delle tre ipostasi. La spaccatura si fece
sempre più evidente.
Dopo la morte di Costanzo
In occidente cominciò la reazione antiariana, e in oriente
Atanasio riunì un Sinodo ad Alessandria (362) dove spinse i gruppi ad ammettere
la loro ortodossia. Intanto era venuto alla ribalta il tema dello Spirito
Santo: i niceni ne affermavano la divinità, gli ariani la creaturalità.
Verso la soluzione
Fra il 370 e il 378 l’opera dei Cappadoci appianò la
polemica. Basilio riunì gli orientali ed elaborò una dottrina conciliativa tra
la fede nicena e quella delle tre ipostasi. I Cappadoci utilizzeranno i due
termini così: ousia = essere (ciò che è) e hypostasis = sostanza (ciò che
sussiste). Così con ousia designarono la natura divina comune ai tre,
distinguendolo da hypostasis.
atanasio (305 - 373)
Cercò di integrare il monachesimo nella comunità ecclesiale.
Si oppose con fermezza a tutti i tentativi
di Costantino di riconciliare Ario con la Chiesa. Pagò cara questa sua
ostinazione antiariana con cinque esili.
La sua dottrina è fondamentale per molte ragioni:
-
Concetto di redenzione: se il Logos non è Dio
allora non può esserci redenzione. La prospettiva era evidentemente antiariana.
Se Ario insegnava che Dio aveva bisogno del Logos come strumento per la
creazione, Atanasio gli va contro affermando che Dio non è così limitato o
orgoglioso da non poter creare senza un intermediario. Inoltre lo stesso nome di Figlio comporta l’essenza
del Padre.
-
Chiarificazione e difesa di Nicea
-
Afferma la formula “sola sostanza” o “natura”
del Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè consustanzialità.
-
Abbozza una dottrina sullo Spirito Santo
-
Parla della divinizzazione dell’uomo.
Limiti teologici sono:
-
Non cerca di risolvere i problemi annessi alla
formula greca di “una sostanza in tre ipostasi”.
-
Non è chiaro sulla questione dell’anima umana di
Cristo. La sua è una teologia del Logos-sarx,
con una concezione dell’incarnazione che pur insistendo sull’unione tra Verbo
divino e carne umana, non riflette abbastanza sulla piena natura razionale
dell’uomo assunto dal Verbo.
ilario di poitiers (†367)
Mentre Atanasio era moltò più estremista, Ilario impara dal
suo esilio a comprendere le diverse posizioni teologiche, cercando di
armonizzarle con il simbolo niceno.
Presto entra in contatto con vescovi omeusiani,
convincendosi del fatto che il problema ariano richiedeva di tenere le distanze
sia dall’arianesimo che dal monarchismo. Si poteva essere ortodossi pur con
riserve verso l’homoousios.
Nel suo De Trinitate,
Ilario vuole difendere la dottrina trinitaria ortodossa contro gli ariani e
sviluppare anche i suoi presupposti teologici. Ilario isola due posizioni:
l’identificazione del Padre e del Figlio nel sabellianismo, alla quale potrebbe
condurre una rigida interpretazione dell’unica ousia e l’assoluta distinzione
tra il Padre creatore e il Figlio creatura nell’arianesimo. Ilario di appoggia
sulle opere di Tertulliano e Novaziano, ma anche sulla teologia omeusiana.
Nelle sue opere
esegetiche commenta il vangelo di Matteo e i Salmi, mostrando
come bisogna interrogarsi sulle conseguenze spirituali delle parole e dei fatti
di Gesù per la vita di ognuno. È molto simbolista: la nave come simbolo della
Chiesa per esempio.
le controversie della seconda metà del iv secolo
Euonomio di Cizico (†394)
Afferma che il Figlio di Dio è in tutto dissimile (anomoios)
dal Padre à anomeismo. La sua dottrina neoariana si distingueva da Ario in due
punti, mostrandosi ancor più pericolosa:
1.
L’Ousia
di Diio sarebbe completamente accessibile alle capacità della mente umana.
2.
Essendo che un termine individua univocamente
una sola realtà, le cose che vengono designate con diversi termini sono diverse
anche a livello di natura. Se soltanto all’essenza del Padre compete il
predicato ingenerato, essendo il Figlio generato anche le loro nature devono
essere diverse.
Macedonio (controversia pneumatomaca)
All’origine di tale controversia c’è l’affermazione che il
Figlio è homoousios ma lo Spirito non può essere una terza ipostasi altrimenti
sarebbe suo fratello o suo figlio. Sarà Gregorio di Nazianzio che distinguerà
la generazione del Figlio dalla processione dello Spirito e Gregorio di Nissa a
scagliarsi contro i pneumatomachi.
Apollinare di Laodicea (315 - 392)
Si chiede come si collegano in Cristo divinità ed umanità in
modo da garantire una perfetta unità tra Figlio dell’uomo e Figlio di Dio. La
risposta che il vescovo Apollinare dà è l’eresia dell’apollinarismo. Le due
false dottrine che per Apollinare bisogna evitare sono:
-
La cristologia divisiva di Paolo Samosata.
-
La cristologia adozioni sta che sosteneva che il
semplice uomo Gesù sia stato elevato a Figlio di Dio.
Propone lo schema Logos -
sarx. Logos e sarx devono realizzare un’unità essenziale, ma
siccome due sostanze perfette non possono diventare una, l’umanità deve essere
incompleta. In Cristo il Logos prende il posto dell’anima cosicché si forma una
sola natura, sostanza o ipostasi, che egli non distingue tra loro à monofisismo. Il Logos prende il posto
dell’anima umana, almeno della parte razionale di essa e della volontà umana.
i cappadoci
Si tratta di una costellazione di tre vescovi che portarono
una gran pace ecclesiale affiancando al lavoro teologico una grande opera di
promozione umana. Basilio fu l’uomo saggio di governo, suo fratello Gregorio di
Nissa fu lo speculatore, Gregorio di Nazianzio fu invece l’artista. Le loro
famiglie facevano parte della classe benestante e influente, ricevettero così
una eccellente formazione.
Tutti e tre rinunciano alle loro carriere civili per darsi
alla vita ascetica e solitaria, ma tutti e tre vengono richiamati all’ufficio
di vescovo per le grandi capacità che possedevano.
Basilio di Cesarea (330 - 379)
Nasce da una famiglia ricca di santi. Rinuncia alla sua
carriera per consacrarsi interamente a Dio. Intrapreso un lungo viaggio per la
Siria, Palestina ed Egitto conosce il monachesimo e si ritira nella solitudine.
Molti amici si uniscono a lui e decide così di scrivere una regola monastica di
convivenza.
Sulla base delle sue convinzioni teologiche apparteneva agli
omeusiani inclinati al nicenismo. Tra i suoi obiettivi lotta contro la politica
filo-omea e si batte per la riunificazione delle chiese orientali umeusiane col
Simbolo niceno e con Roma. Succede ad Eusebio sulla sede episcopale di Cesarea.
Attività pastorale
Molto prolifica: costruisce orfanatrofi per gli stranieri,
una vera e propria città ospedaliera e offre elemosine per il sostegno dei
poveri. Vuole ricomporre lo scisma
antiocheno, formatosi in seguito alle opposte fazioni che volevano guidare
Antiochia: Paolino sostenuto da Atanasio e dalle chiese occidentali e Melezio
amico di Basilio accusato si essere ariano.
Opere
Per il suo stile semplice ed elegante viene letto da tutti,
pagani e non. Ci sono arrivate raccolte di omelie, i celebri Moralia e le due
Regole (grande e piccola).
Nel Contra Eunomium,
contro l’eresia anomea, tratta per ogni libro di una persona della Trinità: il
metodo è quello di un esame minuzioso passo dopo passo del testo di Eunomio.
Secondo Basilio Padre e Figlio sono coeterni. Inoltre si scaglia contro la
creaturalità del Figlio sostenuta da Eunomio: se il Figlio è creatura, vuol
dire che una volta non esisteva e che subisce le passioni: tutto ciò implica la
mutabilità di Dio, il che è assurdo. Di conseguenza se il Figlio non è creatura
del Padre, neanche lo Spirito Santo può essere creatura del Figlio. Poi
analizza le differenze tra le tre persone della Trinità a livello di
successione e di dignità, non però di sostanza.
Nel De Spiritu Sancto
tratta della consustanzialità e della medesima dignità (homotimia)
posseduta dallo Spirito Santo in relazione tanto al Padre che al Figlio.
Elabora la teoria delle tre ipostasi sulla base della partecipazione dello
Spirito Santo alla creazione e al piano di salvezza. L’unità secondo la
sostanza con il Padre e il Figlio, comporta per lo Spirito Santo gli stessi
titoli e onori che spettano a loro.
Gregorio di Nazianzio (329 - 390)
Grande il suo amore per la retorica e l’erudizione, attività
che trascura per le pressioni e gli impegni pratici. Importantissime le sue tre
lettere teologiche. In particolare la lettera
101 in cui definisce in modo incisivo
la perfezione delle due nature in Cristo, dicendo che ciò che non è
assunto non è guarito e ciò che è assunto è salvato. Efeso ne prenderà un
estratto, Calcedonia la riproporrà intera nei suoi Atti.
Altro punto centrale della sua dottrina è la formulazione
del procedere dello Spirito dal Padre a differenza della generazione del
Figlio, estendendo il concetto di homoousios anche allo Spirito Santo.
Importante è la sua composizione poetica, con l’intento di
testimoniare piacevolmente il cristianesimo.
Gregorio di Nissa (335 - 394)
Profonde conoscenze delle scienze naturali e della medicina.
La sua dottrina sottolinea principalmente il rapporto uomo - Dio alla luce di
Cristo. Ribadisce i concetti biblici dell’uomo creato a immagine di Dio,
filosofici dell’anima umana e della libertà morale e intellettuale con la quale
l’uomo ricerca Dio. Ribadisce inoltre concetti teologici come l’economia
divina.
Dio viene conosciuto con una ascesi in tre tappe:
-
Morale: l’uomo cerca di liberarsi del dominio
delle passioni
-
Spirituale: l’uomo si libera dall’attenzione al
mondo sensibile e entra nel mondo dei segni e simboli intellettuali
-
Contemplazione: la mente umana penetra gli
esseri spirituali alla frontiera di Dio.
Cerca di adottare la speculazione platonica, a differenza
dei due altri cappadoci. Riprende la dottrina della restaurazione (apokastasis)
di tutte le cose alla fine dei tempi nella felice condizione originaria, demoni
compresi.
antiochia nella seconda metà del iv secolo
teodoro di mopsuestia (350 - 428)
Nella seconda metà del IV secolo Antiochia era una città
importante, la terza dell’impero dopo Roma e Alessandria. La tradizione
antiochena è caratterizzata da due tendenze: l’enfasi sulla lettera
nell’interpretazione biblica e in cristologia la considerazione della storia di
Gesù e dunque della sua piena
Umanità.
Teodoro conduce una vita monastica all’insegna dello studio
della religione. È il più grande esegeta della scuola antiochena, accusato però
di essere precursore di Nestorio.
Esegesi
Il suo metodo presenta l’unità della storia dell’umanità che
si sviluppa in due periodi, la cui cesura è rappresentata dall’incarnazione. A
partire da questo gli eventi dell’AT devono essere paragonabili con quelli del
NT, avere un valore salvifico già nell’AT. È in larga misura ostile all’esegesi
alessandrina allegorica.
Teologia
Per la cristologia era ancora di là da venire la risposto
all’interrogatorio circa l’unità delle due nature in Cristo. Contro Apollinario
Teodoro sottolinea soprattutto l’umanità di Cristo, cercando di valorizzare la
capacità da parte di ambedue le nature di operare in modo autonomo. Tra le due
nature vi è una congiunzione che non deve distruggere la distinzione: eppure
non si hanno due Figli à le due
nature sono unite in un solo prosopon, termine che ad un Alessandrino sembrava
debole in confronto a ipostasis.
giovanni crisostomo (350 - 407)
Nato nel 350 viene indottrinato nella tipica esegesi
antiochena della Sacra Scrittura. Si ritira in un eremo sulle montagne, dove
impara a memoria la maggior parte delle Scritture, ma a causa della sua salute
ritorna ad Antiochia.
Dispiega le sue energie in tre ambiti:
1.
Formazione retorica eccezionale (boccadoro -
crisostomo)
2.
Sforzo per una sempre più radicale imitazione di
Cristo
3.
Affronta i quotidiani problemi della cura delle
anime.
Incaricato vescovo di Antiochia quasi con la forza forma la
sua diocesi con determinazione, secondo la via maestra del vangelo: riduce le
spese personali e della curia, istituisce diaconesse e vedove, esorta il clero
secolare ad una condotta di vita esemplare e si fa araldo della morale cristiana.
Tra le sue opere importanti il De sacerdotio in cui ribadisce i compiti del sacerdote (protezione
delle fanciulle e delle vedove, esercizio della giustizia, annuncio della
Parola di Dio, difesa della fede, responsabilità per i propri errori).
Omelie sulle statue.
Il vertice della sua arte oratoria; pone di fronte ai suoi ascoltatori gli
avvenimenti contemporanei ad Antiochia come conseguenza della loro colpa.
Riesce a distribuire nello stesso tempo consolazione e speranza.
Catehesi battesimali.
Definisce il battesimo come la rinascita, illuminazione, morte e resurrezione
con Cristo, come matrimonio spirituale e remissione dei peccati. Nel simbolo
battesimale sottolinea la dottrina ortodossa della Trinità contro le errate
interpretazioni degli ariani e dei sabelliani.
cirillo di gerusalemme (†387)
Sacerdote di Gerusalemme, uno dei partecipanti al Concilio
di Costantinopoli. Si è schierato dapprima a favore degli omeusiani poi accetta
l’orientamento omousiano. La sua importanza è legata alle catechesi che teneva durante il tempo di pasqua. La catechesi
rispetta la situazione di una chiesa di ampie dimensioni in un perioso di
grande espansione, in cui molti affluivano non solo a causa dell’entusiasmo
religioso da neo-convertiti, ma anche per motivi esterni. Sottolinea
l’importanza della preparazione interiore per ricevere la grazia del battesimo.
Fra le questioni fondamentali:
-
Il peccato, la penitenza e la remissione
-
Concezione cristiana di Dio e dell’uomo
-
Dio unico
-
Chiesa
Il credo della chiesa di Gerusalemme è molto vicino a quello
che sarà poi approvato dal Concilio di Costantinopoli del 381.
ambrogio di milano (339 - 397)
Insieme con Agostino, Girolamo e Gregorio Magno viene
annoverato tra i grandi dottori della Chiesa di occidente. Di famiglia nobile,
entra nel pubblico impiego e compie una rapida carriera, fino a diventare
console della provincia di Emilia - Liguria. Acclamato vescovo dal popolo senza
neanche essere battezzato, per la sua abilità di pacere in un ambiente che era
spaccato fra niceni e ariani.
Ricuce presto le divisioni del clero.
Episodi celebri
Non accetta l’ara della Vittoria a Milano, simbolo della
potenza imperiale, per la sua inconcepibile divisione tra stato e Chiesa: lo
Stato doveva riconoscere solo la vera religione.
Un secondo episodio risale a quando gli ariani chiedono
anche con la forza una chiesa per celebrare i loro culti: rinuncia
vigorosamente mostrando la sua grande determinazione. Mentre ad oriente le
strutture ecclesiastiche erano inglobate nell’amministrazione statale, in occidente
nasce la separazione delle competenze: l’imperatore era obbligato dal bene
dello Stato e dalla propria professione religiosa a proteggere e promuovere
l’unica vera religione.
Un altro episodio significativo accade quando l’imperatore
Teodosio ordina la punizione dei colpevoli dell’omicidio di una governatore
romano. Ambrogio lo obbliga alla punizione pubblica.
Opere esegetiche
Sono l’insieme delle sue prediche che egli stesso
rielaborava e pubblicava. Le sue ispirazioni sono Origene, Basilio il Grande e
Filone. Grazie alla sua conoscenza dei padri greci, diventa il più grande ponte
dopo Ilario di passaggio tra oriente ed occidente.
Scritti catechetici
Spiega il testo del simbolo e i riti del battesimo e
dell’eucarestia.
agostino (354 - 430)
Vita
Nasce a Tagaste nel 354. Prosegue i suoi studi a Cartagine.
Dopo diverse avventure sessuali stringe una unione duratura con una donna di
cui parla nelle confessioni senza menzionarla. A 19 anni legge l’Hortensius di
Cicerone e rimane abbagliato dall’amore per la sapienza. Si allontana dal
cristianesimo e dalle Scritture, le quali non contenevano a suo dire un
linguaggio alto come quello filosofico. Intraprende un modo di vivere basato
sulla virtù.
Incontra il manicheismo, il quale, sembra rispondere al
problema del male che intanto era sorto nel cuore di Agostino. Gli elementi che
lo affascinarono furono il parlare di Cristo, il rifiuto dell’AT e la profonda
razionalità.
Venne mandato in soggiorno a Roma dove divenne maestro di
retorica e poi a Milano dove l’incontro con il neoplatonismo, Ambrogio e la
lettura di san Paolo lo convertono al cristianesimo.
Si reca ancora a Tagaste ove fonda una comunità monastica
con l’intento di ritirarsi nella contemplazione, ma viene acclamato vescovo di
Ippona. Comincia così a sviluppare i suoi scritti pastoral- dogmatici.
Controversie teologiche
Contro il manicheismo
Espone essenzialmente una dottrina che definisce il male
come privatio boni, a cui lega
l’intima bontà della creazione. Inoltre sviluppa una certa identità - continuità
tra Antico e Nuovo Testamento.
Contro il donatismo
La chiesa donatista negava la validità del sacerdozio, la
somministrazione dei sacramenti e l’accoglimento nella Chiesa a coloro erano
ritenuti in stato di peccato, considerandosi come l’unica vera chiesa. Nelle
sue opere Agostino distingue tra validità ed efficacia del sacramento: il
sacramento indegnamente impartito può non comportare la salvezza di colui che
lo riceve, ma in ogni caso il battesimo imprime un marchio indelebile, poiché è
unicamente Cristo ad amministrarlo servendosi di un uomo.
Inoltre Agostino sottolinea la sostanziale differenza tra la
santità attingibile della Chiesa intesa come corpo di Cristo e la peccaminosità
dei suoi membri. La Chiesa inoltre può e deve essere soltanto una e universale
perché uno è il suo capo, Cristo.
Contro Pelagio
Pelagio affermava che l’uomo in base alla propria essenza di
libertà fosse in possesso della grazia e in grado di decidere liberamente per
Dio imitando Cristo. La colpa di Adamo veniva vista solo come legata alla
responsabilità personale: la grazia divina la si ottiene in virtù dei propri
meriti e non attraverso il sacramento.
Agostino sostiene che se l’uomo si salva solo grazia alla
propria natura e volontà e Cristo è
solamente un esempio da imitare, perché è morto in croce? Agostino parte
sostanzialmente dal presupposto che il peccato di Adamo ha reso l’umanità
intera dannata; l’uomo è inficiato del peccato originale: pertanto la grazia
divina è indispensabile per la salvezza.
Alcune opere
Le Confessioni
In latino tale termine significa non solo confessione dei
propri peccati, ma anche “riconoscimento” della grandezza della bontà di Dio
(nelle ritrattazioni Agostino ringrazia Dio per il male ed il bene della sua
vita). L’opera si divide in due grandi parti: nella prima Agostino confessa gli
errori commessi, nella seconda loda Dio e la sua creazione.
Esegesi
I commenti ai Salmi e al Vangelo di Giovanni sono l’esempio
più alto della sua esegesi, fortemente spirituale e cristologica: ogni verso
dell’AT si risolve in Cristo quale sua profezia, così come ogni verso del NT.
La Trinità
1. La
Trinità costituisce non solo una unità indivisibile, ma agisce anche come tale.
2. Tutte
e tre le persone divine sono l’Essere stesso, eterno, immutabile
consustanziale. Si distinguono non riguardo all’essenza ma nelle loro relationes.
3. Giudica
insoddisfacente l’espressione “tre persone” perché il concetto di persona
implica più unità che relazione.
4. L’uomo
come immagine di Dio è immagine della Trinità
La città di Dio
Nel 410 Roma viene espugnata e saccheggiata. Molti danno la
colpa ai cristiani. Proprio sotto gli dei Roma è decaduta sul piano morale e
dei costumi. Solo il Dio cristiano può essere ritenuto responsabile della
grandezza di Roma. Nasce qui la contrapposizione tra città di Dio e città
terrena.
Cristologia e soteriologia
L’incarnazione non è altro che l’assunzione da parte del
preesistente Figlio di Dio di una reale e perfetta umanità. Agostino perviene
nella lettera 137 dell’anno 411 alla formula decisiva poi per Calcedonia
“Christus una persona in utraque natura”. A questo proposito distingue tra il
significato del nome “Gesù”, da intendersi come nome proprio, e il significato
del nome Cristo, sa intendersi in funzione salvifica.
Cristo è il redentore, il mediatore tra Dio e uomo e ciò è
possibile nella misura in cui egli è anche uomo. Il Figlio è sia uomo che Dio
perché una vera mediazione richiede che il mediatore di possa porre sul livello
di entrambe le parti.
il concilio di efeso (431)
La questione Nestorio
Il terzo concilio ecumenico è stata una diretta conseguenza
della “questione Nestorio”. Nestorio monaco e presbitero ad Antiochia, poi
vescovo di Costantinopoli si dimostra uno zelante difensore della purezza della
fede. Ciò lo induce a condannare l’espressione popolare “Madre di Dio”. La
cristologia antiochena distingueva in maniera precisa la natura divina da
quella umana di Cristo. Dio non è generato, mentre lo è l’uomo Gesù. Ne
risulta, per Nestorio, che Maria potrebbe al massimo ottenere il titolo di “Madre
di Gesù”. Ma poiché Nestorio non negava l’intima unità delle due nature,
propose l’uso del titolo “Madre di Cristo”.
È esponente del modello logos-ànthropos
Non ci sono solamente due nature, ma anche due persone. Nella vita di Gesù
qualcosa è da riferirsi alla sua divinità (miracoli), qualcosa alla sua umanità
(sete). Così chi patisce in Croce è la natura umana sola di Cristo. Nestorio
pone l’attenzione su un giusto problema: l’unità di Cristo non può essere
stabilita a livello di natura, ma di persona. Se ci fosse un’unità naturale in
Cristo, divinità e umanità sarebbero necessarie l’un l’altra, ma allora
l’incarnazione sarebbe un fatto necessario e non libero.
Chi si oppone a Nestorio è Cirillo di Alessandria, che proveniva da una tradizione che metteva
in risalto più l’unità delle due nature in Cristo, tanto da essere accusato di
monofisismo.
Il retroterra terminologico
Tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, la teologia sia
in occidente che in oriente cercava una adeguata formulazione della unità delle
due nature di Cristo che andasse oltre la tradizionale formula unus atque idem ed evitasse il rischio
di deviazioni sabelliane, ariane ed apolinari. Vengono a tal proposito
utilizzati per la chiarificazione dei concetti di physis e ousia due termini greci: prosopon e hypostasis, per i quali però doveva ancora essere determinato il
contenuto semantico. Nella teologia trinitaria il termine hypostasis era diventato termine distintivo all’interno della
Trinità avente una unica natura (mia
uosia, tria hypostaseis).
Antiochia
La teologia antiochena tendeva a collegare hypostasis con “natura” nel senso di una
effettiva e concreta realtà. Prosopon invece veniva interpretato come
il soggetto di tutte le manifestazioni della natura stessa: in Cristo perciò le
due nature hanno ciascuna il loro prosopon.
Ma attraverso l’unificazione in un unico soggetto, si forma un unico prosopon. Il tipo di unità così
raggiunta veniva designato con il termine sunapheia
(connessione). Poiché tale termine poteva essere inteso come una semplice
coesistenza, Nestorio aggiunge kat’eudokian
(secondo la volontà). Nestorio venne
condannato come eretico anche se la sua concezione di prosopon poteva ricalcare in parte quella di soggetto (hypostasis).
Alessandria
Anche per essa il termine hypostasis indicava la natura, le cui manifestazioni erano
designate con prosopon. Ma poiché gli
alessandrini volevano esprime l’intima unità delle nature, concepirono l’unità
proprio a livello della natura, perciò adottarono i termini mia physis = mia hypostasis, intendendo
con ipostasi non il significato di persona proprio dei latini.
Mondo latino
Agostino aveva stabilito che hypostasis non poteva tradursi con “natura”, ma con la parola
“persona”. Tale termine poteva letteralmente significare si la manifestazione
esteriore (essere per l’altro - prosopon)
che il soggetto dell’azione (essere in sé e per sé - hypostasis). Nella cristologia agostiniana, nella formula una persona in utraque natura era
penetrato soprattutto il secondo significato. Questo spiega la preferenza dei
latini per il termine Cirilliano hypostasis.
Il concilio di Efeso
Il conflitto fra Cirillo e Nestorio comincia quando il primo
chiede al secondo di accettare il titolo teotokos.
Quando Nestorio si rifiuta i due si rivolgono a Roma, dove papa Celestino si
schiera dalla parte di Cirillo e lo invita a dire a Nestorio di ritrattare. Ma
Cirillo invia la lettera a Nestorio solamente dopo un sinodo della Chiesa
alessandrina, unitamente all’accusa di anatema, che estremizzava la posizione
di Nestorio.
Cirillo inoltre forza la convocazione del concilio di Efeso
per proclamarsi contro Nestorio, nonostante non ci fosse la presenza dei legati
romani. Efeso proclama
-
Maria madre di Dio
-
il verbo unito ipostaticamente (kat’upostasin)
alla carne (ipostasi non è ancora sinonimo di persona come succederà con
Calcedonia): Cirillo parla del fatto che il Figlio si identifica con la carne
umana in modo da trasformarla nella sua umanità; parla continuamente di
appropriazione idiopoieistai. Va
contro la concezione delle due hypostasis
o due prosopon.
-
Scambio delle proprietà o comunicazione degli
idiomi: l’essere uomo diventa una proprietà del Logos e l’essere Figlio una
proprietà dell’umanità di Cristo.
teodoreto di ciro (393 - 460)
Si rivela la vera controparte teologica di Cirillo, come il
teologo destinato a sviluppare la cristologia antiochena fino a Calcedonia.
Partecipa ad Efeso e respinge la condanna di Nestorio. Si scaglia contro
Eutiche il monofisita, controversia che porterà al concilio di Calcedonia.
Opere esegetiche
Ancor più di Teodoro può essere considerato il più grande
esperto della Bibbia della scuola antiochena, soprattutto per la qualità della
sua opera. Inizia sempre la sua esegesi con una precisa analisi della
situazione del testo e mette a confronto le varie versioni della Settanta e
della Bibbia siriana chiarendo le circostanze storiche. Supera il classico
schema antiocheno di interpretazione letterale, indicando l’unità AT - NT.
Cristologia
Si scaglia contro il monofisismo di Eutiche e contro
Cirillo. Si basa sul postulato che gli errori dottrinali non sono altro che la
riproposizione di antiche eresie: il monofisismo sarebbe stato raccattato come
farebbe un mendicante dallo gnosticismo, dall’arianesimo e dall’apolinarismo.
La sua cristologia ruota attorno ai tre attributi essenziali di Cristo:
1.
Immutabilità della sua natura divina
2.
Autonomia delle due nature
3.
Mancanza di passioni nella natura divina.
Sottolinea la perfezione ma anche l’autonomia delle due
nature in Cristo. Contro la formula di Cirillo kat’upostasin, accusata di apolinarismo, oppone il concetto di
unione tramite l’assunzione della natura umana da parte della natura divina. A
seguito dell’unione esiste un solo soggetto dell’agire (prosopon) cioè Cristo, in cui le due nature conservano però le loro
peculiarità. Il Logos non diventa uomo, ma si riveste di lui, assumendo la forma servi. Non riesce però a superare
la dottrina dei due Figli, rimproverata a Nestorio. la causa risiede nel
problema terminologico ancora irrisolto dell’equivalenza hypostasis - prosopon accettata da Teodoreto fino a Calcedonia.
il concilio di calcedonia (451)
Leone Magno (†461)
Gli viene attribuito il titolo “magno” come anche per
Gregorio; entrambi di estrazione nobile e di grande formazione.
Primato petrino
La sua teologia e la sua prassi sono basate sul primato
giurisdizionale del Papa. Sullo sfondo emerge l’antica idea imperiale della
Roma eterna e il rango particolare della sede episcopale di Roma quale primo
patriarcato. Cristo è il vero fondatore della Chiesa e esercita il suo primato
in tutti i tempi, affidandola a Pietro e ai suoi diretti successori. A tutti i
vescovi spetta lo stesso onore (come ai discepoli) ma non la stessa potestà.
Nel contempo non nega alla chiesa il carattere di communio sanctorum e communio
sacramento rum.
La controversia di Eutiche
Eutiche viene attaccato dal vescovo Eusebio al sinodo di
Costantinopoli del 448 per aver affermato che Cristo prima dell’unione era
dotato di due nature e dopo soltanto di una. Eutiche scrive così una lettera a
Leone il quale risponde con il celebre Tomus
ad Flavianum. Il concilio successivo per diramare queste polemiche fu
presieduto per la prima volta da un Papa, Leone appunto.
Le due missioni per salvare Roma
Si reca prima a Mantova per fermare l’avanzata degli Unni
capeggiati da Attila, poi davanti alle porte di Roma per fermare i Vandali.
Entrambe le volte riesce nel suo intento.
La cristologia di Leone e il Tomus ad Flavianum
È stato assunto come fondamento teologico per Calcedonia.
Leone professa la doppia nascita di Cristo e di conseguenza la doppia
consustanzialità con Dio e con gli uomini. Conservando ciascuna delle due
nature la propria peculiarità - dice Leone - si uniscono in un’unica persona.
Le due nature rimangono immutate e distinte: Gesù Cristo è infatti vero Dio e
vero uomo, ma è solo un soggetto (persona) ad agire in collegamento con le due
nature. A causa di questo equilibrio è possibile affermare che il Figlio
dell’uomo è disceso dal cielo e il Figlio di Dio è stato crocifisso.
Grazie a questa sintesi gli antiocheni possono riconoscersi
nell’unità e indipendenza delle due nature, gli alessandrini
nell’identificazione tra identità della persona dell’incarnato e Verbo eterno.
Il concilio di Calcedonia
Generalmente ritenuto come la conclusione di un’intera epoca
della Chiesa: la formula cristologica approvata a Calcedonia una persona in duabus naturis viene
infatti riconosciuta dalla Chiesa cattolica a tutt’oggi come invariata e non
bisognosa di aggiunte. Ma si tratta anche di un momento di inizio di un
dibattito che si estenderà per secoli.
Il Simbolo è un mosaico di brani tratti da più fonti, in cui
per la prima volta compare il contributo dogmatico della chiesa occidentale.
Punti nevralgici del canone sono:
-
Il Figlio è perfetto nella sua divinità e nella
sua umanità
-
Consustanziale al Padre per divinità e
consustanziale a noi per umanità
-
Generato dal Padre prima dei secoli secondo la
divinità e generato per noi da Maria vergine e madre di Dio secondo l’umanità
-
Da riconoscersi in due nature
o
Senza confusione
o
Senza trasformazione
o
Senza divisione
o
Senza separazione
-
La proprietà di ciascuna natura è conservata
convergendo in un solo prosopon o in
una sola ipostasi. Non separato o
diviso in due prosopa ma un solo e
medesimo Figlio.
gregorio magno (540 - 604)
Conclude l’età patristica occidentale. Non era, come molti
pensano, solo un uomo di azione: aveva una grande capacità esegetica, teologica
e di diritto canonico. Ha riformato la vita monastica, ma che del presbiterio,
uomo politico e contemplativo allo stesso tempo. Dal punto di vista dottrinale
dipende da Agostino.
Pastorale
Importante la sua riforma
agricola, con cui rende più produttive le proprietà della Chiesa per
sovvenire alle necessità dei poveri. Così cura anche la riorganizzazione dei monasteri in Italia considerando la vita
monastica una componente fondamentale della vita della Chiesa.
Opere
Ci sono giunte numerose lettere soprattutto politiche nella
quali si rivela uno strenuo difensore dei contadini. Inoltre un libro di regole
pastorali, che rappresenta un po’ la regola benedettina per il clero diocesano,
in cui parla della pastorale come arte delle arti che deve equilibrare vita
attiva e vita contemplativa.
Scrive poi i moralia in Job, in cui dipinge Giobbe come tipo
di Gesù Cristo. Inoltre dialoghi e omelie.
Dal punto di vista liturgico non è sua la paternità del
canto gregoriano, ma ha il merito di aver dato al canone romano la forma
attuale e introdotto il Pater noster
durante la messa.
dionigi l’areopagita (VI secolo)
Ritenuto per molti secoli contemporaneo di Paolo, in realtà
la sua dottrina risale al VI secolo, dati gli influssi neoplatonici di Plotino
e Proclo. Tra le sue opere di sicuro da ricordare i Nomi divini, La teologia mistica (con la celebre esposizione della
via negationis - apofatismo), la
gerarchia celeste, la gerarchia ecclesiastica (in cui la Chiesa deve
riprodurre la gerarchia del cielo).
È profondamente influenzato dal neoplatonismo: l’universo è
un insieme di esseri ordinato da Dio gerarchicaamente, dalle creature
spirituali fino a quelle materiali. La sua cristologia presenta tendenze
monofisite, ma l’apporto maggiore è nell’angelologia visto che la sua
classificazione venne poi ripresa da Tommaso.
massimo il confessore (580 - 662)
Le sue origini sono assai incerte. I suoi studi a
Gerusalemme lo avrebbero introdotto subito alla dottrina di Origene. È detto Confessore perché è stato testimone e
difensore dell’ortodossia cristologica nella lunga controversia che ha tormentato
la Chiesa tra Calcedonia e Costantinopoli III (681). La controversia era
alimentata dalle burrasche tra chiesa orientale e occidentale.
Si pone contro il monotelismo e monoenergismo, che volevano
unire le due nature di Cristo a livello della volontà o dell’operatività. Per
Massimo ogni natura vivente per essere autentica deve muoversi autonomamente.
Dunque l’unificazione delle due volontà in Cristo è possibile solo sul piano
della persona e non della natura. Distingue tra natura dell’agire (logos) e maniera
dell’agire (tropos): la volontà umana è per natura diversa da quella divina: il
contrasto tra le due sta nel fatto che l’uomo ha un tropos stravolto dal
peccato. In Cristo dunque ci sono due volontà ma un solo soggetto che vuole.
Così capiamo che la salvezza che Cristo porta portando se stesso è la
ricostruzione della libertà umana, che risente del peccato nel modo in cui
viene usata, non nella sua natura.
giovanni damasceno (675 - 749)
È l’ultimo grande teologo della chiesa greca. Nasce a
Damasco in un periodo in cui cristiani e mussulmani convivono pacificamente.
Scomunicato dal concilio iconoclasta di Costantinopoli (754) viene riammesso
come difensore delle immagini da Nicea II (787).
Tra le sue opere spiccano i lavori in difesa del culto delle
immagini, in cui sostiene che il divieto dell’AT si riferiva alla
rappresentazione del Dio invisibile. Cristo però ha avuto un corpo umano e
quindi può essere raffigurato. Sottolinea il fatto che in Cristo la materia
viene santificata, non è più il margine estremo della lontananza da Dio come
nel neoplatonismo, non è la cosa più lontana dallo spirito e perciò priva di
salvezza. Piuttosto tutta l’economia della salvezza è sempre mediata attraverso
l’elemento materiale.
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